28 aprile 2020

Congiunti?





Prima la cura, poi la rinascita. 
Nel frattempo: pensiamo, progettiamo, ricostruiamo.
Ma senza un singolo contagio avvenuto in attività.

25 aprile 2020

La Liberazione Incompleta

Giunto alla sera di questo 75° 25 Aprile non ho saputo scrivere nulla, postare una canzone, riportare un ricordo. Tutto mi ricordava l'imperfezione di questa giornata, tutto aveva in sè un germe di "contro" qualcosa, qualcuno, anche oltre il naturale essere contro il male. Mentre scende la notte penso che il 25 Aprile resta discontinuo, incompiuto, incompleto, come l'Italia, come la mia stessa vita. Probabilmente non è un male riconoscere che a noi tutti spetta il compito di completare la Liberazione dell'Umanità, raccogliere un fardello più leggero di quello dei partigiani e caricarselo più nel cuore che sulle spalle.  Ho passato questo 25 aprile a commentare un brano del Vangelo e a riflettere. Festa della Liberazione, tanto cara, tanto lontana dalla completezza.  Non tutto il male ho di fronte, non tutto il bene ho nel cuore.


18 aprile 2020

Un Appello per un Progetto Educativo Nazionale (Scout e Non)




Non ho idea di come sarà la mia vita tra 3 settimane, 3 mesi, un anno.
E, lo confesso, mi mette molta ansia iniziare anche solo a pensarci.
Dato che per lavoro mi occupo (anche) di analisi dei rischi di dispositivi medici mi trovo, per deformazione professionale, a pensare più a cosa può andare storto che a cosa può andare bene.
Del resto, il Secondo Principio della Termodinamica ci ricorda che la sfiga prevale sulle botte di culo per venti a zero.
Con il destino personale, familiare e del Paese così incerto vale la pena di occuparsi di Scoutismo proprio oggi?
Ci vuol poco a rispondere di sì e non solo perchè decine di migliaia di ragazzi chiedono di ascoltare i nostri "Eccomi".
Ma anche perchè da qualche parte si dovrà ricominciare a progettarlo, 'sto futuro.
Lo scoutismo, l'avrete magari già letto qui da qualche parte, si interessa pochissimo di partiti e moltissimo di Politica. E la Pandemia di Covid-19  ci obbliga a farne tanta.
Sostengo che  l'Agesci  la Democrazia Associativa dell'Agesci a tutti i livelli (ma credo valga anche per il CNGEI) abbia due problemi, uno piccolo ed immediato, l'altro gigantesco e appena meno pressante.
Per prima cosa è necessario che le modalità di gestione in emergenza delle unità sia un minimo condiviso e definito, soprattutto a livello di calendario.
Dato che in Agesci i cervelli non mancano se qualcuno esperto (ma esistono esperti in cose del genere?) possa suggerire le modalità migliori di contatto online tra Capi e Ragazzi e tra Ragazzi non sarebbe male.
Ma sarebbe senz'altro necessario parlargli chiaro.
Capi, ve lo ricordate quel periodo di tempo tra il campo estivo e la ripresa delle attività?
Non so voi ma io facevo i conti alla rovescia con appena meno impazienza di Harry Potter che aspetta tutta l'estate di andar via dai Dursley e tornare ad Hogwarts.
So per certo che è così per tantissimi ragazzi.
Che hanno il diritto di sapere la verità: fino al vaccino sicuramente, fino ad un R0 di 0,0001 probabilmente, le attività non possono ripartire.
Ma questa, dopotutto, è solo una faccenda tecnica.
Spero vivamente che venga affrontata in maniera autorevole, univoca e definitiva.
La sfida vera è un'altra.
Penso ad tutti i ragazzi che per mesi (tremo di dover profetizzare: almeno 12-18) saranno tagliati fuori dalla loro vita abituale, dal contatto fisico, dal fare l'amore a tutte le forme di socialità che sono evaporate alla fine dell'inverno.
Penso al contesto di comunità fino ad ieri prospere che, come minimo, affronteranno un periodo molto duro e alcune si trasformeranno dai luoghi più fiorenti della Terra a cittadine con una situazione occupazionale da Italia meridionale.
E a quello che accadrà al Lavoro in Italia meridionale non riesco nemmeno a pensarci.
Penso alla prevedibile incapacità dell'Italia di adottare misure razionali: ci sarà un Sindaco che inviterà a non accalcarsi negli autobus, a non intasare di traffico automobilistico le strade e di polveri sottili (filocovid) i polmoni invitando tutti ad usare la bici il più possibile?
Insomma, il mondo è già cambiato è non è detto che ci ritroveremo in un mondo migliore a fine emergenza.
Il mondo migliore va pensato oggi.
E chiedo a tutti gli scout: pensiamolo anche noi, altrimenti ci toccherà migliorare qualcosa che avrebbe potuto essere già migliore con un nostro contributo dato per tempo.
E il tempo è adesso.
Chiedo agli Scout di pensare.
Pensare come cittadini, come cristiani.
Pensare a quello che è successo e pensare a come sanarne le cause:

