20 luglio 2023

L'Aquila d'Acciaio








Chissà chi si ricorda questo vecchio film anni '80 su un ragazzino che ruba un F-16 e va a liberare il padre pilota prigioniero dei libici.

Protagonista assoluto, lui: l'F-16.

Il Jet occidentale per antonomasia dagli anni '80 in poi.

Ne sono stati costruiti poco meno di cinquemila.

Anche l'Italia ne ha noleggiati alcuni per qualche anno quando il vetusto F-104 è andato in pensione.

La macchina, negli anni, si è evoluta parecchio: l'F-16A iniziale era un caccia leggero, diurno, armato di cannone e un paio di missili aria aria a breve raggio AIM-9 Sidewinder (nella versione L, ossia la prima che funzionava bene come sostenevano i depliant pubblicitari ... della versione B).

L'F-16V (Block non so manco più dove sono arrivati) dei giorni nostri, invece, è un sofisticato cacciabombardiere ognitempo medio dotato di missili aria aria e aria superficie a lungo raggio con tanto di radar ad apertura sintetica.

Insomma, la differenza tra una spider biposto  degli anni '80 e una berlina moderna.

L'F-16 ha anche un lusinghiero record di combattimento di 76-1-5, ossia ha abbattuto 76 aerei nemici, ne è stato abbattuto uno solo (turco) in combattimento aereo ad opera di un Mirage 2000 greco. E cinque sono stati abbattuti dalla contraerea.

Veniamo, quindi, ai colori di questo modellino.

Che rappresenta un aereo che non esiste: l'Ucraina, infatti, non ha in servizio F-16.

Potrebbe averne in futuro e avrebbe dovuto già averne, se i popoli occidentali si meritassero le libertà e gli agi di cui godono.

Una cinquantina (o un centinaio) di F-16, da soli, non risolverebbero un gran che.

La guerra aerea moderna è estremamente complessa e il singolo aereo da combattimento è solo la punta dell'iceberg di un sistema logistico e di supporto elettronico che non può essere improvvisato.

Qundi, avremmo dovuto provvedere per tempo.

E dotare l'Ucraina di una difesa aerea dagli attacchi terroristici russi sarebbe dovuta essere una priorità per delle nazioni amanti della pace e rispettose della vita umana come, a sproposito, si vantano di essere quelle occidentali in generale e la loro frazione delle opinioni pubbliche che pensano di essere pacifiste, in particolare.

Ma così, evidentemente, non è.

In Italia, secondo recente sondaggio, solo il 30% degli intervistati è decisamente avverso all'operato della Russia.

Il 18% le è esplicitamente favorevole. Non l'1,8: il 18. In pratica una persona su cinque è a favore di guerra, aggressione, omicidi, torture, stupri e massacri oltre alla fine della libertà.

Fate voi.

Quindi, è per scaramanzia che mi sono deciso a realizzare questo F-16 coi colori che potrebbe indossare nell'aviazione ucraina.

Meglio tardi che mai, oserei dire.

Non credo che la configurazione che ho scelto sia realistica: le bombe a guida laser sono di troppo e probabilmente sarebbero sostituite da serbatoi ausiliari o missili aria superficie standoff. Il 4 Aim-120 e i 2 Harm, invece, sono plausibili.

Il modellino  mi è venuto così così (non ho la possibilità di dipingere camo pixellate) ed è stato particolarmente odioso da assemblare perché la Revell ha avuto la bella alzata di ingegno di spargere i pezzi tra i 4 sprue in maniera completamente casuale: non ce ne sono 2 contigui e ho passato più tempo a cercare il pezzo successivo che a montarlo.

Questo modellino rappresenta una sconfitta: perché gli ucraini la loro guerra per la libertà l'hanno già vinta.

Noi occidentali in generale e quelli italiani di sinistra in particolare, la battaglia per la difesa di pace e diritti umani, l'abbiamo già persa.

Nota.

A tal riguardo un esempio a caso: è doloroso ma necessario 'realizzare' che non è stata la tenera e commovente marcia di Don Tonino Bello a metter fine all'assedio di Sarajevo ma sono stati gli F-16 della NATO.

