3 marzo 2010

Un piccolo esempio di città differente

Il curvone di Viale Italia è chiuso da mesi e nessuno sa esattamente come stanno le cose.
Quanti di noi sanno con precisione cosa è successo al curvone di Viale Italia?
Chi può dire quando e come la strada verrà riaperta?
Nel frattempo, gli abitanti della zona sono abbandonati a se stessi e a nulla valgono le loro proteste.
Questo stato di cose sembra perfetto per un piccolo esempio di quello che ci proponiamo di realizzare.
Ovviamente, se avessimo la bacchetta magica, sarebbe facilissimo risolvere il problema. Purtroppo, il dissesto idrogeologico del nostro territorio non è una favola e, anche nella nostra Città, iniziamo a pagarne lo scotto. A partire da Viale Italia, finendo con via Lucana alta.
Cosa proponiamo in merito di diverso? Informazione.
In una Città diversa, un problema di così grave impatto sulla qualità della vita dei cittadini dovrebbe essere costantemente monitorato e le varie fasi della soluzione comunicate ai cittadini. Mentre, nella realtà, noi tutti viviamo nell'ignoranza a riguardo, possiamo sognare una Città in cui, verificatosi il danno, sul sito internet del Comune, tanto per fare un esempio, sono comunicate immediatamente le date dei sopralluoghi dei tecnici. E le date previste per la consegna delle relative perizie. E, una volta nota la situazione, questa deve essere comunicata ai cittadini immediatamente, aggiungendo le stime ragionevoli riguardo tempi e costi per la riparazione dei danni. Se non altro, se le cose fossero andate così, gli abitanti di Viale Italia e Matera tutta ora saprebbero quanto potrebbe costare alla collettività riparare il curvone, in quanto tempo ed a quali condizioni di sicurezza per il futuro.
Non pretendiamo che un dissesto così grave possa essere risolto con qualche nichelino e due colpi di vanga, ma, in mancanza di risorse economiche e della possibilità di impiegarle, prevalga almeno il sacrosanto diritto dei materano di sapere cosa gli frana sotto i piedi e quando qualcuno risolverà il problema.
O anche questo è un programma faraonico?

1 marzo 2010

Un Approccio Differente

E' possibile che la nostra azione Politica di queste settimane arrivi al successo. E non intendiamo semplicemente il successo elettorale. Bensì, il conseguimento di alcuni obiettivi di carattere Politico. Ossia:
  • creare un movimento di cittadini che tornino alla Politica attiva ben oltre la data delle elezioni. In quanto, secondo noi, unica garanzia di trasparenza, sprone e controllo dell'Amministrazione Comunale.
  • Proporre una Visione Globale delle esigenze minime della Città che andranno affrontate attingendo alle risorse della Città stessa, in modo che l'Amministrazione possa usare i suoi strumenti come leva e volano della ripresa economica e culturale.
  • Attuare un programma di consiliatura pienamente rispondente a quanto qui riportato: lasciamo ad altri l'onere di realizzare promesse elettorali comprese tra il faraonico e l'irreale.
Non è importante quanto sia improbabile l'esito finale. E' importante perseguirlo. Con ogni mezzo? Assolutamente no: con ogni mezzo coerente con quanto ci siamo prefissi.
Le obiezioni raccolte fino ad ora riguardano esclusivamente le difficoltà dell'Impresa: 
  • non esiste a Matera un numero sufficiente di voti liberi slegati da logiche clientelari e familiari per realizzare il vostro progetto,
  • è difficilissimo in ogni caso raggiungere il numero di voti necessario, non facevate prima a candidarvi in una lista civica?
  • non è possibile mantenersi puri e liberi all'interno di un partito tradizionale.
Tutte cose di apparente buon senso.
Nessuna di queste obiezioni, tuttavia, riguarda direttamente il nostro obiettivo primario: una nuova partecipazione diretta dei cittadini alla Politica, ossia, alla rinascita della Città.
La prima obiezione è, francamente, la più vicina alla realtà. Noi riteniamo che sia l'intero sistema locale sull'orlo del baratro e che anche le logiche clientelari non siano da meno. Nel passato, una grossa famiglia materana poteva usufruire del voto di scambio. Oggi, nessuno è in grado di fornire protezione dalla crisi sociale e culturale ancora prima che economica. E la consapevolezza di ciò, a volte si trasforma in paura irrazionale, a volte in disperazione, a volte in azione. In sostanza, riteniamo che la prima obiezione sia sensata ma esagerata: di fatto, esiste a Matera un congruo e crescente numero di Cittadini che si distaccano dalle logiche del passato anche a livello elettorale e a cui ci appelleremo durante la campagna elettorale.
La seconda obiezione è una tentazione già vinta: la consiliatura 'facile', grazie a 90 - 100 voti da raggiungere in una lista civica, è completamente incompatibile con i nostri obiettivi: Non avrebbe nulla a che veder con il nostro proposito di dare nuova linfa ad una Sinistra che deve imparare a diventare Sinistra di governo, con un nuovo bagaglio di cose da dire e fare che non si riducano a sole posizioni antiberlusconiane o-chi-per-lui.
La terza obiezione è, secondo noi, un luogo comune autoreferenziale neppure offensivo: diventa vero solo se ci si sforza di realizzarlo. Non stiamo proponendoci come il meno peggio, ma come forza di governo e non già come voce di opposizione per partito preso. L'azione politica è di per se rischiosa, ma non si capisce mai come sia possibile realizzare un qualunque miglioramento facendo parte di un nobile e puro movimento di opposizione che non voglia assumersi alcuna responsabilità. E' di provvedimenti sensati approvati ed applicati che necessita Matera, non di splendide idee da scambiarsi su blog forum o caffè alla moda.
Ecco perché confidiamo nel successo, in quanto portatori di un nuovo approccio alla politica, nuovo per metodologia e strumenti, nuovo per obiettivi.
Grazie e a presto.

