29 marzo 2019

L'eredità del Programma Apollo

Cinquant'anni fa, nel pieno della catastrofica Guerra del Vietnam, impegnati nella lotta a morte con l'Unione Sovietica, gli Stati Uniti misero al lavoro quasi mezzo milione di tecnici, ingegneri e scienziati per andare sulla Luna.
Le dimensioni e la complessità di quel progetto non sono facilmente comprensibili ad uno sguardo contemporaneo: ci ho pensato un po' su e posso serenamente affermare che, da allora, l'Umanità non è stata coinvolta in niente di paragonabile.
Neppure lo Space Shuttle e la Stazione Spaziale Internazionale reggono il confronto.
Non è in corso nessun progetto tecnico-scientifico che raggiunga lo stesso ordine di grandezza, soprattutto considerando il livello tecnologico dell'epoca.
Negli anni '60 i calcoli si facevano a mano ed il non plus ultra della tecnologia informatica era proprio il computer di bordo dell'Apollo che aveva una velocità di 2MHz e 2k di RAM.

Il Computer di Bordo dell'Apollo


Tutto il Progetto Apollo è denso di oggetti, idee e fatti che possono essere descritti in termini apologetici.
Il razzo Saturn V, alto più di 100 metri e pesante quasi 3000 tonnellate, è sicuramente  uno degli elementi più appariscenti del sistema.

Saturn V


Ma si commetterebbe un grave errore nel considerarlo l'apice  del progetto.
Che è raggiunto, invece, non dal singolo componente, ma dalla complessa interazione tra tutti i sottosistemi.
Il razzo, la navicella, il sistema di navigazione, il supporto vitale, il modulo di discesa, i sistemi di raffreddamento, la tuta spaziale, persino le modalità di preparazione del cibo e di gestione dei rifiuti, tutto doveva combaciare alla perfezione.
Centinaia di migliaia di sottosistemi vennero integrati senza l'aiuto di software gestionali.
Quando si ha a che fare con sistemi complessi (e il Programma Apollo lo è di certo) entrano in gioco le non linearità e le interazioni incrociate tra tutti i componenti.
La vera sfida, quindi, è tener traccia e gestire tutte le possibili interazioni retrograde tra ognuno dei sottosistemi.
Fu un'impresa titanica, non priva di tragedie (Apollo 1) e di guasti catastrofici (Apollo 13) ma che riuscì a portare più volte uomini a camminare sulla Luna.

Lo sbarco sulla Luna

A cosa è servito?
Beh, tanto per tagliare subito la testa al toro: solo direttamente per l'economia USA degli anni in cui fu speso il denaro si parla di una generazione di tre dollari per ogni dollaro speso.
Così facciamo subito piazza pulita delle antiscientifiche tesi sull'inutilità dell'esplorazione spaziale: se ti serve un euro per risolvere un dato problema ti conviene spendere trentatré centesimi in una impresa come il programma Apollo, l'Euro che ti serve arriverà di conseguenza.
Una gran quantità di oggetti e tecnologie di uso comune ebbero la loro origine (se non tecnica almeno commerciale) con il programma spaziale USA.
Dall'Elettronica alle telecomunicazioni passando per i sensori delle fotocamere moderne per non parlare dei computers, delle TAC, della moderna tecnologia aerospaziale, insomma mezza tecnologia occidentale ha le sue radici nella corsa allo spazio.
Fico, direte voi.
Non abbastanza, rispondo io.
Già, perchè dopo aver camminato sulla Luna, non siamo andati oltre.
Certo, abbiamo i GPS anche negli orologi, abbiamo costruito lo Shuttle, un telescopio orbitale, una stazione spaziale e le missioni umane nello spazio portano il loro contributo pratico alla vita di tutti i giorni, basti pensare alle cruciali osservazioni meteorologiche satellitari in tempi di cambiamento climatico.
Eppure, mentre l'Uomo camminava sulla Luna, si dava per scontato che entro qualche anno avremmo camminato su Marte.
E non è successo.
Cosa è andato storto?
Qualche tempo fa ho letto un bell'articolo su Internazionale (Numero 1/7 Marzo 2019) in proposito.
Non ne condivido le conclusioni, nel senso che anche se riconosco che le cause della mancata prosecuzione dell'esplorazione umana dei pianeti sono, probabilmente, quelle esposte, non per questo le considero ragionevoli.
L'autore, Philip Ball, è un divulgatore scientifico inglese, sicuramente serio e preparato.
La sua tesi è che le missioni spaziali con equipaggio non hanno senso a causa degli elevatissimi costi insostenibili da parte di una opinione pubblica ostile.



Inoltre, gli astronauti, passato il primo momento di gloria, secondo Ball si sono rivelati convenzionali, borghesi, vuoti e noiosi, insomma: banali, al di là delle lauree in ingegneria.
Philip Ball conclude il suo articolo su "Internazionale" con questa frase: "In fin dei conti, una manciata di rocce lunari non ci ha ispirato abbastanza e non ha risolto nessuno dei nostri problemi, quindi ci sono buoni motivi se non siamo tornati sulla Luna".
Inizierei da quest'ultimo punto:
Mah.
Philip Ball è un divulgatore scientifico rispettabile, pertanto, rispettosamente, gli chiederei, soprattutto avendo in mente il mondo contemporaneo privo delle seguenti tecnologie:
la TAC ha risolto qualche problema?
L'elettronica per come la conosciamo oggi ha risolto qualche problema?
I moderni equipaggiamenti di soccorso dei pompieri, i voli low cost o...
Gli impianti fotovoltaici: risolvono qualche problema?
Io ritengo che il mondo sull'orlo della crisi climatologica dovrà la sua salvezza al progresso tecnologico e che una missione su Marte, ad esempio, avrebbe almeno lo stesso effetto che ebbe quella sulla Luna sulle tecnologie informatiche, mediche, aerospaziali, energetiche.
Ma non è così, abbiate pazienza, che voglio chiudere questo mio post.
Richiamo la vostra attenzione sulla denuncia, da parte di Ball, del vuoto spirituale che c'è dietro gli astronauti (reali o cinematografici che sia).
Io credo che sia questo il punto più debole del ragionamento di Ball.
Qualcuno di voi ha sentito parlare di Chuck Yeager?
E' stato un pilota di caccia della Seconda Guerra Mondiale e poi pilota collaudatore, il primo uomo a superare il muro del suono nel 1947.