16 luglio 2023

F-19A Ghostrider, ehm: F117A Nighthawk

 











Germania, fronte avanzato

La scena avrebbe spaventato chiunque. Le nubi si ammassavano dense a milleduecento piedi d'altezza. Stava volando attraverso acquazzoni che udiva, più che vederli, nella notte nera; i profili scuri degli alberi sembravano protendersi ad afferrare l'aereo. Solo un pazzo avrebbe volato così basso in una notte come quella. Tanto meglio, si disse, sorridendo dietro la maschera a ossigeno.

Il colonnello Douglas Ellington accarezzò con la punta delle dita la cloche del caccia d'attacco F-19A Ghostrider, mentre l'altra mano restava posata sui doppi comandi del gas alla sua sinistra...

... La Lockheed chiamava Ghostrider - Cavalcafantasmi - l'aereo F-19A, ma per il pilota era "Frisbee". Il caccia d'attacco Stealth era stato elaborato segretamente. Non aveva angoli né profili squadrati che potessero consentire un netto riverbero dei segnali radar.

I turbogetti ad alto by-pass erano stati progettati in modo da emettere tutt'al più una segnatura infrarossa confusa. Le ali, viste dall'alto, sembravano imitare la forma di una campana. Viste di fronte, esse apparivano stranamente curvate verso il basso, giustificando l'affettuoso nomignolo di Frisbee. Benché le apparecchiature nell'abitacolo fossero dei gioielli di tecnologia elettronica, di solito non venivano usate nel modo attivo. Le radio e i radar producevano rumori elettronici che il nemico avrebbe potuto captare, mentre il concetto fondamentale del Frisbee era di sembrare del tutto inesistente.

A bordo del Sentry E-3A che volava sopra Strasburgo, i tecnici radar notarono con soddisfazione che tutti e cinque gli aerei radar sovietici erano stati abbattuti in due minuti: funzionava proprio, l'F-19 li aveva veramente stupiti...


Così, nel 1986, in Red Storm Rising (Uragano Rosso), Tom Clancy introduceva al grande pubblico un cacciabombardiere stealth.

Ossia, invisibile ai radar. 

Che poi, più che invisibile ai radar, stealth significa a bassa osservabilità sia radar che infrarossa che  ottica (infatti il modellino è dipinto di nero come i bombardieri notturni della Seconda Guerra Mondiale) dato che per ovvie ragioni questo aereo sarebbe stato usato solo di notte.

Quello che il grande pubblico all'epoca non sapeva (e chissà se lo sapeva Tom Clancy) è che un cacciabombardiere Stealth esisteva davvero, operativo sin dal 1983.

E non somigliava affatto all'F-19 descritto dal compianto scrittore.

L'F-117, infatti, è squadrato al limite del cubismo picassiano.

Non è supersonico ed è stato progettato per il ruolo aria suolo.

In combattimento ne è andato perduto uno solo ad opera dei Serbi.

E' indubbio che la cinquantina di F-117 operativi avrebbero potuto fare una discreta bua alle infrastrutture critiche del Patto di Varsavia: ponti, centri di comando, depositi di munizioni.

Tuttavia, devo ricordare che questi aerei erano 'a servizio' di una gran massa di jet assolutamente non stealth.

Vedete, io credo ben poco alle Wunderwaffen.

Ossia a quel tipo di superarma che  dovrebbe poter ribaltare da sola una situazione militare compromessa.

Le Wunderwaffen erano le armi segrete su cui Hitler contava per ribaltare l'esito della Seconda Guerra Mondiale.

Con gli esiti che sappiamo.

La singola Wunderwaffen è immancabilmente potentissima e fa strage dei suoi nemici. Ad esempio: "Per affrontare un Carro Tigre servono 5 Carri Sherman con la prospettiva di perderne 3" Così era scritto sul manuale del carro americano Sherman. 

Il fatto è che del Wunderwaffen  supercarro Tigre i tedeschi ne costruirono poco più di mille, gli americani, invece, del loro dignitoso Sherman, circa 35mila. 

