24 agosto 2025

Parte Prima: Andata. Capitolo 1 Detergente: MARTA

 



«Tutto bene bambina?»

Era il saluto di prammatica di papà.

Aspettò educatamente che il Clan finisse l’ultimo cerchio e le foto di rito sul marciapiede della stazione FAL di Matera. Poi, incurante delle mie proteste, prese il mio zaino ma io glie lo tolsi di dosso e lo abbracciai stretto, serenamente ricambiata sempre nello stesso modo da quasi vent’anni.

Un bacio sulla fronte conclude la cerimonia.

Per uno Scout di ritorno da un campo, la prima doccia a casa rappresenta un rituale mistico dai concreti risvolti fisiologici.

Con la porta del bagno chiusa alle spalle mi lanciai in uno spogliarello supersonico subito dopo aver aperto l’acqua calda.

Via gli scarponi, via i calzettoni blu, la camicia, la maglietta, reggiseno e mutandine, via l’elastico dai capelli e di corsa sotto l’acqua ancora fredda.

Finalmente!

E dopo i vestiti via il sudore incrostato di polvere, via l’unto dai capelli, via lo sporco accumulato dentro tutte le pieghe orifizi ed affini, sollievo alle croste, alle punture di insetto, alla pelle segnata ed arrossata dalle cinghie dello zaino, ai piedi vessati da una settimana di scarponi.

Via quel residuo di un piccolo miracolo di serenità e gioia pagato anche da  quei segni sulla pelle.

Restai sotto la doccia almeno mezz’ora, finchè la pelle delle dita non si raggrinzì.

Scrutai nello specchio appannato per vedere se c’ero ancora.

Già, sono sempre io, la vergine di ferro.

Una ragazza alta, con un corpo flessuoso, snello e con una perfetta forma a clessidra che ondeggia su gambe lunghe dalle cosce ben tornite da dieci anni di nuoto ma con tratti del viso marcatamente sproporzionati.

La classica bella scopata con il cuscino in faccia.

Me lo dico da sola dopo averlo sentito fin dalle scuole medie.

Dovrei esserci abituata tanto da non soffrirne più ma non è così.

Lo guardo tutte le volte il mio nasone, tutte le volte che sono davanti allo specchio.

Lo guardo coi miei occhi piccoli e un po’ porcini.

Li conto ad uno ad uno i miei incisivi da cavalla perché potrebbero essere dodici tanto son larghi.

Anche in quel momento in cui avrei avuto altro da controllare.

Le spalle erano segnate dalle cinghie dello zaino.

Avevo una puntura di zanzara proprio tra i seni: un gigantesco brufolo, fastidioso ad ogni respiro.

Esibivo una abbronzatura da muratore: bianca fino a metà polpaccio, quasi nera fino a mezza coscia, bianca fino alle spalle e scura sugli avambracci.

Le gambe erano coperte di graffi, entrambe le ginocchia sbucciate e le zanzare avevano banchettato a sciami sulle mie cosce.

Pensai a cosa mettermi per la pizza di Clan.

Un Burqa?

Mia madre avrebbe apprezzato.

‘Finirò per morire di caldo in una camicetta e jeans, già me lo sento’.

Ma avevo  una questione più urgente.

Dovevo depilarmi per bene tra le gambe.

E’ più di una settimana che non lo faccio e i risultati si vedono. E devo anche fare in fretta, avevo promesso una foto entro pranzo di oggi’.


«Marta, manco sei arrivata e già ti appiccichi al computer?»

Mia madre non gradì il mio scapicollarmi davanti al mio vecchio portatile dopo la doccia.

«Almeno ti potresti degnare di mettere quegli stracci schifosi in lavatrice invece di lasciarli lì per terra».

La ignorai, tattica pericolosa ma di gran lunga meno pericolosa che risponderle.

Del resto, avevo bisogno solo di pochi minuti.

Il mio Notebook dell’epoca era vecchiotto, un Compaq Armada M700,  ma ero riuscita ad aggiornarlo con tanta RAM di seconda e terza mano.

Debian 2, quindi, partì in fretta.

Meno di due minuti dopo ero collegata alla mia identità segreta.

Scaricai le foto dal cellulare, le cancellai dal telefono (lo so, non è una modalità sicura ma andavo maledettamente fretta) e me le ritrovai sul desktop.