Qualcuno di voi ha mai volato in aereo?
Beh, spero che non vi sentiate tutti superuomini dotati di particolare profondità spirituale per aver passato qualche ora seduti su un aeroplano le cui capacità e la cui complessità sovrastano di ordini di grandezza i velivoli pilotati da Yeager 70 anni fa.
Dal breve scritto che ho letto Ball  non ritengo abbia capito a cosa serve l'esplorazione dello spazio.
Non serve a trovare un nuovo Achille/Enea/Ercole/Batman.
E non serve neppure a mettere un'altra bandierina su Marte.
Serve a rendere banale un ambiente ostile e letale esattamente come è ostile e letale la stratosfera in cui si viaggia da Londra a Bari.
Perchè nessuno degli astronauti, dal famoso Gagarin all'ultimo sconosciuto ospite della Stazione Spaziale Internazionale, pensa di essere arrivato da qualche parte.
Il nostro livello tecnologico nei viaggi spaziali non è nemmeno paragonabile a quello degli aerei della Prima Guerra Mondiale rispetto agli odierni voli low cost.
Si deve lavorare ancora molto per giungere al risultato minimo:
rendere possibile la vita umana nel Sistema Solare.
Che non dovrà essere abitato da uomini superiori, ma da uomini comuni.
Il guaio è che, nonostante siamo circondati dall'eredità tecnologica del Programma Apollo nessuno sta facendo abbastanza per metterli a frutto, probabilmente perchè l'umanità è troppo impegnata a ignorare i cambiamenti climatici, odiare i ciclisti e rispolverare teorie  sociali ottocentesche come in questi giorni a Verona.
In cento anni siamo passati dai biplani di carta ai voli low cost di massa.
Il volo spaziale è di almeno 1 o 2 ordini di grandezza più complesso, forse di più. 
E, anche se colmassimo tutti il vuoto spirituale che Ball vede nella moderna astronautica, non abbiamo molta scelta: o le Stelle o l'estinzione.

Baustelle - Eurofestival

Non ne posso più.








Dalla Turchia all'Albania

Posti di blocco, posti di Polizia

La guerra avanza

Ragazzo mio ci vuol pazienza

Interventisti, jihadisti e scambisti in lontanza

Nazi e giudei, demoni e dei

Macchine in fiamme

Terroristi e cortei, scuole di danza

Evviva il re e l'indipendenza

Bravi registi, preti e Lacrima Christi in abbondanza

Gravi stati di allucinazione

Mentre passa l'ultima canzone all'Eurofestival

E il nostro amore è ai titoli di coda

Chi siamo noi, chissà quest'anno cosa andrà di moda

Epicurei, etero e gay

Giovani rapper, occultisti e DJ

Nella mia stanza

Ragazza mia non c'è speranza

Vieni Justine in questo mondo d'amore e di violenza

Gravi stati di allucinazione

Mentre passa l'ultima canzone all'Eurofestival

E il nostro amore è ai titoli di coda

Chi siamo noi, chissà quest'anno cosa va di moda

Via, portatemi via

Lontano da qui

Io non voglio più

Soffrire così

Ho perso la fede e la verginità

Buttatemi fuori dal festival

Via, portatemi via

Lontano da qui

Che non voglio più

Cantare così

Ho perso la voce e la tonalità

Vorrei ritirarmi dal festival

Via, portatemi viaDalla Turchia all'Albania

Posti di blocco, posti di Polizia

La guerra avanza

Ragazzo mio ci vuol pazienza

Interventisti, jihadisti e scambisti in lontanza

Nazi e giudei, demoni e dei

Macchine in fiamme

Terroristi e cortei, scuole di danza

Evviva il re e l'indipendenza

Bravi registi, preti e Lacrima Christi in abbondanza

Gravi stati di allucinazione

Mentre passa l'ultima canzone all'Eurofestival

E il nostro amore è ai titoli di coda

Chi siamo noi, chissà quest'anno cosa andrà di moda

Epicurei, etero e gay

Giovani rapper, occultisti e DJ

Nella mia stanza

Ragazza mia non c'è speDalla Turchia all'Albania

Posti di blocco, posti di Polizia

La guerra avanza

Ragazzo mio ci vuol pazienza

Interventisti, jihadisti e scambisti in lontanza

Nazi e giudei, demoni e dei

Macchine in fiamme

Terroristi e cortei, scuole di danza

Evviva il re e l'indipendenza

Bravi registi, preti e Lacrima Christi in abbondanza

Gravi stati di allucinazione

Mentre passa l'ultima canzone all'Eurofestival

E il nostro amore è ai titoli di coda

Chi siamo noi, chissà quest'anno cosa andrà di moda

Epicurei, etero e gay

Giovani rapper, occultisti e DJ

Nella mia stanza

Ragazza mia non c'è speranza

Vieni Justine in questo mondo d'amore e di violenza

Gravi stati di allucinazione

Mentre passa l'ultima canzone all'Eurofestival

E il nostro amore è ai titoli di coda

Chi siamo noi, chissà quest'anno cosa va di moda

Via, portatemi via

Lontano da qui

Io non voglio più

Soffrire così

Ho perso la fede e la verginità

Buttatemi fuori dal festival

Via, portatemi via

Lontano da qui

Che non voglio più

Cantare così

Ho perso la voce e la tonalità

Vorrei ritirarmi dal festival

Via, portatemi viaranza

Vieni Justine in questo mondo d'amore e di violenza

Gravi stati di allucinazione

Mentre passa l'ultima canzone all'Eurofestival

E il nostro amore è ai titoli di coda

Chi siamo noi, chissà quest'anno cosa va di moda

Via, portatemi via

Lontano da qui

Io non voglio più

Soffrire così

Ho perso la fede e la verginità

Buttatemi fuori dal festival

Via, portatemi via

Lontano da qui

Che non voglio più

Cantare così

Ho perso la voce e la tonalità

Vorrei ritirarmi dal festival

Via, portatemi via

13 marzo 2019

Schicchiantamento: Montanelli, Baden Powell e un secchio di vernice rosa

Sulla nota vicenda della vernice versata sulla Statua di Montanelli a Milano ho letto un bell'articolo di Carla Panico che potete trovare qua.



