30 agosto 2024

Contromarcia su Roma e dintorni: la mia Route Nazionale 2024 a Verona


Il mattino dopo il ritorno dalla Route, in casa, c'era un silenzio a cui non ero più abituato.

L'appartamento, vuoto, non sembrava nemmeno più casa mia.

Dove siete tutti?

Mi sono svegliato all'alba nonostante la stanchezza.

E ho sentito fisicamente la mancanza del cerchio con le colazioni.


Colazione

Quasi quasi pure quella dell'amico Sebach.

E mi chiedo: Ma la Route è finita?

Non c'è dubbio: sono pulito, il mio bagno è a portata di mano, sono fresco di doccia (calda) e fin troppo sazio.

L'AGESCI e i Capi hanno inondato i social di video, foto e parole bellissime a testimonianza (con la t minuscola) di un grande successo.

Perché il successo è innegabile e l'entusiasmo alle stelle.

Per fortuna, sui social ci sono pochissimi post polemici/fuori luogo ma mi sento di sottolineare comunque che l'evento si intitolava "Route" delle Comunità Capi, non "Caccia Atmosfera delle Comunità Capi".

Sono contentissimo di aver fatto tanta strada e passato tanto tempo in coda.

Perché è stato proprio lì che ho incontrato altri fratelli e sorelle scout.

E' stato lì che ho parlato con volti sconosciuti ma fraterni, che ho scambiato battute, pensieri e speranze.

E' stato in coda, sulle strade affollate che ho sentito la forza dello scautismo, una forza concreta, fatta di persone di tutte le età, stanche, impolverate e assetate, ma forti, coi cuori puliti e sazie della Parola vissuta e messa in pratica in quei quattro fantastici giorni in cui il Vangelo è stato alla portata di tutti noi.

Ed è stato ai lavandini, ai punti d'acqua affollati che la concretezza della fraternità scout si è vista in tutto il suo splendore, nella cortesia, nel rispetto, nel sostegno reciproco.

Sono state le scomodità a fare la Route.

Sono stati la polvere, il cibo povero, la fatica a fare la Route.

Sono stati gli incontri, anche quelli degli eventi, un caleidoscopio di voci e punti di vista.

Non dimenticherò mai quello che ho provato nel bosco della spiritualità.

E nemmeno il messaggio di Liliana Segre e l'Omelia del Cardinale Zuppi: "Contro OGNI fascismo".

E poi mi taccio sennò da post sulla Route Nazionale deragliamo immediatamente sul mio comprovato talento di Cassandra geopolitica.

I Diciottomila Capi dell'Agesci che hanno camminato sono un perfetto anticorpo antifascista per la società italiana.

Hanno marciato (io per più di 80 km) pacificamente, in ordine, Testimoniando Amore, ma anche solo civismo, cortesia e buona educazione.

Hanno mostrato competenza e soprattutto hanno DI-mostrato che una società diversa, collaborativa e non violenta è perfettamente possibile.

L'AGESCI è un'associazione giovane: dove si vedono mai così tanti giovani assieme a tanti altri, ehm, diversamente giovani impegnati nello stesso Servizio a cantare le stesse canzoni e a fare sostanzialmente le stesse cose a venti come a sessant'anni?

Peccato che in totale siano trentamila e non trecentomila, ossia quanti ne servirebbero.

Ok, la Route Nazionale è stata un successo ed è stata un’esperienza meravigliosa.


E ora?

In cosa trasformiamo questo successo?

Io dico: da Amore in più Amore.

