30 novembre 2022

Sea Vixen

Sea Vixen. Scenografico, molto British, molto anni 50. Basato sul precedente jet vampire, difese per un paio di lustri i cieli notturni delle portaerei di Sua Maestà Elisabetta II. Praticamente disarmato (i missili Red top non avevano gran prestazioni), non fu mai impiegato in combattimento. Il kit è stato divertente da assemblare, la Revell si conferma produttrice di articoli di qualità. Penso che a breve proseguirò con Javelin e se li trovo lighting e buccaneer: un po' di vecchie glorie inglesi ci stanno in questi tempi di decadenza della povera Albione...  







Vought F4U Corsair

 Il kit della Tamiya del Vought F4U Corsair è di ottima qualità ed è stato divertente assemblarlo.

Questo caccia operò essenzialmente contro i giapponesi  nella seconda parte della guerra ed ebbe buon gioco contro i caccia giapponesi meno moderni e logorati dai precedenti anni di ostilità con un rateo di perdite di 11 caccia giapponesi contro ogni corsair perso.

Ho scelto questo aereo perchè è quello di Pappy Boyington, il leggendario comandante della squadriglia delle Pecore Nere. Lessi la sua autobiografia al liceo e ho visto anche qualche puntata della relativa serie tv in quegli stessi anni.

Curiosità: l'F4U è stato l'ultimo aereo ad elica ad abbattere un altro aereo ad elica durante la Guerra del Calcio, nel 1969, tra Honduras e Salvador.

Montaggio, dettagli, errori e decals: il sottoscritto. Pittura superfici esterne: Francesca













F-22 Raptor

Non ho molto da dire sull'F-22 Raptor, al momento ancora il miglior caccia da superiorità aerea esistente al mondo. Probabilmente, se Biden avesse la macchina del tempo, tornerebbe volentieri al giorno in cui il Presidente Obama (di cui era il Vice) tagliò da 750 a 187 il numero di esemplari da produrre. Beh, bisognava salvare gli afghani dai Taleban, no? E i caccia da superiorità aerea non servivano. Già. A Biden farebbero proprio comodo 700 F-22 oggi, tanto poi la faccenda degli afghani lo sappiamo come si è risolta. Magari oggi a noi tutti farebbe comodo rendere impenetrabile a qualsivoglia autocrazia (Cina inclusa) lo spazio aereo del caso. Pazienza. Per fortuna l'F-22 non è mai stato usato in combattimento secondo specifiche: spazzar via dal cielo Su-27-30-34-35-57 & C. E speriamo che possa andare in pensione senza mai aver lavorato.

Passiamo al modellino, un kit Revell 1:72 non troppo soddisfacente pieno di sbavature. Il mio assemblaggio è stato men che mediocre [nota: per i jet moderni serve l'aerografo e non ho modo di usarlo, quindi pace], ma il risultato è, per me, spettacolare: in gran parte delle fasi di montaggio e pittura ha attivamente partecipato mia figlia Francesca. E son contento














Fratelli di Ogni Altra Guida e Scout - La Versione di Putin e degli Ayatollah

Su Rivista Italiana Difesa di Novembre c'è un Articolo di Michael Mason su Hezbollah (il partito di Dio), ferreo alleato di Assad, Putin ed Iran in cui ho appreso un fatterello di poco conto per gli eletti.

Pare che in Libano esista una associazione "scout", Imam al-Mahdi Scouts, affiliata ad Hezbollah di cui funge da bacino di reclutamento.

Questi bravi ragazzi dell'Imam al-Mahdi Scouts, che sono miei fratelli più o meno come i Balilla o i giovani Pionieri di Stalin/Kim, fanno parte della Lebanese Scouting Federation a sua volta membro del WOMS (World Organization of the Scout Movement), ossia la principale organizzazione scout mondiale. Di cui, anche l'AGESCI fa parte, via FIS (Federazione Italiana dello Scautismo, ossia AGESCI e CNGEI).