Ritengo che il suo unico punto debole sia il totale rifiuto, da parte dell'autrice, della contestualizzazione storica  dei fatti che viene perentoriamente vietata.
Negli anni '30 Montanelli comprò una bambina da una famiglia durante il suo servizio militare in Africa Orientale Italiana e la usò come schiava e mai si è pentito di questa violenza rivendicandola come un fatto normale nei tempi e nei luoghi in cui fu commessa.
Uso la parola debole non con maschio paternalismo di fronte ad una femminea deficienza ma in senso tecnico perchè ad ignorare il contesto o, peggio, a stabilirne assiomaticamente l'irrilevanza, si fa poca strada.
Oltre al classico esempio dell'Imperatore Romano Adriano, passato alla storia come sovrano filosofo ed umanissimo ma meno noto come schiavista, dittatore militare e pedofilo, avviciniamoci un po' al nostro tempo e consideriamo Baden Powell, il Fondatore dello Scoutismo.
Era un ufficiale (poi generale) dell'Esercito Britannico in pieno colonialismo. Passò molti anni in servizio attivo in India ed Africa partecipando, tra l'altro, alla campagna contro i Matabele e alla guerra contro i Boeri durante la quale 25mila civili boeri morirono.



Non è necessario scendere in ulteriori dettagli per prendere coscienza dell'evidenza: la Persona che ha inventato uno dei movimenti più efficacemente pacifisti, non violenti, rispettosi dell'ambiente e fattivi attori della Parità di Genere non ha avuto un passato professionale coerente con lo stesso Scoutismo.
Dovremmo buttare vernice (rosso sangue) sulle sue statue e targhe?
Facciamo un altro esempio: già oggi esistono sufficienti prove che dimostrano la pericolosità ambientale del consumo di carne (per tacere della mobilità automobilistica a discapito di quella ciclabile), dobbiamo, quindi, rassegnarci tutti ad essere considerati dei delinquenti tra un paio di generazioni?
Ma torniamo all'articolo, il cui succo trovo pienamente condivisibile.
L'autrice invoca alleanze per spezzare il circolo vizioso del paternalismo maschilista e, nonostante la grave debolezza logica che ho evidenziato, non mi sento di rifiutare il mio aiuto a chi si oppone, ad esempio, al decreto Pillon.
Inoltre, come sostengo pubblicamente da tempo, credo che sia davvero urgente spingere sulla società civile italiana perchè prenda coscienza dei crimini coloniali e fascisti, quindi accolgo volentieri il suo appello pur rendendo esplicito che considero questa alleanza, appunto, debole, minata dalla manifesta volontà di ignorare i fatti, faccenda poco promettente in ambito scientifico e storico.
Indro Montanelli non è un campione di umanità, ma è stato uno dei massimi giornalisti italiani (il cui merito maggiore, per la Sinistra, è stato, probabilmente, essersi opposto a Berlusconi in tarda età).
E' stato anche vittima del terrorismo brigatista.
E non si è mai nemmeno pentito della sua Violenza.
Ma sempre un grande giornalista resta.
Imbrattarne la statua è segno di debolezza. La debolezza di chi prevarica ed ignora. Ossia, maschilista e paternalista (ma con altri mezzi).
Basta leggersi, che so, Barbero su Caporetto quando dimostra che fu più il contesto di arretratezza, clientelismo e feroce incompetenza a causare la disfatta rispetto alla potenza degli austro-tedeschi per capire l'imprescindibilità della separazione tra gli ambiti assoluti (stupratore era Montanelli, stupratore resta) e quelli relativi all'epoca storica (Baden Powell è stato il fondatore di un movimento benemerito per l'Umanità, nonchè soldato di uno spietato esercito colonialista). 
Ragionare in questi termini obbligherebbe a rigettare praticamente tutto il passato (e non è che del presente italico ci sia molto da salvare) in quanto contaminato di default dalla pratica millenaria della sottomissione femminile.
Non mi pare molto costruttivo, se non altro perchè andrebbero alle ortiche anche tutti i processi di emancipazione per proprietà transitiva.
Non ho l'abitudine di suggerire a terzi come perseguire meglio i propri scopi ma di sicuro non avrei trovato nulla da ridire in una azione (legale) contro i SUV parcheggiati in divieto di sosta.
Davvero qualcosa di più di un simbolo del Patriarcato maschilista degli anni 30.
Insomma, sarebbe meglio imparare dal passato, leggere il presente e cambiare il futuro piuttosto che fare qualcosa tipo lo schiaffo del soldato ad una statua di un morto.
Matera, Capitale Europea della Cultura 2019 ha donato all'umanità un termine piuttosto preciso per indicare comportamenti sopra le righe finalizzati all'apparenza piuttosto che alla concretezza: schicchiante.
Ecco, li eviterei schicchiantamenti come questi, perchè i Pillon avanzano, anche all'ombra della vernice rosa.

6 marzo 2019

Come resettare PulseAudio (e risolvere il problema di Sound Delay) in Linux Mint 19.1/Ubuntu 18.04 - How to reset Pulseaudio (and solve a sound delay problem) in Linux Mint 19.1/Ubuntu 18.04

Qualche tempo fa mi è successo un curioso incidente: stavo vedendo un film. Ho interrotto la riproduzione e dopo una mezz'ora ho avviato un altro film. L'audio era ritardato di circa 1 secondo. Ho riavviato il PC (non avevo voglia di fare debug) ma al reboot il problema si è ripresentato con tutti i player (vlc, MPV,) e anche su amazon video e netflix.
Dopo una lunga ricerca su google ho trovato un primo indizio sul wiki di Arch Linux.
A quanto pare "il problema potrebbe essere causato da una dimensione non corretta dei buffer"

Quindi, nel file:

/etc/pulse/daemon.conf

Ho impostato:

default-fragments = 4
default-fragment-size-msec = 2

Dopodichè ho riavviato il computer ma il problema è rimasto.
Ovviamente non è necessario riavviare il computer su linux per riavviare un pezzo del sistema. Per riavviare pulseaudio, da terminale come utente normale si procede così:

pulseaudio -k

che termina il processo pulseaudio. Entro pochi secondi systemd lo farà ripartire automaticamente. 
Ho continuato la ricerca e ho scoperto che pulseaudio ha dei files di configurazione locali 'per utente' posizionati nella cartella

/home/nomeutente/.config/pulse

cosa che mi è parsa subito ovvia quando ho notato che il riavvio del server audio va fatto come utente normale e non come root.

