2 aprile 2023

F-104S: i luoghi comuni non vanno a Mach 2!





Sidewinder in alto, Sparrow in basso








I pochi appassionati alla mia rubrica sulla storia dell'aviazione associata ai modellini che assemblo sanno che non sono tenero contro le scelte tecnico-politiche in generale e quelle  della classe dirigente italiana del momento in particolare.
Vediamo se riesco un po' a stupirvi con questo pezzetto di storia dell'F-104S.
Ma prima vediamo un po' di parlare del kit di montaggio.
Un vecchissimo ESCI degli anni '80/90 scovato su ebay. Purtroppo in scala 1:72 di kit nuovi dell'F104S proprio non se ne trovano e mi sono dovuto accontentare.
Il kit  non è accurato per la versione S (mancano i missili a guida radar AIM-7 sparrow, la pinna ventrale diversa e le prese d'aria ausiliarie specifiche per la versione S) e le decals, troppo anziane, sono state un incubo da applicare con risultati men che mediocri. Pazienza, prima o poi qualcuno metterà in commercio un kit decente e avrò la mia rivincita.
Ma torniamo all'F-104S. 
E' un aereo iconico su cui si può trovare un sacco di materiale in rete.
Materiale che non è mai sufficiente a smentirne l'immeritata cattiva fama:
La Bara Volante, il Fabbricante di Vedove 'Witwenmacher'.
Proverò a riassumere il più possibile la premessa storica.
Dunque, il Lockheed F-104A nasce come caccia intercettore per la difesa di punto negli anni '50 del secolo scorso.
L'USAF, dopo una cotta iniziale per le straordinarie prestazioni velocistiche del piccolo jet che frantumava record su record di velocità e arrampicata, si disinnamorò piuttosto rapidamente del limitato valore bellico dello Starfighter: non aveva l'avionica adeguata per essere integrato nel sofisticato sistema di difesa aerea del Nordamerica ed era armato troppo leggermente per i gusti dell'USAF (1 cannone Vulcan e 2 missili sidewinder a corto raggio di primissima generazione).
La Lockheed riuscì a venderne una versione più potente agli europei che lo acquistarono in massa. 
Fu uno dei primi esempi di collaborazione tra le industrie aeronautiche europee.
Nacque, così, l'F-104G, dove la G stava per Germany.
Ma fu acquistato da mezza europa, Italia compresa.
L'aereo era stato progettato per due compiti principali: l'intercettazione di bombardieri atomici sovietici e l'attacco nucleare.
Erano gli anni '60 e la NATO, in assoluta inferiorità numerica rispetto al Patto di Varsavia, pensava di difendersi con un contrattacco nucleare usando proprio gli F-104G.
Ora, per questi compiti, il velivolo era perfettamente adeguato: veloce, con autonomia sufficiente, non certo una facile preda per la massa dei caccia del Patto di Varsavia, ancora in gran parte subsonici.
L'F-104G fu un aereo importante anche perchè non venne prodotto negli USA, ma costruito su licenza in varie industrie europee (FIAT inclusa) che ri-acquisirono una importantissima capacità tecnologica risorgendo dalle ceneri ancora calde della Guerra.
Non era costosissimo ma era comunque un aereo piuttosto sofisticato: semplicemente, non c'era modo di viaggiare a Mach 2 senza complessità. 
L'ala sottile ed affilata dell'aereo era un prodigio di tecnologia (ed era così affilata che era necessario montare protezioni per il personale di terra).
Ma gli anni '60 finirono e in Europa ci si rese conto che la teoria della rappresaglia massiccia era un zinzino esagerata. 
E che magari la guerra nucleare si doveva far di tutto per evitarla.
Così, i nostri F-104G si ritrovarono a volare a bassa quota carichi di razzi e bombe convenzionali in missioni di attacco tattico.
Ma che succede quando un caccia intercettore diurno d'alta quota a breve raggio deve fare il mestiere dell'aereo da supporto ravvicinato nel clima nebbioso e piovoso della Germania del Nord?
Domanda, spero, retorica dalla risposta ovvia: cade.
Non mi dilungherò oltre e nemmeno sui difetti tipo il pericoloso fenomeno dell'accoppiamento inerziale, sennò vien fuori 'Guerra e Pace' più appendice critica.
Quindi, vediamo di arrivare all'F-104S.
S per Sparrow, ossia il missile aria aria a medio raggio a guida radar più diffuso in Occidente fino al XXI Secolo.
Insomma, gli anni '70 si avvicinavano e l'F-104G con i suoi due missili aria aria a breve raggio sidewinder (che in Vietnam avevano avuto un rateo di successo del 18%) non era più adeguato per il ruolo di caccia intercettore.
La Germania acquistò una versione ad hoc dell'F4 Phantom che aveva lo stesso motore dell'F-104 ma in due esemplari ed era anche biposto.
2 piloti, 2 motori e... (potenzialmente) 8 missili.
L'Italia, invece, scelse di far succedere l'F-104 a se stesso con una nuova versione ottimizzata per la difesa aerea: l'F-104S.
La scelta fu criticatissima, perchè, in pratica, l'F-104S di missili ne poteva portare 4 solo in configurazione 'a breve raggio'. 
Ordinariamente (come nel modellino in configurazione Quick Reaction Alert, ossia decollo su allarme), ne portava 2: 1 sidewinder e 1 sparrow (che aveva un rateo di abbattimenti anche inferiore a quello del sidewinder).
E per far spazio all'illuminatore radar del missile Sparrow si era anche dovuto rinunciare al cannone (che poteva essere installato di nuovo se l'aereo era usato come cacciabombardiere).
Insomma, una macchina prestante e bellissima, ma già obsoleta all'inizio degli anni '70 e considerate che l'Italia li usò fino all'inizio del Secolo.
Non avevano nemmeno un minimo di contromisure elettroniche.
Un Sidewinder ed uno Sparrow erano un po' poco.
Due esemplari per tipo, in configurazione di guerra, un po' meglio.
Un caccia che non era agile ed era poco armato.
Tutto vero.
Ma c'è un dettaglio.
Le alternative?
Già perchè il mercato dei caccia bisonici a fine anni '60 non era proprio quello delle serie tv del 2023.
Sulla carta, l'Italia poteva scegliere tra F104S, il francese Mirage IIIC,  l'americano F4C Phantom II e il Lightning inglese.
Ma, in pratica, solo l'F4C rispettava i requisiti della nostra Aeronautica, eccetto un paio di difettucci: era biposto (e l'aeronautica militare preferisce i monoposto per ragioni logistiche e... sindacali) e costava quasi il doppio dell'F104. Il Mirage aveva prestazioni velocistiche inferiori e un sistema di controllo tiro praticamente inutile, il Lightning una autonomia largamente insufficiente oltre a un sistema radar inadeguato e un armamento diverso da quello standard USA. Inoltre, tutti questi aerei li avremmo comprati dai fabbricanti senza nessuna ricaduta industriale per il nostro paese e la nostra industria. 
Invece, l'F-104S ce lo saremmo fatti in casa acquisendo, tra l'altro, una esperienza preziosissima che sarebbe venuta utile 10 anni dopo con il Tornado (e anche questa è un'altra storia).
L'F104S, in pratica, era una scelta obbligata.
Intendiamoci, non è che ai nostri generali il Phantom facesse schifo, ma quello era un aereo da tedeschi (o turchi), mica gli italiani se lo potevano permettere!
Così, arrivò l'F104S.
L'aereo ebbe una lunga carriera (anche perché di soldi per difendersi, gli italiani non ne vogliono spendere).
Da quello che leggo online e su vari libri, i piloti ne erano entusiasti e ci sono numerose testimonianze di efficacia nel combattimento manovrato anche contro avversari più blasonati e moderni grazie a tattiche coerenti con le capacità del mezzo ed un addestramento adeguato.
C'è, poi, da considerare un fatto banale ma poco raccontato: chi sarebbero stati gli avversari dell'F-104S?
Non di certo i moderni caccia MiG-29 o Su-27.
Ma i più vecchi MiG 21/23 e Su-7/17, al massimo Su-24 e Tu-16 Badger.
Soprattutto i primi, con partenza dall'Ungheria.
E, quindi, con una autonomia del tutto insufficiente a raggiungere altro che il Friuli o giù di lì.
Giocando in difesa, l'F104S sarebbe stato più che adeguato ad affrontare bombardieri subsonici, caccia anche meno agili di lui (il MiG-23) al limite dell'autonomia e bombardieri leggeri privi di scorta.
Insomma, non il miglior aereo che sarebbe servito all'Italia, ma l'aereo di cui l'Italia aveva bisogno.
Ah, ovviamente, quando entrarono in servizio i Tornado e gli F-104S furono usati solo per l'intercettazione, il loro rateo di incidenti crollò.
Che strano.
Lo Spillone (il soprannome dell'F-104) è stato un'icona di una aviazione povera di tutto se non di coraggio e capacità tecniche.
E, mi spiace dirlo, di integrazione con il resto del Paese (e non proprio per colpa sua).
Ma di questo ne parlerò, magari, in separata sede.