Non trovate anche voi ironico che sulle piazze di Roma si manifesti per una certa idea di Pace da parte di una organizzazione come l'Agesci membra 'sorella' di un'altra ogranizzazione (Imam al-Mahdi Scouts) che lavora attivamente, ossia coi fucili e i missili, per la stessa identica idea di Pace?

Ossia, la Pace Vittoriosa di Putin?

Io, una tirata di orecchie al WOMS la farei, e due domande via discernimento sull'interdipendenza tra idea (pace) e azione (vittoria conseguente dell'aggressore) me le farei.


Fonti: 

RID Novembre 2022, 

https://en.wikipedia.org/wiki/Imam_al-Mahdi_Scouts

https://en.wikipedia.org/wiki/Lebanese_Scouting_Federation




20 settembre 2022

40 anni di Rivista Italia Difesa (RID): sapere, non credere








Da ragazzino, più o meno ai tempi del primo Top Gun, compravo un mucchio di riviste aeronautiche.
Poi, ho smesso. 
Per molti anni non mi sono più tenuto aggiornatissimo sulle ultime novità aerospaziali preferendo leggere libri di storia dell'aviazione e di tematiche geopolitiche generali.
Beh, di sicuro non avevo perso la capacità di distinguere un intercettore Tornado ADV da un bombardiere B52.
Ma non avevo voglia di leggere delle vicessitudini dell'F-35 o dei dibattiti sul calibro dei fucili d'assalto.
Per molti anni felici ho considerato con orrore l'imensa quantità di denaro che le nazioni del mondo spendono in strumenti di morte.
E' verissimo che con il costo di un singolo F-35 si costruiscono e mantengono 4 ospedali.
Il guaio è che, nell'era Putin, poi servono 4 F-35 per tenere aperto un singolo ospedale.
Ma non divaghiamo.
Durante la presidenza Obama mi sono reso conto di dover tornare ad informarmi in maniera assai più approfondita sulle tematiche di sicurezza.
E, alla fine, ho deciso di acquistare ogni mese Rivista Italiana Difesa.
E c'è una data precisa per questa decisione: la nascita della mia primogenita che per me è stato
 perenne monito al fatto che "Freedom isn't free": certi diritti e libertà non li si può lasciare alla buona volontà dell'opinione pubblica italiana.
Ho scritto più volte delle catastrofiche conseguenze per la sicurezza dell'Italia della presidenza Obama e non mi ripeterò.
Una delle cose che apprezzo di più in RID è la netta distinzione tra l'elenco dei fatti (che occupano il 99% dei testi) e le pochissime opinioni, generalmente confinate nell'editoriale.
Certo, anche i fatti possono essere raccontati sbagliati ma è facile scoprire errori quando si tratta di stabilire se quell'aereo è un caccia o un bombardiere.
A meno di non essere un italiano medio (possibilmente pacifinto) per cui le due cose sono del tutto equivalenti.
Mi si conceda una metafora calcistica: fuorigioco, goal, rigore, fallo laterale NON sono la stessa cosa.
Spero ne converrete.
Lo stesso vale per le fondamenta delle dinamiche geopolitiche: ossia i banalissimi ed antichi rapporti di forza.
Il problema non è l'ignoranza delle basi di tali rapporti di forza, perchè conoscere la differenza tra un IFV e un MBT non è tra gli ingredienti della buona cittadinanza.