Il collasso ambientale, le disuguaglianze, lo sfruttamento, la gestione privatistica della Cosa Pubblica, la censura sulle informazioni, la crisi della democrazia, la crisi del pensiero scientifico,  la pianura Padana assediata da lustri da un inquinamento spaventoso, la caccia all'untore, questi e altri fattori hanno contribuito alla Pandemia ben più del sorgere singolo di Covid-19.

Quali sono le contromisure minime alle cause di questo disastro che, come cittadini e cristiani, possiamo pensare, proporre e accettare?
Non faccio nessuna retorica.
Nemmeno un grammo.
Nelle nostre Comunità Capi, Zone e via salendo a tutti i livelli della democrazia associativa, le conseguenze pratiche della Pandemia dovrebbero essere affrontate: non credo di scrivere niente di particolarmente innovativo.
Ma io propongo e sollecito che la discussione si estenda al modo di rendere il Mondo migliore e non solo a tornare a come era prima.
Perchè è ora che la voce di chi non ha voce deve essere portata all'attenzione delle nostre Comunità, partendo dalla Parrocchia e finendo alla Nazione.
Discutiamo, mettiamo nero su bianco il frutto dei nostri ragionamenti, poi proponiamo, proponiamo con forza strade nuove per un futuro che sia migliore del passato prossimo che oggi ci sembra un paradiso perduto.
E che, invece, di fatto era l'anticamera dell'inferno.
E che sia chiaro: la nostra è "La Scelta di Vivere" ed è bene che sia espressa presto,  per non doverci trovare a rincorrere "La scelta di non morire" quando potrebbe essere troppo tardi.
Facciamo Nuove tutte le Cose.

