25 maggio 2018
23 maggio 2018
la vita quotidiana di chi vorrebbe essere di Sinistra ai tempi di Salvini e Di Maio
Una persona a me molto vicina mi scrive:
"Ma secondo te esiste un modo, che non sia il pd lucano, per non subire o per arginare quello che ci sta per arrivare addosso?"
E quello che ci sta per arrivare addosso è il governo M5S - Lega.
La risposta è: No.
E neppure il PD servirebbe.
Non c'è proprio niente da fare per evitare le conseguenze del governo M5S-Lega, almeno a medio termine:
ci si doveva pensare prima.
Quando?
Mah, è sempre stato troppo tardi ed è sempre stato appena in tempo.
Direi che, dal referendum costituzionale in poi era già troppo tardi per scansare 'sto disastro.
Ma, prima, sì.
Ci si poteva iscrivere a un partito, rompersi la testa e le palle alle riunioni, si poteva diventare maggioranza da qualche parte in maniera democratica e competente.
L'aventino della Sinistra, il 'mangiare popcorn' non è roba di queste settimane.
E' iniziato molti anni fa, quando i cineclub, i campi di calcio, la movida e pure il fashion blogging ha preso il posto dei luoghi di aggregazione politica.
Intendiamoci, non ho nulla contro il cinema, ma forse andare vedere "Padre Padrone" a cui segue dibattito su sfruttamento del lavoro minorile, diritti e scuola è un zinzino più utile di un film poetico, bellissimo, a cui segue birretta in centro e piacevole chiacchiera.
Nel frattempo, i diritti evaporavano (l'argomento ideale di cui lamentarsi con la birretta di cui sopra), i partiti che si votavano (ma alla cui vita/rinnovamento non si partecipava) diventavano sempre più autoreferenziali.
L'emigrazione portava via qualche compagno di bevute ogni tanto, l'immigrazione gestita a cazzo portava qualche voto alla Lega ogni mese.
Si dice che Lega ed M5S siano vincenti perchè in contatto con il Popolo e di questo diretta espressione
Bellissimo, anzi: purtroppo.
La risposta è: No.
E neppure il PD servirebbe.
Non c'è proprio niente da fare per evitare le conseguenze del governo M5S-Lega, almeno a medio termine:
ci si doveva pensare prima.
Quando?
Mah, è sempre stato troppo tardi ed è sempre stato appena in tempo.
Direi che, dal referendum costituzionale in poi era già troppo tardi per scansare 'sto disastro.
Ma, prima, sì.
Ci si poteva iscrivere a un partito, rompersi la testa e le palle alle riunioni, si poteva diventare maggioranza da qualche parte in maniera democratica e competente.
L'aventino della Sinistra, il 'mangiare popcorn' non è roba di queste settimane.
E' iniziato molti anni fa, quando i cineclub, i campi di calcio, la movida e pure il fashion blogging ha preso il posto dei luoghi di aggregazione politica.
Intendiamoci, non ho nulla contro il cinema, ma forse andare vedere "Padre Padrone" a cui segue dibattito su sfruttamento del lavoro minorile, diritti e scuola è un zinzino più utile di un film poetico, bellissimo, a cui segue birretta in centro e piacevole chiacchiera.
Nel frattempo, i diritti evaporavano (l'argomento ideale di cui lamentarsi con la birretta di cui sopra), i partiti che si votavano (ma alla cui vita/rinnovamento non si partecipava) diventavano sempre più autoreferenziali.
L'emigrazione portava via qualche compagno di bevute ogni tanto, l'immigrazione gestita a cazzo portava qualche voto alla Lega ogni mese.
Si dice che Lega ed M5S siano vincenti perchè in contatto con il Popolo e di questo diretta espressione
Bellissimo, anzi: purtroppo.
Lo rappresentano così com'è:
Senza spingersi ad elencare tutti i mali del Bel Paese figli degli elettori e solo figliastri dei cattivi amministratori, prendiamo in considerazione solo la mobilità urbana come perfetta cartina di tornasole del livello di questa rappresentatività:
la scienza e le buone pratiche tecniche puntano sulle biciclette, sull'abbassamento dei limiti di velocità e tante altre faccende che non vanno 'sperimentate' ma semplicemente applicate.
E invece no: gli italiani vogliono i morti, i feriti, gli invalidi, le ore passate nel traffico, i polmoni devastati dall'inquinamento, il corpo piegato dalla sedentarietà.
E i sindaci/deputati/amministratori (anche del PD) si guardano bene dallo scontentare i propri elettori.
Il corto circuito diventa irreversibile ed eccoci qua: la filosofia #novax applicata alla cosa pubblica.
Quindi, in parole povere, un governo M5S Lega non è un accidente, una cosa innaturale.
E' qualcosa di matematico e, francamente, se i disastri che ne verranno sono imputabili in primis ai suoi elettori, i suoi elettori non vengono dal nulla.
Provengono da una scuola scadente, da lustri di amministrazione locale, regionale, nazionale, ancora più scadenti.
Provengono da una resa con successivo collaborazionismo della Sinistra alla distruzione del mercato del lavoro.
Provengono da un ventennio di televisione succhiacervello che ha imposto prima l'equivalenza tra opinione e fatti e poi tra delirio ed opinione.
E, nel frattempo, ci si sentiva 'migliori' perchè non si guardava striscia la notizia.
Certo, avendo tentato nel mio piccolo (ed avendo anche assistito al fallimento di gente più preparata di me) di riportare il PD al suo ruolo di partito riformatore e strapparlo a quello di balena clientelare potrei sentirmi assolto, ma anche se così fosse non mi sento molto intelligente in merito: megli oavrei fatto a bermi qualche birra in più o, più precisamente, ad emigrare da Matera qualche anno prima.
Sono pessimista sull'invertire questa tendenza.
Anche oggi, mentre si urla che i barbari sono alle porte, si urla ancora più forte contro i nemici di sempre: la Chiesa, gli ebrei e il solito Renzi.
Per carità: la Chiesa chiude gli occhi su troppi orrori, Israele è quello che è e Renzi non è De Gasperi, solo che, mentre ci si diletta (anche nel Maggio 2018) su questi pericoli mortali, ecco qua, di soppiatto, il Governo M5S Lega.
Solo un paio di esempi: che fine farà la legge sui Diritti Civili? E se Minniti era l'uomo nero con che colore più scuro si descriverà Salvini? Gli 80 € di Renzi che hanno fatto tanto schifo svaniranno sotto la scure della Flat Tax che si prospetta la prima norma di macelleria sociale in cima al famoso contratto di governo ma su Left editoriali in merito non risultano.
Insomma, io vedo tanta voglia di mantenere una autoreferenzialità di fondo.
Tanta voglia di continuare a prendersi una bella birra dopo il cinemino d'autore, finchè ci saranno i soldi per farlo, ovviamente.
Vedo, anche, timidi segnali di ripresa a Sinistra ma non sono ottimista in merito:
di un progetto per arrivare ad una formazione unitaria capace di risultati elettorali decorosi non c'è traccia da nessuna parte.
Quindi, in parole povere, un governo M5S Lega non è un accidente, una cosa innaturale.
E' qualcosa di matematico e, francamente, se i disastri che ne verranno sono imputabili in primis ai suoi elettori, i suoi elettori non vengono dal nulla.
Provengono da una scuola scadente, da lustri di amministrazione locale, regionale, nazionale, ancora più scadenti.
Provengono da una resa con successivo collaborazionismo della Sinistra alla distruzione del mercato del lavoro.
Provengono da un ventennio di televisione succhiacervello che ha imposto prima l'equivalenza tra opinione e fatti e poi tra delirio ed opinione.
E, nel frattempo, ci si sentiva 'migliori' perchè non si guardava striscia la notizia.
Certo, avendo tentato nel mio piccolo (ed avendo anche assistito al fallimento di gente più preparata di me) di riportare il PD al suo ruolo di partito riformatore e strapparlo a quello di balena clientelare potrei sentirmi assolto, ma anche se così fosse non mi sento molto intelligente in merito: megli oavrei fatto a bermi qualche birra in più o, più precisamente, ad emigrare da Matera qualche anno prima.
Sono pessimista sull'invertire questa tendenza.
Anche oggi, mentre si urla che i barbari sono alle porte, si urla ancora più forte contro i nemici di sempre: la Chiesa, gli ebrei e il solito Renzi.