Ma è cruciale la consapevolezza che tale differenza esiste e ha ricardute vitali sulla nostra esistenza.
Non è importante sapere quanti proiettili d'artiglieria produca l'Italia, ma è fondamentale sapere che se non ne produce migliaia al giorno, di sicuro non si pianifica una guerra di aggressione e il nostro governo non sta tentando di prendere di nuovo Mosca.
L'opinione pubblica è affollata di personalità peculiari che di tale ignoranza fanno vanto e che sulla base della decisione irrazionale di non voler saper nulla di tali ingredienti base pretende di confezionare la ricetta della Pace.
E invece la Pace richiede competenza, conoscenza, rispetto della complessità dei vari punti di vista. E dei nudi fatti, inclusi i dettagli tecnici che RID racconta con maestria.
In un mondo diverso dividerei le spese militari esattamente a metà: Metà per l'esplorazione spaziale, Metà per l'istruzione. O qualcosa del genere.
Ma, se la probabilità che la Svizzera invada l'Austria è dello 0 per cento (non zerovirgola), non è assolutamente zero la probabilità che le autocrazie che abbondano e avanzano a portata di tiro delle nostre case approfittino della nostra debolezza prima morale e poi materiale.
Quindi, almeno per me, in fondo in fondo, leggere RID non è un piacere.
Trovo terribilmente irritante leggere dello spreco di tanta intelligenza per costruire strumenti dall'uso tanto stupido.
Le pagine della rivista, la conoscenza riversata in un sistema di guerra elettronica, in un drone sottomarino, in un missile anticarro, grondano sangue.
E per me è impossibile separare il dolore e la morte dal fascino del male rinchiuso in ogni jet che vola nel cielo sporcandolo con la sua letalità e mantenendolo contemporaneamente limpido dal fuoco degli incendi.
Leggere RID non è un piacere: è un dovere civile.
Perchè solo la deterrenza credibile esclude ogni violenza.
E solo la competenza può disegnare e realizzare una deterrenza che non trabordi a sua volta in violenza.
Non mi illudo  che RiD (come qualsivoglia altra fonte) abbia la Verità in tasca con la lettera maiuscola.
E non cerco, tra le sue pagine, le notizie che mi aiutino a distinguere tra buoni e cattivi.
Io voglio sapere, non credere.
E ho incontrato fior di laureati, atei  comunisti e materialisti che in tema di difesa credono a superstizioni ideologiche degne degli uomini delle caverne.
RID, per me, è uno strumento di conoscenza preziosissimo per difendersi da menzogna e propaganda.
Che, di questi tempi, è un atto di resistenza democratica concretissima.
Apprezzo moltissimo l'articolo dedicato alla storia, le recensioni dei libri e la capacità di sintesi di argomenti complessi mai presentati in chiave ideologica.
La sezione che apprezzo meno? Quella dei lavori parlamentari a tema: per quanto scritta in maniera ineccepibile ho sempre l'impressione di perder tempo a tener dietro alle inesplicabili decisioni dei nostri politici.
Quindi, buon compleanno, RID, 40 anni davvero ben portati.
Grazie, oltre che per le informazioni, anche per il sostegno emotivo: ci si sente molto soli, a volte, a gridare nel deserto.









