11 gennaio 2011

Ops, sulla cattiva strada...

L'alba fredda della Torino dell'11 Gennaio 1999 mi accolse con la notizia della sua morte.
Mo', non è che ad ogni 11 Gennaio dobbiamo per forza tracciare un nuovo panegirico di Fabrizio De Andrè.
Ogni 11 Gennaio, almeno tutti gli 11 Gennaio che mi va, cerco di parlare di me attraverso le sue parole, questo credo sia più ragionevole.
Dopotutto, la qualità delle sue parole da me così apprezzate non rappresenta mica un'astratta poesia lontana. Dopotutto, c'è molta più attinenza tra l'apprezzare De André e saper gestire una Sala Server ( o scalare una montagna ) di quanto si possa sospettare...
Oggi vi dedico La Cattiva Strada.
Le recenti affermazioni del Pontefice contro l'Educazione Sessuale, per me il più efficace strumento contro l'aborto assieme a servizi alle famiglie ed alle ragazze madri degni del nome, mi lasciano ben più che perplesso.
Per me, che amo la Strada, la sua fatica ed i suoi preziosi ed unici doni, scoprire di aver percorso anche la cattiva strada questa volta mi è di lode e non di condanna..

Da Volume 8, di Fabrizio De Andrè. I corsivi sono miei:

La cattiva strada


Alla parata militare 
sputò negli occhi a un innocente 
e quando lui chiese "Perché " 
lui gli rispose "Questo è niente 
e adesso è ora che io vada" 
e l'innocente lo seguì, 
senza le armi lo seguì 
sulla sua cattiva strada. 

Sui viali dietro la stazione 
rubò l'incasso a una regina 
e quando lei gli disse "Come " 
lui le risposte "Forse è meglio è come prima 
forse è ora che io vada " 
e la regina lo seguì 
col suo dolore lo seguì 
sulla sua cattiva strada. 

E in una notte senza luna 
truccò le stelle ad un pilota 
quando l'aeroplano cadde 
lui disse "È colpa di chi muore 
comunque è meglio che io vada " 
ed il pilota lo seguì 
senza le stelle lo seguì 
sulla sua cattiva strada. 

A un diciottenne alcolizzato 
versò da bere ancora un poco 
e mentre quello lo guardava 
lui disse "Amico ci scommetto stai per dirmi 
adesso è ora che io vada" 
l'alcolizzato lo capì 
non disse niente e lo seguì 
sulla sua cattiva strada. 

Ad un processo per amore 
baciò le bocche dei giurati 
e ai loro sguardi imbarazzati 
rispose "Adesso è più normale 
adesso è meglio, adesso è giusto, giusto, è giusto 
che io vada " 
ed i giurati lo seguirono 
a bocca aperta lo seguirono 
sulla sua cattiva strada, 
sulla sua cattiva strada. 

E quando poi sparì del tutto 
a chi diceva "È stato un male" 
a chi diceva "È stato un bene " 
raccomandò "Non vi conviene 
venir con me dovunque vada, 
ma c'è amore un po' per tutti 
e tutti quanti hanno un amore 
sulla cattiva strada 
sulla cattiva strada.

9 gennaio 2011

Nucleare? Certo, per far esplodere l'astronave madre aliena... e BASTA!!!