Per carità: la Chiesa chiude gli occhi su troppi orrori, Israele è quello che è e Renzi non è De Gasperi, solo che, mentre ci si diletta (anche nel Maggio 2018) su questi pericoli mortali, ecco qua, di soppiatto, il Governo M5S Lega.
Solo un paio di esempi: che fine farà la legge sui Diritti Civili? E se Minniti era l'uomo nero con che colore più scuro si descriverà Salvini? Gli 80 € di Renzi che hanno fatto tanto schifo svaniranno sotto la scure della Flat Tax che si prospetta la prima norma di macelleria sociale in cima al famoso contratto di governo ma su Left editoriali in merito non risultano.
Insomma, io vedo tanta voglia di mantenere una autoreferenzialità di fondo.
Tanta voglia di continuare a prendersi una bella birra dopo il cinemino d'autore, finchè ci saranno i soldi per farlo, ovviamente.
Vedo, anche, timidi segnali di ripresa a Sinistra ma non sono ottimista in merito:
di un progetto per arrivare ad una formazione unitaria capace di risultati elettorali decorosi non c'è traccia da nessuna parte.
Sono, inoltre, pessimista perchè il M5S ci ha messo 10 anni ad arrivare dove è arrivato ed è notoriamente più facile distruggere che costruire: immaginatevi quanto tempo ci vorrebbe per metter su un partito serio con valori elettorali del 2x percento.
E allora?
E allora andiamo a letto presto.
Con pazienza, bisogna guadagnarsi la credibilità sufficiente a convincere chi ha un reddito di 15mila € che ha appena votato per tagliare le tasse a chi ha un reddito sopra i 50mila € (e indovina chi colmerà la differenza?) che 2+2 deve tornare a fare 4.
Io ho poca fiducia, a breve termine, che emergano, dalle macerie della Sinistra, formazioni sia politico partitiche che culturali capaci di segnare un cambio di passo, una inversione di tendenza.
Tuttavia, sono persuaso che non sia nè il momento dell'aventino e nemmeno quello dei popcorn.
Se la Sinistra europea è ridotta in briciole schiacciata tra neoliberismo e populismo alla #novax allora si riparta dalle briciole.
Personalmente, ritengo che il punto di partenza debba essere nel Servizio al Prossimo secondo le proprie attitudini ed aspirazioni.
Magari, quando non potrò più in Agesci sarà la volta della mobilità urbana ciclabile o di nuovo del Software Libero.
L'importante è fare una Scelta di Servizio e di impegno Politico.
Se davvero tutta questa indignazione si tramutasse anche solo in gruppi di lettura e comitati civici per far sistemare il parco sotto casa si inizierebbe a creare una base di cellule attive, all'inizio isolate, ma che potrebbero tornare a fare da substrato per un partito di sinistra di massa.
Semplicemente, perchè sarebbero cellule politiche e non passatempi.
Se la rabbia ha portato un sacco di gente ad organizzarsi e a diventare il primo partito d'Italia non sia la paura a suscitare una reazione uguale ed opposta.
Mi piacerebbe che fosse di cuore ma anche di testa andrebbe bene.
Canzone del giorno: Eskimo, bisogna saper scegliere in tempo non arrivarci per contrarietà
E giusto per incominciare dall'ABC della Politica, un film che andrebbe usato come primo step di un cineclub dedicato alla rinascita della Sinistra: I Due Deputati. Dateci un occhio!
E allora?
E allora andiamo a letto presto.
Con pazienza, bisogna guadagnarsi la credibilità sufficiente a convincere chi ha un reddito di 15mila € che ha appena votato per tagliare le tasse a chi ha un reddito sopra i 50mila € (e indovina chi colmerà la differenza?) che 2+2 deve tornare a fare 4.
Io ho poca fiducia, a breve termine, che emergano, dalle macerie della Sinistra, formazioni sia politico partitiche che culturali capaci di segnare un cambio di passo, una inversione di tendenza.
Tuttavia, sono persuaso che non sia nè il momento dell'aventino e nemmeno quello dei popcorn.
Se la Sinistra europea è ridotta in briciole schiacciata tra neoliberismo e populismo alla #novax allora si riparta dalle briciole.
Personalmente, ritengo che il punto di partenza debba essere nel Servizio al Prossimo secondo le proprie attitudini ed aspirazioni.
Magari, quando non potrò più in Agesci sarà la volta della mobilità urbana ciclabile o di nuovo del Software Libero.
L'importante è fare una Scelta di Servizio e di impegno Politico.
Se davvero tutta questa indignazione si tramutasse anche solo in gruppi di lettura e comitati civici per far sistemare il parco sotto casa si inizierebbe a creare una base di cellule attive, all'inizio isolate, ma che potrebbero tornare a fare da substrato per un partito di sinistra di massa.
Semplicemente, perchè sarebbero cellule politiche e non passatempi.
Se la rabbia ha portato un sacco di gente ad organizzarsi e a diventare il primo partito d'Italia non sia la paura a suscitare una reazione uguale ed opposta.
Mi piacerebbe che fosse di cuore ma anche di testa andrebbe bene.
Canzone del giorno: Eskimo, bisogna saper scegliere in tempo non arrivarci per contrarietà
E giusto per incominciare dall'ABC della Politica, un film che andrebbe usato come primo step di un cineclub dedicato alla rinascita della Sinistra: I Due Deputati. Dateci un occhio!
13 maggio 2018
Muoia Israele di Giulio Meotti: Le origini del neoantisemitismo della Sinistra Europea
Dopo aver letto "Palestina e Israele: che fare? Di Noam Chomsky e Ilan Pappè" ho voluto anche leggere un testo completamente opposto.
Avevo una idea sommaria del livello di neoantisemitismo in circolazione e questo libro me lo ha chiarito.
E' spaventoso.
Il saggio non lo analizza: lo elenca.
In ogni capitolo vengono elencati alcuni episodi di antisemitismo a livello europeo a livello politico, culturale, sociale.
Non è difficile recensire questo libro perchè c'è ben poco da dire sul libro:
è un testo di parte, anzi: partigiano.
Ed è solo un elenco di fatti.
Non posso affermare di essere pienamente soddisfatto dalla lettura ma non perchè il libro sia mal scritto.
Semplicemente, perchè un testo sulla questione Israelo Palestinese parziale non mi soddisfa più.
Io non voglio essere partigiano.
Io non voglio affermare una ragione.
Io voglio che si faccia la Pace.
Quindi, un testo che racconta la verità ma ne omette grandi parti non suscita il mio particolare interesse.
Come per il libro di Chomsky che omette completamente il piccolo dettaglio sulla minaccia mortale che incombe sugli israeliani, anche Meotti non fa nessun cenno ai crimini dell'Occupazione.
Che sono reali.
Il fatto è che "Muoia Israele" non ha la pretesa di raccontare il conflitto ma riesce efficacemente a dimostrare l'esistenza di un vero e proprio neoantisemitismo violento e pericolosissimo.
Il peggio è che il fenomeno non è confinato ai neofascisti/neonazisti ma è largamente diffuso tra le forze progressiste e tra le elites culturali.
In termini semplici, non intendo affrontare qui la questione del Conflitto nè l'influenza del neoantisemitismo sul medesimo ma quella delle conseguenze dell'antisemitismo sulla popolazione europea.
L'antisemtismo è un male assoluto e chi lo pratica non può che portarsi in grembo le conseguenze del male.
Avevo una idea sommaria del livello di neoantisemitismo in circolazione e questo libro me lo ha chiarito.
E' spaventoso.
Il saggio non lo analizza: lo elenca.
In ogni capitolo vengono elencati alcuni episodi di antisemitismo a livello europeo a livello politico, culturale, sociale.
Non è difficile recensire questo libro perchè c'è ben poco da dire sul libro:
è un testo di parte, anzi: partigiano.
Ed è solo un elenco di fatti.
Non posso affermare di essere pienamente soddisfatto dalla lettura ma non perchè il libro sia mal scritto.
Semplicemente, perchè un testo sulla questione Israelo Palestinese parziale non mi soddisfa più.
Io non voglio essere partigiano.
Io non voglio affermare una ragione.
Io voglio che si faccia la Pace.
Quindi, un testo che racconta la verità ma ne omette grandi parti non suscita il mio particolare interesse.
Come per il libro di Chomsky che omette completamente il piccolo dettaglio sulla minaccia mortale che incombe sugli israeliani, anche Meotti non fa nessun cenno ai crimini dell'Occupazione.