E lo stesso, temo, vale per gli aerei; finché si costruiscono 50 costosissimi aerei stealth che accompagnano 5000 jet moderni è un conto, ma quando si rinuncia ai 5000 jet moderni per avere 800 costosissimi aerei stealth forse i conti non tornano più.

Insomma, non sono del tutto convinto che una forza aerea modernissima dotata di pochi aerei invisibili e numericamente modesta sia meglio di una forza dotata di moltissimi aerei moderni ma visibili ai radar.

Ma, se anche l'AGESCI sposa le basi teoriche delle Wunderwaffen puntando costantemente al Capo Superuomo capace anche di far sorgere un ottavo giorno della settimana, lo scoutedì, chi sono io per contestarlo?

Chiudo con un'ultima citazione tratta da Uragano Rosso:

"ma no, solo i dilettanti possono discutere di tattica, pensò Alekseyev contrariato. I militari professionisti studiano la logistica". (Che a sua volta è una citazione del Generale Bradley).

E non sarebbe male che la Logistica (della vita utile di un Capo formato in servizio) la studiassero anche al Consiglio Generale dell'AGESCI.

9 luglio 2023

Balcani in Fiamme, di Francesco Dei


"Recensisco" con piacere e soddisfazione questa Storia Militare della Guerra Russo Turca del 1877-1878.
Francesco Dei (di cui ho già letto la 
STORIA MILITARE DELLA GUERRA RUSSO - GIAPPONESE 1904 - 1905), ci porta nei Balcani e nell'Asia Minore della seconda metà dell'800 raccontando in dettaglio una guerra dimenticata che, temo, sia ormai solo un paragrafetto nei manuali di Storia dei licei.
Ma che è stata un anello fondamentale della catena che ha portato alla contemporaneità che è diretta espressione dei conflitti mondiali il cui gigantesco incendio ebbe origine proprio nei Balcani a seguito della catastrofica guerra descritta nel saggio.
Più di mezzo milione di persone morirono in dieci mesi di feroci combattimenti tra il Danubio e le Sorgenti di Tigri ed Eufrate.
Mi ha colpito particolarmente la figura del Generale russo Michail Dmitrievič Skobelev, il Generale Bianco (o anche detto il Garibaldi russo), ritratto nella copertina del libro.
D'altro canto, le varie figure di molti coraggiosi e validi generali ottomani mi hanno fatto compassione: da italiano medio ma assolutamente aderente a principi scientifici capisco bene la frustrazione di chi sa e ha le capacità ma è soggetto all'inerzia di chi non sa e millanta capacità che non ha.
Di un saggio appassionante si scrive spesso che 'scorre come un romanzo'.
Ma la scrittura di Francesco Dei non ha bisogno di questo paragone perché rende avvincente la storia basata su dati di fatto senza necessità di trucchi letterari.
Concludo con alcune chicche:
prima di tutto è stato un vero sollievo trovare le note a piè pagina... A piè pagina e non ammucchiate tutte assieme in fondo al volume.
E le cartine! Il testo è arricchito da ben 29 cartine a colori che dettagliano  l'azione e permettono al lettore di seguire i movimenti degli eserciti sul terreno.
Deliziosa, poi, in appendice, la paginetta dedicata ai wargames.
Insomma, questo volume è una rarità culturale in lingua italiana dato che, in Italia, si fa vanto dell'ignoranza di cose militari e su questo vanto poi ci si permette anche di sproloquiare sulle guerre, passate e presenti, contribuendo, con l'ignoranza, a fomentare quelle future.
A questo punto lancio una sfida a Francesco Dei: la logica conseguenza di questo libro sarebbe la trattazione delle Guerre Balcaniche.
Ma io mi permetto di suggerire un argomento a noi più vicino ed ancora più dimenticato: la Guerra Italo Turca del 1911/12...


8 luglio 2023

Alto Adige

 

E chi infila il chiodo nel legno col martello cavo... beve ;)

Le vacanze sono finite, è vero.

Ma l'Alto Adige mi è rimasto dentro.


Aria pura, limiti di velocità (anche i 30) rigorosamente rispettati, pulizia a livello giapponese e accoglienza professionale e cordiale.