 


30 marzo 2023

Siamo fortunati che ci abbia scelti


<<Ma non scrivi più di cose scout?>> 

Beh, per quanto riguarda la 'robba scout' ne scrivo, ne scrivo, ma su Proposta Educativa: una media di 4 articoli l'anno negli ultimi 3,5 anni.

Ecco perché, su queste pagine, ne scrivo molto poco.

Inoltre, l'impegno di Capo in servizio attivo in branca L/C è piuttosto totalizzante e non resta molto altro tempo per scrivere di scautismo.

Tuttavia, vorrei fare una mezza eccezione per commentare, con inevitabile ritardo dati gli impegni di cui sopra, la notizia di un ennesimo caso di stupida discriminazione verso un ragazzo disabile.

Un ragazzo che 'da fastidio'.

Il titolo della stampa: 

"Una mamma denuncia: «L'hotel a Primiero ci ha proposto di mangiare in disparte perché mio figlio è disabile»"

Dato che non ho modo di immedesimarmi nel ragazzo in questione, vi propongo un altro punto di vista: non quello della mamma o dell'albergatore.

Ma quello delle persone a cui il disabile 'da fastidio'.

Hanno lavorato, si possono permettere una vacanza, se ne stanno lì finalmente a pranzo con la famiglia e vengono disturbati da urla nel luogo del relax.

Ed è vero: le urla non sono piacevoli.

Ma perché danno fastidio o perché suscitano qualcosa di peggio in cuore?

Pensateci: al ristorante non c'è certo silenzio. 

Tante persone che parlano a voce crescente per farsi sentire dal vicino nel brusio di tante altre persone che parlano.

No, dubito molto che sia il rumore delle urla a il problema.

Io penso che il problema sia la paura.

La paura di trovarsi, prima o poi, rifiutati come la persona che si sta rifiutando in quel preciso momento.

E quando ci troviamo di fronte a qualcuno che è scartato per natura, il solo vederlo, il solo sentirlo, terrorizza chi ha paura di finire scartato a sua volta.

Se è così, cari ospiti dell'albergo incriminato, io vi comprendo, vi capisco.

Perchè quelle urla fanno paura anche a me.

Anche io ho paura di essere scartato.

Anche agli scout.

La Cultura dello Scarto è forte proprio perchè viviamo nel terrore di essere scartati.

Ecco, ci sono molte persone che si oppongono a tutto ciò.

Posso parlare per me: ci sono arrivato attraverso il Vangelo ma non mi azzardo ad affermare che faccio certe cose per Amore.

Forse sì, forse solo perché non sopporto la Paura.

Né in me stesso né negli altri.

Stare accanto a chi non capisce la propria condizione, o, peggio ancora, la capisce benissimo, e ne è terrorizzato, non è per niente facile.

Non è rilassante.

Non è consolante.

Ma, una volta che hai deciso di farlo, di farlo sul serio, senza compassione, senza pietismo, il peso della paura ti cade dal respiro.

Di botto.

Posso dare una spiegazione cristiana, ma in realtà preferisco darvi la mia spiegazione animale: se il dolore di un bambino è insopportabile, ma spesso e volentieri non ci si può fare niente, la paura in un bambino è intollerabile e mi suscita emozioni violentissime.