Ossia, più Capi…

Lo so, io c'ero: delle cause del turnover da trincea dei capi non si è parlato alla Route come non se ne parla negli organismi associativi dal livello di Gruppo in su.
E' tabù.
Personalmente non posso che concludere queste mie riflessioni su un'esperienza fondativa della mia vita additando il convitato di pietra, ma capisco che ci siano anche altri temi da portare avanti.
Prima di tutto lo scautismo cattolico italiano è vivo e vegeto.
E' forte e non si è perso nella modernità.
Riparte da Verona in salute e il rischio maggiore che corre ora è che la carica e la forza mostrati durante la Route non vengano investiti in obiettivi che portino frutto: il farmaco più potente non cura se non è somministrato correttamente.
Di contro questa non è una responsabilità di Capo Guida, Capo Scout, dei Presidenti, del Consiglio Generale o dei Capi Gruppo.
E' compito di ciascuno dei diciottomila.
Anzi, direi che è compito primario di ogni Capo, perché ogni Capo che era lì ha visto coi suoi occhi quale sia la forza collettiva a cui partecipa e la relativa responsabilità di cui è investito.
Per l'ambiente, la Pace (quella di Churchill e non quella di Chamberlain), la Giustizia, ma soprattutto per il Servizio ai più piccoli che a giorni si aspettano di rivedere i loro Capi e cominciare un altro anno scout.
Ma se non si è disposti a farlo, questo Servizio, non si è disposti a formarsi (e manco a leggere la rivista associativa dedicata alla formazione dei capi) la vedo dura per i suddetti frutti di questa splendida Route.
Ma a questo non credo: eravamo lì, abbiamo visto, sentito e parlato.
Perché mai dovremmo tacere e chiudere gli occhi di fronte alla chiamata ad un Servizio nuovo?



il Villanova 1 alla Partenza

Il Villanova 1 al ritorno




18 agosto 2024

La Felicità è in una sfumatura di grigio: una novella su wattpad




Mi sono reso conto di non aver scritto nulla qui di un mio progettino che ho avviato sulla piattaforma social di narrativa digitale Wattpad.
Mi sono già cimentato, in passato con racconti e romanzi.
Beh, qualche raccontino è stato anche premiato, un paio di romanzi li ho scritti.
E ho deciso di cimentarmi con il genere della novella.
Primo obiettivo: scrivere una storia lasciandomi guidare dagli eventi senza sapere in anticipo come va a finire (beh, a questo punto, con 5 parti pubblicate, più o meno lo so).
Secondo obiettivo: riuscire a dominare la logorrea e a sperimentare un arco narrativo diverso da quello di racconto (10-20 mila battute) e romanzo (500mila battute).
E chissà se con la storia di Angela e Paolo riuscirò a stare sotto le 50mila battute.
Il Terzo obiettivo mi sembra piuttosto difficile: avere una valutazione pubblica della storia. Ma i lettori di certo non abbondano, quindi se vi va fatevi avanti.
E poi, un ultimo obiettivo: riuscire a qualificarmi abbastanza da far pubblicare i miei romanzi inediti.
Quindi, cliccate pure qua se volete leggere questa mia novella a puntate.
Siamo oltre la metà.
Almeno credo.
Ah, poi se fallisco l'obiettivo 2 e diventa un romanzo, pazienza eh!


16 agosto 2024

B-24 Liberator(e) dell'Italia e una fake news perfettamente scientifica

Beh, basta robbe scout, se no poi perdo la mia fama di nazisionista (e se sostieni il diritto delle palestinesi di vivere liberi da Hamas &C allora sei nazisionista) atlantista onnivoro e ciclista inascoltato profeta di sciagure geopolitiche (tutte avveratesi).

Parliamo un po' del B-24 Liberator che ho finito di costruire or ora.

Premetto che il kit dell'Academy è un po' troppo spartano per i miei gusti, ma del resto io non sono un grande modellista, quindi va bene così.

Vediamo un po'.

Probabilmente avrete sentito parlare delle 'fortezze volanti'.

Ossia il B-17.

Mentre è meno probabile che abbiate sentito parlare del Liberator.

Eppure furono costruiti 'solo' 13mila B-17 contro 18mila B-24.

E, no: non mi unirò al coro dei tifosi che sostengono che un modello fosse meglio dell'altro.