Trovo oscillante tra l'incredibile ed il criminoso il tentativo di riportare in vita in Italia il nucleare civile.
Anticipo subito che la mia affermazione non è ideologica: gli Stati Uniti, ad esempio, sono una nazione che potrebbe vantaggiosamente, secondo me, utilizzare favorevolmente tale forma di energia. Non dico che se fossi il presidente USA lo farei, dico solo che gli USA potrebbero ragionevolmente optare per il nucleare civile.
Noi, no.
Perchè?
Stiamo ai fatti ed ai numeri, quindi facciamo anche finta che una centrale nucleare progettata e costruita oggi sia immune da rischi di incidente alla Chernobyl o peggio.
Cos'hanno gli USA che noi non abbiamo?
Tecnologia: la tecnologia per costruire reattori nucleari si basa su brevetti praticamente esclusivamente in possesso di multinazionali ed agenzie federali USA. Non so stimare la percentuale, ma dato in 6 - 8 Miliardi di  € ( ad essere ottimisti ) il costo di una centrale elettronucleare, dubito che il conto in brevetti che dovremmo versare agli USA sia di qualche spicciolo. Si parla di milioni di €.
Ossia: in Italia non sappiamo costruire in proprio centrali elettronucleari e dobbiamo comprare gran parte della tecnologia dall'estero. Questo è vero nel 2010 come nel 1980: affermazioni del tipo " Eh, ma se avessimo potuto continuare la ricerca che ci è stata bloccata dal referendum..." Sono ridicole più che offensive in un Paese che non fa ricerca affatto. Inoltre, il referendum di certo non bloccò la ricerca nucleare.
Esperienza.
Gli USA gestiscono da decenni centrali e reattori nucleari militari. 
Inoltre, hanno esperienza nella gestione della Sicurezza Nucleare a livelli a noi sconosciuti. 
Spazio:
Gli USA dispongono di vaste zone desertiche e geologicamente stabili in cui concentrare le scorie. Non sto dicendo che negli USA siano in vigore le giuste precauzioni, dico solo che nei vasti deserti del West lo spazio per stoccare le scorie almeno in teoria c'è. Da noi neanche a parlarne.
Disponibilità di Combustibile:
gli USA sono produttori di Uranio e comunque possono accedervi in maniera più semplice che l'Italia ( dal Canada, dal Congo... ). L'Italia non produce Uranio o altro materiale fissile. Le centrali a fissione funzionano grazie ad un minerale ( in esaurimento ), pertanto non sono da considerarsi energia rinnovabile.
Ossia: siamo comunque costretti ad importare petrolio ed importare gas, dovremo anche importare uranio: chi parla di nucleare come sistema per renderci indipendenti dall'estero mente sull'ovvio.
Ok, questo è il Paese che ha votato Berlusconi più volte, l'ovvio non è una caratteristica su cui far conto purtroppo.
Ecco perchè, secondo me, se gli USA volessero costruire una nuova generazione di reattori nucleari a fissione, ritengo che la loro scelta ( che non condivido affatto ) si poserebbe su basi concretamente ragionevoli: sanno come costruirle, come gestirle, dove costruirle ( hanno i giganteschi fiumi necessari al raffreddamento, noi si e no sul Po possiamo contare ) e dove stoccare, anche impropriamente, le scorie. Hanno, inoltre, il combustibile.
Noi, non abbiamo nulla di tutto ciò.
Passiamo ai costi.
Una centrale elettronucleare costa 8 Md € e dura vent'anni. I costi di gestione non sono noti e comunque dipendono dal prezzo del combustibile ( in ascesa costante ). Quelli di smaltimento non sono calcolabili in quanto ad oggi nessuno ha mai smaltito completamente  una centrale ( alcune migliaia di t di acciaiocemento radioattivi ).
Facciamo un esempio pratico per i miei concittadini: se domani qualcuno decidesse di mettere un bell'impianto sportivo al posto della Cementeria ( in un Parco Naturale magari non è una scelta tanto peregrina ), potrebbe fare i suoi calcoli e metter mano al portafoglio ed al piccone.
Se al posto della Cementeria ci fosse una centrale nucleare questa operazione non sarebbe possibile dato che nessuno, oggi, è in grado di ripristinare il suolo occupato da una centrale nucleare alle condizioni precedenti...
Con 8 Md di € si possono montare circa 2,700GW di picco di impianti fotovoltaici pari a 4 GWH annui prodotti. Facendo i conti col pallottoliere, significa che con 8 Md € fotovoltaici produco 80 GWH in 20 anni. Tutto dal Sole, senza perdite perchè produco dove consumo, senza consumare terreno perchè l'impianto è sul tetto: la superficie già cementificata del Bel Paese è più che sufficiente per ospitare i pannelli fotovoltaici necessari a soddisfare l'intero fabbisogno energetico nazionale:
L'Italia consuma ogni anno 340000 GWH all'anno. Per produrli tutti col fotovoltaico servirebbe installare 220 - 260 GW di picco di potenza fotovoltaica, ossia sarebbe necessario ricoprire poco più di 10000 ( ma meno di 20000 ) km quadrati di tetto... 
Il tutto calcolato con costi e rendimenti del 2010.
Vi ricordo che in Italia circa il 10% del territorio è edificato e parliamo di oltre 30000 Km quadrati di territorio già cementificato.
Io dico che il nostro fabbisogno energetico da fotovoltaico montato su tetti esistenti ci sta comodo, lì dentro...
Al prezzo delle 6 centrali previste, quindi, noi potremmo ottenere da Fratello Sole qualcosina come 16 GW di picco fotovoltaico, circa il 5% del nostro fabbisogno ad essere pessimisti al cubo: se l'ENEL lanciasse un'operazione simile credo che riuscirebbe almeno a raddoppiare tale cifra tra economie di scala e caduta del prezzo del pannello.
Il tutto alla bella cifra di 10 € cent per kWh fotovoltaico prodotto...
Il forum nucleare, come costo del kWh, nucleare fornisce cifre oscillanti tra 7 e 20 € cent... 
Dico, numeri loro...
Prendete i miei calcoli cum grano salis, anche perchè i dati sui costi del nucleare, al contrario di quelli sul fotovoltaico, sono contraddittori e piuttosto nascosti.
Aggiungete, però, il fatto che il prezzo del kWh solare è in costante discesa.
Ne vien fuori che l'energia nucleare, pur lasciando perdere le problematiche di cui sopra, costa ora forse un po' di meno dell'energia solare ma costerà senz'altro di più di quella solare nel giro di un paio di anni...
Dati i tempi in gioco il confronto, razionalmente parlando, è impietoso...
Una centrale nucleare la si costruisce in 5 anni, i singoli impianti fotovoltaici in pochi giorni.
Se, invece di spendere tali cifre in questa antieconomica follia si investisse in energia rinnovabile ( esiste anche l'eolico a darci una mano quando non c'è il sole ) si innescherebbe un meccanismo virtuoso che potrebbe davvero renderci indipendenti dalle fonti fissili per la produzione di elettricità nel giro di pochi lustri.
Certo, il Sole di notte non c'è.
Certo, il vento non sempre c'è.
Ma esiste l'idrogeno.
Esistono già dei sistemi che trasformano direttamente l'energia solare in idrogeno.
Nulla ci vieta di immagazzinare energia sotto forma di idrogeno prodotto via fotovoltaico di giorno per usarlo di notte, in caso di maltempo, nelle auto...
Già, le auto: una centrale nucleare non risolve il problema della benzina: il ciclo combinato fotovoltaico - idrogeno, invece, sì.
Certo, non nel 2020.
Ma intanto, nel 2020, un paese razionale, potrebbe aver già visto i suoi consumi di petrolio calare notevolmente grazie alle energie rinnovabili. Per allora saremo anche pronti per abbandonare la benzina.
Sempre che i nostri denari non se ne vadano nelle tasche dei soliti noti propugnatori di una tecnologia nucleare costosa ed insufficiente.
Beh, sono stato bravo: non ho sollevato nè lo spettro dell'incidente nè quello della mala gestione delle scorie. 
L'unico motivo per ricorrere al nucleare, secondo me, è per rendere credibili gli incredibili film di fantascienza alla "indipendence day" e smollare un megaton di potenza nell'hangar dell'astronave degli alieni invasori cattivi e tanto fessi da usare windows in modo che i nostri eroi possano infettare i loro computers e guadagnarsi l'accesso...
Per il resto attendiamo un reattore a fusione funzionante, prima, cari amici atomici, non tornate da queste parti, per favore...
Davvero, non è necessario affatto decidere contro il nucleare per paura. 
Basta farlo per povertà.
E per voglia di ricchezza.