Con la solita scossa elettrica che mi parte dal basso ventre, passa dallo stomaco ai capezzoli diretta poi al cervello, feci login al mio account katamail segreto.

«Cavolo, non mi ha scritto… Durante tutta la settimana non mi ha scritto nemmeno una riga».

Cercai la sua ultima mail:

«Voglio un po’ di tue foto nuda appena torni a casa, entro mezzogiorno del 30 agosto. Mi raccomando, niente ritardi, niente peli»

Sono le 11:57.

Clicca su ‘rispondi’ e poi allega le foto.

L’upload della connessione 56k faceva cagare ma erano solo 4 immagini scattate dal mio vecchissimo cellulare con fotocamera da zero virgola megapixel.

Invio.

Ore 11.58

Le urla di mia madre superarono in volume il livello di guardia.

Spensi il notebook e mi precipitai fuori dalla stanza.


«Sempre tutto in disordine, te ne freghi della tua famiglia e non fai altro che perdere tempo, è un disastro continuo»

La destinataria di questi apprezzamenti ero io, Marta Montemurro, M & Menns per i compagni di classe.

Alta 1,83, quinta di reggiseno, naso formato proboscide, appena maturata con cento e lode al  Liceo Scientifico Statale «Dante Alighieri», Lupetta, Guida, Scolta nel locale Gruppo Scout Agesci Matera 5, vergine (e no, non il segno zodiacale: sono dei pesci), media del 9 da sempre, mai una nota a scuola, mai un ritardo, mai un filone, mai tornata a casa da una festa dopo mezzanotte e attualmente iscritta al test di ingresso per l’accesso al corso di Laurea in Ingegneria Informatica del Politecnico di Torino.

La nostra Marta, per esempio, pulisce il bagno tutte le domeniche dalla terza elementare (un impegno iniziato per una qualche faccenda di Lupetta), passa regolarmente la domenica pomeriggio a studiare (dato che il sabato è sempre stato per gli scout) e non ha mai avuto un fidanzatino.

Non beve, non fuma e si è anche pagata la patente, il cellulare e l’upgrade del portatile facendo la promoter del latte al supermercato. Cosa che ho potuto fare solo grazie all’intercessione ferma di mio padre, perché, se no, ‘vestita da zoccola con le cosce di fuori’  nella quasi casta uniforme aziendale, non sarei potuta andare nemmeno lì.

Certo, non sono tutto ‘sto concentrato di perfezione.

Passo troppo tempo a giocare ai videogames. Pirata, ovviamente.

Sono affetta da una scomoda parafilia che maschero senza problemi ma che mi sbrana dentro.

Chissà cosa ne direbbe la mamma che mi da il tormento per una ciocca di capelli fuori posto, la camicia dell’uniforme lasciata per cinque minuti di troppo sul pavimento o perché «non ci si siede sul letto» manco fossimo nella caserma del Sergente Hartman, cosa ne penserebbe delle mie fantasie sessuali o delle fotografie che spero bene stiano piacendo molto a chi dico io.

Nella mia tenuta di brava ragazza di famiglia, capelli annodati con un semplice elastico, maglietta bianca e pantaloncini ricavati da un vecchio jeans (ma con cui non posso andare nemmeno a buttare l’immondizia perché sono troppo corti) me ne stavo ad ascoltare le lamentele di mia madre dopo otto giorni passati fuori casa.

Per distrarmi dalla sua voce e dalla mia che mi urlava nel cervello di andare a cliccare compulsivamente sul tasto ‘controlla la posta’ per vedere se e cosa mi era stato risposto, mi concentrai sul cibo.

Mia madre aveva cucinato un pranzo un po’ speciale: calzone, spaghetti con le vongole, pesce fritto. Dopotutto era domenica, mancavo da casa da 8 giorni e la settimana successiva sarei partita per Torino.

Era un vero peccato che le sue parole mi chiudessero così lo stomaco.

Feci appello a tutti i buoni propositi maturati in route e, forse, fu proprio la carica di energia positiva che accumulata in quella settimana zaino in spalla sui monti abruzzesi a darmi la forza di non reagire come al solito e a tentare di smussare la lite che mia madre cercava, ormai palesemente, da quando avevo messo piede in casa.

Raffaele, ne sono sicuro, sarebbe già arrivato in un attimo al nocciolo della questione, cosa che io ho fatto solo anni dopo: mia madre era semplicemente terrorizzata per la mia partenza e reagiva così: torturandomi.

