Il regime NordCoreano è grottescamente comico agli occhi dei fortunati abitanti del resto del mondo.
Ci fanno ridere le pose fotografiche dei vari Kim, la retorica dei manifesti, l’isteria della popolazione adorante nei video di propaganda, le millanterie di un paese che non ha la corrente elettrica e vorrebbe spazzar via gli yankees dal cielo, in cui i Nordcoreani annaspano come tacchini sui loro decrepiti Mig 21, 23 e rotti.
E’ spassoso immaginare un’armata di due milioni di straccioni, equipaggiata sì e no per la Seconda Guerra mondiale andare all’assalto della fortificata zona smilitarizzata presidiata dall’Esercito Sudcoreano, tra i più avanzati e motivati al mondo.
Immaginare uova fresche che assaltano con impeto rivoluzionario un muro di cemento.
Certo, dopotutto se un minimo ne capisci passi dalla risata a crepapelle al sorriso nervoso nel momento in cui realizzi che Seoul, la gigantesca metropoli capitale della Corea del Sud, è a portata dell’artiglieria nordista, il che implicherebbe un sacco di vittime nel tempo necessario alla neutralizzazione della minaccia.
Ma tant’è, la Corea del Nord non è, di per se, una vera minaccia.
E’ più uno spettacolino vivente, una satira di se stessa, un Paese di cui è difficile non ridere.
Oramai, sul web abbondano blog densi di battute al fulmicotone sul disgraziato regime Nordcoreano:
“Ecco il Caro Leader inaugurare l’aeroporto di Pyongyang da cui si innalzeranno scintillanti aviogetti che percorreranno quotidianamente la tratta Pyongyang - Pyongyang”.
E così via.
Già, ridere o non ridere.
Io, non ne rido più.
Dopo aver letto ‘per mano nel buio’ il sorriso mi si è spento.
E adesso che ho terminato di leggere ‘Il Signore degli Orfani’ non credo che riderò più neppure delle più argute battute.
Spero tanto che Adam Johnson abbia esagerato.
Spero che la Corea del Nord descritta in quelle pagine sia il classico esempio di ‘becera propaganda capitalista.
Ma il cuore mi dice che così non è.
Le testimonianza, se te le vai a cercare, sono concordi.
Il regime della Corea del Nord è un po’ peggio di quello rappresentato nel romanzo di George Orwell “1984”.
Ogni casa è dotata di un altoparlante, sempre acceso, che trasmette i comunicati del Caro Leader.
Oggi.
Giugno 2013.
Quando il protagonista trova, per la prima volta in vita sua, un elenco telefonico americano, trova la cosa sconvolgente.
Che tante persone abbiano un telefono, una casa, siano liberamente rintracciabili, note ognuna all’altra.
E in Corea del Nord?
Con raccapriccio, tempo dopo, il protagonista si rende conto che la raccolta delle fotografie in ingresso (da vivi) ed in uscita (solo da morti) dai campi di lavoro sono la cosa più simile agli elenchi telefonici che la Corea del Nord abbia mai avuto.
“Vuoi sapere il sapore della fame?”
E’ quello dei petali di fiori.
I fiori che i cittadini di Pyongyang rubano dai giardini del Caro Leader, perchè null’altro di commestibile è rimasto loro.
Il meccanismo del potere implacabile della dittatura rende possibile ai cittadini della Corea del Nord di avere un solo unico amico: Il Caro Leader.
Infatti, nella Corea del Nord non si nasce, si viene creati.
Dalla volontà del Caro Leader.
Non starò qui a compilare la lista delle atrocità.
Ma a ricordare a tutti noi che i campi di sterminio esistono, a poche centinai di Km da dove si fabbricano i Samsung Galaxy e le scintillanti Hyunday.
Una intera nazione di disadattati al XXI secolo, ignoranti del mondo che li circonda, schiavi di qualcosa che noi possiamo solo intravedere più che immaginare.
“Il Signore degli Orfani” è un romanzo struggente, pieno di amore e lacrime.
Spiega l’irragionevole, perchè la Corea del Nord è irragionevole, impossibile, inspiegabile.
Una Nazione coi Campi.
Oggi.
Adesso.
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