7 gennaio 2011

Caro Marchionne, io non La contrasto, io rilancio ( parte seconda )

L'innovazione che può ancora salvarci non è possibile che si riduca a copiare solo i pezzi delle ricette che più ci fanno comodo.
Un rilancio complessivo del Paese non è Sua esclusiva responsabilità, ovviamente. E' di Sua responsabilità la salvaguardia della FIAT.
Ma, un'azione che porti un biennio di vantaggi in borsa per Lei e poche centinaia di altri a discapito di milioni di italiani non è accettabile.
Industrie automobilistiche in attivo esistono.
Industrie che producono in occidente, dico.
La mia Ford Fiesta di 4 anni fa è progettata in Germania e costruita nel Regno Unito, ma mi è costata 1500 € in meno della Punto Classic...
Eppure, non mi sembra che tedeschi ed inglesi siano soggetti al regime da Lei proposto. 
Tutto il contrario.
Dobbiamo, poi, parlare, di Ferrari?
Ora, io non ho esperienza alcuna di amministrazione industriale, sarebbe presuntuoso da parte mia buttar lì un piano d'azione.
Ma un approccio strategico, date le varie circostanze relative alla mia professionalità ed alle varie competenze maturate posso permettermi di suggerirlo.
L'obiettivo strategico, per prima cosa.
Stabilirlo una volta per tutte.
Poi, rispondere alle domande: FIAT deve produrre in Italia?
Se la risposta è no la strada intrapresa è errata: meglio sarebbe stato chiudere e basta.
Meglio, perchè poche migliaia di prepensionamenti sono un prezzo basso da pagare rispetto alla pakistanizzazione dei diritti ed alla dissoluzione senza riforma del Contratto Nazionale dei Metalmeccanici.
Non intesi come astrazioni, ma come somma di vite di tante persone, tutte quelle che la Sua azione, Dottor Marchionne, devasterà per effetto domino sulle classi lavoratrici più deboli.
Se la risposta, invece, è sì, vale quanto detto in precedenza ma Le suggerirei di partire dai punti di forza dei modelli esteri a cui Lei desidera far credere al Pubblico di ispirarsi.
La partecipazione delle Maestranze ai processi decisionali va associata alla banalità dei comportamenti virtuosi delle organizzazioni di successo:
vi chiediamo molto, vi diamo moltissimo.
Vi chiediamo di più, vi diamo di meno e vi facciamo pure le pernacchie è il viatico del fallimento organizzativo.
Dal punto di vista tecnologico, poi, siamo in piena desertificazione.
Dov'è l'innovazione strategica promessa?
Dal punto di vista comunicativo le cose vanno ancor peggio.
Perchè la FIAT non è in grado di giocare la carta dell'Italianità?
Ossia di proporsi come punta di lancia di un nuovo modello di made in Italy in cui si lavora molto e si guadagna a sufficienza da acquistare ciò che si produce? A partire da una casa, si intende... E, magari, con un occhio puntato alla sostenibilità ambientale della produzione?
Io, personalmente, non rincorrerei la deriva della produzione al minimo costo economico col massimo impatto ambientale associata al massimo profitto personale di breve periodo.
Non perchè è immorale:
ma perchè è suicida: ci sono ben altre organizzazioni capaci a farlo assai meglio di quello che potrebbe mai fare FIAT.
Invece, ad oggi, se dovessi acquistare un'auto, non mi farei scrupolo ad acquistarla straniera.
Eppure, un tempo, non era così.
Ma, grazie a Lei, Dottor Marchionne, acquistare una macchina cinese non è più un tabu per molti: cinesi per cinesi, poveri per poveri, insultati per insultati, depredati per depredati, almeno avremo avuto la sensazione di non aver contribuito al suo bonus milionario nè a fornirle la base di potere da cui fare quel che fa:
senza la produttività degli operai di Melfi grazie a cui FIAT ha venduto milioni di auto nessuno, in Italia,  conoscerebbe il Suo nome, scusi...
Un ultimo appunto riassuntivo.
E' l'approccio: "Se fate così e cosà io vi faccio gli investimenti" Ad essere tarato alla base.
Lei, in pubblico, afferma di non aver tenuto adeguate le infrastrutture produttive come avrebbe potuto...
Non ritengo vi sia altro da aggiungere.

5 gennaio 2011

Caro Marchionne, io non La contrasto, io rilancio ( parte prima )