E si mangia pure bene (come, del resto, ovunque in Italia)!

Quest'anno abbiamo scelto la Val Passiria e abbiamo pernottato qui in uno splendido maso con una vista meravigliosa:




Silenzio, cortesia, correttezza, splendidi paesaggi e pace.




E le fragoline di bosco sono solo un bonus

27 giugno 2023

#USTICA Un'INgiustizia civile, di Alegi e Tricarico



A pelle, senza googolare: chi ha causato la strage di Ustica?

Scommetto che avete pensato al missile e alla battaglia aerea.

No: secondo la magistratura penale italiana (3 gradi di giudizio) la strage è stata causata da una bomba. Niente missili, niente depistaggi, niente battaglia aerea. Secondo un magistrato civile, invece, scienziati e ingegneri che facevano parte della commissione di periti d'ufficio (non di parte: d'ufficio) nonché tutti gli altri giudici, non hanno capito niente e il missile c'era. Come per certe sentenze di correlazione tra vaccini ed autismo, del resto.

La Strage di Ustica è un mistero italiano. Nel senso che è solo in Italia che il mistero c'è: all'estero, date le evidenze scientifiche, il mistero non c'è.

Sono andato a vedere al cinema "Il Muro di Gomma". 

Ho letto "Funerale dopo Ustica". 

Ho comprato il DVD de "I TIGI" Di Marco Paolini.

Sono stato un credente, lo ammetto.

Sono anche andato due volte a visitare il Museo della Memoria di Ustica (che, en passant, ignora completamente le sentenze penali di assoluzione).

Ma, da quando ho avuto accesso alle fonti internazionali e alla stampa specializzata, ho iniziato a sospettare che le cose non stessero come vulgata volesse.

Per quel che può interessare, vi racconto il mio percorso di redenzione.

Nel 1989 (prima della caduta dell'URSS), un Mig23 sovietico ebbe uno strano e tragico incidente: l'aereo decollò da una base in Polonia, ebbe un problema per cui il pilota si eiettò e... E invece di precipitare, il MiG continuò per la sua strada invadendo lo spazio aereo della Germania Occidentale per poi precipitare, esaurito il carburante, in Belgio provocando una vittima al suolo.

Il tragitto del MiG23M sovietico dal decollo alla caduta per esaurimento del carburante: circa 900 km


Distanza percorsa: circa 900 km. Ossia, in pratica, l'autonomia massima del modello più avanzato del MiG23 a velocità di crociera. Il che (ma questo non è un dato che si trovava facilmente all'epoca nelle edicole di Matera) equivale ad un raggio di combattimento pratico di circa 300 km.

Questa notizia restò a circolare nel mio cervello messa a raffronto con una delle 38 teorie su Ustica che prevedono il coinvolgimento, nell'abbattimento del DC-9 ITAVIA, di un MiG-23 libico (versione da esportazione con prestazioni inferiori a quella in linea con l'aviazione sovietica).

Non commetto spoiler se vi dico che questo MiG con Ustica non c'entra assolutamente nulla, salvo aver fatto da involontario alibi ai complottisti.

Ancor prima di avere accesso ai libri di Tom Cooper sull'aviazione libica, dopo vari anni, mi si accese la lampadina: il MiG 23 libico non avrebbe mai e poi mai avuto l'autonomia per decollare dalla Libia (ma in pratica nemmeno dalla Tunisia) e mettersi a fare battaglie aeree a nord di Ustica ben oltre il limite teorico del suo raggio d'azione e almeno 2 (se non 3) volte oltre il suo raggio d'azione pratico:

Il tragitto del MiG23 libico dal decollo alla caduta per esaurimento del carburante: circa 800 km


