Da ragazzino, più o meno ai tempi del primo Top Gun, compravo un mucchio di riviste aeronautiche.
Poi, ho smesso.
Per molti anni non mi sono più tenuto aggiornatissimo sulle ultime novità aerospaziali preferendo leggere libri di storia dell'aviazione e di tematiche geopolitiche generali.
Beh, di sicuro non avevo perso la capacità di distinguere un intercettore Tornado ADV da un bombardiere B52.
Ma non avevo voglia di leggere delle vicessitudini dell'F-35 o dei dibattiti sul calibro dei fucili d'assalto.
Per molti anni felici ho considerato con orrore l'imensa quantità di denaro che le nazioni del mondo spendono in strumenti di morte.
E' verissimo che con il costo di un singolo F-35 si costruiscono e mantengono 4 ospedali.
Il guaio è che, nell'era Putin, poi servono 4 F-35 per tenere aperto un singolo ospedale.
Ma non divaghiamo.
Durante la presidenza Obama mi sono reso conto di dover tornare ad informarmi in maniera assai più approfondita sulle tematiche di sicurezza.
E, alla fine, ho deciso di acquistare ogni mese Rivista Italiana Difesa.
E c'è una data precisa per questa decisione: la nascita della mia primogenita che per me è stato perenne monito al fatto che "Freedom isn't free": certi diritti e libertà non li si può lasciare alla buona volontà dell'opinione pubblica italiana.
Ho scritto più volte delle catastrofiche conseguenze per la sicurezza dell'Italia della presidenza Obama e non mi ripeterò.
Poi, ho smesso.
Per molti anni non mi sono più tenuto aggiornatissimo sulle ultime novità aerospaziali preferendo leggere libri di storia dell'aviazione e di tematiche geopolitiche generali.
Beh, di sicuro non avevo perso la capacità di distinguere un intercettore Tornado ADV da un bombardiere B52.
Ma non avevo voglia di leggere delle vicessitudini dell'F-35 o dei dibattiti sul calibro dei fucili d'assalto.
Per molti anni felici ho considerato con orrore l'imensa quantità di denaro che le nazioni del mondo spendono in strumenti di morte.
E' verissimo che con il costo di un singolo F-35 si costruiscono e mantengono 4 ospedali.
Il guaio è che, nell'era Putin, poi servono 4 F-35 per tenere aperto un singolo ospedale.
Ma non divaghiamo.
Durante la presidenza Obama mi sono reso conto di dover tornare ad informarmi in maniera assai più approfondita sulle tematiche di sicurezza.
E, alla fine, ho deciso di acquistare ogni mese Rivista Italiana Difesa.
E c'è una data precisa per questa decisione: la nascita della mia primogenita che per me è stato perenne monito al fatto che "Freedom isn't free": certi diritti e libertà non li si può lasciare alla buona volontà dell'opinione pubblica italiana.
Ho scritto più volte delle catastrofiche conseguenze per la sicurezza dell'Italia della presidenza Obama e non mi ripeterò.
Una delle cose che apprezzo di più in RID è la netta distinzione tra l'elenco dei fatti (che occupano il 99% dei testi) e le pochissime opinioni, generalmente confinate nell'editoriale.
Certo, anche i fatti possono essere raccontati sbagliati ma è facile scoprire errori quando si tratta di stabilire se quell'aereo è un caccia o un bombardiere.
A meno di non essere un italiano medio (possibilmente pacifinto) per cui le due cose sono del tutto equivalenti.
Mi si conceda una metafora calcistica: fuorigioco, goal, rigore, fallo laterale NON sono la stessa cosa.
Spero ne converrete.
Lo stesso vale per le fondamenta delle dinamiche geopolitiche: ossia i banalissimi ed antichi rapporti di forza.
Il problema non è l'ignoranza delle basi di tali rapporti di forza, perchè conoscere la differenza tra un IFV e un MBT non è tra gli ingredienti della buona cittadinanza.
Ma è cruciale la consapevolezza che tale differenza esiste e ha ricardute vitali sulla nostra esistenza.
Non è importante sapere quanti proiettili d'artiglieria produca l'Italia, ma è fondamentale sapere che se non ne produce migliaia al giorno, di sicuro non si pianifica una guerra di aggressione e il nostro governo non sta tentando di prendere di nuovo Mosca.