11 aprile 2020

La bicicletta, il coronavirus e il passo dell'ultimo




La mobilità urbana del XXI secolo, negli stati più avanzati, fa un uso ridotto dell'automobile demandando quella individuale alla bicicletta e quella collettiva a tram, autobus e metropolitane.
Oslo ha chiuso il centro al traffico motorizzato ottenendo un invidiabile primato assoluto in termini di morti sulle strade: una sola persona in tutto il 2019.
I motivi per cui l'uso dell'automobile viene disincentivato sono i più vari: è un mezzo molto pericoloso, inquinante, pochissimo efficiente e davvero tanto costoso per utenti e collettività.
Inoltre, le città paralizzate dal traffico e in cui i lavoratori si ammalano causa inquinamento non fanno per niente bene agli affari.
In estrema sintesi ecco perchè le nazioni più ricche d'Europa spingono molto per la mobilità ciclabile.
Certo, non è qualcosa che si improvvisa e richiede pianificazione e ponderate scelte politiche oltre ad una fattiva collaborazione dei cittadini.
Insomma, la mobilità ciclabile aiuta le nazioni anche a diventare più efficienti ed una nazione più efficiente è capace di adottare provvedimenti più complessi, ad esempio, per la gestione della Pandemia da Covid-19.
L'Italia non ha affrontato la crisi nel migliore dei modi possibili secondo scienza e coscienza.
Di sicuro non mi metto qua a snocciolare un mix di verità oggettive e mie opinioni personali, mi limito a ricordare che alcune nazioni sono riuscite a controllare la Pandemia in maniera piuttosto efficace ricorrendo a provvedimenti complessi, sofisticati e supportati dalla collaborazione massiccia di una  popolazione consapevole (ES: Corea del Sud e Nuova Zelanda).
La Quarantena imposta alla popolazione secondo modalità per lo meno discutibili è, praticamente, l'unico mezzo di contrasto alla Pandemia messo in campo dallo Stato Italiano.
Dopo più di un mese di blocco e un minimo di 3 settimane ancora di fronte da passare in casa è oggettivo che l'assenza di indicazioni su come affrontare Maggio e sulle strategie attive di contrasto al virus (alla Corea del Sud) è inaccettabile
Sia per ragioni squisitamente sanitarie, che di tutela della libertà personale.
Come ogni ciclista urbano sa la sua vita è alla mercè del livello di irrazionalità umorale del momento di automobilisti, vigili, assessori, sindaci, ostruzionisti parlamentari del nuovo codice della strada.
E' seccante scoprire che anche la vita del cittadino comune razionale, rispettoso di leggi e prossimo, è alla mercè di una simile catena di insufficienze cerebrali che partono da chi butta la plastica nel cassonetto dell'umido, passano dal comportamento medio in automobile e finiscono nella nostra classe politica.
E' davvero frustrante sapersi perfettamente in grado di mantenere la distanza sociale, prendere le precauzioni raccomandate dall'OMS e ritrovarsi sequestrati in casa a causa dell'italianità più becera e irrazionale.
Benvenuti nel Club:
ai ciclisti urbani (ma si possono aggiungere tutte le categorie che volete) capita tutti i giorni.
Se il Paese non è in grado di fare un minimo passo nell'applicazione di ricette semplici e consolidate con basso livello di complessità (due ciclabili decenti, far rispettare i limiti di velocità e le strisce pedonali,  far funzionare il sito internet dell'INPS) come può far funzionare le complesse misure presa dalla Corea del Sud?
Non giustifico la linea di condotta governativa, ne constato semplicemente la cause.
Senza voler sollevare bandiera bianca, ricordo che la gestione di sistemi complessi è fallimentare se anche solo uno degli elementi di controllo non è all'altezza del compito.
E' necessario fare progressi, misurabili ed in fretta.
E' necessario per la nostra sopravvivenza.
Ma necessario non implica istantaneo.
Magari gli italiani saranno più propensi ad eleggere i Burioni  al posto del Salvini, partendo dai comitati di quartiere e finendo coi parlamentari.
Ci tengo a inserire un altro fattore nel mio ragionamento: in Route, il campo mobile degli scout, quando la strada è lunga e difficile si deve imparare ad andare col passo dell'ultimo, per quanto sia più faticoso per chi ha un passo più lungo.
Arrivare per primi e trovarsi soli non ha molto senso, soprattutto se tenda e cibo sono rimasti indietro.
Per tacere del senso di viaggiare (e vivere) con qualcuno se non si ha voglia di camminarci assieme.
E proprio in una Pandemia non si può lasciare dietro nessuno se non altro per evitare che diventi il prossimo focolaio.
Quindi, sì.
Dobbiamo andare al passo del mio vicino che, sano e forte, a metà  marzo entra nell'ascensore già occupato per scendere UN piano di scale.
Dobbiamo andare al passo della signora che ha parcheggiato, poco fa, esattamente sulle strisce pedonali, con almeno 6 posti auto liberi adiacenti.
Dobbiamo andare al passo di chi butta l'umido nella plastica per puro sfregio, di chi è incapace di rispettare una coda, al passo di chi guida a 70 all'ora in zona 30 smanettando col cellulare, al passo di chi crede alle bufale e alle menzogne atroci dei fascioleghisti, dobbiamo andare anche al passo degli evasori fiscali, dei corrotti, di chi ci sta sulle scatole, di chi vive per gettare sabbia nell'ingranaggio che salva tutte le vite, la sua inclusa.
Non è questo il momento di porsi il problema, in pratica il principale dei nostri tempi, dell'Educazione del Popolo Italiano.
Non esprimo giudizi sul governo, mi limito a constatare l'ovvio: 
la quarantena non è lo strumento migliore esistente.
Ma è l'unico alla portata di Stato e Popolo italiano.
Sperando che tra un paio di settimane siamo riusciti a fare sufficienti progressi da avere a disposizione strumenti più adeguati.
Che so, due piste ciclabili di emergenza per evitare di ammazzarsi di traffico e di contagio preso in autobus affollati.
Per esempio, tanto per partire dalle cose facili.