Gentile Dottor Marchionne, 
le lettere, anche aperte, si sa, iniziano così.
Risparmio ai lettori il riassuntino delle ultime nuove a riguardo.
Prima di avanzare la mia controproposta, tuttavia, mi occorrono dei dati aggiuntivi che, in mesi di dibattito, purtroppo, non sono venuti affatto fuori:
Marchionne, infatti, Lei ci dovrebbe fare la cortesia di spiegarci un mucchio di cose.
Prima di tutto: io mica mi dimentico che la Sua fortunata attività è basata su decenni di elargizioni pubbliche. Lei parte assai avvantaggiato rispetto alla concorrenza: sarebbe cortese ringraziarmi, in quanto elargitore del Suo vantaggio.
Poi, deve spiegare come mai una Punto fatta a Melfi da operai che  paga 1200 € ( e a cui una pizza al pub costa 10 - 15 € ) costa quanto una Polo fatta in Germania da operai che di € ne prendono il doppio ed a cui un pranzo al pub con birrone costa 5 €.
Deve, inoltre spiegare a chi pensa di vendere le FIAT.
Io, di benestanti con una FIAT non ne conosco neppure uno! 
La demolizione del reddito della classe sociale dei principali clienti FIAT da Lei costantemente propugnata ed implementata è un piano suicida neppure troppo originale: succede già in Italia da quasi dieci anni ed è palese l'effetto del crollo del potere d'acquisto delle classi medie sull'economia Nazionale. Ora, Lei punta ad istituzionalizzarlo.
La Sua azione è mirata ad una strategia di breve, brevissimo termine, di profitto immediato a discapito di una catastrofe sociale: se a Torino, nella FIAT, non si può più fare una pipì ogni 4 ore, cosa crede che succederà in Calabria? 
Poi, ci deve spiegare come sia possibile vantarsi un giorno delle vendite di Grande Punto ( costruita a  Melfi ) ed il giorno dopo insultarci tutti sull'inutilità delle fabbriche italiane: a chi crede di averle vendute, le Grande Punto? Ai miliardari svizzeri?
Lei produce in tutto il mondo auto per redditi medio bassi la cui gran parte vende in Italia.
Lei sta distruggendo scientemente ogni possibilità per i Suoi clienti storici di continuare a comprare i Suoi prodotti.
Del resto, è verissimo che Lei può costruire auto ovunque o tentare di farlo senza il supporto morale di metà dei Suoi dipendenti.
E' ancor più vero che i Suoi ex clienti, intendo i precari, i cassintegrati, i disoccupati, gli sfruttati presenti e futuri, possono acquistare automobili dal miglior rapporto qualità prezzo di quelle da Lei vendute.
Non nascondiamoci dietro il dito, Dottor Marchionne:
Lei tenta disperatamente di comprimere dove può i Suoi costi. Ma sappiamo entrambi che penalizzare a riguardo la forza lavoro è un palliativo per le ragioni di cui sopra. Lei paga già pochissimo le Sue maestranze.  E' di infrastrutture decenti che Lei necessita, come il resto del paese. Ma, della cui mancanza, ha maggior responsabilità Lei, come classe dirigente, che le Sue maestranze. Che, magari, hanno una responsabilità diversa, in quanto elettori del Cavaliere o della Lega.
E' vero, siamo arrivati ad un punto critico.
E' vero, produrre in Cina ( o in Bangladesh, magari ) costa meno.
Però, dottor Marchionne, a riguardo io Le faccio due appunti distinti:
Lei può produrre al prezzo che vuole, ma, come già detto, a chi intende vendere?
E' questa la chiave del prossimo decennio: anche in Cina i salari raddoppiano. In Occidente in generale, ma nell'impoverita Italia in particolare, ora il salto logico inizia a diventare piuttosto altino e Lei, Dottor Marchionne, è filosofo. Solo per questo La scuso.
A chi pensate di vendere i vostri prodotti a basso costo?
Anche semplicemente trascurando le problematiche energetico ambientali...
Il mondo è in evoluzione quotidiana e l'equazione "Produco a basso prezzo nel Terzo Mondo per essere concorrenziale in Occidente " è già parzialmente falsa.
Inoltre, Dottor Marchionne, la Sua formazione filosofica ha lo zampino anche in questo:
Vuole imporre alle Sue maestranze i diritti dei cinesi, il salario nostrano ma ne pretende una produttività Tedesca. O Americana. Neppure in questo è chiaro.
Beh, questo si chiama "Botte piena e moglie ubriaca". Come prima, i salti logici nella realtà non funzionano. Certo, Lei può tentare lo stesso approccio del Cavaliere alla Realtà, ma, date le conseguenze, non mi sembra un gran viatico.
Eppure voleva comprare la Opel. Eppure ha comprato la Chrysler...
Non c'è niente di male nel voler aumentare la produttività. Ma, scusi, a Melfi Lei ha già un'elevata produttività specifica. Solo che la produttività complessiva degli stabilimenti Fiat mica è bassa perchè gli operai sono pigri ( ossia godono di diritti novecenteschi ), è bassa perchè Lei non riesce a vendere un sufficiente numero di FIAT da poter mantenere elevata la produzione degli stabilimenti.
Se uno stabilimento è progettato ( e pagato ) per produrre 1000 auto al giorno con 5000 operai ma ne produce 200 al giorno con 1000 operai non è mica colpa di quei mille se la produttività dello stabilimento è del 20%. Anche questa è una cosa che Lei non spiega.
Lei sta tentando di aumentare la produttività dello stabilimento in questione, in pratica, cercando di portarlo dal 20 al 25% a spese dei mille operai...
No, Dottor Marchionne.
Lei si è senz'altro fatto i Suoi calcoli, ma Le manca il punto di vista del resto del mondo.
Quello che Le suggerirebbe un'alleanza e non una guerra permanente con le maestranze.
Lei, purtroppo, rispetto alle sfide del XXI secolo per l'azienda Italia, è dolorosamente antiquato nelle intenzioni e negli strumenti.
Certo, è solo l'ultimo di un lungo coro di capitani di Titanic. Titanicitalia.


SEGUE

2 gennaio 2011

Vivo o Morto, Tom Clancy ritorna, l'America non si sa...