Che sono reali.
Il fatto è che "Muoia Israele" non ha la pretesa di raccontare il conflitto ma riesce efficacemente a dimostrare l'esistenza di un vero e proprio neoantisemitismo violento e pericolosissimo.
Il peggio è che il fenomeno non è confinato ai neofascisti/neonazisti ma è largamente diffuso tra le forze progressiste e tra le elites culturali.
In termini semplici, non intendo affrontare qui la questione del Conflitto nè l'influenza del neoantisemitismo sul medesimo ma quella delle conseguenze dell'antisemitismo sulla popolazione europea.
L'antisemtismo è un male assoluto e chi lo pratica non può che portarsi in grembo le conseguenze del male.
Anche se vegano, ghandiano, fruttariano, eccetera.
Un partito o un movimento pur improntato al Progresso Sociale, ai Diritti, al rispetto dell'ambiente, incapace di guadagnare una visione complessiva sul problema fino a scadere nell'antisemitismo non potrà che fallire miseramente tutti i propri obiettivi.
Dato lo stato delle forze di sinistra europea questa affermazione è, al momento, dimostrata in maniera piuttosto netta.
Anche il perchè da un generale supporto alla causa Israeliana si sia passati ad un neoantisemitismo generalizzato è, secondo me, legato all'insufficiente diffusione di una coscienza collettiva scientifica alla pari con le cause dei fenomeni #novax, complottisti & affini.
Non per niente, al fallimento sono condannati anche i movimenti politici che tra queste fila hanno reclutato gran parte della propria militanza attiva.
E non è una previsione ma un dato di fatto:
Il fascismo è la menzogna che crede di essere la verità ed è ormai dimostrato che chi mente inconsapevolmente, a medio termine, è molto meno efficiente di chi mente sapendo di mentire.
Il ragionamento complessivo ed in formato, mirato a costruire una Pace effettiva è molto raro.
Quanto a me, ritengo che ci sia un criterio piuttosto efficace per distinguere tra la legittima critica ad Israele e l'antisemitismo:
applicare alle azioni dell'IDF un criterio differente rispetto a quello che si applica alle azioni di Hamas/Hezbollah/Assad.
E' da un po' che mi ci attengo e non mi sono trovato male.
Un partito o un movimento pur improntato al Progresso Sociale, ai Diritti, al rispetto dell'ambiente, incapace di guadagnare una visione complessiva sul problema fino a scadere nell'antisemitismo non potrà che fallire miseramente tutti i propri obiettivi.
Dato lo stato delle forze di sinistra europea questa affermazione è, al momento, dimostrata in maniera piuttosto netta.
Anche il perchè da un generale supporto alla causa Israeliana si sia passati ad un neoantisemitismo generalizzato è, secondo me, legato all'insufficiente diffusione di una coscienza collettiva scientifica alla pari con le cause dei fenomeni #novax, complottisti & affini.
Non per niente, al fallimento sono condannati anche i movimenti politici che tra queste fila hanno reclutato gran parte della propria militanza attiva.
E non è una previsione ma un dato di fatto:
Il fascismo è la menzogna che crede di essere la verità ed è ormai dimostrato che chi mente inconsapevolmente, a medio termine, è molto meno efficiente di chi mente sapendo di mentire.
Il ragionamento complessivo ed in formato, mirato a costruire una Pace effettiva è molto raro.
Quanto a me, ritengo che ci sia un criterio piuttosto efficace per distinguere tra la legittima critica ad Israele e l'antisemitismo:
applicare alle azioni dell'IDF un criterio differente rispetto a quello che si applica alle azioni di Hamas/Hezbollah/Assad.
E' da un po' che mi ci attengo e non mi sono trovato male.
4 maggio 2018
Palestina e Israele: che fare? Di Noam Chomsky e Ilan Pappè
Sono in difficoltà nel recensire questo libro perchè contiene molte terribili ed atroci verità accompagnate da qualche decisa menzogna ed a molte ingiustificabili omissioni.
Anche se il mio pensiero sul testo non è positivo non posso negare che la lettura di un testo come questo sia utile in quanto il punto di vista contenuto in queste pagine è reale e per quanto sia parte del Problema e non della Soluzione bisogna tenerne conto.
Posso comprendere la frustrazione di chi ha assistito agli orrori di una guerra lunga Settant'anni e si trovi a ragionare su una situazione in cui Oppresso ed Oppressore sembrano ormai delineati senza incertezze.
Comprendo ma non trovo che sia utile alla Pace rimuovere alcuni piccoli dettagli.
Non esiste una questione circoscrivibile al territorio Israelo Palestinese ma quello che succede a Gaza o in Cisgiordania è anche funzione di quello che si dice a Teheran, Istanbul e compagnia bella.
La mutata situazione militare sul terreno (un fatto già evidente 3 anni fa) e, soprattutto, la mutata situazione geopolitica ed il drammatico incremento dell'antisemitismo in Europa sono completamente ignorati nel testo.
Magari scopriremo, in una futura opera di questo stampo, che nel '47/48 gli eserciti arabi (armati dagli occidentali) sono stati sconfitti non da poche migliaia di disperati male armati ma direttamente dagli Stormtroopers di Star Wars!
Nel frattempo, bisogna ricordare che gli eventi non possono essere tagliati con l'accetta: molti palestinesi sono stati cacciati dalle loro terre e questo è innegabile.
Ma non mi stancherò mai di condividere una tavola di Joe Sacco che, nella sua splendida opera "Palestina" rappresenta la tragedia della pulizia etnica ebraica così:
con civili in fuga da un villaggio bombardato da aerei.
Aerei da bombardamento che, nel 1947, avevano solo gli eserciti arabi...
Nel libro vengono avanzate delle proposte che mi sembrano assai poco realistiche sulla necessità di 'rovesciare' il governo israeliano e creare un unico stato per Israeliani e Palestinesi.
Alla fine sono contento di aver letto il libro: per quanto non concordi con il metodo e con il merito riconosco che le realtà di sofferenza descritte sono reali e richiedono una urgente soluzione.
Ma che porti alla Pace.
1 maggio 2018
1° Maggio 2018: gli industriali italiani si scoprono abbandonati
Confindustria piange miseria:
non si trovano lavoratori qualificati.
Gli imprenditori non si spiegano come mai, in una economia di mercato, dopo 20 anni di precariato spinto, Ingegneri, Sviluppatori e Tecnici si spostino dal Sud al Nord e dall'Italia all'estero per stipendi almeno doppi se non quadrupli di quelli (sud)italici.
E' solo la cartina di tornasole della pochezza della Classe dirigente di questo Paese ben rappresentata dagli attuali leaders che hanno raccolto la maggioranza dei voti alle elezioni.
E, nel frattempo:
LAVORATORI!!!
26 aprile 2018
Un Generale Piccolo Piccolo, di Vittorio Silvestrini: educazione alla Pace
Questo è stato il mio libro di lettura della Prima Media.
Sono riuscito a recuperarne una copia e ho scoperto di ricordarmelo alla perfezione.
Il testo è breve ed è poco più di una favola per bambini, ma scritta in maniera tale da non lasciar dubbi sulla sua valenza educativa.
La trama è lineare ma originale: in un Paese evidentemente ispirato agli USA degli anni '80 un ragazzino di 10 anni diventa Capo di Stato Maggiore Generale dell'Esercito.
Si trova a gestire l'aggressivo complesso militare industriale sempre sulll'orlo di una guerra nucleare ma ben intenzionato ad arrivare alla Pace senza lasciarsi intimidire ed ingannare dai generali e dagli industriali.
L'Autore è categorico nel definire la conoscenza della realtà come primo irrinunciabile passo per un percorso di Pace efficace e duraturo.
Nelle note a piè pagina, in fatti, sono fornite spiegazioni semplici ma precise e complete sui principali armamenti citati nel testo e l'Autore ritiene opportuno anche per i bambini di dieci anni saper distinguere tra una bomba a neutroni ed una all'idrogeno, proprio perchè solo la competenza può portare ad un processo di Pace vero.
Notevoli, poi, le tracce di riflessione alla fine di ogni capitolo: l'Autore stimola ragazzini ad acquisire competenze e a porsi interrogativi che, è desolante constatare, non sono più alla portata nè di parlamentari nè di adulti laureati.