Quindi, dopo aver 'aggiustato' i parametri del buffer questi files di configurazione vanno cancellati prima di  riavviare il server audio.

mv ~/.config/pulse ~/.config/pulse.old
pulseaudio -k

questa procedura ha risolto il mio problema.
Ovviamente, quando siete sicuri che è tutto ok, i vecchi files di configurazione possono essere traquillamente cancellati:

rm -rf ~/.config/pulse.old

Tutto risolto?
No. Il vero problema è: "che cosa è successo al mio sistema per 'rompere' la configurazione?"
Purtroppo, non sono riuscito a individuarne la causa e questo, su sistema linux, è uno smacco serio.


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A curious incident happened to me some time ago: I was watching a movie. I stopped playing and after half an hour I started another movie. The audio was delayed by about 1 second. I restarted the PC (I did not want to debug) but after the reboot the problem has recurred with all the players (vlc, MPV,) and also on amazon video and netflix.

After a long search on google I found a first clue on the wiki of Arch Linux.

Apparently "the problem could be caused by an incorrect buffer size"
So, in the file:

/etc/pulse/daemon.conf

I set:

default-fragments = 4
default-fragment-size-msec = 2

Then I restarted the computer but the problem remained.
Obviously it is not necessary to restart the computer on linux to restart a piece of the system. To restart pulseaudio, from the terminal as a normal user:

pulseaudio -k

which ends the pulseaudio process. Within a few seconds, systemd will restart it automatically.

I continued the search and found that pulseaudio has local configuration files 'per user' located in the folder
/home/nomeutente/.config/pulse

which seemed obvious to me when I noticed that the audio server should be restarted as a normal user and not as root.
Therefore, after having adjusted the buffer parameters, these configuration files must be deleted before restarting the audio server.

mv ~/.config/pulse ~/.config/pulse.old
pulseaudio -k

this procedure solved my problem.

Of course, when you're sure it's ok, the old configuration files can be quietly deleted:

rm -rf ~/.config/pulse.old

All solved?

No. The real problem is: "What happened to my system to 'break' the configuration?"

Unfortunately, I could not identify the cause and this, on linux system, is a serious failure.




24 febbraio 2019

Scelta Politica, non Scelta Partitica

Negli ultimi mesi l'AGESCI ha diramato un paio di insoliti comunicati stampa legati al mancato rispetto dei diritti umani da parte del governo italiano.
Uso la parola 'insolito' senza pregiudizio, in senso statistico.
I Comunicati Stampa dell'AGESCI sono, in genere, una teoria di eventi associativi, notizie logistiche, annunci di programmi e progetti tipo: ecco i vincitori dell'Agesci Music Festival!
Ma, tra una veglia di preghiera ed un convegno sulla disabilità, un festival di musica scout e un evento internazionale, troviamo anche questo e soprattutto quest'altro comunicato stampa.
Si tratta di prese di posizioni relativamente nette per una associazione dichiaratamente apartitica.
La chiave per comprendere sia l'eccezionalità che la necessità di questi comunicati è nel Patto Associativo dell'Agesci.
Spero che tutti i Capi Agesci l'abbiano letto, personalmente lo faccio ogni anno e mi sembra di capire qualcosa in più ad ogni lettura.
Per un profano può sembrare un documento buonista, privo di rigore nella definizione di ciò che è o non è scoutismo.
Effettivamente, in prima approssimazione, la formulazione così aperta del documento può fuorviare.
Non ha senso, per gli scout, prevedere esplicitamente la malafede perchè in tal caso non si sarebbe, automaticamente, più tra scout.
Quindi, il Patto Associativo deve per forza avere quell'aria un po' ingenua ai malfidati come me.
Beh, vi siete dati una bella lettura?
Richiamo la vostra attenzione sull'ultimo paragrafo: la scelta politica.
Scusatemi ma devo riprodurne qua gran parte del testo per evitare fraintendimenti:


La scelta di azione politica è impegno irrinunciabile che ci qualifica in quanto cittadini, inseriti in un contesto sociale che richiede una partecipazione attiva e responsabile alla gestione del bene comune. Il Progetto Educativo, elaborato dalla Comunità Capi sulla base del confronto con la realtà e vissuto nelle unità, è strumento per un'azione educativa che abbia valenza politica. La proposta scout educa i ragazzi e le ragazze ad essere cittadini attivi attraverso l'assunzione personale e comunitaria delle responsabilità che la realtà ci presenta. L'educazione politica si realizza non solo attraverso la presa di coscienza, ma richiede, nel rispetto delle età dei ragazzi e del livello di maturazione del gruppo, un impegno concreto della comunità, svolto con spirito critico ed attento a formulare proposte per la prevenzione e la soluzione dei problemi. La diversità di opinioni presenti nell'Associazione è ricchezza e stimolo all'approfondimento delle nostre analisi; tuttavia non deve impedirci di prendere posizione in quelle scelte politiche che riteniamo irrinunciabili per la promozione umana. Ci impegniamo pertanto a qualificare la nostra scelta educativa in senso alternativo a quei modelli di comportamento della società attuale che avviliscono e strumentalizzano la persona, come il prevalere dell'immagine sulla sostanza, le spinte al consumismo, il mito del successo ad ogni costo, che si traduce spesso in competitività esasperata. Ci impegniamo ad educare al discernimento e alla scelta, perché una coscienza formata è capace di autentica libertà. Ci impegniamo a rifiutare decisamente, nel rispetto delle radici storiche e delle scelte democratiche e antifasciste espresse nella Costituzione del nostro Paese, tutte le forme di violenza, palesi ed occulte, che hanno lo scopo di uccidere la libertà e di instaurare l'autoritarismo e il totalitarismo a tutti i livelli, di imporre il diritto del forte sul debole, di dare spazio alle discriminazioni razziali. Ci impegniamo a spenderci particolarmente là dove esistono situazioni di marginalità e sfruttamento, che non rispettano la dignità della persona, e a promuovere una cultura della legalità e del rispetto delle regole della democrazia. Ci impegniamo a formare cittadini del mondo ed operatori di pace, in spirito di evangelica nonviolenza, affinché il dialogo ed il confronto con ciò che è diverso da noi diventi forza promotrice di fratellanza universale. Ci impegniamo a promuovere la cultura, le politiche ed i comportamenti volti a tutelare i diritti dell'infanzia. Ci impegniamo a vivere e promuovere una cultura di responsabilità verso la natura e l'ambiente, coscienti che i beni e le risorse sono di tutti, non sono illimitati ed appartengono anche alle generazioni future. Ci impegniamo a sostenere nella quotidianità e a promuovere nell'azione educativa iniziative di equa ridistribuzione delle risorse e scelte di economia etica. A livello individuale il Capo vive la realtà concreta del suo oggi ed esercita la propria cittadinanza attiva in coerenza con i valori dell'Associazione. L'AGESCI, consapevole di essere una realtà nel mondo giovanile, sente la responsabilità di dare voce a chi non ha voce e di intervenire su tematiche educative e politiche giovanili sia con giudizi pubblici che con azioni concrete. Collabora con tutti coloro che mostrano di concordare sugli scopi da perseguire e sui mezzi da usare relativamente alla situazione in esame, in vista della possibilità di produrre cambiamento culturale nella società e per "lasciare il mondo un po' migliore di come l'abbiamo trovato".


Come avete potuto leggere (le evidenziature in grassetto sono mie) l'azione dell'Agesci è focalizzata sull'educazione e sui ragazzi ma il Patto Associativo si guarda bene dall'obbligare gli Scout a rinchiudersi nelle Sedi e nelle Parrocchie.
Anzi, proprio il contrario: la presa di posizione pubblica in certi ambiti  e su alcune politiche non è un optional ma un obbligo.
Dobbiamo, tuttavia, essere molto chiari su quali siano le questioni politiche rilevanti e quali quelle di ordine partitico su cui l'Agesci ha ben poco da dire.
Consideriamo, ad esempio, le normative che regolano i rapporti di lavoro.
Non spetta certo agli scout come Associazione rendere pubblica posizione su quale sia la soglia di salario minimo più adeguata o la tassazione più giusta del lavoro straordinario.
Io, come cittadino ho le mie opinioni in merito ma, posto il comune obiettivo della Politica Partitica di migliorare la qualità della vita di tutti, che la soluzione migliore sia un salario minimo basso ed uno straordinario tassato molto o varie combinazioni non è cosa che riguardi lupetti, esploratori rover e Capi.
Di fatto, in una Italia civile e guidata da buon senso scientifico e rispettoso dei diritti umani, non succederebbe mai che l'Agesci emettesse un comunicato stampa sui provvedimenti governativi.
Sfortunatamente, siamo ben lontani dal vivere in una nazione simile.
Viviamo in una Nazione in cui il numero dei reati diminuisce da anni, nonostante il 'sentire comune'.
Eccetto le aggressioni e le violenze razziste che si sono triplicate in meno di un lustro.
I provvedimenti (no, non ne elencherò neppure uno: per pudore)  di governo e amministratori locali alla base delle dichiarazioni  e delle recenti manifestazioni dell'Agesci rientrano senza necessità di dimostrazione nelle casistiche declinate nel Patto Associativo.
E mi sono limitati a riportare qui il paragrafo del Patto che riguarda la Scelta Politica, omettendo quello sulla Scelta Cristiana proprio perchè non mi piace vincere facile...
Questo non vuol dire che approvo a cuor leggero la partecipazione di unità agesci a manifestazioni politiche, solo che, di fronte all'enormità della deriva razzista dell'Italia, il Patto Associativo è lapalissiano al di là di ogni possibile interpretazione contraria.
Ci si deve pubblicamente opporre.
Spiegare, con le opportune specificità, dalla Coccinella alla Scolta, come una legge che provochi la morte di innocenti e la sofferenza (per di più, statistiche alla mano, completamente inutile ai fini della 'Sicurezza') vada combattuta con tutti gli strumenti che la Democrazia prevede.
Incluso il manifestare, in casi estremi (ripeto: estremi ma, data l'aria che tira, praticamente è già questo il caso) assieme a bandiere di Partito
L'ultima riflessione che faccio è sui Capi Scout in posizioni eticamente problematiche rispetto al Patto Associativo a causa della loro militanza Partitica.
Certo, sono ben pochi i partiti la cui piattaforma teorica e reale possa essere considerata inclusa  del tutto nel Patto Associativo.
Tuttavia, non è necessario che tutto quello che questo partito propone sia coerente rispetto al Patto Associativo ma è fondamentale che non sia tutto esterno ai valori della Carta fondamentale dell'Associazione.
Spetta al singolo, poi, mantenersi coerente ai valori dello Scoutismo.
Siccome un disegno vale più di cento parole...




I guai iniziano quando ci si allontana troppo dalla cornice del Patto Associativo.
Se vuoi fare il Capo, una posizione pubblica (ad esempio su Facebook) con cui diffondi:
  • Bufale sui migranti mirate a diffondere odio xenofobo;
  • Bufale sui vaccini o xilella o covid altre falsità antiscientifiche destinate a diffondere paura ed errore (scientifico) con tutte le letali conseguenze del caso;
  • oscenità omofobe e sessiste (e volendo anche contro il Papa);
  • antisemitismo (qui un piccolo test).

beh, ritengo che tu sia al di fuori del Patto Associativo e ai limiti estremi della possibile correzione fraterna.
Tuttavia, non spetta a me emettere un giudizio.
L'Agesci non funziona così, per fortuna.
Il Ruolo di Capo è funzione della scelta fatta da un gruppo di Adulti (la Comunità Capi) e ho piena fiducia che un razzista bufalaro neofascista difficilmente (ma è capitato, purtroppo)  finirà a fare Servizio Diretto ai ragazzi, rendendo, pertanto, inutile infiltrare in Agesci una mentalità di sospetto, giudizi sommari ed epurazione.

