Facciamo finta di vivere in un Paese in cui lo sport nazionale non sia sostenere contemporaneamente il diritto della moglie ad essere ubriaca e della botte a restare piena.
Ossia, supponiamo che tra i miei lettori, del Partito Democratico e non, vi siano persone consce della necessità di scegliere tra l'ombrello militare USA e quello nazionale/europeo.
Un or secco, per dirla in altri termini.
In questi giorni di feroce dibattito sulla faccenda "F-35" solo Pippo Civati (mi pare) è andato oltre il classico "No, senza se e senza ma" tipico delle italiche genti, proponendo, invece, la più sensata alternativa dello spostamento a livello europeo delle spese militari.
La faccenda è terribilmente complessa, quindi ci permetteremo qualche semplificazione.
Per prima cosa le fonti: wikipedia, tanto per uniformare le cose.
Poi l'ambito: esclusivamente i velivoli da combattimento.
Con il classico pallottoliere ho compilato la tabellina seguente contenente gli aerei da combattimento delle aviazioni dei paesi dell'Unione Europea:
Italia | 197 |
Francia | 239 |
Germania | 274 |
Spagna | 147 |
Portogallo | 35 |
Grecia | 265 |
Ex Yugoslavia | 75 |
Inghilterra | 279 |
Benelux | 130 |
Scandinavia | 190 |
Ungheria | 14 |
Bulgaria | 56 |
Romania | 36 |
Polonia | 112 |
Repubblica Ceca | 40 |
Repubblica Slovacca | 8 |
Austria | 15 |
Che fanno un totale di 2112 tra intercettori, caccia leggeri e caccia-bombardieri.
E', praticamente, la stessa consistenza numerica dell'USAF.
Certo, non altrettanto moderni, ma si tratta comunque di circa duemila macchine.
Facciamo gli stessi conticini per i nostri vicini, sia geografici che geopolitici.
La Russia schiera 1525 caccia (moderni, niente Mig 21-23) e quasi 200 bombardieri nucleari.
Ovviamente, questa forza aerea è sparsa sull'immenso territorio nazionale, non dobbiamo immaginarci che siano tutti puntati contro di noi.
La Turchia dispone di 485 aerei, l'Iran di 500, la Siria di 782 mentre proprio i dirimpettai Algerini schierano 153 aerei, inclusi una quarantina di modernissimi supercaccia russi SU-30.
L'Egitto dei fratelli musulmani si ferma a 465 aerei, mentre al momento l'aviazione libica è al lumicino.
L'ex-colonia del Bel Paese è arrivata a schierare ben 600 caccia sovietici (e qualcuno francese) negli anni '80, con una piccola forza di bombardieri.
Ricordiamo che la Libia ha lanciato due IRBM contro l'Italia negli anni '80.
Nota di colore: tra i più tenaci oppositori del programma F-35 si contano anche coloro che vorrebbero imporre una No flight zone a protezione di Gaza da Israele.
Beh, dovrebbero ricordarsi che gli israeliani dispongono di 730 caccia per cui servirebbero tanti tanti tanti aereoplani per realizzare i loro desideri.
Diamo, quindi, ai lettori, un termine di paragone.
Una delle zone più 'calde' del pianeta è la penisola di Corea.
La Corea del Nord schiera qualcosa come 660 aerei, di cui solo 40 Mig-29 realmente utilizzabili, gli altri sono poco più che rottami.
I sudcoreani di aerei ne hanno pochi di meno, ma quasi tutti moderni.
Nel 'pacifico' Mediterraneo, invece, i caccia si contano a migliaia.
Può darsi che mi sbagli, ma, per come sono andate le primavere arabe, venti di disarmo proprio da queste parti non ne soffiano e non ne soffieranno per un bel pezzo
Cosa significa, quindi (e voi direte: "finalmente!") una difesa europea?
Beh, prima di tutto si tratta di un problema politico gigantesco che non ritengo possa essere risolto a breve salvo eventi di forza maggiore. Non me li vedo i francesi a cedere sovranità, ma nemmeno gli inglesi o gli svedesi, se è per questo.
Gli italiani la sovranità non la vogliono quindi ... Quindi siamo dannati a comprare da schiavi gli F-35 americani o, se non li compreremo, a sottometterci ancora di più alla 'protezione' dello Zio Sam.
Però l'idea è buona, anzi, più che buona: necessaria.
Necessaria per poter garantire sicurezza e 'peso' politico a quella che, tutto sommato, rappresenta una delle più avanzate invenzioni sociali e politiche della storia umana: l'elenco dei paesi extra UE in cui è meglio vivere rispetto a quelli dell'UE non è poi lunghissimo.
Diamo, quindi, uno sguardo alla cartina:
Unificare la difesa aerea dei paesi dell'Unione implica, ipso facto, una razionalizzazione di costi e risorse: Gran Bretagna, Francia settentrionale, Benelux, Germania e Danimarca potrebbero, ragionevolmente, essere difesi da pochissimi aerei mentre il nerbo delle forze dovrebbe essere concentrato tra Spagna, Italia e Grecia con uno schieramento secondario tra Finlandia Polonia e Romania.
La standardizzazione dei meccanismi logistici e di addestramento potrebbe consentire di mantenere lo stesso numero di aerei con minor spesa, o, in alternativa, lo stesso livello di sicurezza (meno aerei ma schierati lì dove servono) con un drastico calo delle spese militari complessive.
Anche semplicemente con una integrazione a livello operativo, quindi spostando le unità lì dove servono, consentirebbe un incremento del livello di sicurezza ed un innalzamento della credibilità internazionale dell'Unione Europea:
Erdogan può tranquillamente permettersi di 'non riconoscere il Parlamento Europeo', infatti quest'ultimo dispone di 0 aerei, la Turchia di 485...
Insomma, l'idea è buona.
Ma quanto è fattibile?
Io credo sia un problema più politico che altro.
Certo, resta il macigno dell'unificazione degli apparati industriali: i francesi sono notoriamente allergici ai programmi europei quali Tornado ed Eurofighter, per non parlare delle feroci lotte per definire le gerarchie di questa teorica European Union Air Force.
Da un punto di vista strettamente pratico le cose non dovrebbero essere troppo complicate: il personale delle varie aviazioni europee parla correttamente l'Inglese e le procedura di volo, operative e di manutenzione sono quelle standard NATO.
Tutta da scoprire, poi, la volontà europeista anche dal punto di vista militare e non solo da quello dell'Erasmus dei popoli europei.
Mi piacerebbe, poi, chiedere a Civati di precisare nel concreto, con la consueta progettualità pragmatica che contraddistingue le sue dichiarazioni, come affrontare il tema della sicurezza del Bel Paese.
Tuttavia, per ora, resta solo un'utopia.
Mentre le centinaia di caccia dei nostri dirimpettai sono una concreta realtà.
L'argomento non può certamente essere esaurito qui, vi do appuntamento per una seconda parte, prima o poi...
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