Durante la recente crisi siriana mi è capitato di ascoltare dichiarazioni di persone con importanti (e meno importanti) responsabilità letteralmente vaneggiare: di missili lanciati da sottomarini ancorati nei porti italiani o degli USA/UK/Francia dotati di un loro supposto (ma inesistente) arsenale chimico.
Invece, Silvestrini ritiene perfettamente normale chiedere a ragazzini di undici anni di informarsi su quanti generali aveva l'Italia nel 1985 e sulla proprietà dei grandi giornali nazionali...
Sbandierare una perniciosa ignoranza è sempre un fattore negativo anche per i più puri e pii desideri di armonia.
La Pace non si costruisce sul desiderio, ma su una razionale disamina dei fatti in cui alla perenne fog of war che rende difficile razionalizzare va contrapposta la maggior competenza tecnica e umanistica possibile.
Questo libro è stato, per me, fondamentale.
Mi ha spinto alla ricerca.
La ricerca degli altri punti di vista, della competenza tecnica, degli interessi nascosti.
La ricerca della complessità e dell'approccio critico e laico basato sui fatti.
Penso che questo libro dovrebbe essere aggiornato e riproposto come testo di lettura scolastica perchè l'approccio profondamente empatico verso i bambini ne fa un tramite educativo prezioso per una educazione alla Pace laica e, soprattutto, efficace.
La Pace va difesa ma l'ideologia, le credenze e l'ignoranza sono le peggiori armi per farlo.
Sono riuscito a recuperarne una copia e ho scoperto di ricordarmelo alla perfezione.
Il testo è breve ed è poco più di una favola per bambini, ma scritta in maniera tale da non lasciar dubbi sulla sua valenza educativa.
La trama è lineare ma originale: in un Paese evidentemente ispirato agli USA degli anni '80 un ragazzino di 10 anni diventa Capo di Stato Maggiore Generale dell'Esercito.
Si trova a gestire l'aggressivo complesso militare industriale sempre sulll'orlo di una guerra nucleare ma ben intenzionato ad arrivare alla Pace senza lasciarsi intimidire ed ingannare dai generali e dagli industriali.
L'Autore è categorico nel definire la conoscenza della realtà come primo irrinunciabile passo per un percorso di Pace efficace e duraturo.
Nelle note a piè pagina, in fatti, sono fornite spiegazioni semplici ma precise e complete sui principali armamenti citati nel testo e l'Autore ritiene opportuno anche per i bambini di dieci anni saper distinguere tra una bomba a neutroni ed una all'idrogeno, proprio perchè solo la competenza può portare ad un processo di Pace vero.
Notevoli, poi, le tracce di riflessione alla fine di ogni capitolo: l'Autore stimola ragazzini ad acquisire competenze e a porsi interrogativi che, è desolante constatare, non sono più alla portata nè di parlamentari nè di adulti laureati.
Durante la recente crisi siriana mi è capitato di ascoltare dichiarazioni di persone con importanti (e meno importanti) responsabilità letteralmente vaneggiare: di missili lanciati da sottomarini ancorati nei porti italiani o degli USA/UK/Francia dotati di un loro supposto (ma inesistente) arsenale chimico.
Invece, Silvestrini ritiene perfettamente normale chiedere a ragazzini di undici anni di informarsi su quanti generali aveva l'Italia nel 1985 e sulla proprietà dei grandi giornali nazionali...
Sbandierare una perniciosa ignoranza è sempre un fattore negativo anche per i più puri e pii desideri di armonia.
La Pace non si costruisce sul desiderio, ma su una razionale disamina dei fatti in cui alla perenne fog of war che rende difficile razionalizzare va contrapposta la maggior competenza tecnica e umanistica possibile.
Questo libro è stato, per me, fondamentale.
Mi ha spinto alla ricerca.
La ricerca degli altri punti di vista, della competenza tecnica, degli interessi nascosti.
La ricerca della complessità e dell'approccio critico e laico basato sui fatti.
Penso che questo libro dovrebbe essere aggiornato e riproposto come testo di lettura scolastica perchè l'approccio profondamente empatico verso i bambini ne fa un tramite educativo prezioso per una educazione alla Pace laica e, soprattutto, efficace.
La Pace va difesa ma l'ideologia, le credenze e l'ignoranza sono le peggiori armi per farlo.
20 aprile 2018
Guida a Materatown negli anni da Capitale Europea della Cultura
Mi è giunta voce di una furiosa lite tra stanziali riguardo alberi e rotatorie.
Come da ferrea tradizione, diventa impossibile appurare i fatti in quanto, a Materopoli, che un albero sia morto o vivo non è un dato scientifico ma un dato partitico.
Ovviamente, io non so se gli alberi siano vivi o morti, ma ancora una volta il dibattito è se realizzare o meno una infrastruttura che aggraverà in ogni caso il problema dato che più strade = più traffico come scientificamente dimostrabile.
In termini più semplici, a XXI Secolo inoltrato si ragiona (e si agisce) come a metà XX.
Colgo l'occasione, quindi, per riproporre un mio raccontino su come si guida a Matera: ora che sono di nuovo un fuorisede e dato che il sito in cui il racconto è pubblicato è ormai defunto da tempo mi è sembrato carino riproporlo in chiave rivisitata ed aggiornata alle condizioni del traffico e delle usanze automobilistiche della vigilia del famigerato 2019.
Ecco a voi, quindi "Guida a Materatown negli anni da Capitale Europea della Cultura"
“Come fuorisede prima taurinense poi bolognese, posso azzardarmi ad una descrizione ragionata del modo di guidare dei residenti, un modo di guidare peculiare nel cosmopolita universo della guida meridionale. Il modo di guidare nelle città e nelle nazioni in cui la guida è disciplinata è uguale in tutto il mondo, il modo di guidare male è peculiare per ogni città, borgo o paese. Anche se, lo ammetto, agli occhi di un integerrimo automobilista svizzero, il modo di guidare messicano, barese, napoletano o materano, deve apparire più o meno identico. Ma, per le orecchie di uno stanziale pochi insulti sono peggiori che vedersi accomunati allo stile di guida dei cugini baresi, ad esempio. Anzi, una macchina targata BA è vista come fonte di possibile pericolo da cui è meglio star lontani. Ovviamente, tanta supponenza è del tutto fuori luogo: per non tediarvi ci limiteremo all’analisi di poche circostanze.
Lascio volentieri ad altri stabilire cosa sia davvero un’automobile in Materatown. Posso affermare con ragionevole certezza, tuttavia, che cosa, un’automobile in Materatown, NON è:
NON è un mezzo di trasporto per andare nel minor tempo possibile in sicurezza dal punto A al punto B. L’automobile viene spesso usata per fare “un giro”. Ossia, due o più persone, in auto, parlano tra loro come se stessero passeggiando assieme. Solo che, appunto, lo fanno in auto. Ovviamente, quando fai “un giro”, possibilmente senza meta alcuna, l’attenzione dell’autista è concentrata sulle chiacchiere con gli amici piuttosto che sulla guida. Con tutte le conseguenze immaginabili. Inoltre, mentre fai ” un giro “, è considerato lecito e sacrosanto, da tutti gli occupanti dell’auto, un po’ meno da chi la segue, procedere a non più di 15 Km orari al centro della strada.
Mentre a Bologna l'eccesso di velocità è una piaga mortale, a Matera, in cui comunque non mancano automobilisti che pensano di essere in autodromo percorrendo certe vie cittadine a cent'all'ora, è molto diffuso l'intralcio alla circolazione, intralcio dettato dalla prudenza: se vuoi fare una conversazione telefonica al cellulare mentre guidi ti metterai mai a correre? Ingrani la prima, non superi i 15km l'ora e prosegui nel percorso del Giusto. E dietro di te il mondo in paziente coda.
Altra peculiarità di Materatown è la possibilità, sicuramente altrove sconosciuta, di condurre conversazioni con altri automobilisti. Lo so bene che, in altitalia, gli automobilisti comunicano con altri via cellulare possibilmente mediante auricolare. Ma io intendo la pratica comune di parlare con altri automobilisti direttamente. Lo so, in moltissime città gli automobilisti parlano con altri automobilisti direttamente, ma esclusivamente per scambiarsi considerazioni sulla moralità delle rispettive madri, sorelle o sulle proprie ed altrui tendenze omoerotiche ed altre piacevolezze. A Materatown è prassi comune incrociare un conoscente, fermarsi in mezzo alla strada e chiacchierarci amabilmente tra un finestrino e l’altro. E' considerato reato punibile con le percosse dai conversatori clacsonare per chiedere di spostare la conversazione in salotto.