Ancora una settimana, ancora una settimana, ancora una settimana!

Per evitare di complicare la situazione, anche se avrei voluto scappare a dormire e scappare a controllare la posta in egual misura, mi misi a sparecchiare.

Mia madre è tutt’ora contraria alla lavastoviglie (che hanno) e se ne sbatte del suo minore impatto ambientale rispetto a dover lavare con detersivo e tanta tanta acqua la montagna di padelle usata per cucinare il calzone, la pasta e la frittura di pesce.

Ma mi lamento, tutt’ora,  a vuoto.





Eravamo in tre in cucina e, dopo tutto, in meno di mezz’ora la stanza era pronta per una visita reale.

Mia madre mi diede, a malincuore, il permesso di andare ‘a perdere tempo’.

Di come sia andata la route, di cosa abbia provato in questi ultimi giorni non le importava nulla.

Ovviamente, appena in camera, mi fiondai sul computer: c’era risposta.





SEGUE


Che forma avrà la mia felicità? #RN24 un anno dopo










Bellissima la Route Nazionale delle Comunità Capi AGESCI del 2024!

Un'esperienza indimenticabile di cui ho già scritto qui e poi anche qui.

Per riassumere i miei pensieri dell'anno scorso: tutto ok, senza se e senza ma.

Ed è passato un anno.

Un anno di attività.

I Campi e le Route sono finiti.

A breve, anzi a brevissimo, le Comunità Capi balleranno il valzer delle disponibilità per definire gli staff del nuovo anno scout 2025/2026.

Mi e vi chiedo:

che vantaggi hanno avuto o avranno l'anno prossimo coccinelle, lupetti, guide, esploratori, scolte e rover? 

E pure i capi eh!

Quest'anno scout ed il prossimo, se non ci fosse stata la Route Nazionale sarebbe stato e sarà diverso?

Il mio giudizio sulla Route non è cambiato e resta completamente positivo.

Purtroppo, solo l'Amore non si misura: tutto il resto, sì.

Ed è bene che lo si faccia quando c'è di mezzo il bene di Coccinelle, Lupetti, Guide, Esploratori, Scolte, Rover e... Capi.

Nel servizio del Capo medio nel gruppo medio come sono cambiate le cose dopo #RN24?

Eh, lo so, questa domanda mi fa passare subito per polemico: dopotutto, questa, è una nazione di avvocati.

Ma io sono ingegnere e sono tremendamente affezionato ai fatti.

Ne abbiamo?

Se non ne abbiamo non è un gran problema, ovvero è un problema infinitamente meno grave di quello di essere convinti di averne, senza averne.

Non ripeterò, ovviamente, i miei elogi dell'anno scorso (che confermo) ma, tra un mese, si ricomincia: siamo più pronti?

Siamo di più?

L'importanza della Route Nazionale non è solo nei numeri dei Capi disposti, un anno dopo, a far Servizio.

Non abbiamo fatto la Route per reclutare gente.

Ma, senza Capi, l'importanza della Route Nazionale decade.

Un anno fa abbiamo partecipato ad una cosa ben fatta.

Il prossimo Settembre, però, se saremo di meno, se il trend continuerà ad essere quello della mera sopravvivenza, io due domandine sull'impatto della Route sul futuro me le farei.

PS: io non vedo l'ora di ricominciare

23 agosto 2025

Parte Prima: Andata. Capitolo 1 Detergente, 26 agosto 2001

 Giulia





Giulia si svegliò di soprassalto, probabilmente a causa di uno scossone del treno più forte degli altri.

Si era assopita subito dopo la partenza da Bari, stremata dalla stanchezza.

Erano quasi arrivati a Matera.

Marta stava fissando il vuoto con la testa sulle sue ginocchia e i piedi che arrivano sul finestrino dell’altro lato del corridoio.

Si trattenne dall’accarezzarle i capelli.

Giulia avrebbe ricordato nitidamente la sua mano destra che si muoveva verso quella folta chioma ribelle per poi rinunciare.

Marta le faceva sempre tenerezza ma, quel giorno, guardarla le faceva pensare ossessivamente a: ’Tra una settimana va via e io come farò?

Più cercava di non pensarci, più ci pensava.

Conosceva Marta sin dalla prima infanzia.

Non ricordava nemmeno un primo giorno di scuola affrontato senza di lei.