PS: meglio una manifestazione oggi che un'aquila randagia domani
.

Ah, su PE è spiegato meglio.

20 febbraio 2019

Video in 4k su linux? Facile con MPV! - 4K Video on Linux? Easy with MPV!

Mi sono ritrovato nella necessità di visualizzare, sulla mia Linux box, film con risoluzione 2160p  - 3840×2160 pixel, ossia Ultra HD, (4K per gli amici al bar).
Nonostante una CPU Intel Core i7-7700T, una scheda grafica NVidia GT 1030 e un SSD come supporto il mio film 4K non ne voleva sapere di scorrere fluido su VLC.
In altri tempi avrei dedicato un po' di energia al debug del problema, oggi mi trovo nella necessità di usare il mio tempo libero per ... il tempo libero e non per indagare sul perchè non sta funzionando quello che voglio usare per impiegare il (poco) tempo libero.
Una breve ricerca mi  ha portato a scoprire un player multimediale leggero e funzionale ai miei scopi: MPV.
Il progetto è piuttosto giovane ed il software non ha nemmeno un'interfaccia grafica completa, ma funziona a meraviglia sulla mia configurazione hardware permettendomi di visualizzare video 2160p senza nessun problema di prestazioni.
E' multipiattaforma come VLC e ho testato su Mint 19.1 la versione 2:0.29.1+git3~zzbionic.
Seguendo queste semplici istruzioni è possibile usare la GUI di SMPlayer con MPV nel caso siano necessarie funzionalità aggiuntive.
MPV non è presente nei repo ufficiali e va installato da suoi PPA (qui uno dei tre):

sudo add-apt-repository ppa:mc3man/mpv-tests
sudo apt-get update
sudo apt-get install mpv


la barra del menu, scarna ma con il necessario per riprodurre video, scegliere lingue e sottotitoli


I found myself in the need to view, on my linux box, films with a resolution of 2160p - 3840 × 2160 pixels, or Ultra HD, (4K for friends at the bar).
Despite an Intel Core i7-7700T CPU, an NVidia GT 1030 graphics card and an SSD as support my 4K movie did not want to run smoothly on VLC.
In other times I would have devoted some energy to the debugging of the problem, today I find myself in the need to use my free time for ... free time and not to investigate why it is not working what I want to use for my (little) free time.
A brief research led me to discover a light and functional multimedia player for my purposes: MPV.
The project is quite young and the software does not even have a complete GUI, but it works wonders on my hardware configuration allowing me to view 2160p video without any performance problems.
It is multiplatform like VLC and I have tested on Mint 19.1 the version 2: 0.29.1 + git3 ~ zzbionic.
By following these simple instructions you can use the SMPlayer GUI with MPV in case additional features are required.

MPV is not present in the official repo and must be installed by its PPA (here one of the three):

sudo add-apt-repository ppa:mc3man/mpv-tests
sudo apt-get update
sudo apt-get install mpv

16 febbraio 2019

il trattato INF? Chi era costui? (Con colpo di Scena)

Sta passando sotto silenzio (e quei pochi che parlano sarebbe meglio che tacessero) la faccenda degli Euromissili 2.0.
Non è una questione semplice ed ha implicazioni globali.
Prima del doveroso riassunto partiamo proprio dalla cronaca: i pochi media che ne hanno dato notizia titolano più o meno così: 

"Trump ritira gli Usa dal trattato nucleare Inf (Intermediate-range Nuclear Forces) sui missili a medio raggio".

Implicando una diretta volontà degli USA di violare un trattato in vigore.
Bene, ora vi tocca il riassuntino.
Se ne volete una versione estesa e meglio scritta vi tocca comprare RID di Dicembre 2018 dove la faccenda è ben spiegata per esteso.
Lo scenario iniziale è questo (scusate se mi autocito).
Negli anni '60 la NATO programmava di reagire ad una invasione Sovietica con un uso massiccio di Armi Nucleari.
Ma i membri europei della NATO ci misero pochissimo a capire che si trattava di un bluff debolissimo da parte americana: perchè mai gli USA avrebbero dovuto sacrificarsi per la Germania Ovest, l'Italia o anche la Francia?
Se la NATO avesse reagito con un massiccio attacco nucleare contro l'Europa Orientale ad una semplice incursione corazzata verso Amburgo, ad esempio, le cose sarebbero sicuramente precipitate oltre l'orlo dell'apocalisse in poche ore.
Insomma, anche ai più guerrafondai sembrò evidente piuttosto in fretta che era una strategia assurda.
Ecco, ricordiamocela 'sta parola: assurdo.
Una situazione assurda è una in cui nessuno vorrebbe trovarsi, no?
Bene, invece quando si parla di armi nucleari la situazione assurda classica, ossia quella della capacità di ogni contendente di far fuori 2-3 volte il Pianeta Terra, è quella di maggior stabilità, quindi quella più auspicabile.
Vi sembra una follia?
Lo è.
Ma funziona.
Per tutto il tempo in cui è stata assicurata questa follia, (in inglese "MAD - pazzo" ossia Mutual Assured Distruction, distruzione reciproca assicurata) non si è sparato un colpo tra USA e URSS.
La Pace è stata garantita dall'equilibrio del terrore.
Un assurdo, sì. Che ha funzionato.
L'equilibrio del terrore, almeno localmente in Europa, scricchiolò ancora di più con l'adozione, da parte NATO, della dottrina della 'Risposta Flessibile" dato che, quella della rappresaglia massiccia, era considerata una barzelletta anche dai russi: l'occupazione di una isoletta Danese del Baltico avrebbe comportato automaticamente il lancio di tutte le armi nucleari americane, inglesi e francesi?
Quindi, cos'era 'sta risposta flessibile?
La stessa cosa della rappresaglia massiccia, ma a rate: la NATO avrebbe autorizzato l'uso di alcune armi nucleari in caso di sfondamento del fronte in Germania (quindi... armi nucleari NATO usate in Germania Ovest)  ma la conseguente rappresaglia Sovietica (sempre in Germania) avrebbe presto portato le cose all'Armagheddon ugualmente.
La goccia che fece traboccare il vaso fu quando, negli anni '70, i Sovietici iniziarono a produrre missili a raggio intermedio (gli SS20) basati su lanciatore mobile (quindi molto difficili da neutralizzare) e capaci di colpire l'Europa Occidentale distruggendo gli obiettivi in pochi minuti (c'erano circa 650 missili russi operativi, immaginatevi quante città Europee potevano incenerire.