Ok, 
a tempo di record, complice la più classica influenza di Capodanno, ho divorato l'ultimo romanzo di Tom Clancy, Vivo o Morto. Mi prendo la briga di perdere dieci minuti di tempo per parlarne non certo per le sue spettacolari qualità letterarie, ma per nostalgia di un tempo passato e, soprattutto,  per lo smarrimento accompagnato da fiducia e speranza che ho trovato tra le 850 pagine di questa nuova avventura di Jack Ryan.
Iniziamo dal finale, ma tranquilli: niente spoiler. Per quanto il protagonista sia più Jack Ryan Junior che senior, è evidente che il nostro buon vecchio Jack, come si dice, Will came back!
Tom Clancy sembra tornato agli antichi fasti, quindi, se le sue vecchie avventure vi avevano conquistato a suo tempo, probabilmente anche questa vi piacerà.
Cosa mi ha 'colpito' del romanzo?
Beh, il disastro irakeno e quello afgano non potevano che aver duramente segnato e sconvolto il nuovo Omero dell'epica militare USA. Si avverte, tra le righe, quasi la sorpresa per l'accaduto: ma come, non volete i nostri blue jeans?
Contemporaneamente, la fede nell'America, resiste. E Clancy rilancia.
Condanna l'uso della tortura, ovviamente non per motivi umanitari o perchè contraria allo spirito americano. Correttamente, il nostro, fa notare che un agente del controspionaggio competente riesce a strappare più informazioni da un prigioniero mettendolo a suo agio e magari durante una partita di ping pong piuttosto che col water boarding...
Insomma, l'era Bush non è condannata come meriterebbe, ma un certo disagio per come sono state condotte le operazioni si avverte.
Non sono riuscito a capire se nel romanzo l'amministrazione Obama sia condannata o meno, ma non è poi tanto importante. Clancy, per quanto Repubblicano di Ferro, è Americano. 
Lo so, voi mi direte: embè?
No, dico, noi siamo italiani. Per un americano esistono innumerevoli circostanze per cui essere repubblicano o democratico è una cosa completamente irrilevante. Cosa che, da queste parti, non è...
Quindi, alcune tematiche, per Clancy, sono perfettamente bipartisan.
La cosa che mi è piaciuta, in fondo, è il sottofondo di speranza per l'America e l'Occidente che ne vien fuori: "Ok, ci siamo comportati da stronzi per lustri, ultimamente ci siamo fatti trovare coi calzoni calati, ma non è detta l'ultima".
Che dire, anche Ubuntu ( in una fantomatica versione 1.3, ci vedo lo zampino della traduzione... ) fa la sua parte per combattere i cattivi...
Ah, piccola nota su cui farei riflettere un sacco di benpensanti:
Clancy non ha mai espresso grande stima per le forze armate del Bel Paese.
In questo romanzo, invece, si lancia in un'inaspettata lode dell'efficienza e dell'efficacia dei nostri servizi segreti...
Cosa sa lui che noi non sappiamo?


30 dicembre 2010

appendice 2010

Beh, il 2010 sta finendo e mi sembra giusto dedicare un post ad un anno importante colmo di soddisfazioni di ogni genere eccetto quelle economiche, ovviamente.
Iniziamo con un po’ di numeri:
Secondo Anobii, recentemente ripristinata a pieno regime, nel 2010 ho letto la bellezza di 56 libri per un totale di 23699 pagine, che fanno una media di 65 pagine al giorno. Mi ci ritrovo, dato che, quando leggo, leggo velocemente.
Questo è anche l’anno a cui posso associare il numero 11: il numero delle persone che ho direttamente aiutato a liberarsi dalla schiavitù di Windows per passare a GNU / Linux.
E’ stato l’anno delle Elezioni Comunali, a cui posso associare le 153 Persone che mi hanno dato fiducia e a cui sono contento di aver già potuto dimostrare la coerenza tra quanto raccontato in Campagna Elettorale e quanto, per quel che si può, si sta continuando a costruire.
Questa è stata una specie di svolta soprattutto per la gran quantità di persone nuove, diverse e differenti con cui sono entrato in contatto. 
La cosa che mi intriga è la complessita che è dietro la Politica, una complessità di cui non è assolutamente di moda tener conto, dato che questo Paese, ormai, cerca soluzioni facili che vengano incontro alle sue capacità mentali medie...
E’ stato, anche, l’anno in cui ho dovuto abbandonare il Servizio attivo in AGESCI e la congiuntura non fa ben sperare sulla brevità di questa interruzione.
E’ stato anche l’anno del disincanto, non tanto su quello che è possibile fare con le proprie forze, ma su quanto sia difficile collaborare per uno scopo comune. 
Nella media, si oscilla tra il fallimento e gli insulti.
Materalinux ed Agesci a parte, ovviamente, dove certi problemi non si sono mai presentati...
La cartina di tornasole secondo cui è possibile fare le cose in un certo modo: per molti, ma non per tutti.
Francamente, quindi, per il 2011 ho come unico proposti di tenermi lontano da quello che è diventato il nuovo sport nazionale: 
Prevalere nel conflitto verbale a sicuro discapito della risoluzione del problema in questione.
Preferisco vivere...
Di altri buoni propositi ne faccio volentieri a meno.
Non mi sento di progettare un percorso dato che mi sento come quando attraverso un torrente saltando sui sassi: l’importante è saltarli tutti di corsa e non fermarsi mai: questo sì che implicherebbe cadere, senz’altro, in acqua.
Quindi, affronterò l’incognita 2011 a cuor leggero e sorriso sulle labbra, senza grandi prospettive ma senza neppure ansia e paura.

Non è poco.

28 dicembre 2010

Farewell, Dylan Dog, l'incubo italiano ti ha sopraffatto.