I marciapiedi scassati di periferia erano ostacoli da saltare assieme, le strade non asfaltate e infangate fiumi da guadare delle loro immaginarie giungle da bambine.

Mano nella mano, tutti i giorni.

Poi, in due sul suo motorino. 

E le riunioni di Branco, quelle di Squadriglia, di Reparto. 

Poi l’Alta Squadriglia, il Noviziato, il Clan.

Se solo quella maniaca della madre…

E ora?

Sapeva che all’università si sarebbero per forza separate: al liceo, Giulia passava le materie scientifiche solo grazie all’aiuto del bernoccolo della Matematica di Marta che le stava dietro dietro tutti i giorni.

Ma non credeva che sarebbe arrivato davvero questo tempo.

Fino all’ultimo aveva sperato che si iscrivesse al Politecnico di Bari, invece, dall’inizio dell’anno, aveva fatto di tutto per riuscire ad arrivare a quello di Torino.

E ci era riuscita.

Capiva bene che soffocava a casa, a Matera.

E sapeva quanto aveva sofferto e stesse ancora soffrendo per il suo aspetto fisico e le relative implicazioni.

E ora sarebbe andata via e Giulia avrebbe perso la sua amica, la sua unica sorella di fatto.

«Uè, Tetto’, a che pensi?»

22 agosto 2025

La Ricostruzione: Prologo

 


Comincia, qui, la condivisione (a puntate) dei primi capitoli del mio romanzo "La Ricostruzione" che sarà pubblicato in autunno.

E' la storia di Marta che inizia nell'estate del 2001.

Marta è una ragazza con un viso bruttissimo ma con un fisico imponente, intelligentissima e con un talento per l'informatica. E' di famiglia modesta e vive in una cittadina dell'Italia meridionale. Ha un rapporto conflittuale con la madre che non tollera che si vesta come le altre ragazze, la tiene chiusa in casa, la picchia e la lascia uscire solo il minimo indispensabile.

Marta è negli scout da quando aveva 8 anni e ora è alla fine del suo percorso educativo.

Grazie alla sua determinazione ed intelligenza, Marta si guadagna una borsa di studio per il Politecnico di Torino.

Marta ha un'unica amica: Giulia, con cui ha fatto tutto il percorso scolastico e scout. E' profondamente legata a Marta che per lei è come una sorella.

Marco è un giovanotto di buona famiglia, studente di medicina.

E' di un anno più grande di Marta e Giulia ed è anche lui uno scout.

Marco considera Marta la sua migliore amica, hanno un'intesa molto profonda. Tuttavia, Marco non solo è sempre stato attratto da Giulia, ma ha un complesso di inferiorità nei confronti di Marta di cui apprezza la forza e l'intelligenza: lui si sente solo un fortunato figlio di papà.

Marta è costantemente bullizzata e molestata dai compagni di scuola a causa del suo aspetto fisico ma, nonostante offese gratuite ed emarginazione, va sempre avanti a testa alta. Unico suo porto sicuro, a parte l'amicizia di Giulia e Marco, lo scautismo.

L'ultimo personaggio, per ora, è Raffaele, un capo scout dal passato tragico e affetto da depressione.

E' stato il capo di Marta, Marco e Giulia per quasi dieci anni e li conosce profondamente...


Ed ora vi lascio al ...



Prologo


Puzzavamo.

Puzzavamo come puzzano venti adolescenti che non si fanno la doccia da una settimana.

E che hanno camminato, zaino in spalla, sotto il Sole, per tutto il tempo.

Come conseguenza, il trenino delle FAL che da Bari arrancava verso Matera aveva uno scompartimento riservato, di fatto, al Clan dell’Agesci di ritorno dalla Route in Abruzzo.

Anche sul Pescara Bari le cose erano andate più o meno nello stesso modo, coi viaggiatori che preferivano proseguire in un altro vagone la loro ricerca di un posto a sedere.

I ragazzi erano tranquilli, stremati dalla fatica e dal sonno arretrato e la chitarra restava sigillata nella custodia strappata e rattoppata da adesivi, spille e distintivi.

Molti sonnecchiavano, un paio di coppie si facevano le coccole, io mi ero distesa con le gambe a cavalcioni sul bracciolo del sedile in pelle fintissima e la testa sul ventre di Giulia.

Dall’altro lato del corridoio, due file più indietro, Raffaele e Marco chiacchieravano fitto fitto.

Marco è il mio migliore amico.