Secondo la versione di Tom Cooper (e quella ufficiale), invece, i conti tornano: il MiG decolla da Bengasi, dopo un po' il pilota sviene per un problema alla maschera d'ossigeno, l'aereo, a velocità di crociera, consuma il carburane e si schianta in Calabria dopo aver percorso circa 800 km (più il tempo dell'esercitazione).
Appunto, i conti tornano e coincidono con quelli dell'incidente del 1989.
Beh, francamente, questa storiella, oggi, non la considero poi così fondamentale.
Perché, nel frattempo, ben altre fonti e ben altre prove mi hanno portato a sapere e non a credere.
Le sentenze di assoluzione, i libri di Tom Cooper, anche la docuserie "Indagini ad alta quota" episodio 13x7.
E questo libro: USTICA Un'INgiustizia civile, di Alegi e Tricarico.
Il testo ha due anime: quella comprensibilmente indignata di un Generale che, incredulo, si trova a ribadire l'ovvio dopo una lunga teoria di accuse infamanti ed inconsistenti all'Aeronautica (ma non a lui personalmente).
Ricordo che i generali, assolti per non aver commesso il fatto (tu sei innocente ma quel reato qualcuno l'ha commesso) hanno rinunciato alla prescrizione e sono poi stati assolti perché il fatto non sussiste (ossia quel reato sta solo nella fantasia del Giudice Istruttore). 
E poi l'anima scientifica di Gregory Alegi, un Professore Universitario che fornisce al lettore le evidenze tecnico scientifiche scaturite dalle sentenze penali.
Incuriosito, ho anche partecipato, la settimana scorsa ad un convegno sulla strage organizzato a Bologna il 19/06/2023 da una associazione delle vittime della strage (quella che ha riconosciuto il valore delle sentenze penali e che si batte ancora perché la magistratura non si arrenda).





Sono molto contento di aver partecipato a questo convegno, sia perché ho potuto approfondire la tematica sia per aver finalmente incontrato il Professor Gregory Alegi. Tuttavia, sono anche un po' triste. Sono un uomo di sinistra. Da ragazzino, appassionato di aviazione, avevo creduto sulla parola a Marco Risi, il regista de "il muro di Gomma" e poi  a Marco Paolini. Pensavo di sapere e, invece, quando da Adulto ho avuto accesso alle fonti internazionali, ho scoperto di essere stato ingannato. Sono molti anni che sono cosciente della follia della tesi della battaglia aerea, ma questo non mi aiuta a infrangere il vero muro di gomma. Quello dell'ignoranza più becera alla #novax che spiega perfettamente il Putinismo dilagante a Sinistra. Io credo che una persona di Sinistra che voglia continuare a considerarsi tale, dovrebbe prendere le proprie opinioni maturate sull'atto di accusa Priore e rivederle in base alle sentenze penali di assoluzione dei generali. Sarebbe bellissimo vedere Marco Paolini aggiornare il suo splendido spettacolo I-TIGI, basato sull'atto di accusa di Priore, adeguandolo alla verità scritta nelle sentenze definitive della magistratura penale. 

Ricordo ai miei lettori che, in Italia, la giustizia civile ha acclarato la correlazione tra vaccini ed autismo, il che, ovviamente, non è. I fatti, al momento, secondo la giustizia penale (che ha ribaltato completamente i convincimenti personali di Priore), parlano esplicitamente di bomba.  In questi casi, se non si fida della letteratura tecnica e della magistratura penale, il mio modesto suggerimento è: "fai tu". Si deve aver voglia di leggere le carte e farsi un'opinione di merito basata sulle prove scientifiche prodotte durante le inchieste e dei periti d'ufficio e non su un bel film che, fino a prova contraria, è fiction.

E  ora?

E ora mi aspetto di trascorre un altro anniversario della strage (27 giugno) farcito  di fake news su una battaglia aerea a cui, per quel che valgono le prove su cui è fondata la relativa teoria, avrebbe potuto partecipare anche l'Enterprise di Star Trek.

Io continuerò a studiare, per esempio leggendo questo libro:


Perché i diritti umani, la libertà, il benessere e la pace non vengono da convincimenti.

Ma da verità scientifiche.

E se la Magistratura penale ha stabilito che 81 persone sono state assassinate da una bomba, si deve cercare chi quella bomba ha commissionato e piazzato.

Non faccio dietrologie e non intendo cadere nella trappola del complotto anticomplotto.