Sono quasi 25 anni e 291 numeri che, fedele, leggo le tue avventure di sogni, incubi e cellulosa.
Non ho comprato il numero in edicola il mese scorso che sta per essere soppiantato dal nuovo.
Vecchio amico mio, come per molte cose che avevo saputo eterne, nella Vita, è arrivato il giorno di scoprire che non ho più spazio per te.
Letteralmente, intendo.
Non ho più spazio per te come non è rimasto spazio, nel tempo, per Martin Mystére e Nathan Never.
Per spazio intendo quello fisico. Non ho più posto per te nella mia vita fisica.
La vita digitale non trascende dalla realtà, purtroppo.
Costi ed occupi spazio.
Certo, se il tuo editore offrisse un abbonamento alle tue avventure in formato epub e prezzo ridotto rispetto a quello di copertina, probabilmente, per puro autocompiacimento affettivo, lo sottoscriverei.
Ma non è solo questo il punto.
Il problema, caro Dylan, è anche il tempo.
Perchè è capitato fin troppo spesso di leggermi anche tre albi di seguito delle tue avventure, quando ho trovato il tempo per farlo.
E sai perchè non trovo il tempo?
Perchè, caro Dylan, sangue a parte, la stupida follia dell'ipocrisia egoista e dell'egoismo ipocrita che combatti attraverso i mostri e gli incubi sono diventati la quotidianità di questa vita in questo Bel Paese.
Abusi, violenza, sfruttamento, fine delle speranze, tradimento, non ho più voglia di leggerli trasfigurati in vampiri e mostriciattoli tra le tue note di carta, sono fin troppo occupato a scansarle nel quotidiano. 
Insomma, Dylan, non credo che tu stia cambiando in peggio, è la realtà a farlo per te.
Sarà anche per questo che riesco ancora a trovare spazio e tempo per Julia, le cui narrazioni si intrecciano sugli stessi temi ma su un piano meno irritante ai miei occhi. La Julia è assai più vera di te. Se da ragazzino ti potevo anche invidiare le tue conquiste mensili, da adulto ho trovato in questa tua capacità una debolezza di fondo che Julia non mostra affatto. Le tue conquiste, caro Dylan, sono la più berlusconiana delle tue peculiarità. Credi di amarle tutte. Lo so. E' scritto ovunque nelle tue biografie.
Credi, appunto.
La debolezza strutturale del tuo personaggio è nella contraddizione tra questo atteggiamento diffuso tra molti dei miei compatrioti contemporanei e nelle tue azioni di Cavaliere Senza Macchia.
Ti manca un pezzo, Dylan: i tuoi mostri, affrontati da solo, non sono più credibili per me.
Questa tua piccola ipocrisia nascosta ti rende umano, Dylan. Ma Julia è più umana di te, anche nei suoi incubi ( che, francamente, sono la cosa che mi convince meno delle sue avventure ) ma, soprattutto, nei suoi affetti.
Certo, anche lei ha i suoi difetti: un coraggio eccessivo, sovrumano, che si spiega con un inumana ( da supereroe ) separazione delle emozioni. Lei è coraggiosa, tanto da travalicare , in certe circostanze, nella patologica assenza di paura, per poi ripiombare nella normalità degli incubi. Tu, invece, sei più uniforme nei sentimenti.
Peccato, Dylan. Mi piacerebbe davvero continuare a seguirti e magari lo farò ogni tanto, al mare magari.
Arrivederci, Dylan, ma non riesco più a ridere di Groucho.
E mi spanciavo dalle risa con il mio vicino di casa e di cuore, vent'anni fa.
Andiamo avanti.

27 dicembre 2010

E-book reader, Sì, grazie...