4 settembre 2022

Ritorno alla Luna Rossa di Federico Valicenti


Quando ho rimesso piede, dopo molti anni, nell'ingresso del ristorante "La Luna Rossa" a Terranova di Pollino, mi è sembrato di tornare indietro nel tempo.

L'ultima volta che siamo stati a Terranova eravamo in due.

Ci siamo tornati, quest'estate, in quattro.

Federico ci ha accolti come se fossimo mancati solo per un paio di mesi.

Illuminati dal sole che faceva capolino tra nuvole e montagne, ci siamo seduti nel corridoio-terrazzino con vista sul massiccio del Pollino, abbiamo potuto compiere un viaggio nel gusto e nel nostro tempo, fino a tornare agli anni in cui speravamo di poter rimanere a vivere a Matera.

Il tempo in cui riuscivamo a visitare il nostro Pollino anche più volte all'anno.

Ovviamente, il tempo non si è fermato.

Perchè anche alla Luna Rossa, per fortuna, il Menu è cambiato.

Non mi intendo di cucina anche se mi piace molto cucinare e apprezzo la buona tavola.

Non sono in grado di recensire dal punto di vista tecnico il pranzo che ho gustato.

Mi è piaciuto tutto e posso confessarvi di aver spazzato via anche le briciole.

Nota: il ristorante è perfettamente attrezzato per nutrire anche chi soffre di intolleranza al glutine.

Quindi, non scenderò nei dettagli, proprio perchè non sono in grado di farlo.

La Luna Rossa è più di un ristorante: è un percorso culturale, sociale e storico. Lo Chef Federico Valicenti racconta più che illustrare le pietanze. Il cibo è ottimo, il servizio eccellente, il rapporto qualità prezzo notevole. Ma quello che non si trova altrove è la poesia nel trasformare il corretto rapporto tra uomo e natura in qualcosa di più di un bel piatto. 

La Luna Rossa è un luogo politico.

E' un esempio di successo sopra le tante chiacchiere del turismo sostenibile, le opportunità, le ricchezze culturali e tanti tanti bla bla bla con cui le comunità meridionali troppo spesso si autoingannano, tanto poi è facilissimo dare la colpa ai politici di turno.

Vi lascio qualche immagine dei piatti che ci sono stati serviti:










Me ne sono sfuggiti alcuni (ero piuttosto impegnato a mangiare e ho lasciato stare il cellulare).

Segnalo, a richiesta, il Cosciotto dello Sposo: Federico vi spiegherà volentieri il significato del nome del piatto.

Credo che la Luna Rossa sia una tappa obbligata per chi visita la Basilicata. 

Ci torneremo appena possibile

Il diritto di superare i limiti di velocità: il diritto di uccidere.

Senza addentrarmi, per carità di Patria. nelle mie esperienze dirette in campo automobilistico durante le mie ultime ferie materane e senza nemmeno sfiorare il concetto di mobilità urbana sostenibile, vorrei lasciare a mia futura memoria qualche appunto sulla levata di scudi contro qualsivoglia forma di controllo delle infrazioni degli automobilisti materani a cui ho assistito in questi giorni sui social.

Pare che un autovelox equivalga ad una delibera di divieto di libera riunione.

Un dosso artificiale abbia la stessa valenza della rimozione della libertà di espressione.

Ignari degli astronomici costi umani, economici e sociali delle perversioni della mobilità automobilistica, i materani gridano a gran voce il proprio diritto di correre, violare indisturbati il codice della strada in generale ed limiti di velocità in particolare.

Ultimamente, poi, si è sparsa la voce che una videocamera di controllo della ZTL avesse anche funzione sanzionatoria contro la svolta a sinistra vietata in un dato tratto di strada, svolta che è pericolosa e che rallenta il traffico ma che è considerata un altro diritto acquisito tipo la libertà di parola.

Intendiamoci: a Bologna è quasi uguale: ci si comporta quasi allo stesso modo.

Quasi: la velocità è assassina, le precedenze non sono date, il parcheggio è selvaggio, sì, certo, ma:

se mi sorpassano in maniera pericolosa o non mi danno la precedenza, poi, non si piazzano davanti a me a 10 all'ora con il braccio fuori dal finestrino occupando il centro della strada e ingombrando il traffico.

Se trovo l'auto bloccata da un parcheggio in doppia fila non capita mai, come mi è capitato a Matera, che lì a due passi ci siano vari posti auto liberi.

Bologna gronda sangue a causa degli automobilisti assassini e si attende invano da tempo che la città diventi tutta zona 30 come promesso.

A Matera la situazione è appena migliore, ma si dovrebbero leggere le statistiche per equiparare razionalmente le due situazioni.

Brutalmente, a Bologna il codice della strada è violato per motivi banditeschi. 

A Matera per sport.

Da cui la differenza tra le due Comunità. La prima funziona (ancora), la seconda ... non so.

Arrivare anche a 50 all'ora in prossimità delle strisce pedonali davanti ad una scuola, anche se forse permesso dal Codice della Strada (e non è così), è un crimine.

Arrivarci a 60 non ne parliamo.

Tra le libertà non ci dovrebbe essere quella di uccidere.