Non formulo ipotesi ma lascio ai lettori uno spunto: un occhio alle implicazioni della fine del lodo Moro la darei.

E spero che, domani,  almeno uno dei miei lettori, non dico cambi idea, ma accolga in sé il seme del dubbio.


 #USTICA Un'INgiustizia civile, di Alegi e Tricarico 

17 giugno 2023

Idroplano Savoia S.21: Meglio Porco che fascista












Nei giorni del centenario della nostra Aeronautica Militare dedico questo modellino a tutti i piloti e avieri caduti a causa delle guerre fasciste: uccisi dal nemico, assassinati dalla corrotta incompetenza della violenza fascista.

L'Idroplano da caccia Savoia S.21 non è mai esistito.

E' il frutto della fantasia di quel genio di Hayao Miyazaki che, con il film di animazione Porco Rosso, omaggia proprio il coraggio degli aviatori italiani.

E proprio perché è un aeroplano di fantasia che lo dedico alla nostra aeronautica.

Non l'iconico F-104, nè l'assurdo CR-42 e neppure il superbo Eurofighter Typhoon.

Scelgo l'S.21 perché la fantasia è un ottimo rifugio di fronte all'asprezza della realtà.

Scelgo l'S.21 perché il coraggio , l'abilitàe l'ingegnosità dei piloti (e dei tecnici) italiani sono ben rappresentati nel film.

E, in ultima analisi, perché è un bellissimo aereo che non ha mai ucciso nessuno.


PS: nota modellistica. Il kit della FineMolds è molto giapponese.

Nel senso che è TUTTO in giapponese, quindi, se non si  ha un minimo di esperienza, potrebbe essere complicato montare il modellino.

Ed è anche molto giapponese nel senso che è un kit di elevata qualità per plastiche, incisioni, assemblaggio e decals.

Mi sono divertito molto, sia a montarlo che a volarci...


31 maggio 2023

F-89J Scorpion: l'intercettore più potente







Da destra a sinistra: il contenitore coi razzi aria aria,
il razzo a testata nucleare genie e i missili aria aria Falcon







L'F-89 Scorpion è stato un intercettore americano dei primi anni 50.

Non aveva altro scopo che la difesa aerea del Nord America dai bombardieri sovietici Tupolev Tu-4 (la copia russa del B-29 americano della Seconda Guerra Mondiale), Myasishchev M-4 e Tupolev Tu-95 (di cui solo l'ultimo dotato dell'autonomia necessaria a colpire gli USA senza rifornimento in volo).

L'aereo era un jet di prima generazione, terribilmente sottopotenziato con motori ben poco affidabili.

Tuttavia, aveva una spaventosa potenza di fuoco.

Le prime versioni furono armate di cannoni, poi si passò ai razzi aria aria da 70mm  e si concluse con i missili aria aria.

Le ultime versioni del jet furono gli intercettori dotati di sole armi aria aria più potenti mai costruiti.

Più dell'X Wing, per dire.

Infatti, oltre a missili aria aria falcon di prima generazione, lo Scorpion era armato con due razzi aria aria a testata nucleare AIR-2 Genie.

In una singola occasione, il razzo fu anche testato dal vivo ed eccovi qua il video dell'Operazione Plumbbob John!

Una follia, vero?

L'aereo rapprsentato dal modellino era armato con 2 razzi a testata nucleare, 4 missili aria aria e, alle estremità alari, era dotato di due serbatoi  contenenti anche una cinquantina di razzi aria aria.

Non c'è assolutamente dubbio che fosse una minaccia letale per i bombardieri sovietici che, per numero e prestazioni, difficilmente avrebbero potuto superare le difese aeree USA dell'epoca.

Difese aeree che persero importanza con l'avvento degli ICBM, ma questa è un'altra storia.

Ora, perché costruire un F-89?

Per mostrarvi il video di una bomba atomica?

Sì, anche.

Ma, per lo più, ho scelto questo caccia in memoria dei B Movies di fantascienza degli anni '50 che mi piacciono tanto.