Quest'anno, Babbo Natale mi ha consegnato un Sony PRS-650.
Cos'è?
Un E-book reader, l'ultima frontiera del lettore ossessivo compulsivo.
Iniziamo con una minirecensione e poi proseguiamo.
E' un oggettino carino carino, amaranto, che, con custodia, è poco più piccolo di una confezione di DVD.
La custodia, di per se, è un oggetto notevole. Protegge il lettore ed integra una minilampada da lettura. Già, perchè questo tipo di e-book reader non è dotato di un display retroilluminato, tipo LCD. Ma di un display ad inchiostro elettronico. Questo implica due fatti: 
è perfettamente leggibile come un libro senza affaticare la vista,
in mancanza di luce è perfettamente illegibile come un libro di carta.
Personalmente, ho bisogno degli occhiali per lavorare al computer, mentre non ne ho bisogno per leggere libri nè il PRS-650.
Il Lettore dispone di porta usb non standard ( ma è compatibile con quella Nokia ), pulsante di reset, cuffia, volume, Stilo, accensione e due slot per memorie di massa ( Secure digital e memory stick ).
Sul frontale ci sono i tasti di controllo per cambio pagina, menu, zoom ed opzioni.
Il software di gestione a corredo non mi è sembrato particolarmente brillante, meglio affidarsi ad ubuntu 10.10 ( che lo riconosce perfettamente ) e Calibre.
Tuttavia, ad essere sinceri, basta fare copia incolla del file dell'ebook e si è pronti a leggere.
I 2 GB di memoria integrata sono più che sufficienti. Aggiungere altri libri sulle memorie esterne può anche essere utile, io, però, mi sono trovato a dover gestire fin troppi titoli ed ho preferito, dopo gli smanettamenti iniziali, usare solo la memoria integrata con una quindicina di libri, diventa complicato gestire decina di GB di testi...
Ho provato il lettore con vari formati: il migliore resta l'epub ( che è possibile creare in proprio a partire da .doc, .txt, .rtf con Openoffice e relativa estensione o mediante calibre che converte anche i pdf ). Con l'epub i caratteri restano nitidi e lo zoom è scalabile a piacere. Anche gli altri formati vanno bene, ma, ad esempio, i pdf potrebbero portare a qualche incertezza in certe pagine.
Il cambio delle pagine è veloce, si ha un fastidioso effetto di sfarfallio in transizione, ma ci si abitua in fretta.
L'aggeggio è anche un lettore musicale, ma non ho provato questa funzione.
L'ho usato come lettore di libri e basta.
E, come lettore di libri, funziona benissimo.
Con un minimo di pratica, questo lettore da le stesse sensazioni di lettura di un libro cartaceo.
La batteria dura parecchio, intendo almeno un paio di settimane di uso intensivo.
Insomma, sono pienamente soddisfatto dell'acquisto!
E questa è la parte facile!
Passiamo ora a dare una risposta ad una domanda banale: 
"Che cosa ci fai con un e-book reader?"
Leggo dei libri, certo, ma quali?
Inoltre: un ebook reader sostituisce il libro tradizionale?
Calma e gesso, andiamo con ordine.
Dispongo da anni, eredità dei tempi del Politecnico, di una discreta collezione di ebook ed altri ne ho aggiunti soprattutto grazie alla sana abitudine di alcuni editori stranieri che includono da tempo la versione digitale assieme a quella cartacea dei loro manualoni.
L'e-book reader sostituisce il libro cartaceo?
Assolutamente NO.
L'e-book reader è uno strumento tecnologico che mi permette di aumentare la mia capacità di lettura.
Credo che mi spiegherò meglio facendo degli esempi.
Consideriamo la "letteratura da treno" tanto vituperata dal Prof. di greco de "I ragazzi della III C ". E' vero, lo confesso: mi piace leggere, forse più del dovuto, romanzetti gialli, fantascientifici e technothriller di non alta qualità letteraria.
Ecco, questo genere di libri sarei dispostissimo ad acquistarli esclusivamente in formato elettronico per risparmiare spazio.
Infatti, i libri, io, dico, praticamente non so più dove metterli e non sono manco al mezzo del cammin di nostra vita, secondo i parametri del 2010...
Ovviamente, ad una condizione ben precisa: che costino al  massimo il 40% dell'edizione cartacea.
Sempre per esempio: un bel romanzone di fantascienza, che so: "Limit" di Frank Schatzing., mi andrebbe di leggerlo. Ma è un malloppone di quasi mille pagine. I miei spazi sono preziosi e, con tutto il rispetto per l'autore, non credo che valga la pena conservarselo per i posteri in maniera fisica. Per non parlare della fruibilità: un tomo così grosso non posso di certo portarmelo appresso in giro e leggiucchiarlo nei tempo morti.
Già, perchè un e-book reader consente una cosa bellissima: di leggere facendo finta di lavorare o facendo finta di prendere appunti. Congressi noiosi, conferenze a cui non puoi mancare, riunioni pallose, attese di fronte alla barra di installazione di un programma di windows... Tutte cose che sarebbe poco elegante affrontare con un tascabile in mostra diventano accettabili se affrontate con uno strumento tecnologico aperto sulle gambe...
Quindi: prima categoria di e-book: romanzetti che, letti una volta con piacere, non li rileggerete più.
Tuttavia, non è questo il solo motivo od utilizzo: c'è tutto il ramo della manualistica professionale di cui auspico venga presto importata la sana abitudine statunitense di includerne nel prezzo il pdf scaricabile dal sito dell'editore. Beh, un manuale da 1500 pagine è sicuramente più fruibile nella versione cartacea: puoi prenderci appunti, bestemmiarci e versarci sopra la cocacola. Sfortunatamente, è anche poco pratico da portarti appresso da un cliente o comunque al lavoro. Un manuale, pertanto, lo studi in forma cartacea e lo porti con te come ebook...
Ultimo esempio: consideriamo, invece, un libro che non acquisterei mai in solo formato elettronico: "Lepanto", di Alessandro Barbero. E' un saggio sulla battaglia omonima che non vedo l'ora di leggere. E rileggere. E conservare.
Ma, anche questo è un bel librone impossibile da portarsi appresso ( credo sia più spesso di Limit ) ma che ritengo valga, oltre al denaro, anche il privilegio di un posto in prima fila nella mia libreria assieme agli altri testi di Barbero.
Se questo libro fosse venduto come auspico, ossia in Cartaceo con possibilità di scaricare il relativo pdf anche protetto da DRM, ne avrei un gran vantaggio: il piacere feticista dell'edizione cartacea, la comodità pratica di poterlo leggere ovunque senza slogarmi i polsi o correre il concreto rischio di rompermi il naso dato che amo leggere fino alla sonnolenza, la sera e quando il tomo mi sfugge e mi cade in faccia... son dolori direttamente proporzionali alle dimensioni... Che contano!!!
Ok, battute a parte: come vedo io l'alba dell'editoria digitale.
Ci vorrebbe una serie di topics ad hoc e mi sono già dilungato troppo.
Se gli editori imiteranno i discografici prevedo una banale esplosione della pirateria libraria. Un libro in epub, pesa, inoltre, come mezzo mp3 ad essere generosi... La pirateria libraria non avrebbe neppure bisogno del file sharing su P2P per affermarsi...
Se gli editori affronteranno il mercato elettronico con spirito diverso, prevedo una marea di opportunità per editori, scrittori, librai ( già, non dimentichiamo i librai che saranno le prime vittime se gli editori decideranno un approccio egoistico ) e lettori.
Ecco perchè auspico che il mercato si diriga su una piattaforma di offerta plurima per un prezzo unico: non si azzardi nessuno a tentare di farmi pagare due volte lo stesso libro, non starei al gioco: il libro non è un prodotto.
Mi piacerebbe, pertanto, che il mercato si organizzi quanto prima per offrirmi contemporaneamente la versione cartacea, quella elettronica ed anche quella audio dei miei beneamati libru.
E, ovviamente, relative permutazioni scalabili. Esce il romanzone di Grisham a 25€? Certo, se contiene libro, pdf ed mp3 audio scaricabili ed anche protetti. Lo vuoi senza? Ok, sono 20 €. Vuoi solo l'audio? 10 €. Solo il PDF dopo 1 anno dalla prima uscita? Sono 5 €...
In sostanza, un e-book reader in un contesto di mercato aperto, non sostituisce affatto il libro cartaceo: lo affianca e lo completa.
Peccato, siamo in Italia, nel peggiore dei mondi possibili...