Ma non si deve essere troppo pessimisti: dopotutto la guida a Materatown è abbastanza tranquilla e sicura: i semafori sono rispettati e le strisce pedonali pure. Anzi, mentre a Bologna se ti fai investire sulle strisce pedonali l'assessore al traffico dichiarerà pubblicamente che è colpa tua, se questo succede a Matera l'assessore al traffico è anche capace di sguinzagliare i vigili in borghese per fare multe a chi non si ferma prima delle strisce pedonali Tuttavia, la precedenza viene violata sistematicamente e per fini oggettivamente irrazionali. Infatti, per lo più, il violatore del segnale di stop si piazzerà al centro della strada evitando accuratamente di ingranare marce superiori alla seconda. La scena si svolge tipicamente così: siete in ritardo ma la via è libera nella vostra corsia e procedete speditamente senza esagerare. Da una via laterale, con tanto di stop, un altro stanziale giunge in auto, rallenta, si ferma, vi vede sopraggiungere di gran carriera, fa finta che non esistiate, si butta, vi fa inchiodare, dopodichè resta in prima marcia dalla Madonnina fino al passaggio a livello.
Anche il parcheggio, complice il flusso di turisti, è diventato problematico.
Tuttavia a Materatown imperversa tutt'oggi un peculiarissimo e mai visto altrove modo di parcheggiare male: doppia e tripla fila? Marciapiede? Passaggio Pedonale? Aiuola? Ciclabile?
'Nzè, dilettanti: a Materatown si parcheggia anche così come nel resto d'Italia ma in nessun'altra parte del mondo si parcheggia in doppia fila con posti auto disponibili lì a fianco. Mi è personalmente capitato più volte di assistere a questo modo di parcheggiare: il parcheggio libero ci sarebbe pure, ma lo stanziale preferisce bloccare in doppia fila un'altra auto parcheggiata che prendersi la briga di parcheggiare correttamente. Il mio personale record è quando sono stato bloccato in doppia fila in un parcheggio a spina di pesce da una signora che... aveva anche bloccato l'accesso al parcheggio vuoto.
L'ultima peculiarità con cui saluto gli automobilisti stanziali è la brevità dei percorsi per cui si giudica indispensabile adoperare l'automobile. Senza tema di smentite, ho misurato (per miei familiari, eh) anche percorsi inferiori ai cinquecento metri di pianura. Se la media nazionale degli spostamenti in auto inutili è del 30% è probabile che a Materatown si batta questo bel record.
E come non citare i pedoni di Materatown in questa piccola esposizione?
Come si attraversa la strada a Materatown (fuori dagli attraversamenti pedonali)?
Facile: si voltano le spalle alle automobili incipienti, non si guarda se arrivano auto e si attraversa rigorosamente in diagonale in modo da massimizzare matematicamente il tempo di attraversamento ed ingombrare il più possibile la sede stradale.
Pare che sia diffusa una leggenda secondo cui guardare prima di attraversare porti sfortuna…
Altra peculiarità dei pedoni di Materatown è nel camminare sulla sede stradale snobbando costantemente il marciapiede. E’ vero, i marciapiedi di Materatown ospitano cacche di cane, piante infestanti, cassonetti dell'immondizia, automobili, tavolini dei bar e buche di ogni profondità ed ampiezza: ma, cari pedoni, non è che le strade siano molto diverse…”
Ed ecco qui, per gli archeologi della cattiva scrittura, la versione originale, vincitrice del prestigioso premio letterario "Materatown":
“Da stanziale ma ex fuorisede taurinense, posso azzardarmi ad una descrizione ragionata del modo di guidare dei residenti, un modo di guidare peculiare nel cosmopolita universo della guida meridionale. Il modo di guidare nelle città e nelle nazioni in cui la guida è disciplinata è uguale in tutto il mondo, il modo di guidare male è peculiare per ogni città, borgo o paese. Anche se, lo ammetto, agli occhi di un integerrimo automobilista svizzero, il modo di guidare messicano, barese, napoletano o materano, deve apparire più o meno identico. Ma, per le orecchie di uno stanziale pochi insulti sono peggiori che vedersi accomunati allo stile di guida dei cugini baresi, ad esempio. Anzi, una macchina targata BA è vista come fonte di possibile pericolo da cui è meglio star lontani. Ovviamente, tanta supponenza è del tutto fuori luogo: per non tediarvi ci limiteremo all’analisi di poche circostanze.
Lascio volentieri ad altri stabilire cosa sia davvero un’automobile in Materatown. Posso affermare con ragionevole certezza, tuttavia, che cosa, un’automobile in Materatown, NON è:
NON è un mezzo di trasporto per andare nel minor tempo possibile in sicurezza dal punto A al punto B. L’automobile viene spesso usata per fare “un giro”. Ossia, due o più persone, in auto, parlano tra loro come se stessero passeggiando assieme. Solo che, appunto, lo fanno in auto. Ovviamente, quando si fa “un giro”, possibilmente senza meta alcuna, l’attenzione dell’autista è concentrata sulle chiacchiere con gli amici piuttosto che sulla guida. Con tutte le conseguenze immaginabili. Inoltre, mentre si fa ” un giro “, è considerato lecito e sacrosanto, da tutti gli occupanti dell’auto, un po’ meno da chi la segue, procedere a non più di 15 Km orari al centro della strada.
Altra peculiarità di Materatown è la possibilità, sicuramente altrove sconosciuta, di condurre conversazioni con altri automobilisti. Lo so bene che, in altitalia, gli automobilisti comunicano con altri via cellulare possibilmente mediante auricolare. Ma io intendo la pratica comune di parlare con altri automobilisti direttamente. Lo so, in moltissime città gli automobilisti parlano con altri automobilisti direttamente, ma esclusivamente per scambiarsi considerazioni sulla moralità delle rispettive madri, sorelle o sulle proprie ed altrui tendenze omoerotiche ed altre piacevolezze. A Materatown è prassi comune incrociare un conoscente, fermarsi in mezzo alla strada e chiacchierarci amabilmente tra un finestrino e l’altro. Peccato che gli altri automobilisti in coda dietro i due conversatori nelle rispettive corsie non possano unirsi al simposio.
Ma non si deve essere troppo pessimisti: dopotutto la guida a Materatown è abbastanza tranquilla e sicura: i semafori sono rispettati e le strisce pedonali pure. Tuttavia, la precedenza viene violata sistematicamente e per fini oggettivamente irrazionali. Infatti, per lo più, il violatore del segnale di stop si piazzerà al centro della strada evitando accuratamente di ingranare marce superiori alla seconda. La scena si svolge tipicamente così: siete in ritardo ma la via è libera nella vostra corsia e procedete speditamente senza esagerare. Da una via laterale, con tanto di stop, un altro stanziale giunge in auto, rallenta, si ferma, vi vede sopraggiungere di gran carriera, fa finta che non esistiate, si butta, vi fa inchiodare, dopodichè resta in prima marcia dalla Madonnina fino al passaggio a livello.
E come non citare i pedoni di Materatown in questa piccola esposizione?
Come si attraversa la strada a Materatown?
Facile: si voltano le spalle alle automobili incipienti e si attraversa rigorosamente in diagonale in modo da massimizzare matematicamente il tempo di attraversamento ed ingombrare il più possibile la sede stradale.
Pare che sia diffusa una leggenda secondo cui guardare prima di attraversare porti sfortuna…
Altra peculiarità dei pedoni di Materatown è nel camminare sulla sede stradale snobbando costantemente il marciapiede. E’ vero, i marciapiedi di Materatown ospitano cacche di cane, piante infestanti e buche di ogni profondità ed ampiezza: ma, cari pedoni, non è che le strade siano molto diverse…”
Come da ferrea tradizione, diventa impossibile appurare i fatti in quanto, a Materopoli, che un albero sia morto o vivo non è un dato scientifico ma un dato partitico.
Ovviamente, io non so se gli alberi siano vivi o morti, ma ancora una volta il dibattito è se realizzare o meno una infrastruttura che aggraverà in ogni caso il problema dato che più strade = più traffico come scientificamente dimostrabile.
In termini più semplici, a XXI Secolo inoltrato si ragiona (e si agisce) come a metà XX.