Lamentarsi di un autovelox è complicità in strage stradale.



9 agosto 2022

La Coccinella e la Vespa

Le vespe sono fastidiosissime e altrettanto pericolose.

Al campo scout di quest'anno ce n'erano tantissime.

Ho passato i primi giorni a scacciarle e a uccidere quelle più aggressive.

Una vera seccatura.

Ma a un campo scout ci si va anche per ricordarsi a distinguere tra seccature, bellezza e problemi.

Non ho molto da dire su metodo, emozioni, bellezza.

Insomma, chi ha voglia di leggere l'ennesima tirata su quanto sia figo lo scautismo?

Quindi, non vi annoierò coi dettagli del Metodo o le lacrime delle Coccinelle durante la verifica finale.

Anche perchè, qualunque cosa io scriva, puzzerebbe di autoincensarsi:

"Oh, ma come siamo fighi noi capi scout, come siamo altruisti, noi sì che combattiamo per il bene, siamo praticamente i capocannonieri della squadra di Nostro Signore, voi invece che fate oltre a scrollare sul cellulare il social del momento?"

Il che è una gigantesca stronzata.

Come ogni autoreferenzialità.

E non ho voglia di puzzare, nemmeno d'incenso.

Facciamo quello che facciamo perchè pensiamo sia normale, al meglio delle nostre possibilità, far vivere le bambine nella gioia.

Non c'è niente di speciale in un campo scout: è semplicemente il mondo come dovrebbe essere. 

Akela, Kaa, Bagheera, i Cambusieri, Arcanda, Shibà, Mi e soprattutto quell'antipatico di Babbo Scoiattolo si mettono le dita nel naso, fanno le scorregge, si arrabbiano e si lamentano del lavoro come tutti quanti.

Niente di eccezionale.

Tutto qua.

Ho solo una cosa da aggiungere.

Ricordate le vespe?

Mi ero procurato una racchetta da ping pong abbandonata in struttura per far scacciare (provvisoriamente e non) le vespe più aggressive .

Poi, ho visto una coccinella far pace con una vespa.

O, meglio, mostrare ad una Cocci, prendendo in mano la vespa come se fosse una farfalla e dire: "Vedi? Perchè mai dovrebbe pungere? Se tu non le fai niente lei non ti fa niente".

E ho capito.

Ho posato la racchetta lì dove l'avevo trovata: nella polvere.

Da allora ho smesso di scacciare le vespe. 

Ho lasciato che si posassero sulle mie mani, sulle braccia, sulle gambe.

E mi sono goduto senza più essere disturbato i restanti giorni di campo.

Che, lo ripeto, è il mondo come dovrebbe essere.

Alla fine, in questa estate in cui non oso mettere nero su bianco i risultati dei miei calcoli geopolitici (e i pochi lettori che seguono queste pagine da lustri sanno che ci azzecco quasi sempre), penso solo che non ci sia modo di disfarsi delle vespe e che vanno ignorate finchè non pungono.

Il mio voto vale quanto quello di un pacifinto, la mia Testimonianza, no.

Spero sia chiaro che gli eventuali complimenti vadano fatti allo staff, alle scolte, ai rover, ai cambusieri infaticabili e alle bambine e ai bambini: io arranco a fatica, mi dimentico la spiegazione dei giochi e non leggo neppure più bene gli accordi sui canzonieri alla luce del  bivacco.

E mi ci vuole sempre un caffè in più.





