<<Com'è andata giù Parigi negli ultimi dieci anni! Ci sono francesi che indicano le insegne al neon, le lussuose sale cinematografiche, le vetrine dei commercianti di automobili, i volgari bar ora così diffusi sugli Champs-Elysées, una volta tanto belli e dicono: "Ecco che cosa ci ha fatto l'America". Può darsi che sia così, ma io penso che sia l'espressione di ciò che la Francia ha fatto a se stessa. La Francia ha perso qualcosa che aveva quando arrivai qui quattordici anni fa: il suo buon gusto, una parte della sua anima, la coscienza della propria missione storica. La corruzione si annida ovunque, l'egoismo di classe si trova dappertutto e la confusione politica è completa. I miei amici, persone perbene, hanno rinunziato alla lotta Dicono: "Non mi interessa". Ciò conduce ad una specie di menefreghismo disfattista, anarcoide, propagandato da...>>
Quando sono state scritte queste parole?
Ma prima di chiederci la data, chiediamoci se non potrebbero essere perfettamente adeguate a descrivere Roma, Milano, Matera o Bologna.
Date le evidenze, forse si farebbe prima a chiedersi in qual minima misura potrebbero non applicarsi all'Italia edonista, antioccidentale, antiscientifica e succube delle autocrazie del 2024.
Ma arriviamoci: da chi e quando sono state scritte queste parole e in quali circostanze?
Beh, sono state scritte da William Shirer, un giornalista e storico americano.
Quando?
Una settimana prima della resa di una repubblica libera all'aggressione fascista: il 22 Marzo del 1938.
Una settimana prima che la guerra civile spagnola fosse vinta dai fascisti.
Pochi mesi prima che Chamberlain regalasse l'Europa ad Hitler lavandosene le mani, peggio di Pilato, a Monaco.
Un anno e rotti prima che Hitler, forte della debolezza dei francesi di cui sopra, scatenasse la più grande catastrofe della storia dell'umanità.
Shirer, già nel 1938, denunciava la catastrofe a cui avrebbe portato l'appeasement verso le dittature.
E fu profeta.
L'altro aspetto interessante del diario è l'amarezza di Shirer, tornato a Berlino dopo la guerra, nel constatare quanti pochi tedeschi fossero consapevoli della loro responsabilità nell'accaduto e quanti di loro, troppi, fossero semplicemente dispiaciuti di averla persa, la guerra.
Il Diario di Berlino racconta l'orrore di un uomo che vede un intero popolo assoggettarsi volenterosamente alla barbarie nazista.
E l'ignavia degli altri popoli che questa barbarie hanno reso possibile.
Il Diario di Berlino di William Shirer è un classico: parla esattamente del tempo presente.
E di quelli terribili che i pacifinti stanno fabbricando.
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