Colgo l'occasione, quindi, per riproporre un mio raccontino su come si guida a Matera: ora che sono di nuovo un fuorisede e dato che il sito in cui il racconto è pubblicato è ormai defunto da tempo mi è sembrato carino riproporlo in chiave rivisitata ed aggiornata alle condizioni del traffico e delle usanze automobilistiche della vigilia del famigerato 2019.
Ecco a voi, quindi "Guida a Materatown negli anni da Capitale Europea della Cultura"
“Come fuorisede prima taurinense poi bolognese, posso azzardarmi ad una descrizione ragionata del modo di guidare dei residenti, un modo di guidare peculiare nel cosmopolita universo della guida meridionale. Il modo di guidare nelle città e nelle nazioni in cui la guida è disciplinata è uguale in tutto il mondo, il modo di guidare male è peculiare per ogni città, borgo o paese. Anche se, lo ammetto, agli occhi di un integerrimo automobilista svizzero, il modo di guidare messicano, barese, napoletano o materano, deve apparire più o meno identico. Ma, per le orecchie di uno stanziale pochi insulti sono peggiori che vedersi accomunati allo stile di guida dei cugini baresi, ad esempio. Anzi, una macchina targata BA è vista come fonte di possibile pericolo da cui è meglio star lontani. Ovviamente, tanta supponenza è del tutto fuori luogo: per non tediarvi ci limiteremo all’analisi di poche circostanze.
Lascio volentieri ad altri stabilire cosa sia davvero un’automobile in Materatown. Posso affermare con ragionevole certezza, tuttavia, che cosa, un’automobile in Materatown, NON è:
NON è un mezzo di trasporto per andare nel minor tempo possibile in sicurezza dal punto A al punto B. L’automobile viene spesso usata per fare “un giro”. Ossia, due o più persone, in auto, parlano tra loro come se stessero passeggiando assieme. Solo che, appunto, lo fanno in auto. Ovviamente, quando fai “un giro”, possibilmente senza meta alcuna, l’attenzione dell’autista è concentrata sulle chiacchiere con gli amici piuttosto che sulla guida. Con tutte le conseguenze immaginabili. Inoltre, mentre fai ” un giro “, è considerato lecito e sacrosanto, da tutti gli occupanti dell’auto, un po’ meno da chi la segue, procedere a non più di 15 Km orari al centro della strada.
Mentre a Bologna l'eccesso di velocità è una piaga mortale, a Matera, in cui comunque non mancano automobilisti che pensano di essere in autodromo percorrendo certe vie cittadine a cent'all'ora, è molto diffuso l'intralcio alla circolazione, intralcio dettato dalla prudenza: se vuoi fare una conversazione telefonica al cellulare mentre guidi ti metterai mai a correre? Ingrani la prima, non superi i 15km l'ora e prosegui nel percorso del Giusto. E dietro di te il mondo in paziente coda.
Altra peculiarità di Materatown è la possibilità, sicuramente altrove sconosciuta, di condurre conversazioni con altri automobilisti. Lo so bene che, in altitalia, gli automobilisti comunicano con altri via cellulare possibilmente mediante auricolare. Ma io intendo la pratica comune di parlare con altri automobilisti direttamente. Lo so, in moltissime città gli automobilisti parlano con altri automobilisti direttamente, ma esclusivamente per scambiarsi considerazioni sulla moralità delle rispettive madri, sorelle o sulle proprie ed altrui tendenze omoerotiche ed altre piacevolezze. A Materatown è prassi comune incrociare un conoscente, fermarsi in mezzo alla strada e chiacchierarci amabilmente tra un finestrino e l’altro. E' considerato reato punibile con le percosse dai conversatori clacsonare per chiedere di spostare la conversazione in salotto.
Ma non si deve essere troppo pessimisti: dopotutto la guida a Materatown è abbastanza tranquilla e sicura: i semafori sono rispettati e le strisce pedonali pure. Anzi, mentre a Bologna se ti fai investire sulle strisce pedonali l'assessore al traffico dichiarerà pubblicamente che è colpa tua, se questo succede a Matera l'assessore al traffico è anche capace di sguinzagliare i vigili in borghese per fare multe a chi non si ferma prima delle strisce pedonali Tuttavia, la precedenza viene violata sistematicamente e per fini oggettivamente irrazionali. Infatti, per lo più, il violatore del segnale di stop si piazzerà al centro della strada evitando accuratamente di ingranare marce superiori alla seconda. La scena si svolge tipicamente così: siete in ritardo ma la via è libera nella vostra corsia e procedete speditamente senza esagerare. Da una via laterale, con tanto di stop, un altro stanziale giunge in auto, rallenta, si ferma, vi vede sopraggiungere di gran carriera, fa finta che non esistiate, si butta, vi fa inchiodare, dopodichè resta in prima marcia dalla Madonnina fino al passaggio a livello.
Anche il parcheggio, complice il flusso di turisti, è diventato problematico.
Tuttavia a Materatown imperversa tutt'oggi un peculiarissimo e mai visto altrove modo di parcheggiare male: doppia e tripla fila? Marciapiede? Passaggio Pedonale? Aiuola? Ciclabile?
'Nzè, dilettanti: a Materatown si parcheggia anche così come nel resto d'Italia ma in nessun'altra parte del mondo si parcheggia in doppia fila con posti auto disponibili lì a fianco. Mi è personalmente capitato più volte di assistere a questo modo di parcheggiare: il parcheggio libero ci sarebbe pure, ma lo stanziale preferisce bloccare in doppia fila un'altra auto parcheggiata che prendersi la briga di parcheggiare correttamente. Il mio personale record è quando sono stato bloccato in doppia fila in un parcheggio a spina di pesce da una signora che... aveva anche bloccato l'accesso al parcheggio vuoto.
L'ultima peculiarità con cui saluto gli automobilisti stanziali è la brevità dei percorsi per cui si giudica indispensabile adoperare l'automobile. Senza tema di smentite, ho misurato (per miei familiari, eh) anche percorsi inferiori ai cinquecento metri di pianura. Se la media nazionale degli spostamenti in auto inutili è del 30% è probabile che a Materatown si batta questo bel record.
E come non citare i pedoni di Materatown in questa piccola esposizione?
Come si attraversa la strada a Materatown (fuori dagli attraversamenti pedonali)?
Facile: si voltano le spalle alle automobili incipienti, non si guarda se arrivano auto e si attraversa rigorosamente in diagonale in modo da massimizzare matematicamente il tempo di attraversamento ed ingombrare il più possibile la sede stradale.
Pare che sia diffusa una leggenda secondo cui guardare prima di attraversare porti sfortuna…
Altra peculiarità dei pedoni di Materatown è nel camminare sulla sede stradale snobbando costantemente il marciapiede. E’ vero, i marciapiedi di Materatown ospitano cacche di cane, piante infestanti, cassonetti dell'immondizia, automobili, tavolini dei bar e buche di ogni profondità ed ampiezza: ma, cari pedoni, non è che le strade siano molto diverse…”
Ed ecco qui, per gli archeologi della cattiva scrittura, la versione originale, vincitrice del prestigioso premio letterario "Materatown":
“Da stanziale ma ex fuorisede taurinense, posso azzardarmi ad una descrizione ragionata del modo di guidare dei residenti, un modo di guidare peculiare nel cosmopolita universo della guida meridionale. Il modo di guidare nelle città e nelle nazioni in cui la guida è disciplinata è uguale in tutto il mondo, il modo di guidare male è peculiare per ogni città, borgo o paese. Anche se, lo ammetto, agli occhi di un integerrimo automobilista svizzero, il modo di guidare messicano, barese, napoletano o materano, deve apparire più o meno identico. Ma, per le orecchie di uno stanziale pochi insulti sono peggiori che vedersi accomunati allo stile di guida dei cugini baresi, ad esempio. Anzi, una macchina targata BA è vista come fonte di possibile pericolo da cui è meglio star lontani. Ovviamente, tanta supponenza è del tutto fuori luogo: per non tediarvi ci limiteremo all’analisi di poche circostanze.