8 giugno 2022

Contro Don Matteo, essere Preti in Italia

Disclaimer: conosco personalmente l'autore e se vi viene poi voglia di comprarvi una copia di questo piccolo saggio NON prenderò alcuna percentuale.
Ma iniziamo dal principio.
Mi trovai, alla fine dell'Inverno del 2014, in una affollata cappella nella Chiesa di Villanova di Castenaso: ero venuto a vedere che aria tirava nel Gruppo Scout a cui mi avevano indirizzato.
Ero arrivato a Bologna da poco, il lavoro andava bene, non c'era motivo di rimandare ancora la ripresa del Servizio.
La Chiesa era affollata, non semplicemente piena.
Non c'era un buco libero e rimasi in piedi nella cappella laterale dove si radunava la Comunità Capi.
La mia avventura con Don Domenico è cominciata così: con un'omelia inaspettata, è proseguita con anni di attività assieme ("Uagliò, leggiti 'Versetti Pericolosi' di Maggi" "Obbedisco") fino al momento del (momentaneo) distacco quando ha cambiato parrocchia.
Poi, mi sono trovato tra le mani questo libro che ho letto alla fine dell'estate e di cui scrivo le mie poche note con colpevole ritardo.
Un annetto o giù di lì.
Non oso addentrarmi in una recensione puntuale di questo saggio perchè non ne ho le competenze tecniche.
Soprattutto nella parte in cui Don Domenico parla ai suoi confratelli.
Tuttavia sono rimasto molto colpito dall'idea liberista della perfezione, ossia il ruolo del Sacerdote in Italia.
Per un Capo Agesci, il Prete è anche l'Assistente Ecclesiastico (l'AE o, più diffusamente, Baloo, per gli amici).
E' un continuo rincorrersi: i Capi stressano il povero sacerdote per percorsi catechesi, messe in cima ai monti, orari di confessioni, comunioni e cresime.
Insomma, ho trovato molto interessante il punto di vista di chi si trova nella posizione di dover conciliare
Suggerisco vivamente ai Capi Scout la lettura di questo testo per potersi un minimo mettere nei panni dell'AE...
E spero che ci sia un seguito...





7 giugno 2022

Vita e Destino, scritto grazie agli aiuti USA all'URSS aka U.S. Lend-Lease to the Soviet Union, 1941-1945

Da Wikipedia https://en.wikipedia.org/wiki/Lend-Lease#/media/File:Map_US_Lend_Lease_shipments_to_USSR-WW2.jpg



Disclaimer: questo è un post politico e riguarda le differenze tra opinioni e fatti ma anche la ragionevolezza delle opinioni in base ai fatti.

Il 6 Giugno 1944 gli Alleati sbarcarono in Normandia (ma erano già sbarcati in Italia l'anno prima) mettendo fine, 11 mesi dopo, all'oscena potenza della Germania Nazista.
Dal mio punto di vista, lo Sbarco in Normandia rappresenta l'inizio della Prosperità e della Libertà dell'Europa che ha goduto dei massimi livelli di libertà, prosperità e pace in tutta la Storia dell'Umanità.
Gli Americani, tuttavia, non batterono  da soli i nazifascisti, anzi.
A parte il contributo delle altre potenze Occidentali (ovviamente la fondamentale Inghilterra, ma anche Australia, Sud Africa, Nuova Zelanda, un po' di Francia Libera e le resistenze locali) il massimo sforzo contro l'esercito tedesco fu fatto dai sovietici che combatterono e vinsero la più grande campagna terrestre della Storia.
E' un dato di fatto inoppugnabile che i sovietici sopportarono il peso della lotta contro il grosso dell'esercito tedesco.
Quindi, se si commemora lo Sbarco in Normandia inteso come momento decisivo della Seconda Guerra Mondiale dovuto essenzialmente agli USA, è giustificato rispondere "E allora i Sovietici?"

No.