SS20 sul suo lanciatore


Insomma, se i russi avessero attaccato con i loro SS20 l'unica possibile rappresaglia poteva venire solo dall'arsenale strategico USA con il risultato di arrivare alla fine del mondo il un quarto d'ora.
I Russi, inoltre, con gli SS20, miravano a separare gli interessi americani da quelli europei. 
In caso di sconfitta sul campo di battaglia, i governi europei potevano scegliere:
vivere sotto l'occupazione russa o...
vivere sotto l'occupazione russa in una Europa Occidentale devastata dall'uso delle armi nucleari tattiche russe e nato mentre i territori USA e Russo sarebbero stati risparmiati.
In quanto nè russi nè americani si sarebbero tirati addosso missili.
Già, perchè USA di sicuro non si sarebbero sacrificati per vendicare l'Europa accartocciata da almeno un paio di centinaia di attacchi nucleari russi e relative rappresaglie locali.
Chiaro perchè gli SS20 erano così pericolosi per i cittadini europei?
Fu così che, a fine anni '70 si decise di installare in Europa Occidentale missili che potessero bilanciare gli SS20 sovietici, missili capaci di colpire fino a Mosca, cosa che annullava il giochetto precedente: ora erano i russi quelli più minacciati dall'uso di missili tattici.
Se non vi siete già annoiati vi chiedo di prestare molta attenzione alle righe che seguono:
questi missili (i famosi Euromissili) non furono installati su decisione USA, ma su insistenza degli alleati NATO, Germania ed Italia in primis.
Questo dettaglio non è mai stato sufficientemente enfatizzato.
Furono gli europei che decisero di andare a guardare il bluff sovietico perchè volevano vivere liberi, non morire o vivere sotto il tallone d'acciaio sovietico.
Gli europei decisero di combattere per la propria libertà e lo fecero.
Certo, il KGB spese un mucchio di Soldi per la grandiosa manifestazione 'per la PACE', altrimenti nota come Marcia Perugia Assisi del 9 ottobre 1983 ma il povero Berlinguer nulla potè contro il desiderio di libertà dal giogo sovietico e anche in Italia arrivarono gli Euromissili.
Gli Euromissili riportarono la situazione in equilibrio e pochi anni dopo il castello di carte dell'URSS crollò.


Lancio di prova di un Missile Pershing II, l'Euromissile per antonomasia

La fine della guerra fredda fu preceduta, per l'appunto, (e finalmente direte voi) dal trattato INF in cui tutti i missili, nucleari e non, con portata compresa tra 500 e 5000 km, furono smantellati.
Bene, se non sono stato troppo contorto la situazione di partenza è chiara.
Credo di non sbagliarmi quando affermo che un po' a tutti è capitato di leggere o vedere video di 'nuove armi russe' che si trovano un po' ovunque: Facebook, Telegiornali, Youtube.
Ecco.
I nostri amici russi si stanno scapicollando da anni a diffondere video di nuovi prototipi di armi avanzate.
Pochi di questi prototipi arriveranno in prima linea perchè la Russia non ha la forza economica di portare a termine questi costosi progetti.
Tuttavia, alcuni di questi nuovi ordigni violerebbero (e il condizionale non è d'obbligo in questo ambito) il trattato INF.
Ad esempio l'SSC-8 (9M729 per i russi) ha, secondo molte stime,  un raggio d'azione di 1500km, violando pienamente il trattato. 
E ci sono un sacco di altri sistemi che sfiorano le distanze proibite.
Insomma, alla domanda secca se i russi violino o meno INF io risponderei di sì.
Di contro, gli occidentali, che mi risulti, non hanno costruito armi proibite.


SSC-8 russo


La situazione strategica, tuttavia, non è per niente simile a quella del 1980. Non c'è nessun rischio di avanzata dell'esercito russo oltre il fiume Reno (ma non scommetterei sul Danubio).
E allora perchè Trump se la prende tanto?
Pochi giorni fa il trattato INF è stato ufficialmente denunciato dagli USA, ossia gli americani hanno dato 6 mesi di tempo ai russi per 'discolparsi'.
Io non ho gli elementi per stabilire dove sia la verità specifica ma mi sembra piuttosto palese che i russi stiano premendo pesantemente sulle opinioni pubbliche occidentali sia con il loro muscolare approccio alla politica estera (Ucraina, Bielorussia, Georgia, ovviamente Siria, i pattugliamenti di bombardieri strategici) sia con l'ondata di fake news ed account fake sui social che stanno destabilizzando le nostre democrazie.
Il trattato INF è sicuramente obsoleto, certo, quindi perchè darsi tanta pena in merito?
I russi mica ce li hanno i soldi per piazzare seicento missili  a Est del confine bielorusso.
Beh, per quanto obsoleto, INF obbiga(va) gli USA a non sviluppare tutta una categoria di armi che le sarebbero, invece, molto utili, date le circostanze.
In Europa?
No...
Nel Pacifico: contro Cina e Corea del Nord.
Di fatto, Trump sa bene che se si tornasse agli Euromissili  sarebbe Putin quello fregato.
Forse vuol semplicemente che i russi cedano e facciano a loro volta pressione sulla Cina perchè è proprio la Cina il più grave problema militare USA.
Senza entrare nei dettagli (altro che logorrea, ci vorrebbero centinaia di pagine) i cinesi hanno una gran quantità di armi che il trattato INF proibisce.
Ma non lo hanno mica firmato.
Alcuni di questi ordigni sono davvero pericolosi per le portaerei USA e per la catena di basi americane nel Pacifico.
Si vocifera, addirittura, che i cinesi abbiano davvero messo a punto un missile balistico antinave progettato per affondare una portaerei USA con un solo colpo.


il missile cinese DF21-D ammazzaportaerei (se funziona)
  


La mossa di Trump, quindi, è il classico due piccioni con una fava: mettere pressione ai russi e ai cinesi con lo stesso strumento.
Pur non avendo nessuna simpatia per il Presidente USA devo però ribadire con forza che la violazione è Russa e non sono gli USA ad aver iniziato la contesa.