Lascio volentieri ad altri stabilire cosa sia davvero un’automobile in Materatown. Posso affermare con ragionevole certezza, tuttavia, che cosa, un’automobile in Materatown, NON è:
NON è un mezzo di trasporto per andare nel minor tempo possibile in sicurezza dal punto A al punto B. L’automobile viene spesso usata per fare “un giro”. Ossia, due o più persone, in auto, parlano tra loro come se stessero passeggiando assieme. Solo che, appunto, lo fanno in auto. Ovviamente, quando si fa “un giro”, possibilmente senza meta alcuna, l’attenzione dell’autista è concentrata sulle chiacchiere con gli amici piuttosto che sulla guida. Con tutte le conseguenze immaginabili. Inoltre, mentre si fa ” un giro “, è considerato lecito e sacrosanto, da tutti gli occupanti dell’auto, un po’ meno da chi la segue, procedere a non più di 15 Km orari al centro della strada.
Altra peculiarità di Materatown è la possibilità, sicuramente altrove sconosciuta, di condurre conversazioni con altri automobilisti. Lo so bene che, in altitalia, gli automobilisti comunicano con altri via cellulare possibilmente mediante auricolare. Ma io intendo la pratica comune di parlare con altri automobilisti direttamente. Lo so, in moltissime città gli automobilisti parlano con altri automobilisti direttamente, ma esclusivamente per scambiarsi considerazioni sulla moralità delle rispettive madri, sorelle o sulle proprie ed altrui tendenze omoerotiche ed altre piacevolezze. A Materatown è prassi comune incrociare un conoscente, fermarsi in mezzo alla strada e chiacchierarci amabilmente tra un finestrino e l’altro. Peccato che gli altri automobilisti in coda dietro i due conversatori nelle rispettive corsie non possano unirsi al simposio.
Ma non si deve essere troppo pessimisti: dopotutto la guida a Materatown è abbastanza tranquilla e sicura: i semafori sono rispettati e le strisce pedonali pure. Tuttavia, la precedenza viene violata sistematicamente e per fini oggettivamente irrazionali. Infatti, per lo più, il violatore del segnale di stop si piazzerà al centro della strada evitando accuratamente di ingranare marce superiori alla seconda. La scena si svolge tipicamente così: siete in ritardo ma la via è libera nella vostra corsia e procedete speditamente senza esagerare. Da una via laterale, con tanto di stop, un altro stanziale giunge in auto, rallenta, si ferma, vi vede sopraggiungere di gran carriera, fa finta che non esistiate, si butta, vi fa inchiodare, dopodichè resta in prima marcia dalla Madonnina fino al passaggio a livello.
E come non citare i pedoni di Materatown in questa piccola esposizione?
Come si attraversa la strada a Materatown?
Facile: si voltano le spalle alle automobili incipienti e si attraversa rigorosamente in diagonale in modo da massimizzare matematicamente il tempo di attraversamento ed ingombrare il più possibile la sede stradale.
Pare che sia diffusa una leggenda secondo cui guardare prima di attraversare porti sfortuna…
Altra peculiarità dei pedoni di Materatown è nel camminare sulla sede stradale snobbando costantemente il marciapiede. E’ vero, i marciapiedi di Materatown ospitano cacche di cane, piante infestanti e buche di ogni profondità ed ampiezza: ma, cari pedoni, non è che le strade siano molto diverse…”
15 aprile 2018
Il Declino della Violenza, di Steven Pinker
Ho appena completato la lettura di questa monumentale e fondamentale opera che, oltre ad avermi 'convinto', mi ha anche spinto a verificare quello che mi veniva semplicemente raccontato.
Le tesi di Pinker, quindi, hanno assunto più un valore di verità scientifica che di ipotesi.
Del resto, Pinker collega i lavori scientifici di centinaia di fonti.
Nonostante le evidenze raccolte, tuttavia, la realtà descritta da Pinker resta negletta.
L'Italia del2018 è percepita come un posto povero e pericoloso mentre i numeri dimostrano che rispetto al resto del mondo extra UE (Figuriamoci rispetto a 200 anni fa) è un posto straordinariamente ricco, pacifico e sicuro.
Ma anche solo ricordarlo è praticamente tabù:
gli strumenti della modernità sono accettati solo in parte e in maniera parziale.
Abbiamo tutti un terminale di rete ma in pochissimi ne accettano le implicazioni matematiche, fisiche, insomma, scientifiche.
L'utente di una macchina complessa che funziona solo al rigoroso uso delle conoscenze può serenamente convincersi che tali conoscenze scientifiche siano false.
Da cui sentimenti (e azioni) anti Unione Europea, vaccini, immigrazione, diritti umani.
Il Libro è anche una gigantesca operazione di smascheramento bufale.
La modernità, infatti, ha moltissimi fieri e fanatici nemici, Laudator temporis acti, nostalgici di un' immaginaria età dell'oro che non è mai esistita.
I nativi americani avevano un tasso di omicidio di un ordine di grandezza superiore al tasso di morte degli europei durante le due guerre mondiali.
Gli eschimesi hanno un tasso di omicidio di 100 ogni 100 mila abitanti, lì dove in EU è di 1 e nel decennio più violento della storia contemporanea degli USA era di 10.
Avete capito bene: immaginatevi un posto dove il tasso di omicidi è dieci volte quello di film tipo 'le brigate della morte' o 'Bronx' o 'i guerrieri della notte'.
La 'tranquilla vita di campagna' in armonia con la natura era una lotta per la sopravvivenza in cui anche l'esigua minoranza dei sopravvissuti all'infanzia viveva letteralmente sui propri escrementi lavorando dall'alba al tramonto per tutta la vita, eccetto i 2-3 giorni precedenti la propria morte.
Ovviamente puzzando come bestie ed infestati da parassiti.
E senza nessun accesso alla bellezza di alcun tipo.
Ma l'approccio scientifico e statistico smaschera rapidamente questo genere di favole.
L'autore non ha dubbi e meno ne lascia nel lettore anche diffidente:
il luogo più prospero e pacifico della Storia dell'Umanità è l'Unione Europea degli inizi XXI Secolo.
E, tra alti e bassi, in molte parti del mondo standard di diritti e qualità della vita si stanno alzando fino ai nostri.
Un mix di progresso tecnologico e diffusione tra larghi strati della popolazione di conoscenze di base neppure troppo avanzate ha innescato una spirale di azioni positive che hanno portato in poche centinaia di anni alla scomparsa di schiavitù, cultura dello stupro, aberrazione dell'Onore.
E' probabile che si sia superata la soglia critica oltre la quale la continua diffusione di conoscenza e razionalità porti ad un continuo miglioramento delle condizioni di vita dell'Umanita, ma il processo, tuttavia, non è irreversibile.
Per quanto riguarda il testo posso muovere solo una lieve critica al ruolo del Cristianesimo:
le critiche che Pinker avanza al Cristianesimo in particolare e alle religioni in generale sono tutte condivisibili. E' senz'altro oggettivo che il piatto della bilancia penda nel settore della violenza religiosa piuttosto che in quello delle buone azioni.
Tuttavia, Pinker liquida troppo rapidamente l'irrilevanza del Cristianesimo nella generazione della rivoluzione dei diritti e della Lunga Pace.
I Diritti dell'Uomo non nascono nel Giappone Shintoista, nè nella Cina Confuciana o nell'India Buddista.
E nemmeno nell'Islam.
Nascono nel Cristianesimo e l'irrilevanza di questo fattore va dimostrata, non semplicemente enunciata.
Dopo aver dimostrato come le 'società extraeuropee' siano state tra i luoghi più violenti della Storia l'Autore spiega in maniera non troppo convincente l'irrilevanza della correlazione tra Rivoluzione dei Diritti e Cristianesimo.
Tuttavia, sia di stimolo ai lettori interessati, Pinker stabilisce almeno una circostanza in cui la Chiesa è stata di fondamentale importanza per la drammatica riduzione della violenza:
gli anni '80 e '90 del XX secolo negli USA quando le Chiese locali si impegnarono combattendo sul campo povertà e violenza contribuendo sensibilmente alla diminuzione del tasso di criminalità.
Un risultato banale, se ci pensate: se i preti fanno i preti e non i mantenuti i dividendi per la Comunità arrivano puntualmente...
Credo che questo testo dovrebbe essere di lettura obbligatoria almeno dal livello di istruzione universitaria in poi.
E, che, quando si parla di immigrazione, violenza, diritti, criminalità, guerra e pace ci si debba attenere strettamente a criteri scientifici abbandonando pregiudizi e preconcetti.
Vale davvero la pena investire energie nella lettura di questo libro: si va a dormire sereni.