Non parlerò, quindi, della Vexata quaestio (per gli appassionati di storia dell'aviazione) B-17 vs B-24.

Ricordo solo che il B-24 fu estensivamente usato per la liberazione dell'Italia dai nazifascisti, liberazione avvenuta (anche) a furia di bombardamenti su ponti, ferrovie e città del Bel Paese: no B-24 no Freedom.

Easy.

In due parole, il B-24 era più moderno, più facile da costruire, più veloce e capace di un maggior carico bellico. Il B-17 era dotato di più postazioni difensive, volava più in alto e dato che era un po' meno sofisticato era (molto) relativamente più robusto.

Ma prima ancora di presentarvi le foto del mio modellino eccovi un'altra immagine che, probabilmente, potreste aver visto sui social:



Riassumendo in estrema sintesi: durante la Seconda Guerra Mondiale gli Alleati avevano il grave problema delle perdite di Bombardieri (verissimo). La Luftwaffe faceva strage di B-17/24 e Lancaster.

E allora, leggenda (e uso la parola a proposito) vuole che i vertici di RAF e USAAF si fossero rivolti agli scienziati per cercare di capire come minimizzare le perdite.

Non è, però,  una leggenda che un matematico ebreo ungherese, Abraham Wald, abbia controintuitivamente calcolato, grazie alla Scienza (sempre sia lodata) che era inutile aggiungere corazze nei punti indicati dai pallini rossi nell'immagine precedente dato che gli aerei tornati alla base colpiti lì erano rappresentanti dell'insieme dei sopravvissuti, mentre gli aerei colpiti nei punti senza pallini rossi erano stati abbattuti e NON erano tornati alla base e quindi non avevano riportato indietro nessun dato statistico in merito.

Un classico caso di Pregiudizio di Sopravvivenza.

Niente da dire in merito, eh: il Dottor Wald fece benissimo il suo lavoro ed ebbe un'intuizione corretta.

E qui viene il bello.

Sui social media è diffusa la versione secondo cui Wald ebbe un ruolo fondamentale nella vittoria alleata della Seconda Guerra Mondiale rivoluzionando la produzione di aerei facendo aggiungere corazzature nelle parti 'bianche'.

Ma...

Non si è mai trovata traccia di importanti modifiche alla progettazione di qualsivoglia velivolo alleato in base alle conclusioni di Wald.

E si sa che Wald MAI disegnò un diagramma come l'immagine di cui sopra.

In altre parole, il B-24 ha subito una evoluzione tecnologica paragonabile a quella del B-17, B-25 o anche solo P-38 o Mustang, ma non risulta da nessuna parte che, a un certo punto, sia stata progettata una versione in base alle raccomandazioni di Wald, tanto che la necessità di corazzare il più possibile motori e cabina di pilotaggio era cosa nota ben prima dallo scoppio della guerra.

Pure in Italia, per dire.

Morale della ... 'storia vera'?

Che anche se basate su un fondo di verità matematicamente inoppugnabile come il rapporto Wald, certe storie sono e restano favole.

E che non serve essere novax, femministe pro hamas o putiniani per portare il cervello all'ammasso.

Ma che basta essere animati dalle migliori intenzioni per ritrovarsi sulla strada dell'Inferno.

Se non si ha voglia di verificare.







B-24 a sinistra, B-17 a destra
B-24 a sinistra, B-17 a destra

B-24 a sinistra, B-17 a destra

B-24 a sinistra, B-17 a destra















15 agosto 2024

Dimentica il mio nome: perché faccio il Capo Scout e perché vado alla Route Nazionale 2024



La Route Nazionale si avvicina a grandi passi: manca solo una settimana.

Io ci sarò.

Perché ci vado?

Per lo stesso motivo per cui faccio il Capo Scout a cinquant'anni suonati.

E perché ho iniziato a fare il Capo Scout?