28 febbraio 2010

Perchè ci può essere una Città Differente


E' stata la sfida di un vecchio amico ad interessarmi alla cosa.
Sono stati i tentativi di dissuasione a convincermi definitivamente.
E' il sostegno dei Compagni di Strada a mantenermi determinato.
L'intraprendere una campagna elettorale non è mai stato tra i miei desideri, né tra le cose che ritenevo mi sarebbero mai capitate.
Ma, evidentemente, siamo davvero chiamati ad assumerci la piena responsabilità delle nostre azioni e di chi ci sta attorno.
Siamo pienamente consapevoli ( ed uso il plurale a ragione ) dei rischi a cui andiamo incontro:
la strumentalizzazione dietro l'angolo, i sacrifici da sommare alla stanchezza del lavoro, le incerte probabilità di successo ed i pericoli del successo, il discredito a cui esponiamo le nostre facce e le responsabilità per cui ci candidiamo. Perché non è un singolo candidato che scrive queste parole, ma un gruppo di persone che scelgono di mettersi in gioco e formare una Comunità Politica con l'obiettivo di realizzare dal basso un mutamento culturale e sociale per contribuire ognuno in prima persona al bene comune.

23 febbraio 2010

L'Estate della Paura

L'orrore dell'infanzia che transmuta in adolescenza, compromessi, tradimento.
Ecco, cosa sono, per me, questi romanzi.
Un cielo azzurro in pomeriggi senza fine ed un mostro in agguato nel buio.
IT, La Guerra dei Bottoni, L'Estate della Paura, Il Corpo.
Tutti racconti di bambini che vincono il male, racconti narrati da adulti che il male hanno attraversato. Lo scrittore sopravvive alla morte dell'infanzia. Un'infanzia che non è un tempo dorato, ma un tempo netto. In cui amicizia, passione, gioia, sono parole univoche e disambigue. E il male che tanti scrittori incarnano in mostri, demoni e vampiri, non è forse la banale resa di fronte alla Vita che implica l'allentamento e la dissoluzione dei legami d'infanzia?
Dove una volta arrostivo salsicciotti in un forno scavato nel terreno ora c'è un parcheggio.
Il Diserbante ha trasformato in una distesa brulla il boschetto di acacie spinose che ci terrorizzava.
Niente più lucciole nei cieli d'estate.
Forse, la stanchezza mi gioca brutti scherzi. Ma, mentre le ultime pagine del libro di Dan Simmons scorrevano via, mi sento nelle orecchie questa canzone dei Baustelle che mi fa tornare indietro ai primi anni '80 del Secolo Scorso, quando non ero ancora mai stato tradito da nessuno che avessi mai chiamato Amico

L'Aeroplano, Baustelle:

Che cosa resta di noi che scopiamo nel parcheggio
Cosa resta di noi: un rottame di Volksvagen
Il ricordo, si sa, trasfigura la realtà
La verità se ne sta sulle stelle più lontane
Ci rimane una città, un lavoro sempre uguale
Una canzone che fa sottofondo all’Indecifrabile.
Cosa rimane di noi, ragazzini e ragazzine
La domenica dentro le chiese
ad ascoltare la parola di Dio.
Il futuro era una nave tutta d’oro
che noi pregavamo ci portasse via lontano
Cosa rimane di noi
Ora che ci siamo amati ed odiati e traditi
E non c’è più limite

Sfreccia in cielo un aeroplano
Io ti amo e non ti penso mai
Penso a quello che ci resta
Vola l’aeroplano, Va lontano
Vola su Baghdad
Noi voliamo invano

Che cosa resta degli anni passati ad adorarti
Cosa resta di me
delle bocche che ho baciato in discoteca
Che cosa ne è della nostra relazione
Stupidi noi che piangiamo disperati
Che cosa resta dei sogni che avevamo nella testa
La nostra esperienza a che cosa servirà

Sfreccia in cielo un aeroplano
Io ti amo e non ti penso mai
Penso a quello che ci resta
Vola l’aeroplano, Va lontano
Vola su Baghdad
Noi voliamo invano

18 febbraio 2010

overflash

Certe cose non andrebbero fatte in debito d'ossigeno.
Se la giornata, iniziata all'alba, ha comportato 160 Km di strada, una 'normale' mattinata da System Administrator, un importante incontro lavorativo, altre ore di preparazione per importanti eventi futuri ( stay tuned ), lavoro ed ancora lavoro, presentarsi alle 20 a riunione di Clan invece di infilarsi nel letto non è tanto un bel gesto di abnegazione, ma un rischio.
Il rischio di galleggiare, esserci fisicamente mentre gran parte dei miei neuroni, invece di partecipare, aspetta il carroattrezzi per ritornare a casa.
Appunto: attendo che rientrino tutti e me ne vado a nanna...

12 febbraio 2010

meditazioni


E' da un po' di giorni che certe fotografie, certi sguardi, certi volti, sono per me una forcella.
Guardo certi volti e mi chiedo se le mie azioni sono adeguate alla fiducia posta in me.
Mi vengono i dubbi. Poi decido.
Non mi pento, ma registro gli errori.
Per consolarmi, una tantum, al sushi bar si può anche andare al ritorno dallo SMAU.
Ma certi sapori vanno condivisi perchè abbiano lo stesso valore.
E così è anche per le scelte.
Le scelte di oggi.


31 gennaio 2010

Uscita di Clan, Vallone della Loe, la prima pagina del Capitolo


Fare le due del mattino per il concertino di una cover band di Rino Gaetano è davvero un piacere, soprattutto se la serata si conclude ballando ( ehm, comprendo che il mio concetto di ballo per molti potrebbe essere più correttamente assimilato a quello di movimenti casuali aritmici e scoordinati ).
Svegliarsi alle sette del mattino, ossia cinque ore dopo, per un'uscita di Clan è sempre un piacere. Vedere la caffettiera espresso sputar via il portacialde e versare a terra il prezioso liquido su cui contavi per sopravvivere almeno dalle 07:06 alle 07:09 è seccante. Ed è ancora più seccante stare a pulire la caffettiera per lunghi minuti mattutini e trangugiare, finalmente, il caffè, l'antidoto tanto anelato, passate le 07:30. Per fortuna sto prendendo l'abitudine di mettere in macchina il possibile in anticipo, quindi alle 8 del mattino sono tranquillamente seduto nella Chiesa di San Rocco assieme al branco ed al reparto del Matera 3 mentre il Clan si coagula a rate e lentamente attorno a me, un po' come i miei neuroni che si radunano svogliatamente per formare pensieri sconnessi.
Per fortuna ci pensa Don Angelo, mai banale, mai noioso, a ripristinare i miei pensieri. Dopo la Messa, attendiamo l'ultimo ritardatario e ci mettiamo in cammino. All'inizio per modo di dire: il punto di partenza dell'uscita è lontano e va raggiunto in macchina. Ma, ben presto, ci troviamo in marcia. Una marcia che rischia di interrompersi dopo pochi minuti. Infatti, il ponte sulla Gravina, è completamente sommerso dall'acqua. Non di molto, non troppo, ma abbastanza da assicurare una giornata a piedi bagnati anche a chi indossa scarpe da trekking. Non è il caso, in Gennaio...
Ma il Clan non si scoraggia: ed ecco una catena umana che raccatta pietre piatte e costruisce un sentiero subacqueo, più che sufficiente per non bagnarsi i piedi! E, poi, di nuovo Strada. Si sale attraverso un oliveto, poi ai margini di un campo di grano ( ma che ci coltiveranno mai tra questi sassi, non sarebbe meglio cambiare coltura?) ed un pascolo.
Finalmente, il Vallone della Loe.
Il Paesaggio cambia completamente, diventa bosco, fitto e fresco. Ed il panorama è mozzafiato. Un canyon boscoso e rigoglioso di vita, con una vegetazione più da montagna che da murgia. Ma è solo un'impressione: è la flora naturale della nostra terra, prima della nostra allegra desertificazione suicida...
Arriviamo a destinazione in tarda mattinata. Roverrò, una riflessione sullo stretto legame tra il Capitolo ed il Vangelo:

(Mt 2,)

..Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo". Giuseppe destatosi, prese con sé il bambino e sua madre e nella notte fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode..

Gesù non è stato un uomo che ha vissuto nell'opulenza, che ha potuto cambiare abito due volte al giorno, che poteva rifiutare una pietanza non appetitosa. Gesù non ha mai vissuto come noi, qui riuniti, ma ha vissuto ed è morto come i nuovi schiavi sfruttati nelle nostre campagne e nelle nostre periferie, schiavi che fuggono da guerre e squilibri troppo spesso funzionali al nostro egoistico benessere fatto più di sprechi materiali e morali che di necessità. E' stato profugo e richiedente asilo politico, è dovuto fuggire dal suo Paese perchè minacciato di morte per motivi religiosi. Ha dovuto attraversare il Deserto in fuga ancora prima di imparare a parlare. Ricordiamocelo e pensiamoci, prima di unirci anche noi ai vari e nuovi Erodi nostrani. Poi, sotto un timido sole, ne abbiamo parlato e portato avanti il Capitolo. Abbiamo deciso di iniziare il monitoraggio della stampa locale in materia di immigrazione, ci siamo dedicati all'ammirazione per una neonata vocazione stilita di Davidino e siamo andati a pranzo. Fornelletti e spiritiera (di nuovo vincente sui fornelletti eh eh eh ) in azione, ci siamo deliziati con sushi, involtini di bresaola e formaggio, braciolette di pollo ripiene di sottilette, insalate miste, tortellini, salsiccia e chi più ne ha più ne metta. E cosa c'è di meglio, dopo pranzo, che consumare un po' corde vocali e corde di chitarra? Quindi, a malincuore, un'ora dopo, ci siamo staccati da quel piccolo pianoro incastrato nel vallone della Loe. Lungo il ritorno mi ha accompagnato una sensazione di tranquillo tepore che ancora non mi lascia.

Mi sono proprio divertito.



27 gennaio 2010

Oltre il fuoco comincia l'amore

OLTRE IL PONTE

di Italo Calvino e Sergio Liberovici


O ragazza dalle guance di pesca,
O ragazza dalle guance d'aurora,
Io spero che a narrarti riesca
La mia vita all'età che tu hai ora.
Coprifuoco: la truppa tedesca
La città dominava. Siam pronti.
Chi non vuole chinare la testa
Con noi prenda la strada dei monti.

Avevamo vent'anni e oltre il ponte
Oltre il ponte che è in mano nemica
Vedevam l'altra riva, la vita,
Tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo di fronte,
Tutto il bene avevamo nel cuore,
A vent'anni la vita è oltre il ponte,
Oltre il fuoco comincia l'amore.

Silenziosi sugli aghi di pino,
Su spinosi ricci di castagna,
Una squadra nel buio mattino
Discendeva l'oscura montagna.
La speranza era nostra compagna
Ad assaltar caposaldi nemici
Conquistandoci l'armi in battaglia
Scalzi e laceri eppure felici.

Avevamo vent'anni e oltre il ponte
Oltre il ponte che è in mano nemica
Vedevam l'altra riva, la vita,
Tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo di fronte,
Tutto il bene avevamo nel cuore,
A vent'anni la vita è oltre il ponte,
Oltre il fuoco comincia l'amore.

Non è detto che fossimo santi,
L'eroismo non è sovrumano,
Corri, abbassati, dài, balza avanti,
Ogni passo che fai non è vano.
Vedevamo a portata di mano,
Dietro il tronco, il cespuglio, il canneto,
L'avvenire d'un mondo più umano
E più giusto, più libero e lieto.