Anche se i sovietici sopportarono il grosso delle operazioni terrestri non sarebbero mai stati in grado di condurle autonomamente senza l'aiuto USA.
E questi sono numeri, non opinioni.
Prima di tutto, la domanda "E allora i Sovietici?" Non ha molto senso umano: il coraggio non ha graduatorie.
Quasi trenta milioni di cittadini sovietici perirono nella lotta contro poco più di 400mila cittadini americani.
Ma quanti di quei trenta milioni furono sacrificati inutilmente dalla dirigenza sovietica e da Stalin?
Torniamo ai fatti.
L'esercito sovietico riuscì nella sua impresa, oltre che con il proprio coraggio e gli immensi sacrifici di sangue e terrore, grazie agli aiuti americani.
Fate voi stessi qualche ricerca, ma l'ammontare degli aiuti concessi ai sovietici dagli americani grazie alla Legge affitti e prestiti non fu solo gigantesco in termini assoluti (il che può dir poco se non si conosce l'ammontare totale di quanto consumato nella lotta) ma determinante in termini relativi.
Mi spiego meglio con un esempio.
Consideriamo la controffensiva di Stalingrado quando i Sovietici contrattaccarono con l'Operazione Urano e circondarono la 6a Armata Tedesca.
L'Armata Rossa attaccò con un milione di uomini, 900 carri armati, 13mila cannoni e 1500 aerei.
Ma, durante la guerra, gli Americani fornirono all'URSS 1/3 dell'esplosivo usato in battaglia, il 55% dell'alluminio, l'80% del rame e il 57% del carburante per aerei oltre a 1/3 di tutti i veicoli.
Certo, potrei anche citare il numero assoluto di carri armati, aerei, stivali, razioni da combattimento, jeep e camion (quasi tutto il parco veicoli leggeri dell'Armata Rossa era made in USA)  ma ritengo più efficace restare alle percentuali di materie prime e supporto logistico.
In ogni caso, sono dati di facile reperibilità, ad esempio qui e va ricordato anche che gli USA fornirono una immensa quantità di attrezzature industriali che consentirono ai sovietici di costruire i propri carri armati...

BM-13N Katyusha on a Lend-Lease Studebaker US6 truck, at the Museum of the Great Patriotic War, Moscow ossia un lanciarazzi sovietico montato su camion americano