L'opinione pubblica è affollata di personalità peculiari che di tale ignoranza fanno vanto e che sulla base della decisione irrazionale di non voler saper nulla di tali ingredienti base pretende di confezionare la ricetta della Pace.
Certo, anche i fatti possono essere raccontati sbagliati ma è facile scoprire errori quando si tratta di stabilire se quell'aereo è un caccia o un bombardiere.
A meno di non essere un italiano medio (possibilmente pacifinto) per cui le due cose sono del tutto equivalenti.
Mi si conceda una metafora calcistica: fuorigioco, goal, rigore, fallo laterale NON sono la stessa cosa.
Spero ne converrete.
Lo stesso vale per le fondamenta delle dinamiche geopolitiche: ossia i banalissimi ed antichi rapporti di forza.
Il problema non è l'ignoranza delle basi di tali rapporti di forza, perchè conoscere la differenza tra un IFV e un MBT non è tra gli ingredienti della buona cittadinanza.
Ma è cruciale la consapevolezza che tale differenza esiste e ha ricardute vitali sulla nostra esistenza.
Non è importante sapere quanti proiettili d'artiglieria produca l'Italia, ma è fondamentale sapere che se non ne produce migliaia al giorno, di sicuro non si pianifica una guerra di aggressione e il nostro governo non sta tentando di prendere di nuovo Mosca.
L'opinione pubblica è affollata di personalità peculiari che di tale ignoranza fanno vanto e che sulla base della decisione irrazionale di non voler saper nulla di tali ingredienti base pretende di confezionare la ricetta della Pace.
E invece la Pace richiede competenza, conoscenza, rispetto della complessità dei vari punti di vista. E dei nudi fatti, inclusi i dettagli tecnici che RID racconta con maestria.
In un mondo diverso dividerei le spese militari esattamente a metà: Metà per l'esplorazione spaziale, Metà per l'istruzione. O qualcosa del genere.
Ma, se la probabilità che la Svizzera invada l'Austria è dello 0 per cento (non zerovirgola), non è assolutamente zero la probabilità che le autocrazie che abbondano e avanzano a portata di tiro delle nostre case approfittino della nostra debolezza prima morale e poi materiale.
Quindi, almeno per me, in fondo in fondo, leggere RID non è un piacere.
Trovo terribilmente irritante leggere dello spreco di tanta intelligenza per costruire strumenti dall'uso tanto stupido.
Le pagine della rivista, la conoscenza riversata in un sistema di guerra elettronica, in un drone sottomarino, in un missile anticarro, grondano sangue.
E per me è impossibile separare il dolore e la morte dal fascino del male rinchiuso in ogni jet che vola nel cielo sporcandolo con la sua letalità e mantenendolo contemporaneamente limpido dal fuoco degli incendi.
Leggere RID non è un piacere: è un dovere civile.
Perchè solo la deterrenza credibile esclude ogni violenza.
E solo la competenza può disegnare e realizzare una deterrenza che non trabordi a sua volta in violenza.
Non mi illudo che RiD (come qualsivoglia altra fonte) abbia la Verità in tasca con la lettera maiuscola.
E non cerco, tra le sue pagine, le notizie che mi aiutino a distinguere tra buoni e cattivi.
Io voglio sapere, non credere.
E non cerco, tra le sue pagine, le notizie che mi aiutino a distinguere tra buoni e cattivi.
Io voglio sapere, non credere.
E ho incontrato fior di laureati, atei comunisti e materialisti che in tema di difesa credono a superstizioni ideologiche degne degli uomini delle caverne.
RID, per me, è uno strumento di conoscenza preziosissimo per difendersi da menzogna e propaganda.
Che, di questi tempi, è un atto di resistenza democratica concretissima.
Apprezzo moltissimo l'articolo dedicato alla storia, le recensioni dei libri e la capacità di sintesi di argomenti complessi mai presentati in chiave ideologica.
La sezione che apprezzo meno? Quella dei lavori parlamentari a tema: per quanto scritta in maniera ineccepibile ho sempre l'impressione di perder tempo a tener dietro alle inesplicabili decisioni dei nostri politici.
Quindi, buon compleanno, RID, 40 anni davvero ben portati.
Grazie, oltre che per le informazioni, anche per il sostegno emotivo: ci si sente molto soli, a volte, a gridare nel deserto.
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