Avevamo vent'anni e oltre il ponte
Oltre il ponte che è in mano nemica
Vedevam l'altra riva, la vita,
Tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo di fronte,
Tutto il bene avevamo nel cuore,
A vent'anni la vita è oltre il ponte,
Oltre il fuoco comincia l'amore.

Ormai tutti han famiglia, hanno figli,
Che non sanno la storia di ieri.
lo son solo e passeggio tra i tigli
Con te, cara, che allora non c'eri.
E vorrei che quei nostri pensieri,
Quelle nostre speranze d'allora,
Rivivessero in quel che tu speri,
O ragazza color dell'aurora.

Avevamo vent'anni e oltre il ponte
Oltre il ponte che è in mano nemica
Vedevam l'altra riva, la vita,
Tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo di fronte,
Tutto il bene avevamo nel cuore,
A vent'anni la vita è oltre il ponte,
Oltre il fuoco comincia l'amore.

5 gennaio 2010

intermezzo in gennaio

La Partenza è evento raro.
Vediamo un po', oltre alla mia ho assistito a quella di Giacomino, Egidio, Imma, Luciano, Anna, Brunella e Valentina. E, ai primi del mese, a quella di Luca, la prima Partenza della mia carriera di Capo Clan. La cerimonia è stata, credo, tradizionale ai limiti dell'austerità.
Ma non è di questa Partenza che posso parlare oggi.
Ma di un filo invisibile, forse tenue ai miei stessi occhi. Quello che lega queste Partenze alla quotidianità di questi giorni terribili.
Un giovane uomo che prende la Partenza nella Matera del 2010 aggiunge speranza, speranza concreta, ai giorni di Sarno ( Evviva Totò: chi ha orecchie per intendere intenda ;-), dell'oscena operazione White Cristhmas, della desolazione in terre lontane.
Ma, questa cerimonia, è solo una voce nel coro.
Un coro che è fatto di madri, padri, fidanzati, precari, pensionati, studenti, impermeabili alla potenza di chi li vorrebbe muti, refrattari agli spacciatori di menzogne che si travestono da pastori per nascondere le zanne da lupi.
Chissà se gli altri, che sono partiti con me, torneranno mai al Servizio. Chissà...





4 gennaio 2010

La Route Non è uno spasso


Lo zaino ti spezza la schiena e pioggia e sudore ti infradiciano allo stesso modo.
Il sollievo dell'arrivo te lo ricordi per un pezzo.
La sera il sonno non tarda a venire, neppure su un pavimento freddo.
Quest'anno, Accettura.
Per motivi logistici abbiamo diviso l'autobus e la struttura dei pernottamenti col Reparto, separando, ovviamente, le due unità nelle rispettive attività. Ma non ci siamo fatti mancare la Strada...
Pur con qualche ritardo evitabile, ci siamo trovati ad abbandonare l'autobus verso le 10 del mattino del 27 Dicembre nei pressi dello svincolo di Campomaggiore per Accettura.
Il tema della Route è stato 'la Responsabilità'.
Partendo dalla Parabola delle Dieci Vergini e da quella dei Talenti abbiamo costruito un percorso ideale e fisico che ha mescolato i tornanti in salita, lo zaino, il documento di Don Peppino Diana "Per amore del mio popolo non tacerò" ed una riflessione sull'Olocausto, tutto in funzione della chiave di lettura scelta come tema della Route.



E la Strada.
Ne abbiamo fatta parecchia, compatibilmente con un Sole che tramontava alle 16. Pranzi e Cene esclusivamente su fornelletto, cartina e bussola, un azimut ed un finale di route al cardiopalma arrampicandoci tutti assieme, senza che nessuno primeggiasse, verso Accettura.
Discussioni su discussioni, finalmente organiche, piccole chiacchierate lungo la Strada rubando il fiato alle gambe ed uno spirito lieve ci hanno accompagnato per i tre giorni della Route.
Ringrazio di cuore il Gruppo AGESCI Accettura 1, le cui attività sono solo momentaneamente sospese per mancanza di capi. Lo Spirito di Servizio ed il calore con cui ci hanno ospitato ci resterà nel cuore.
E cos'altro ci resterà, di tanti chilometri, risate, parole, sudori e sforzi?
Non posso essere io a rispondere.