14 febbraio 2019

Uno splendido anno da Capitale Europea della Cultura (visto da uno Sprovveduto)

E anche quest'anno ho passato le feste natalizie a Matera.
Il primo impatto è stato sgradevole: come al solito: gli automobilisti materani sono alquanto creativi nell'attentare alla sicurezza altrui.
Ma se c'è una cosa che a Matera mai mancherà è la Polemica su tutto e ho deciso di limitarmi, almeno quando ne sono cosciente, nell'arte locale.
Il cibo di casa mi risveglia dopo un lungo viaggio cominciato assai prima dell'alba.
Già, casa.
Salgo nella mia stanza  e la trovo ingombra.
Me ne accorgo all'improvviso, dopo anni di indifferenza verso gli scatoloni accumulati sugli armadi.
Schede video PCI, una soundblaster audigy, processori Core Duo, cavi usb, dissipatori, accessori per case, vecchi lettori Mp3, lettori di floppy.
Persino vecchi modem 56k.
Una specie di scatola del tempo della tecnologia di dieci anni fa.
Cosa è successo da quando l'ultima scheda video è stata 'conservata' per un possibile riuso?
E quello switch fast ethernet?
A cosa è servito una vita fa?
Una prima passeggiata in Centro con la Famiglia ha confermato la scomodità della condizione di turista nella tua stessa città.
Ma le vacanze scorrono comunque leggere e liete.
Basta smettere di andare in città e limitarsi a muoversi da una casa all'altra.
E' stato sufficiente ignorare di essere a Matera e limitarsi.
Mettersi dei limiti per non invadere un territorio non più nostro.
Così, un bel giorno, mentre me ne stavo a correre giocando a Palla Scout (prendendo tante botte dagli Esploratori) in un prato di una Città del Nord, per Matera è arrivato il giorno fatidico.
Capitale Europea della Cultura
Gran festa, diretta TV, prime pagine dei giornali.
Peana ovunque sui Social Network.
Sarò politicamente scorretto ma non mi sono sentito nè di esultare, nè di festeggiare.
Ma nemmeno di fare il bastian contrario promuovendo, poi, cosa?
Un dissenso?
Un dissenso al fatto che Matera sia diventata Capitale Europea della Cultura?
Ma quando mai.
Il sentimento dei giorni passati in vacanza a Matera  e delle ore della Proclamazione non è granitico.
E' una spiacevole somma non lineare di cose sedimentate e di faccende tutt'ora in moto browniano.

La Nostalgia.

Quella degli anni del Politecnico, che avevo sperato di catalogare come fossile nel lustro abbondantissimo di ritorno materano
La Nostalgia che ha ripreso vita immediatamente dietro la mia ri-emigrazione obbligata.
Una Nostalgia che è viva più quando sono a Matera che quando sono a Bologna.

La Rabbia 

Per una situazione ingiusta, pur nella consapevolezza di essere molto fortunato. Il Lavoro ed i Servizi, a Bologna, sono di una qualità completamente differente da quelli in Italia meridionale. E' vero.
Ma non c'è stata scelta tra restare e partire.

L'Indignazione

Per i costi sociali del boom turistico scaricati col sorriso sulle labbra su una Collettività che solo in minima parte gode di qualche beneficio economico.
Sapete quanto paga di tassa sui rifiuti la mia famiglia alla periferia di Matera? E il tutto per tener lustro il Centro? Roba da dare il diritto a tutti i materani residenti a nord della Madonnina e a Sud della Provincia di non pagare le consumazioni nei locali del centro a vita.

L'Amarezza

Per aver provato in ogni modo a costruire proposte sociopolitiche (incluso un minuscolo contributo politico alla Candidatura) sempre avversato  da un nutrito gruppo di passeggeri dell'attuale Carro del Vincitore.


La Speranza

che un po' di persone in meno saranno costrette ad emigrare e che il piccolo boom turistico inneschi altri circoli virtuosi: in tutta la mia vita le poche cose buone a cui ho assistito a Matera erano sempre definite 'un punto di partenza'.
Beh, l'anno da Capitale Europea della Cultura è un fatto epocale, paragonabile alla rifondazione della Città del Secondo Dopoguerra a cui è seguito un lungo periodo di prosperità mai visto nella Storia per i cittadini materani, (e il più povero dei materani del 2019 sta meglio di molti ricchi del 1819). Magari le cose avranno un impatto simile.


L'indifferenza

a tutto quello che non è Speranza e che non mi appartiene più. Auguro ogni bene a tutti i materani che hanno investito tempo e vita in questa avventura, ma, cari ex-concittadini, non ve la prendete se, per me, quest'anno da Capitale Europea della Cultura è solo una complicazione logistica dei miei giorni materani.
Del resto, la cosa è più che reciproca: persino entrare nei negozi dove un tempo ero di casa, ora, è diventato imbarazzante.
L'antica familiarità è stata sostituita da una freddezza uniforme, come se fosse una mia bizzarra preferenza andami a comprare le camicie a Bologna e non più a Matera.
Per non parlare della colpevolizzazione del non essere riuscito a restare.
Come da tradizione nazionale, chi emigra è visto a metà tra il disertore e lo sfaticato/ingrato. 
Dovrei anche perdere il tempo mio e vostro a confutarlo e a dimostrarne la pericolosità per la collettività materana?

Poi, le vacanze sono finite.
Prima di tornare a Bologna decido di buttare via tutto il vecchio hardware.
Ci metterò un giorno intero a smontare, catalogare e a portare  un intero bagagliaio di rifiuti tecnologici al centro di raccolta.
Un tempo erano cose utili, all'avanguardia, risorse disponibili per progetti produttivi, innovazione.
E magari lo saranno di nuovo, quando il metallo e la plastica saranno riciclati.
Da qualcuno bravo, però.