Quelli in cui il mostro o l'alieno, dopo una prima fase in cui la sua esistenza è stupidamente ignorata dalle autorità (che se la ridono delle dichiarazioni del valente scienziato di turno), viene affrontato, senza successo, dai  primissimi jet dell'USAF (F-86/84/94/89).

Ma, poi, è sconfitto con l'ingegno dallo scienziato di cui sopra, con l'aiuto di un'altrettanto valente assistente stangona, si intende.

Diciamo che questo modellino è un mio personale omaggio a quella parte di Hollywood che, dietro una patina di granitico patriottismo ed orgoglio per le centinaia di Jet come l'F-89 che luccicavano sugli aeroporti dell'USAF, sotto sotto, voleva trasmettere il messaggio dell'inutilità di queste armi.

E diffondere tra la popolazione americana prima, occidenale poi, che la sicurezza viene solo dalla conoscenza e dal progresso.

E che l'ignoranza è la vera minaccia letale da cui guardarsi.

L'F-89 non ha mai sparato un colpo: il miglior indice di successo possibile.


25 maggio 2023

49 anni: l'età della rivoluzione

 


Ho ancora i capelli.
Non tutti, ma abbastanza.
E ho ancora voglia di farla, una rivoluzione.
Senza ghigliottine, al massimo con un po' di ripassi obbligatori di storia, fisica e matematica.
E' vero, invecchio.
Ma, di sicuro non divento obsoleto.
PS: se date retta a me, la rivoluzione non solo si fa davvero, ma riesce anche! 
Tanti auguri a me.

17 maggio 2023

Bristol Blenheim: per salvare Helsinki!




Oggi vi parlo di un bombardiere leggero inglese della fine degli anni '30: il Bristol Blenheim.

Già obsoleto all'inizio delle ostilità, il Blenheim era un piccolo bombardiere leggero dotato di armamento difensivo modesto ma di un buon carico bellico.

Già nel 1942 era stato ritirato dal servizio di prima linea anche nei teatri di guerra meno impegnativi.

Eccetto uno.

Quello Finlandese.

La piccola Finlandia, aggredita a freddo dall'Orso Russo di Stalin nel 1940, ricevette modesti aiuti dalle Democrazie Occidentali (che stavano già combattendo, con poco successo, la Germania Nazista). Non avevano molte armi da condividere con la Finlandia e non era nemmeno semplice recapitarle.

Ma i Finlandesi riuscirono ad ottenere qualche esemplare di Blenheim e la licenza di produzione che fu avviata lentamente e sempre su piccoli numeri.

I Blenheim finlandesi furono impiegati come ricognitori e bombardieri tattici pagando un prezzo altissimo in termini di perdite man mano che i caccia sovietici miglioravano in qualità e prestazioni.

Nelle prime versioni, l'aereo aveva una letale particolarità: lo sgancio delle bombe avveniva secondo un meccanismo piuttosto primitivo: con una fune si sbloccavano i portelli della stiva bombe che... restavano chiusi: era il peso delle bombe sganciate dai loro supporti a spalancare i portelli.

E se la spoletta era difettosa o mal regolata...

Almeno 3 aerei finlandesi esplosero in volo per questo difetto di progettazione.

Le piccole forze armate finlandesi combatterono non solo con disperato coraggio ma anche con inaspettata efficienza (senza assolutamente addentrarmi nelle dinamiche di Guerra d'Inverno e Guerra di Continuazione) e quando Stalin si trovò Signore e Padrone dell'Europa Orientale, nel 1945, si guardò bene dall'imporre alla Finlandia sconfitta la sua bestiale occupazione.

E così, oggi, la Finlandia è uno dei paesi più prosperi e felici del Pianeta.

Anche grazie a questo aereo.


Nota modellistica: questo kit è veramente spartano ed era anche incompleto (mancava la parte inferiore del muso, guardate un po' come mi sono arrangiato a ricostruirlo:




Questo modellino chiude un 'ciclo'.
Nelle ultime settimane mi sono dedicato a kit semplici, assemblati in serie e in velocità.
Ho in mente un progetto didattico, chissà se va in porto...
Diciamo che il prossimo sarà assemblato con meno fretta.