14 aprile 2018
Il NoVax dell'Anima: il PACIFINTO
Dalla Treccani:
pacifinto s. m. e f. e agg. Chi si proclama pacifista, senza operare realmente per il conseguimento di soluzioni pacifiche;
Ad esempio, colui che ha assistito impassibile a Putin che ha mandato questi
a fare questo
in Siria senza preoccuparsi minimamente di protestare o anche solo accorgersene consciamente.
E' colui che ha assistito a questo, almeno TRE volte,
risolvendo il suo problema cambiando canale e scrollando le spalle tipo "Ah, ma a Gaza è peggio" senza manco mettere uno straccio di arcobaleno alla finestra.
Eppure si straccia le vesti quando le persone che si sono prestate ad obbedire agli ordini di spargere il gas vengono colpite dagli americani (al momento senza perdite tra i civili).
(Per tacere de Curdi macellati dai Siriani).
Se questo è un uomo.
250mila morti in silenzio e oggi ve ne venite con Gianni Rodari e fake news grandi quanto l'Oceano Pacifico?
Ma non vi vergognate?
13 aprile 2018
IT, di Stephen King
"Bill, lo sai chi è il mostro più mostro di tutti?"
"No, Silvia, dimmi, chi è?"
"It".
"Hai letto IT?"
"Sì, mi ha fatto veramente paura!"
E te credo...
"L'ho appena letto pure io, sai?"
"E hai avuto paura?"
"Sì, anche se non ho avuto paura di IT."
"Ma come? E' il mostro! Non hai avuto paura del mostro? Allora devi essere coraggiosissimo!"
"Ma no, non sono così coraggioso, solo non ho avuto paura di IT perchè IT non esiste, ma lo stesso ho avuto paura, te l'ho detto."
"Ah, non hai avuto paura del mostro ma hai avuto paura lo stesso? E di chi hai avuto paura?"
"Silvia, pensaci: IT esiste?"
"Mhmm, Bill, se ci penso ora no, ma se leggo da sola prima di addormentarmi allora mi viene il dubbio..."
"Però se ci pensi, ma davvero ci pensi, IT non esiste, giusto?"
"No, IT non esiste, è vero."
"Quindi non si può avere paura di qualcosa che si sa non esistere."
"No, è vero. Però tu hai avuto paura lo stesso, no?"
"Sì, ho avuto paura, ma di cose che, purtroppo, esistono. Hai presente i bulli? O i genitori che maltrattano i figli? O i razzisti che danno fuoco al locale dei soldati neri?"
"Sì, Bill."
"Ecco, di loro ho avuto paura. Perchè sono cose che non dovrebbero esistere ma invece esistono eccome."
"Ma è solo un libro, Bill".
"E' il contraio".
"Non ho capito, cosa intendi?"
Eh, non sei la prima nè l'ultima.
"Facciamo un esempio. Immagina di star seduta su una panchina e assistere ad una brutta cosa, ad esempio uno scippo o a un atto di bullismo o a un adulto che maltratta un bambino: sono tutte cose cattive, vero?"
"Sì Bill."
"E tu hai visto il male. Magari piccolo, ma sempre male."
"Sì, è vero."
"Secondo te quel male dove va a finire?"
"Beh, nella persona che lo ha fatto."
"Sei sicura? E chi il male lo ha subìto? E in te che hai assistito?"
"Non lo so, dici che posso diventare cattiva se vedo succedere qualcosa di brutto?"
"No, ma se ti spaventi o se la cosa ti turba vuol dire che un po' male ti senti anche tu, che ne pensi?"
"Penso di sì."
"E se invece non te ne importa nulla?"
"Ah, beh... Forse se vedo una cosa brutta e non me ne importa nulla penso che allora davvero mi sono abituata al male".
"Che è bene o è male?"
"E' male, Bill."
"Io penso che il male commesso da una persona cattiva contro un innocente non si esaurisca lì, ma resti come nell'aria ed entri in tutte le persone che sono in qualche modo coinvolte."
"Allora siamo tutti in pericolo Bill! Come possiamo fare?"
"Beh, esercitarsi a combattere il male non è difficile ma è molto faticoso: ti ricordi della Buona Azione? E' un buon punto di partenza, poi, quando sarai più grande ci pensiamo."
Sì, campa cavallo...
"Comunque, torniamo all'esempio. Se le persone cattive spargono il male e ne spargono abbastanza questo male non svanisce, ma si appiccica un po' ovunque e soprattutto sulle persone lì attorno. Ed esistono delle persone, gli scrittori, che sono capaci di prendere tutto il male sparso per il mondo dalle persone e di descriverlo. Per esempio, immaginati IT senza IT. Sarebbe una storia senza male senza IT?"
Silvia ci pensa e poi stila il suo elenco:
"No, ci sono i bulli, c'è il papà cattivo, anzi, ce ne sono due. Poi ci sono tutte quelle persone a cui non importa niente. E ci sono quelli che hanno buttato nel fiume quel poverino e quel ragazzo che ha fatto quella cosa brutta al fratellino e la mamma che fa mangiare troppo il figlio e l'altra mamma che lo fa ammalare e.."
"Già. Ecco, mi hanno fatto paura loro, tanta paura."
"Eh, Bill, mi sa che sono molto più spaventosi di IT."
"Però per battere IT si deve essere fortissimi, super. Forse per battere quegli altri basta fare le formiche e portar via il male un granello alla volta."
"Quindi una B.A. al giorno leva IT di torno?"
"Sì, Silvia, penso proprio di sì. Leva di torno lui, la paura e tante cose brutte.
Arcanda ha chiamato: andiamo?"
PS: ero sotto la doccia mentre pensavo alla conclusione di questa recensione, esco e la tenda della finestra decide, da sola, di srotolarsi di botto. Immaginatevi le conseguenze...
"E tu hai visto il male. Magari piccolo, ma sempre male."
"Sì, è vero."
"Secondo te quel male dove va a finire?"
"Beh, nella persona che lo ha fatto."
"Sei sicura? E chi il male lo ha subìto? E in te che hai assistito?"
"Non lo so, dici che posso diventare cattiva se vedo succedere qualcosa di brutto?"
"No, ma se ti spaventi o se la cosa ti turba vuol dire che un po' male ti senti anche tu, che ne pensi?"
"Penso di sì."
"E se invece non te ne importa nulla?"
"Ah, beh... Forse se vedo una cosa brutta e non me ne importa nulla penso che allora davvero mi sono abituata al male".
"Che è bene o è male?"
"E' male, Bill."
"Io penso che il male commesso da una persona cattiva contro un innocente non si esaurisca lì, ma resti come nell'aria ed entri in tutte le persone che sono in qualche modo coinvolte."
"Allora siamo tutti in pericolo Bill! Come possiamo fare?"
"Beh, esercitarsi a combattere il male non è difficile ma è molto faticoso: ti ricordi della Buona Azione? E' un buon punto di partenza, poi, quando sarai più grande ci pensiamo."
Sì, campa cavallo...
"Comunque, torniamo all'esempio. Se le persone cattive spargono il male e ne spargono abbastanza questo male non svanisce, ma si appiccica un po' ovunque e soprattutto sulle persone lì attorno. Ed esistono delle persone, gli scrittori, che sono capaci di prendere tutto il male sparso per il mondo dalle persone e di descriverlo. Per esempio, immaginati IT senza IT. Sarebbe una storia senza male senza IT?"
Silvia ci pensa e poi stila il suo elenco:
"No, ci sono i bulli, c'è il papà cattivo, anzi, ce ne sono due. Poi ci sono tutte quelle persone a cui non importa niente. E ci sono quelli che hanno buttato nel fiume quel poverino e quel ragazzo che ha fatto quella cosa brutta al fratellino e la mamma che fa mangiare troppo il figlio e l'altra mamma che lo fa ammalare e.."
"Già. Ecco, mi hanno fatto paura loro, tanta paura."
"Eh, Bill, mi sa che sono molto più spaventosi di IT."
"Però per battere IT si deve essere fortissimi, super. Forse per battere quegli altri basta fare le formiche e portar via il male un granello alla volta."
"Quindi una B.A. al giorno leva IT di torno?"
"Sì, Silvia, penso proprio di sì. Leva di torno lui, la paura e tante cose brutte.
Arcanda ha chiamato: andiamo?"
PS: ero sotto la doccia mentre pensavo alla conclusione di questa recensione, esco e la tenda della finestra decide, da sola, di srotolarsi di botto. Immaginatevi le conseguenze...
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