18 dicembre 2010

Ha preferenze tra cianuro e colpo alla tempia?


Non so perchè, ma invece di progettare ed attuare una linea, ultimamente sembra che nel PD, se ci va bene, ci venga chiesto cosa preferiamo.
Tra opzioni al ribasso.
Preferite Vendola o Di Pietro?
Preferite Di Pietro o Casini?
Preferite Casini o Rutelli?
Che ne dite se facciamo mannaggia al diavoletto con la Binetti?
E se per sconfiggere Berlusconi andassimo a braccetto pure con Fini ( quello della Legge Bossi Fini e ho detto tutto )?
Ora, non è questo uno dei famosi blog dei maggiorenti del Partito, però mi posso anche permettere di affermare che uno sta nel PD perché preferirebbe che fosse il suo leader a proporre un percorso di riforme di Sinistra tra diritti e pensiero sociale cattolico ( dato che il PD ha in se una componente geneticamente cattolica che è da valorizzarsi al massimo soprattutto nei riguardi delle forze reazionarie annidate nelle Gerarchie Ecclesiastiche tutt'ora pervicacemente allineate a sostegno di politici anticattolici nel merito ).
Io preferirei che fosse il mio segretario a proporre strategie di rottura col passato in modo da costruire anche alleanze elettorali, ma soprattutto una proposta del PD unitaria e soprattutto condivisa a tutti i livelli.
Se proprio non è possibile, ma davvero, solo allora, magari, forse, possiamo pure accettare che l'uomo di rottura sia un altro esterno al Partito.
Ma che sia un qualcuno di cui non doversi vergognare a priori.
Con il terzo polo, ente astratto di cui di concreto esiste solo la definizione, senza peso politico se non funzionale a votare contro Bondi, dato che contro The big B. o per un governicchio è insufficiente, possiamo solo accidentalmente convergere localmente in sede di voto parlamentare.
Ogni altro rapporto è peggio di un errore: è un suicidio.
Quindi: Primarie per i candidati e alleanza organica con Vendola e Di Pietro ( ma per carità, mandiamogli un commissario politico a vagliare i candidati, prima  e poi facciamogli vagliare pure i nostri...).
Possibilmente domani, dato che per ieri siamo in ritardo.

17 dicembre 2010

Ue', Jack, da quanto tempo!

Settembre non è il mese ideale per gli adolescenti che detestano la scuola. Ovviamente.
Tuttavia, io avevo vari antidoti alla depressione prescolastica. Uno di questi era la quasi puntuale uscita dell'annuale romanzone di Tom Clancy.
Ho scoperto Tom Clancy all'uscita di "Uragano Rosso" durante le vacanze di Natale del 1986. Beh, ricordo distintamente che dopo uno dei megacenoni natalizi feci indigestione e passai una notte intera tra la tazza del cesso e le pagine del romanzone. Da allora è stato amore. Un amore nato sul cesso: non attribuisco alcuna velleità letteraria al buon Tom, ma qualche capacità tecnica sì ed anche parecchia capacità di analisi e previsione ( si veda il terrificantemente preveggente finale di "Debito d'Onore" ). 
Credo di aver letto tutti i suoi libri, eccetto quelli a suo nome ma scritti da altri.
Il personaggio cardine di gran parte dei suoi romanzi è Jack Ryan.
La versione repubblicana del principe azzurro.
Non somiglia affatto a 007 o alle reincarnazioni cinematografiche di caccia a ottobre rosso e successivi. E' un brav'uomo, padre di famiglia, gran lavoratore, che combatte i cattivi per lo più leggendo libri ( anch'io, anch'io!!! ), rapporti ed analizzando i dati. La sua carriera? Ex marine, ex broker, se ne stava tranquillo a fare l'insegnante di Storia  finché la Storia è entrata nella sua vita. Così, scalerà gradino dopo gradino i vertici della CIA più con bloc notes e matita che con Beretta silenziata fino a diventare Segretario alla Difesa e Presidente degli USA.
Un po' come Putin.
Quando, nella vetrina su Piazza Vittorio Veneto della Gloriosa Libreria Cifarelli, compariva la copertina del suo romanzone, per me era festa.
Iniziavo a leggerlo appena entrato nell'autobus numero 6 per tornare a casa.
E andavo avanti per un paio di giorni di fila.
Poi, dopo l'ultima pagina, piccolo picco di depressione.
Jack Ryan, dopo essere diventato presidente degli USA, vinto un paio di guerre e portato la pace ai nostri giorni, per quasi dieci anni è scomparso.
Vi dirò: il ragazzino fan suo o del Colonnello Generale Alekseyev o del Tenente Edwards un po' i gusti li ha cambiati.
E non ha mica tanto creduto alla favola degli americani buoni ( mentre ha sempre saputo che sovietici, nazisti, fascisti, guardie rosse e pasdaran sono sicuramente tanto cattivi ). Quindi, dell'esilio dalle librerie di Tom Clancy non si è mai troppo rammaricato.
Oggi, però, il ragazzino torna ad esultare, perché Tom Clancy ha fatto tornare Jack Ryan in azione con "Vivo o Morto".
Non ho grandi speranze di ritrovare un capolavoro.
Ma almeno un saluto, ad un vecchio amico che mi ha accompagnato per migliaia di pagine, glie lo devo.