E la paura di un bambino che si scopre diverso, escluso, solo, beh, quella posso affrontarla.

E distruggerla.

Non sempre e non ovunque.

Ma in quelle tre ore di riunione, in quella domenica di Volo, in quella settimana di Campo Scout, la paura starà alla larga.

Da quel bambino, è vero.

Ma anche da me.

Alla fine, ospiti dell'albergo, per quella famiglia esclusa, scartata, reclusa in una stanza diversa, avete fatto il male.

Per voi stessi, invece, avete fatto il peggio: avete nutrito la vostra paura.

E il vostro terrore guiderà ancora di più le vostre azioni.


Fumetto del giorno: Non è te che aspettavo, di Fabien Toulmé.

Uno dei tanti antidoti contro la paura.

27 marzo 2023

Pacifisti e no. Il Disegnino.

Se non del tutto giusto...


La mia sintesi, senza pretesa di esattezza e completezza. 
Ma con certezza di ottima approssimazione.

 

23 marzo 2023

Mirage: mediocrità da dieci e lode

Mirage III E







Cosa pensereste di un intercettore ognitempo i cui piloti, per la frustrazione dai continui guasti e assoluta inaffidabilità ed inutilità, fanno rimuovere il radar controllo tiro, sostituendolo con la zavorra?

E il cui motore era notoriamente meno potente di quello dei diretti concorrenti (MiG-21 ed F-104)?

E i cui missili aria aria erano ancora meno affidabili di quelli che armavano i suddetti (AA2 "Atoll" e AiM-9B/F "Sidewinder")?

Tutte cose vere, eh!

Il Mirage III, intercettore supersonico francese con ala a delta dei primi anni '60, non era particolarmente sofisticato.

L'ala a delta era già stata usata dall'F106 americano e non era sofisticata come quella dell'F-104.

Per viaggiare a Mach 2 aveva bisogno di un motore a razzo supplementare che aveva propellente solo per pochi minuti, mentre il MiG-21 sovietico raggiungeva la stessa velocità senza ausili.

Insomma, in prima battuta sembrava che i cugini francesi avessero fatto il passo più lungo della gamba con la solita gallica supponenza.

E invece...

Dato che gli USA/UK non ne volevano sapere di vender loro aerei (ebbene sì, l'appoggio USA ad Israele si manifestò solo anni dopo), agli israeliani si dovettero accontentare dei francesi.

Comprarono una sessantina di Mirage III prima serie e si resero immediatamente conto dei difetti del loro nuovo jet.

Insomma, un pacco.

Ma per Israele la difesa aerea non era qualcosa da trattarsi all'italiana, era roba di vita o di morte.

I piloti israeliani iniziarono a testare pregi e difetti del Mirage iniziando a sviluppare tattiche adeguate e ad addestrarsi ad usare l'aereo al meglio in base all'avversario di turno (un bisonico MiG-21 o un vecchio e subsonico MiG 17).

Risultato?

Una carneficina di MiG, anche quando erano pilotati da 'volontari' russi.

Più di centocinquanta MiG Arabi vennero abbattuti durante la Guerra di Attrito, la Guerra dei Sei Giorni e la Guerra del Kippur, per non parlare dei 140 abbattuti dal clone israeliano del Mirage, lo IAI Nesher (ma questa è un'altra storia e ve la racconterò quando mi capiterà di costruire lo IAI Kfir, roba da 007...).

Ah, ovviamente, per la maggior parte, coi cannoni e non coi missili...

L'uso razionale dello strumento e l'adeguato addestramento allo stesso resero il Mirage III un best seller a livello internazionale.

Ne furono costruiti 1400 senza parlare dei derivati.

A dimostrazione di quanto detto prima su addestramento ed uso razionale, gli stessi Mirage fecero una figura barbina durante la guerra delle Falkland quando una decina di jet argentini furono abbattuti dai subsonici Sea Harrier inglesi.

Il Successore, il Mirage F-1 ebbe minor fortuna commerciale.









Ma si prese le sue belle soddisfazioni. Venduto in gran copia all'Iraq di Saddam Hussein (già, anche 'sta volta la vulgata degli aerei americani venduti all'Iraq è solo propaganda pacifinta) riuscì ad abbattere anche un discreto numero di supercaccia F-14A iraniani (venduti dagli USA in chiave anti URSS allo Scià di Persia prima della rivoluzione islamica).

Di Mirage ce ne furono altri: il Mirage 5, il Mirage IV da bombardamento strategico, il Mirage 2000 e posso citare anche il Super Mirage 4000 rimasto a livello di prototipo. 

E vi ho già accennato dei cloni israeliani...

Ma ho abusato fin troppo della vostra pazienza e la loro interessante storia dovrà essere raccontata un'altra volta.


Mirage IIIE a sinistra, Mirage F-1C a destra




13 marzo 2023

Fiat CR 42 Falco ed Aermacchi MC 200 Saetta: il fascismo fatto aereo

Fiat CR 42 Falco a sinistra, Macci MC 200 Saetta a destra

Fiat CR 42 Falco a sinistra, Macci MC 200 Saetta a destra


Quale dei due aerei qui sopra ha volato per primo? 

E quale dei due aerei qui sopra è entrato per primo in servizio con l'Aeronautica Italiana?

Mentre ci pensate, vi ricordo che quest'anno è il centenario dell'Aeronautica Militare Italiana.

E ho deciso di iniziare a fare modellini di aerei che hanno prestato servizio con l'Arma Azzurra iniziando proprio da questi due modelli della Seconda Guerra Mondiale.

Sono stato titubante per molto tempo, in parte per ragioni che saranno più chiare alla fine del post, in parte perché i fasci littori delle insegne stonano con la mia libreria. 

Torniamo ai due caccia.

Il biplano è un Fiat CR 42 Falco. Primo Volo: 23 maggio 1938, entrata in servizio l'anno dopo, nel maggio del 1939.

E il Monoplano? Macchi MC 200 Saetta. Primo Volo: 24 dicembre 1937, entrata in servizio: 1939...

Il biplano, in pratica, fu un aereo più nuovo (ma, ovviamente, non più moderno) del monoplano.