Al contrario di Luca, che dormiva abbracciato alla chitarra lì di fianco e che sarebbe il più fedele pretendente di Giulia, Marco non aveva mai dato prova di nessun interesse romantico o zozzo che sia verso la sottoscritta.

Luca, invece, amava Giulia non ricambiato e si era trasformato, col tempo, nel suo cavalier servente.

Giulia si atteggiava un po’ da zoccola e di Luca non ne aveva mai voluto sapere, poveraccio.

Eccoli lì i golden boys del Clan.

Luca e Marco avevano preso la Partenza la notte precedente. Sono di un anno più grandi di me e Giulia e si stavano godendo gli ultimi scampoli di vacanze.

Per loro il futuro era già scritto. Entrambi figli d’arte, proseguivano all’università di Bari gli studi dei rispettivi genitori: un ricco imprenditore edile ed un noto e forse ancor più ricco ginecologo.

Nel mio caso, ovviamente, già da tempo mi sarei lasciata deflorare da Marco che, tuttavia, mi aveva sempre battuto anche in timidezza e goffaggine.

Il vero uomo del mistero, invece, era Raffaele, probabilmente l’unico a meritarsi l’appellativo di uomo in quel vagone di ragazzini.

Era l’aiuto Capo Clan, sulla carta.

In pratica era il Capo effettivo, signore assoluto del Clan Pegaso.

Gli altri Capi non avevano avuto le ferie o cazzo ne sapevo io e non erano venuti in route.

E non è che nel resto dell’anno si fossero fatti notare per presenza e personalità.

Raffaele è un astrofisico, all’epoca sulla trentina, un ottimo lavoro nel vicino centro di Geodesia Spaziale, un passato segnato dalla morte della sua fidanzata Anna a pochi mesi dalle nozze (tutto il Gruppo partecipa, ogni anno, alla messa di suffragio).

E’ stato il mio Capo Reparto, all’epoca giovanissimo, e anche Maestro dei Novizi e Capo Clan di fatto.

Dopo mio Padre è l’Uomo della mia Vita.

Ma mi aveva appena negato la Partenza e ce l’avevo a morte con lui.

«Uè, Tetto’ a che pensi?»

«A niente Zoccole’».

Giulia, biondissima, bellissima e che di tette ne ha quasi quanto me e aveva una lista di pretendenti più lunga del mio nasone, avrebbe voluto attaccar bottone, magari per togliersi la mia testa di dosso.

Ma non avrei proprio potuto dire a Giulia quello che stavo pensando davvero, proprio no.

Ecco, questa è la mia storia.
Parlerò sempre io nelle prossime pagine e sono certa che quello che vi riferirò sugli altri sia piuttosto accurato.


SEGUE

14 agosto 2025

Le storie di Marta


Non so se ricordate questo vecchio post.

Da allora  ho fatto parecchi progressi. 

Ricapitolo sintetizzando al massimo (per quel poco che ne sono capace): in questi anni ho scritto due "romanzi scout" (o, se preferite, "di formazione") di cui il primo è stato inviato ad un centinaio di case editrici senza ricevere proposte di pubblicazione (se non con condizioni contrattuali inaccettabili che sfiorano quelle dell'editoria a pagamento).

E' stato anche letto da qualche recensore 'indipendente' con valutazioni più che positive.

Il secondo romanzo, sequel del precedente, è stato letto solo da pochissimi amici che ringrazio per la pazienza.

Sfortunatamente, le recensioni e i pareri degli amici non hanno valore scientifico (solo umano) ma sono piuttosto sicuro che il livello del secondo romanzo sia lo stesso del primo.

Non contento, ho iniziato a scrivere il prequel che è decisamente a buon punto (cira il 75% della prima stesura).

In questi giorni ho completato l'ultima revisione di entrambi i romanzi già completi.

Di recente, infatti, ho preso la decisione di cambiarne l'ambientazione.

All'inizio di questa avventura avevo deciso, per motivi di opportunità, di ambientare la mia storia ad Altamura (BA). 

Ma, nel corso degli anni, 'sta faccenda ha perso importanza e ho deciso di riportare tutto a Matera.

Nel frattempo ho scritto (e pubblicato) anche altra roba.