Per dirla con Boris Vadimovich Sokolov, uno storico russo (che vive a Mosca, non a New York):
<<Per valutare davvero il significato degli aiuti ottenuti via legge Affitti e Prestiti per la vittoria sovietica, basta immaginare come l'Unione Sovietica avrebbe dovuto combattere se non ci fossero stati questi aiuti: Senza Lend-Lease, l'Armata Rossa non avrebbe avuto circa un terzo delle sue munizioni, metà dei suoi aerei e metà dei suoi carri armati. Inoltre, ci sarebbe stata una costante carenza di trasporti e carburante. Le ferrovie si sarebbero fermate periodicamente. E le forze sovietiche sarebbero state molto più scarsamente coordinate con una costante mancanza di apparecchiature radio. E sarebbero stati perennemente affamati senza carne in scatola e razioni caloriche americane>>.
Torniamo all'Operazione Urano: avrebbe avuto lo stesso successo con le forze di prima linea magari ammettiamo pure di consistenza simile ma prive di carburante, cibo, munizioni, radio, camion, jeep, stivali?
E, qualche mese prima: avrebbero resistito a Stalingrado nelle stesse condizioni di inferiorità logistica?
Qualcuno per caso si ricorda che cosa è successo ai russi in Ucraina tra Febbraio e Marzo 2022?
Inoltre, citando sempre dalla fonte precedente: "Nel 1963, il KGB registrò una conversazione del maresciallo sovietico Georgy Zhukov (il salvatore di Mosca e il conquistatore di Berlino): <<La gente dice che gli alleati non ci hanno aiutato. Ma non si può negare che gli americani ci abbiano inviato materiale senza il quale non avremmo potuto formare le nostre riserve o continuare la guerra. Gli americani hanno fornito esplosivi vitali e polvere da sparo. E quanto acciaio! Avremmo potuto davvero avviare la produzione dei nostri carri armati senza l'acciaio americano? E ora dicono che avevamo tutto da soli>>".
Insomma, mentre gli USA potevano produrre, schierare, rifornire e rimpiazzare 100 carri armati, i Sovietici avevano bisogno degli USA per fabbricarli, per fabbricare le fabbriche per fabbricarli, per l'acciaio, per le munizioni, la benzina le reazioni e pure gli stivali dei carristi.
Senza gli aiuti USA, per semplificare, i sovietici di carri armati ne avrebbero potuti schierare forse la metà.
E quando le divisioni sovietiche arrivarono a Berlino contavano sì e no tra 1/3 e 1/5 degli organici teorici.
Con tutti gli aiuti di cui sopra a cui sommare anche lo sforzo bellico diretto degli Alleati, tanto per dirne una senza la campagna di bombardamento strategico alleata il numero di cannoni anticarro tedeschi sul fronte orientale sarebbe aumentato di decine di migliaia di unità... 
Senza questi contributi...
Ovviamente, questo non vuol dire che senza i Sovietici sarebbe stata una passeggiata, ma la Seconda Guerra Mondiale fu una guerra industriale.
Ci vuol poco a stabilire che se l'URSS fosse caduta nel 1941 o 1942 lo Sbarco in Normandia non sarebbe stata cosa, almeno non nel 1944.
Ma la disparità industriale e di efficienza del sistema gestionale tra gli USA e la Germania Nazista  non lascia dubbi sul possibile esito finale.
La Germania Nazista era un paese corrotto e inefficiente, come tutte le dittature. Un paio di esempi a caso: la storia del Messerschmitt Me 262, usato all'inizio, follemente, come aereo d'attacco invece che come caccia, oppure la tardiva adozione da parte degli U-Boot dello snorkel che i tedeschi conoscevano fin dal 1940, sono solo la punta dell'iceberg delle numerose prove dell'inefficienza del regime nazista.
Inoltre, gli USA non entrarono mai in modalità 'Guerra Totale': la popolazione di New York del 1944 non era soggetta alle stesse privazioni alimentari e di beni di consumo non dico di quella di Mosca o Berlino, ma neppure di Londra.
Per finire, nel 1945 gli USA costruirono la Bomba Atomica mentre l'equivalente programma nucleare tedesco era in ritardo e tecnicamente sbagliato.
Insomma, furono la potenza industriale degli USA e il loro sistema di gestione democratico a fornire la chiave per la vittoria.
Il che non vuol dire che a sconfiggere il Nazifascismo furono solo gli USA.
Senza gli USA la faccenda avrebbe oscillato tra il  difficile e l'impossibile.
Senza l'URSS avrebbe oscillato tra il costoso e il difficile.
Quindi è ragionevole attribuire all'URSS un ruolo di primo piano nell'impresa (e sarebbe anche carino  ricordare contestualmente che moltissimi dei milioni di morti sovietici furono vittime non solo di Hitler ma anche di Stalin).
Non è ragionevole equiparare i due contributi.
Prima di tutto, perchè Auschwitz fu liberata dai russi ma con camion, benzina e acciaio americani, mentre Dachau  e 
Mauthausen furono liberati dagli USA autonomamente, da questo punto di vista.
Secondariamente perchè, se ad esempio avete letto 'Vita e Destino' di Vasilij Grossman, l'equivalenza tra Nazismo e Stalinismo è pressochè completa.
E se Grossman non vi aiuta a chiudere la faccenda io non sono in grado di farlo meglio.
Capisco che, in assenza di un substrato culturale di Storia Militare della Seconda Guerra Mondiale, questi ragionamenti possano sembrare insufficienti ad una netta affermazione teorica del ruolo americano nella vittoria.
Ma all'ignoranza c'è rimedio: si studia.
All'arroganza ideologica un po' meno.

Bibliografia minima:

Vita e Destino, Uno Scrittore in Guerra, di Vasilij Grossman;
La Grande Guerra Patriottica dell'Armata Rossa, di Glantz-House;
Sospetto e Silenzio, Orlando Figes;
Il Grande Orso in Guerra, McNab;
Storia Militare della Seconda Guerra Mondiale, Liddel Hart;
Russia in guerra, Overy;
Inferno. Il mondo in guerra 1939-1945, Hastings