Fiat CR 42

Fiat CR 42

Fiat CR 42

Macchi MC 200 Saetta

Macchi MC 200 Saetta


Macchi MC 200 Saetta


Vi dirò di più: il monoplano MC 200 fu l'aereo vincitore del concorso per il nuovo caccia italiano indetto nel 1936. 

E il biplano CR 42? Quando mia moglie ha visto il modellino pensava fosse di un aereo della Prima Guerra Mondiale, non della Seconda.

E non posso darle torto. Certo, anche gli inglesi, soprattutto in teatri secondari come il Mediterraneo, all'inizio della Guerra usarono dei biplani (i Gloster Gladiator, ad esempio).

Ma, appunto: aerei obsoleti alla fine della vita operativa, non aerei nuovi freschi di tavolo di progetto.

Ricapitoliamo: c'è un concorso per un nuovo caccia. Lo vince il MC 200. E il  Fiat CR 42? Non era in concorso. Non era nemmeno sul tavolo da disegno. La Fiat partecipò a quel concorso con un suo modello, il G50 "Freccia".

E che cosa successe a questo aereo perdente?

Ma venne ordinato dall'Aeronautica come se fosse stato il vincitore: perbacco, vorrai mai dare un dispiacere all'Agnelli di turno in Italia?

Si sa, la Fiat, l'Italia,  altri tempi, poi al potere c'erano i fascisti, la corruzione era endemica, sì, sì e bla bla bla.

Come se certe cose fossero cambiate.

E ancora non siamo arrivati a parlare di questo benedetto CR 42.

Ma perché l'aeronautica, pur avendo in produzione un caccia vincitore, pur avendo deciso di dare un contentino anche alla FIAT ordinando anche il suo monoplano, ordinò, l'anno dopo, anche un nuovo ma antiquato biplano?

Durante la Guerra di Spagna, i 'volontari' italiani che combattevano per i fascisti di Franco si trovarono benissimo con il FIAT Caccia CR 32, biplano.

Il CR 32 era, ai tempi, il caccia standard dell'Aeronautica Italiana.

Ne furono fabbricati più di mille nei primi anni '30 e alla FIAT, a Torino, c'era una grande linea di produzione di questo caccia.

Tuttavia, i successi di questo aereo furono ingannevoli, come dimostrò il successivo conflitto mondiale.

La dottrina militare dell'aeronautica italiana, ispirata a questi presunti successi, privilegiava il duello individuale acrobatico e non gli attacchi in formazione. Per i nostri generali le radio non servivano e bastavano due mitragliatrici leggere (mentre all'estero se ne usavano anche otto per non parlare dei cannoni).

E che succede quando un soldato addestrato ed equipaggiato per la guerra che sta combattendo ne incontra uno addestrato ed equipaggiato per una guerra immaginaria che è solo nella sua testa? Questo secondo soldato è un uomo morto.

E, infatti, così andò durante la guerra: i nostri abilissimi piloti (abilissimi nelle acrobazie) furono macellati a bordo dei loro agilissimi biplani da meno abili ma meglio addestrati (e assai meglio armati) piloti alleati.

E non ne parliamo a livello industriale, come evidente da tutta questa giungla di sigle. La Germania ebbe due modelli di caccia principali, l'Inghilterra lo stesso, gli USA: tre. L'Italia? 6 o 7 e credo anche di più. Il che implicava bassi ratei di produzione e gravissime difficoltà nella gestione della logistica dei ricambi.

E, fianlmente, arriviamo al CR 42, evoluzione del CR 32:  quando la FIAT propose alla Regia Aeronautica l'ultima evoluzione del biplano CR 32 che tanto aveva ben figurato in Spagna e che tanto piaceva ai piloti, gli ordini fioccarono.

Anche se Germania, Inghilterra e Francia avevano già abbandonato da un pezzo i biplani e il caccia tedesco Messerschmitt Bf 109, monoplano, aveva avuto pure lui successo in Spagna.

Anche se c'era un vincitore del concorso per il nuovo caccia MC 200.

E direi, soprattutto perché la linea di produzione del CR 42 era praticamente la stessa del CR 32 che, altrimenti, sarebbe stata chiusa.

"E che ce ne facciamo, caro Duce, di tutti quei capannoni, attrezzi, maestranze, mica li vogliamo buttar via. E aggiornarli per produrre altri aerei costa..."

E questa fu una costante: l'industria Italia era a conoscenza di soluzioni tecniche all'avanguardia (ES: saldatura vs rivettatura) ma preferiva non implementarle perchè adottarle avrebbe implicato investimenti che il sistema semifeudale e corruttivo del fascismo rendeva inutili.

Così, il biplano CR 42, obsoleto ancor prima di lasciare il tavolo da disegno, fu l'aereo più prodotto dall'Italia in assoluto: 1800 e passa esemplari.

Era privo di radio, di corazzatura, con un armamento poco più che simbolico, ma ai piloti piaceva tantissimo. Ai piloti italiani piaceva anche tantissimo il tettuccio aperto nonostante la maggior resistenza aerodinamica e la minor velocità che implicava. Il tettuccio aperto piaceva così tanto che quando l'MC 200 ebbe problemi di qualità con le vetrature speciali autarchiche, invece che per risolverlo i piloti premettero per usare anche sul ben più veloce monoplano un tettuccio aperto. Tanto, in mancanza di radio, si comunicava a gesti.

Già: i piloti inglesi si accordavano via radio per attacchi in massa coordianti, ai piloti italiani dovevano bastare i gesti...

Ecco perché sono titubante a costruire modellini di aerei italiani: mi ricordano la quotidianità kafkiana di questo Paese in cui, nello specifico, pur potendo costruire un caccia modesto ma almeno decoroso nei confronti dei concorrenti diretti, per favorire i profitti privati del potente di turno e secondo una logica non scientifica si mandarono al macello i piloti su aerei nuovi di zecca ma obsoleti.

Per non parlare delle nostre città lasciate indifese dai bombardamenti alleati.

Insomma, mi vengono i nervi a ripensare alla follia criminale di queste decisioni e i modellini li faccio per svago non per farmi venire l'ulcera.