Ci sono i racconti del concorso racconti attorno al fuoco:

la prima antologia con un mio racconto è in libreria dall'anno scorso (Il Grande Gioco e altri racconti scout) e la seconda antologia, con  con ben DUE miei racconti, arrivati sul podio all'edizione 2024 dello stesso concorso, sarà in libreria da settembre 2025. Si intitola "L'ultima notte di campo e altri racconti scout" e aggiungerò qua un link adeguato appena disponibile.

Inoltre, i miei due racconti con cui ho deciso di partecipare all'edizione 2025 del concorso sono di nuoo in finale ( il 2 Ottobre 2025 sapremo com'è andata e nel caso aggiornerò il post).

A latere, negli ultimi 12 mesi, ho scritto due novelle pubblicate su wattpad: una di fantascienza ed una scout (completamente slegata dai romanzi).

Ma torniamo ai romanzi, appunto.

La storia di Marta continua a scalciare e non ne vuol sapere di restare rinchiusa lì, nei due romanzi e 3/4 che le appartengono di diritto.

Così, qualche mese fa ho pensato di scrivere un piccolo divertimento in cui Marta viene a Villanova alla festa di gruppo e incontra una versione romanzata del suo autore. Dieci paginette scarse eh, una cosa piccolina, giusto per farmi fare di nuovo compagnia dalla mia protagonista preferita.

Peccato che questo raccontino, che sarebbe perfetto per essere usato come pubblicità, sia in realtà impubblicabile in quanto sequel dei tre romanzi: chi volesse leggerlo dovrebbe sobbarcarsi la fatica di leggerli tutti perché altrimenti non capirebbe nulla.

Ma la cosa più importante è che, dopo anni di riflessione, sono giunto alla conclusione che le  storie di Marta potrebbero davvero essere utili ai lettori.

Non che 'meritino a pubblicazione' o 'di essere lette'.

Ma che siano utili anche ad altri e non solo a me che le ho scritte.

Perché penso che facciano bene.

A questo punto non sono più indeciso sul da farsi: a meno di miracoli (aspetto un'ultima decina di responsi) penso che, alla fine dell'estate, mi arrenderò all'editoria italiana e procederò all'autopubblicazione su Amazon.

Mi scoccia tantissimo che il romanzo non venga sottoposto ad editing ma non posso proprio spendere soldi in proprio per pagare io un professionista.

Il mio unico dubbio è che potrei aspettare di finire il terzo romanzo e pubblicare questo per primo per salvaguardare l'ordine cronologico, ma non è affatto detto che il romanzo mi 'riesca' come gli altri due.

E, poi, secondo la mia esperienza, per scrivere la prima stesura di un romanzo posso anche metterci solo 6/7 mesi, ma ci vuole almeno un anno per arrivare ad una prima versione decente. 

E' fisiologico.

Quindi? 

Autopubblico?

Autopubblico partendo dal prequel in scrittura pur sapendo che prima di un altro anno non se ne parla?

NON autopubblico, rivedo e insisto?

Negli ultimi giorni, poi, sto pensando che potrei pubblicare a puntate su wattpad la prima stesura del prequel (per poi eliminarla dopo un certo tempo e autopubblicare la versione definitiva sempre su Amazon).

In ogni caso, almeno il prologo del prequel penso che possa essere usato come demo, come assaggio di un'opera complessiva che, se portata a termine, sfiorerà e forse supererà le 800 pagine.

Per non parlare di un nuovo tarlo che sento farsi strada pian piano: quello che vorrebbe trasformare il raccontino ambientato alla festa di gruppo del Villanova1 in un quarto romanzo...

E quindi?

Beh, la presente vale come preavviso di rottura di coglioni: se siete tra i miei conoscenti sappiate che, probabilmente entro il 2025, vi arriverà un WA (non scritto in serie, quelli li odio) con la richiesta non dico di comprare il libro (che tra l'altro agli amici regalo volentieri), ma di aiutarmi nell'inevitabile diffusione via social. 

E magari anche ad una presentazione (e solo ad averlo scritto mi viene l'ansia già mo'!).

Vi lascio un po' di disegni per farvi un'idea...


L'inizio della Giornata dei Passsaggi (immagine tratta dal Prequel)

La fine della Giornata dei Passsaggi (immagine tratta dal Prequel)


Marta (di spalle) e Giulia alla partenza della Route Estiva del 2001





2 agosto 2025

L'ultima notte di campo e altri racconti scout



Ieri sono arrivate le copie autore dell'antologia "L'ultima notte di campo ed altri racconti scout" pubblicata dagli organizzatori del concorso letterario Racconti Intorno al Fuoco.

