Da bimbo, giocando a nascondino nei cantieri del mio quartiere in costruzione, era questo il segnale da lanciarsi quando qualcuno violava le regole. Come nascondersi nelle case, oppure coprirsi con un telo per non essere riconosciuti, o farsi aiutare da qualche spia a trovare gli altri bambini nascosti.
Ora, di fronte allo Stato che cambia le sue stesse regole del gioco, la sensazione di impotenza e futilità quasi prevale su tutto l'entusiasmo che cresce in questi giorni tra chi lavora assieme, in Comunità, per costruire una nuova speranza.
Veniamo da un passato di soprusi, viviamo un presente di squallida prevaricazione.
Non consentiamo che ci venga costruito un futuro basato su queste stolide fondamenta.
Protestiamo e agiamo.
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