Comunque, il CR 42 nei primi mesi di guerra in Mediterraneo e Nordafrica, opposto a velivoli inglesi altrettanto obsoleti, si comportò decorosamente.

Quando fu mandato a duellare con gli Spitfire fu il massacro.

L'MC 200 si comportò bene fino a quando non fu surclassato in numero e prestazioni dai più moderni caccia alleati.

Curiosità: l'MC 200 era complicato da produrre e per farlo occorrevano il quadruplo di ore/uomo di un caccia tedesco ME-109.

L'italietta produsse poco più di mille MC 200, la Germania 35mila ME-109...

Ora, concludo con una nota che mi piacerebbe fosse letta da quella gente che terrebbe volentieri un busto di Mussolini in ingresso.

L'aeronautica, all'epoca, era l'arma fascistissima per eccellenza.

Per tutti gli anni 20 e 30 era famosa per imprese eroiche e guasconate spettacolari ma di scarsissimo valore militare, alla prova dei fatti.

E i suoi piloti erano crème de la crème, l'elite, il fior fiore della gioventù fascista.

Gente che, alla prova dei fatti, si mostrò coraggiosissima e tenace.

Ma il loro amato Duce li mandò a morire in un vecchio biplano nuovo di fabbrica per non far smontare, all'Agnelli di turno, le sue linee di produzione obsolete.

Il fascismo è un crimine capace di annoverare tra le sue vittime i fascisti stessi direttamente mentre il crimine lo compiono.




8 marzo 2023

Io, fiore tenace: il Progetto Educativo di Gruppo del Villanova 1

 



La prossima settimana il mio Gruppo Scout Agesci Villanova 1 presenterà alla Comunità il Progetto Educativo di Gruppo a cui sono lieti di invitarvi. 

La prenotazione è obbligatoria. 

Sul  sito del Gruppo trovate le informazioni per la prenotazione oppure seguite direttamente questo link per effettuarla. 

5 marzo 2023

English Electric Lightning e un ricordo d'infanzia










Cinque minuti.

Cosa si fa in cinque minuti?

Ci si prepara un caffè, si va in bagno, ci si lava la faccia.

Oppure si salta su un English Electric Lightning, si da tutta manetta e si accelera decollando fino a raggiungere mach 2 ad alta quota.

Dopodiché, si torna indietro con la manetta al minimo se no si finisce il carburante.

Oggi parliamo dell'English Electric Lightning, da non confondersi con il P-38 della Seconda Guerra Mondiale o con l'attuale F-35

E' stato un caccia intercettore per la difesa di punto inglese. 

Era pensato per difendere gli aeroporti inglesi da cui sarebbero decollati i bombardieri strategici Victor, Vulcan e Valiant dai corrispettivi russi Badger e Blinder.

Non come caccia a lungo raggio e nemmeno come caccia da superiorità aerea.

Una missione soltanto: decollare, accelerare, intercettare.

In origine il Lightning era equipaggiato anche con 2 cannoni da 30 mm, ma, obbedienti alla filosofia 'tutto missili' americana, gli inglesi li rimossero nella seconda versione (quella del modellino, appunto) per poi introdurli di nuovo nella terza.

2 Missili Red Top erano un po' pochino

Ricordo il Lightning per alcune caratteristiche: 

iniziamo dai motori: il Lightning era un bimotore, certo ma... coi propulsori sovrapposti e non affiancati. Era una vera rogna per la manutenzione (per smontare il motore superiore guasto bisognava smontare anche quello inferiore perfettamente funzionante) ma, in compenso, in caso di guasto di un motore in volo la spinta non era asimmetrica. Inoltre, per risparmiare il poco carburante imbarcato, spesso i piloti in crociera spegnevano un motore.

Poteva montare serbatoi di carburante ausiliari non sganciabili... SOPRA le ali (ma non per operazioni di combattimento).

Era velocissimo (supersonico senza postbruciatori), 

Molto manovrabile (grazie agli alettoni perpendicolari al flusso aerodinamico) e... 

E ... perennemente in ritardo.

Essì, perché le radici dell'italianizzazione dell'Inghilterra c'erano già negli anni '60. Me li vedo due generali della RAF parlare di questo Jet: "Vecchio mio, il nostro Lightning avrebbe bisogno di un radar nuovo e missili migliori" "Non ne vale la pena, lo ritiriamo dal servizio tra 2 anni". 2 Anni dopo: "Ma non lo dovevamo ritirare dal servizio?" "Eh, mi sa di no, aggiorniamolo!" "Ma quegli aggiornamenti sono già vecchi! Non ne potremmo pensare di nuovi?" "Eh, no, non abbiamo una lir.. ehm una sterlina!" E così per quasi vent'anni: gli italiani, con l'F-104 (prima o poi ne racconterò la saga), fecero male. Ma gli inglesi, con il Lightning, peggio.

Cambiamo discorso: è da tanto tempo che volevo scrivere le righe che seguono.

Aspettavo di riuscire a fare un modellino di buona qualità, ma mi sono reso conto che sarebbe un'attesa vana.

Ecco, ci tengo a ricordare qui due persone a cui devo la mia passione per il Modellismo e la Tecnologia.

Tobia Vanalesti per il modellismo e mio zio Stacchio Locantore per la tecnologia.

Preferisco che i miei ricordi restino privati, ma è bene ricordare e rendere pubblico che la conoscenza e la passione per il bello e la complessità si testimoniano e si tramandano.

Quindi dico Grazie.


24 febbraio 2023

io mi iscriverei a Possibile ma Possibile mi vorrebbe? No.



Per due anni sono stato un semplice tesserato di Possibile di cui ho condiviso le battaglie e la linea.

Ho apprezzato anche lo 'smarcarsi' a sinistra sul tema della Guerra in Ucraina.

Smarcarsi che, purtroppo, si è esaurito gradualmente fino ad appiattirsi su posizioni che non posso più condividere.