Questa è l'antologia dell'edizione 2024 e contiene due miei racconti scritti ad hoc.

L'emozionè c'è sempre, anche se non è la prima volta.

Ed è stata un'emozione rafforzata dalla consapevolezza che anche l'anno prossimo riceverò la copia dell'edizione 2025: sono di nuovo in finale con entrambi i racconti proposti.

Nell'arco di due giorni ho ricevuto due bellissime notizie letterarie.

Ne sono molto contento.

Il concorso, anche se organizzato da Capi Scout AGESCI, non è legato all'associazione ma è ormai alla terza edizione ed inizia a diventare patrimonio dello scautismo nazionale.

Non penso che l'AGESCI debba interessarsene più di tanto eccetto la sua funzionalità come strumento educativo: se si passasse voce nei reparti e nei clan, qualche aspirante scrittore potrebbe approfittarne anche solo come prova di specialità.

Poi, se le antologie trovassero sponda nelle cooperative e presso la fiordaliso non sarebbe male, ma mi rendo conto che potrebbe essere troppo complicato.

Due parole sui miei racconti.

Uno è dedicato esplicitamente a Don Mattia Ferrari. 

Al contrario del racconto, lui non ha certo bisogno di presentazioni.

La Scelta Politica AGESCI è una faccenda serissima e richiede parecchia competenza: sì, purtroppo bisogna studiare e temo, di questi tempi, per esercitare correttamente questa fondamentale componente dell'essere scout, sia indispensabile avere un minimo di cultura storica.

Prima di prendere certe posizioni sarebbe opportuno avere almeno una vaga idea di quella che è la realtà della Storia Militare del XX e XXI Secolo per non cadere facile preda della propaganda orsintravaglescsantoriana &C.

L'altro racconto è più personale, scritto in uno stato di grazia che mi ha permesso di guardare con distacco al doloroso percorso che mi ha portato, Padre di famiglia, Capo Scout, ancora pronto a Servire.

E descrive, appunto, un inizio di percorso lì dove quello immaginato, sognato, prediletto, si deve bruscamente interrompere perché così è la vita.

Spero che questi racconti siano letti, che questa antologia abbia il successo che merita ma ad un solo scopo: rafforzare lo scautismo.

Lo scautismo italiano è una delle poche cose serie rimaste a questo paese e il concorso letterario Racconti Attorno al Fuoco è qualcosa che lo rafforza, lo amplia, lo impreziosisce.













1 agosto 2025

La Fonera: tramonto di un'idea



Vi sblocco un ricordo: La Fonera.

Un router/access point basato su software libero progettato per la condivisione della propria connessione ad internet in tempi in cui l'accesso al Web non era a portata di tutti com'è oggi.

La mia, aggiornata con l'ultima OpenWrt disponibile a Natale, mi ha abbandonato oggi: non si accende più nemmeno con un altro alimentatore.

Mi ha servito per quasi quindici anni, prima come router ed access point, poi 'solo' come access point secondario.

Qui un link ad una recensione dell'epoca, tanto per darvi un'idea di quanto fosse avanzata la fonera ai tempi e delle libertà che abbiamo perso nei dispositivi moderni, tutti APP-centrici e ben poco personalizzabili.

La parola Fonera per me è ricordo dei linux day e di una Idea .

L'Idea che si è accartocciata quasi del tutto sotto l'occupazione dei social, l'invasione delle fake news e, in parallelo, la crisi delle democrazie con l'appoggio esterno di troppi compagni a dittatori & affini.

Con Linux ci lavoro, in casa lo usiamo tutti, prole major inclusa, parenti e affini idem.

Ma, lo ammetto, più per comodità ed economia che per l'idea di libertà, trasparenza e coesione sociale che avevo anni fa.

Un client linux dura più di 10 anni senza decadimento di prestazioni.

Io appartengo a quella generazione in grado di assemblarsi un computer ed installare un sistema operativo lì dove né quella precedente né quelle successive sono in grado di farlo.

Non so se le mie figlie vorranno imparare quest'arte dell'indipendenza e della socialità tecnologica.

Ma poco importa: il futuro è sempre diverso dai calcoli dell'umanità.

Beh, io da anni mi aspetto questo presente.

E la morte della mia Fonera è solo un altro simbolo della fine di ogni illusione.

Ma non di ogni Idea.