Mi sa che è tornato il tempo di parlare di scautismo dedicandogli l'ultimo post del 2020.
Anche perchè è una delle poche realtà che, non solo ha retto l'urto della Pandemia, ma sta anche continuando a fare del suo meglio per migliorare il Mondo che verrà.
E' passato poco più di un anno da quando ho deciso di prendermi un periodo di pausa dal Sevizio in Unità.
Ed è passato all'incirca lo stesso tempo da quando, accaldato e un po' intimorito, uscivo dalla Metropolitana di Milano per ritrovarmi sulla tomba di Baden a pregare.
Avevo pensato di prendermi una vacanza, invece mi sono ritrovato, inaspettatamente, alle prese con un Servizio piuttosto impegnativo.
Credo di dover ringraziare questo post per la mia cooptazione
Ovviamente, io non avevo nessuna idea di come funziona la redazione di una rivista con 30mila copie di tiratura per 4 numeri all'anno:
quando la Capo Redattrice mi ha mandato il Timone del primo numero pensavo che si riferisse a qualche oscura faccenda di scoutismo nautico.
E' un Servizio di pochi per moltissimi: una dozzina di persone che per quattro anni si assumono la responsabilità di esprimere la Voce di una Associazione di trentamila adulti (e 150mila ragazzi) in un complesso equilibrio tra i pensieri dei singoli, il Piano Editoriale e la comune lettura della realtà.
Come tutte le forme di Servizio in Associazione ne ho sempre sentito il peso della Responsabilità che trovo molto differente da quella di un Servizio in unità.
Ma di quale sia lo Scopo di Proposta Educativa e di quanto sia uno strumento utile per i capi preferisco parlare in altra sede.
In Proposta Educativa ho riscoperto il peso delle parole:
le persone per cui scrivo sono filtrate dalle parole e le parole devono essere scelte con cura.
Per fortuna, non solo da me: se non fosse per il costante aiuto e pazienza della CR e degli altri Redattori...
Ma le parole che scrivo non le scrivo per me, al contrario di queste.
Io scrivo così: non sto ad immaginarmi i trentamila sconosciuti pur accomunati da una fratellanza che ha dimostrato la sua concretezza anche in questo terribile 2020.
Scrivo per i Capi che conosco, che ho incontrato e che in qualche caso ho pure cresciuto.
Le Parole, almeno le mie, sono per le Persone, non per il loro Numero.
La mia sensazione, il mio sentire è simile a quello che provavo alla fine del CFA: non che un altro mondo è possibile, ma che esiste già.
E' piccolo ma è forte e ci si vive davvero bene.
Ma bisogna farlo sapere a tutti.
Lo so, ci hanno già provato.
Ma so' capatosta.
Ci vediamo in un posto tipo questo, tra un paio di anni.
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