Oggi è stato pubblicato un post social in merito con la posizione ufficiale del Partito:

Duecentomila morti. Otto milioni di rifugiati. Queste le stime drammatiche a un anno dall’aggressione armata voluta da Vladimir Putin, in violazione dell’integrità territoriale dell’Ucraina e della Carta delle Nazioni Unite.
Il nostro pensiero in questo triste anniversario va alle popolazioni ucraine e russe, che stanno pagando - in modi diversi - con il più alto prezzo un’aggressione scellerata. A chi vede i propri affetti sparire così, all’improvviso. A chi porta aiuto umanitario nelle zone di combattimento. A chi resiste, sotto i bombardamenti o in una cella.
A dodici mesi dall’avvio dell’invasione russa, l’attenzione della comunità internazionale è ancora rivolta solo alla fornitura di armi, mentre troppo poco è stato fatto per raggiungere un cessate il fuoco, né ipotesi alternative sono state perseguite per far rientrare la crisi prima che scoppiasse in tutta la sua brutalità, come l’interposizione di una forza di pace. Ogni giorno che passa sotto le bombe, è sempre più difficile trovare la via verso la pace, l’unica vittoria possibile.
In Ucraina si combatte e si muore ogni giorno. È una guerra senza soluzioni in vista, in cui né l’aggressore, né il resistente sembrano poter conseguire una vittoria. È una guerra su cui aleggia il rischio fatale dell’escalation e che già ha innescato crisi di portata globale, da quella energetica a quella alimentare. È una guerra alle porte, per ciascuno di noi.
Alle macerie che si accumulano deve contrapporsi la necessità di costruire la pace. Non possiamo permettere che l’Ucraina sprofondi nello stesso baratro della Siria, frantumata da oltre un decennio di conflitto senza fine. Il confronto politico ha sinora anteposto le condizioni militari della guerra a quelle diplomatiche della pace. Occorre invertire l’ordine delle priorità ed aprire una via negoziale.
La guerra è una via bloccata: non saranno le armi, i morti e la fame a portare una pace duratura. Ci appelliamo al Governo Italiano e all’Unione Europea affinché lavorino risolutamente sull’unica via di uscita: l’apertura di una conferenza di pace con la più ampia partecipazione internazionale.


In sostanza: Basta armi e spazio ai negoziati. Ossia: resa a Putin e morte e schiavitù per gli ucraini.

Un allineamento al 'pensiero' dei vari Orsini, Berlusconi, Santoro, Vauro (vignette antisemite incluse), che, elettoralmente capisco bene abbia un peso: almeno il 60% degli italiani la pensano così.

Una posizione che non è la mia.

Ed è incompatibile con la mia coscienza.


Taccio per carità di patria sui passaggi che portano ad una responsabilità ucraina sullo scoppio della guerra o l'incredibile fantasia della forza di interposizione.

Chi propone di cessare il sostegno militare alla disperata resistenza ucraina ha l'obbligo morale e materiale di dimostrare e dettagliare ragionevolmente la proposta di pace alternativa a cui aderisce. Dimostrare di come i diritti del popolo ucraino (già, non ci sono solo i diritti dei lavoratori italiani al mondo) verrebbero tutelati, di come la legalità internazionale verrebbe implementata e di come la giustizia per le vittime dei crimini di guerra sarebbe tutelata.

E, ovviamente, essendo ciò impossibile, nessuno è mai riuscito nell'impresa.

Nemmeno Possibile.

Che ha abbandonato, oggettivamente, l'approccio laico alla questione in favore di uno ideologico.

Una religione, un credo, al posto della scienza.

Non straccio la tessera, non la brucio, non l'abbandono.

Ecco il mio messaggio di commiato:


Non sono compatibile, in coscienza, con la posizione di Possibile sull'Ucraina espressa nei post social di oggi.

Pertanto, non rinnoverò la tessera.

Vi faccio i miei auguri per l'impegno nel Partito per le battaglie di civiltà su ambiente, lavoro e diritti e vi ringrazio per la passione di cui sono stato (muto) testimone.

Buon proseguimento e grazie.


Conserverò un bel ricordo della passione politica dei militanti che si sono fatti veramente il mazzo per tante iniziative su diritti, ambiente e lavoro. Sia chiaro, io non ho partecipato attivamente se non sul web, faccio il mio Servizio altrove. 

E ora?

Non ho fretta di trovare un'altra casa. 

Probabilmente devo rassegnarmi al fatto che in Italia non è possibile, come in Finlandia, conciliare l'approccio scientifico ed etico su diritti, lavoro, ambiente con gli stessi declinati in chiave geopolitica: c'è un blocco mentale ideologico di antioccidentalismo in generale ed antiamericanismo in particolare che, me ne devo fare una ragione, è impossibile da superare.

Probabilmente questi temi sono ben considerati in Più Europa, ma nel caso prima ci dovrei pensare bene.

Concludo con la lettera aperta con cui, due anni fa, è iniziata la mia avventura, augurando a questa piccola forza di opposizione di ritrovare la capacità di applicare gli stessi criteri che applica a diritti, lavoro, ambiente anche al popolo ucraino aggredito e massacrato:

Caro Pippo, 

tu non ti puoi ricordare di me, ero uno dei tanti alla Cavallina di Bologna qualche anno fa e al massimo ci siamo incrociati qualche volta su Twitter.

Abbiamo una foto di gruppo assieme e come mio massimo vanto posso esibire una intervista in TV alla Convention di Matteo Renzi di Milano alla vigilia delle famose primarie in cui mi dichiaravo Civatiano.

Un po' poco, magari invece tanto se aggiungo che mi considero ancora Civatiano.

Ora ti dovrò annoiare un po' con la mia autobiografia, ma senza queste informazioni, pallose finchè vuoi, la nebbia di guerra ti avvolgerebbe più fitta.

Chi sono?

Sono un quasi quarantesettenne Bolognese, Ex Materano (attualmente migrante economico), Ingegnere.

Lavoro nell'industria del software medicale, sono un Capo Scout dell'AGESCI, sono sposato e ho una bambina.

Quando vivevo ancora a Matera sono finito anche nella segreteria cittadina del PD dopo una bella esperienza alle elezioni comunali che videro Salvatore Adduce vincitore.

Poi, sono emigrato.

Quando non lavoro mi piace molto leggere (viaggio sui 60 libri l'anno) qualcuno anche della tua casa editrice ;)

Certo, ho anche altri interessi, che so, la montagna, la cucina, la bicicletta, ma credo di averti dato un'idea.

Ho sempre pensato che dopo la Pandemia vorrei 'andare avanti' e non tornare al Natale del 2019.

Le parole d'ordine "Clima" e "Patrimoniale" mi rappresentano in pieno.

E' da tanto tempo che medito sull'iscrizione a Possibile.

Ma.

Caro Pippo, io mi iscriverei anche, ma sei sicuro di volermi?

Io sono uno di quelli che mentre applaude al matrimonio omosessuale (vabbè, un altro sottoinsieme dei diritti umani nè più nè meno) vorrebbe firmarsi 'Padre' e sarebbe anche contentissimo di vedere che altri papà o altre mamma si firmano genitore 1 o genitore 2. 

Ognuno come si sente.

Incluso il sottoscritto che vorrebbe ancora, serenamente, definirsi Padre.

Io sono uno di quelli che pensa che l'ora di religione sia antiquata, che l'Italia abbia ancora un sacco di strada da fare sulla via della Laicità ma che vede (caso precedente come esempio) preferita  la strada dell'ateismo di stato rispetto a quella dell'inclusione. Come dire, se le interferenze del Vaticano pesano in un verso, applichiamo il verso opposto, come se privare di diritti qualcuno possa compensare i diritti di qualcun altro.

Io sono uno di quelli che vede Gaza prima occupata da Hamas, poi, se resta spazio, assediata da Israele.

Io sono uno di quelli che la parola deterrenza la vede attuale come la parola clima e preferirebbe che le fregate, l'Italia, le avesse usate (in deterrenza) per difendere i diritti umani in chiave anti Erdogan invece di venderle all'Egitto e usare una dittatura come proxy per difendere solo gli interessi economici.

Io sono uno di quelli che pur non apprezzando affatto i provvedimenti di Conte non si è mai illuso, da un lato, che al suo posto potesse materializzarsi Berlinguer invece di Salvini, dall'altro, che gli italiani si sarebbero improvvisamente comportati meglio dei giapponesi in termini di rispetto della vita altrui.

Te lo specifico perchè a 'sinistra' la tesi della libertà del singolo prevalente sula vita di terzi sembra montare come il partito bolscevico nel 1917. 

Io sono uno di quelli che ha salutato con entusiasmo l'elezione di Elly Schlein qui in Emilia-Romagna per ritrovarsela, poi, ad approvare il Passante di Mezzo di Bologna, la trasformazione dell'ultima risaia in una colata di cemento, l'uso dei fondi per gli investimenti per l'ennesima autostrada. Il Clima, già.

Insomma, con la Crisi Climatica all'orizzonte e le autocrazie (Semplifico: l'Islam estremista alla ISIS/Iran e anche quello francese, Polonia/Ungheria in petto, Russia e soprattutto Cina) alle porte forse qualche presa di posizione in merito andrebbe presa un po' più aggiornata di Yankee go home.

Il Partito Democratico non mi rappresenta più da un bel pezzo e avrei davvero bisogno di una Comunità Politica ed umana che sia capace di incidere sulla Crisi Climatica, l'ampliamento (non mera difesa) dei diritti umani (quelle cose lì che vanno da uno stipendio decente alla casa, passando per le libertà civili ma anche quelle religiose e di difesa dell'Uomo dalla Macchina).

Se dovessi scegliere tra conservare Padre/Madre sui moduli e uno straccio di Comunità Politica che persegua gli obiettivi di cui sopra non esiterei a scegliere la Comunità: dopotutto sono Cattolico e mi è stato promesso che le forze dell'Inferno non prevarranno sulla mia Chiesa, quindi non ho difficoltà, proprio perchè ne faccio Testimonianza, a sacrificare i miei convincimenti per gli altri.

Tuttavia, se il dibattito sulla Laicità si deve ridurre alla cancellazione dei Cattolici, il modello della lotta alle conseguenze dei mutamenti climatici è l'Emilia Romagna del Passante di Mezzo e smettiamo (bello) di vendere armi all'Egitto perchè la sponda opposta del Mediterraneo ci sembra pacifica come l'Islanda e Diritti & Libertà non hanno bisogno di Difesa  credo di avere un problema di compatibilità.

Nel caso, voterò il meno peggio.

Ma mi piacerebbe davvero che si potesse far dibattito secondo metodologia scientifica e cercare di includere in Possibile invece che escludere rispetto agli obiettivi di Progresso (misurabile, non opinabile: per me poter firmare Genitore 2 o Papà è progresso, Dover firmare solo Genitore 2 o Papà è regresso, tanto per fare un esempio).

Come direbbe Steven Pinker: la sazietà è meglio della fame, la salute è meglio della malattia, la conoscenza è meglio dell'ignoranza, la vita è meglio della morte.

Scusami la prolissità e l'eventuale contorsione di pensiero, lo so che tra draghi, conti, vassalli valvassini e valvassori sono giornate 'diversamente' interessanti.

Non è che ti stia chiedendo di convocare assemblea come si usava quando eravamo bambini, ma vorrei evitare di iscrivermi a Possibile per scoprire di essere a mio agio lì come se fossi ad un simposio di Trumpiani o di Tronisti o vedi tu.

Vorrei tornare ad avere una forza politica di riferimento, ad avere una idea, ma anche una ideologia se serve.

Che dire, la testa è per + Europa, il Cuore è per Possibile.

Ma l'Anima?

Grazie per il tuo tempo, in bocca al lupo e a presto


21 febbraio 2023

Avia S-199: la fionda di Davide

Avia S-199













E' terribilmente ironico che il primo  caccia del neonato stato di Israele, impegnato, nel 1948, a difendersi dall'aggressione degli arabi dopo la spartizione della Palestina decisa dall'Onu nel 1947, sia stato l'Avia S-199.

Perché?

Perché l'Avia S-199 non è altro che un Messerschmitt Bf 109  (Me-109) rimotorizzato prodotto in Cecoslovacchia.

In pratica, Israele si difese dagli assalti arabi usando un caccia tedesco. 


Me-109 (sotto) e S-199 a confronto

Me-109 (sopra) e S-199 a confronto


Anzi, 23 di numero, caccia basati sul più diffuso intercettore nazista.

L'Avia, un'azienda aeronautica Cecoslovacca, durante la Seconda Guerra Mondiale produceva Me-109 per gli occupanti nazisti. Finita la guerra, continuò a produrre il Me-109 per l'aviazione popolare cecoslovacca. 

Ma c'era un problema: i motori. Il motore del Me-109 non si fabbricava più e venne ritenuto antieconomico cominciare da zero a fabbricarli a Praga. Però, erano disponibili in gran quantità motori del bombardiere He-111. Gli ingegneri cecoslovacchi pensarono di usare questo motore per il loro clone del Me-109. 

Non fu una scelta felice: furono obbligati ad eliminare il cannone da 30 mm che sparava attraverso il mozzo dell'elica e a sostituirlo con due armi da 20 mm in gondole subalari il cui peso e resistenza aerodinamica peggiorarono le prestazioni dell'aereo clone.

Inoltre, il motore di un bombardiere e quello di un caccia, pur se di dimensioni e potenza paragonabili, non sono intercambiabili: il motore dell'S-199 non reagiva velocemente alla manetta (ossia all'acceleratore, un po' la differenza che c'è tra un motore a benzina ed uno turbodiesel) e la coppia di gran lunga superiore del nuovo motore rendeva l'aereo davvero pericoloso in decollo e atterraggio.

Infine, il meccanismo di sincronizzazione che permetteva alle due mitragliatrici da 13 mm montate sul cofano motore di sparare attraverso l'elica malfunzionava spesso e volentieri col risultato che, in varie occasioni, i piloti israeliani mitragliarono... la propria elica.

In sostanza, l'S-199 era una ciofeca d'aereo ma questo passava il convento e  gli israeliani erano sufficientemente disperati da usare un caccia più pericoloso per i propri piloti che per quelli nemici.

Già, lo so bene che l'ideologia pacifinta non lo prevede, ma gli americani fornirono direttamente ad Israele aerei moderni in quantità solo DOPO la Guerra dei Sei Giorni, ossia alla fine degli anni '60, vent'anni dopo gli eventi di cui ho scritto.

La guerra d'indipendenza del 1948 fu combattuta con aerei come questo e con residuati acquistati al mercato nero, mentre durante la Guerra dei Sei Giorni gli aerei  in dotazione all'aeronautica israeliana erano per lo più di origine francese.

Ah, e chi era che comandava a Praga quando l'ordine israeliano di S-199 fu accettato? 

Ma l'Armata Rossa del caro compagno Stalin. 

Che permise, in seguito, anche l'acquisto di Spitfire residuati bellici disponibili sul territorio cecoslovacco
Interessante, no?

19 febbraio 2023

No Sleep Till Shengal: il sonno dell'Occidente




Le pagine di questo libro di Zerocalcare grondano di un dolore senza speranza di sollievo.

Dopo Kobane Calling, Zerocalcare torna in Iraq per raccogliere testimonianze sul genocidio degli ezidi. L'ISIS ha massacrato gli uomini e ridotto in schiavitù donne e bambini tra l'indifferenza o l'aperta complicità di Turchi, Iracheni, Iraniani ed Occidentali.

Non ho gli strumenti per una critica ad una graphic novel e mi limiterò ad un aspetto che ritengo fondamentale: non quello che c'è. Ma quello che non c'è.

Zerocalcare non si lancia a spada tratta contro tutti i cattivi (eccetto l'ISIS). 

Lascia un margine di apertura e di rispetto per le posizioni altrui.

Non c'è, quindi, una narrazione univoca.

Inoltre, una cosa di cui sono grato a Zerocalcare, è che non predica soluzioni improbabili. 

Nessun "Bisognerebbe che".

Zerocalcare rimane sul piano umano senza entrare in quello geopolitico lì dove gli sarebbe facilissimo prendersela con chi gli sta più antipatico (non che faccia sconti ad Assad Erdogan Iran USA e forse nemmeno all'indifferenza del nostro Occidente).

Io, però, non sono Zerocalcare e alla complicità del nostro Occidente posso far caso.

Già, perchè c'è un Occidente indifferente ed un Occidente Complice.

L'Occidente indifferente non sa, non vuol sapere, non sa dov'è Matera e figuriamoci se gli importa di sapere chi sono gli ezidi.

E poi c'è l'Occidente Complice.

E non mi riferisco a quello complice delle Cancellerie, delle oligarchie nostrane.

Ma a quello che sa bene dov'è Shengal o Aleppo o Mariupol.

Ma che non è ideologicamente capace di andare oltre vuote parole di rammarico e che, come atto concreto, al più si taglia una ciocca di capelli o applaude la testimonianza del caso alla Kermesse del momento.

Quell'Occidente che non vuole chiedersi perché ci si affidi ad Erdogan o al dittatore militare di turno tipo al-Sisi / milizie libiche.

Salvo, ovviamente, lamentarsene e condannare.

Ma l'alternativa? 

Quella non viene mai esplicitata.

Che solo la deterrenza eviti la violenza in questi contesti è un tabù peggio della pedofilia.

Così che i Putin, i sultani, gli emiri, i Cari Leader, gli Ayatollah possano avanzare indisturbati su un vago sottofondo di indignazione edonista, perenne e vuota.

Direi che abbiamo un gran bisogno di Zerocalcare e abbiamo ancor più bisogno di lettori in grado di andare oltre l'indignazione del momento e assumersi la responsabilità delle conseguenze.

Ma anche le mie sono parole vuote, lo so bene.

Nemmeno la guerra in Ucraina, vicina, vicinissima, ha smosso gli animi dalla spietata e zuccherosa illusione di una Pace raggiungibile via diritto divino o bacchetta magica in salsa antioccidentale in generale ed antiamericana in particolare.

Ecco perchè ritengo che il crudele destino degli ezidi sia segnato e comunque non dipenderà dai quanti leggeranno il bel libro di Zerocalcare.

Perché parlarne va bene, parlarne senza agire in modo da impedire a turchi & C. di proseguire business as usual è complicità.