Tranquilli, non la tiro troppo lunga: è una domanda che prima o poi tutti i capi si fanno, soprattutto quando qualcuno gli fissa, di venerdì sera, una riunione che potrebbe essere sostituita da un sondaggio WhatsApp.

All'inizio, magari, per essere meglio di come pensavi fosse il tuo Capo Clan.

Confessatelo, su (se avete preso la Partenza): l'avete pensato anche voi il classico "Io farò meglio di così".

Poi, maturando, per salvare il mondo.

E quando il Servizio ti entra nel sangue, per salvare anche un solo bambino.

A volte, solo per amore.

E per tutta la felicità che vedi germogliare dal tuo sudore.

Ecco, nel corso del tempo, io l'ho fatto per tutte queste ragioni.

Da un bel pezzo, però, vivo l'essere Capo come un privilegio.

Già: decine di ore  ogni mese, le albe livide della domenica mattina, il freddo ed il caldo, la sete, lo zaino, ma anche le fotocopie, lo scervellarsi per una catechesi, il ritagliare, l'incollare, le riunioni di Co.Ca. per cui fai notte, il rimetterci di tasca tua anche due lire, ecco, per me è tutto un privilegio.

Il privilegio di vivere (per un tempo ed uno spazio limitati, è vero) quasi come uno dei discepoli di Gesù.

Tutto qua.

Non mi sento mai così vicino a Lui se non durante il Servizio.

E no, non è per il rapporto con le Coccinelle (scusatemi ma lì è facile, facilissimo: livello asilo).

Ma per il rapporto che si instaura con gli altri adulti.

Qualcosa che non provo nemmeno a descrivere ma che, in cuor mio, sospetto somigli almeno un po' a quella fraternità che Gesù ha testimoniato come via di felicità in Terra per tutta l'umanità.

Per questo faccio il Capo scout, per questo andrò, la prossima settimana, alla Route Nazionale delle Comunità Capi.

Non per dare un senso alle mie giornate: io non mi annoio mai e se lo scautismo sparisse oggi resterei impegnato uguale tra prole, famiglia, modellini, lettura e scrittura dei miei romanzi.

Non per essere ricordato: quasi tutte le mie coccinelle dimenticheranno il mio nome già in reparto. Ma non il seme del Servizio ricevuto.

Niente gloria né ringraziamenti, quindi.

Inoltre, lettori di questo blog sanno della mia grave allergia alla retorica associativa sul volare alto, sognare l'impossibile, progettare il futuro eccetera, quando il turnover dei capi è roba da 

Eppure io alla Route ci vado lo stesso.

E la Route non è uno spasso.

La Route Nazionale non farà eccezione.

E' un evento per quasi ventimila persone organizzato tutto da volontari.

Sarà scomodo.

Si dovrà fare tanta Strada.

Ci saranno inevitabili problemi logistici e non sarà affatto facile.

Ma un Capo Scout non cerca le comodità, cerca di fare un buon Servizio.

E alla Route Nazionale si dovranno porre le basi per un ottimo servizio per i prossimi vent'anni almeno.

Vale la pena qualche sacrificio in termini di scomodità, cibo e sonno.

E magari lì mi riuscirà di parlare anche del mio sogno.

Già, ce l'ho pure io un sogno, stile volare alto per intenderci: avere un gruppo scout in ogni parrocchia.

Cambierebbe le cose.

E non ringrazierò mai abbastanza i giovani (e meno giovani) capi del mio Staff e della mia Co.Ca. per consentirmi di vivere questo privilegio.


PS: la mia Co.Ca. sarà nel sottocampo Verde, così sapete dove trovarmi. 

Dovrei anche passare un po' di tempo nello stand di Proposta Educativa.

Buona Strada e Buon Volo!

9 agosto 2024

F-9F Panther, i Ponti di Toko-Ri ovvero essere William Holden

 
















Ovvero essere William Holden in una delle sue migliori interpretazioni.

Ma prima parliamo del ferro.

L'F-9F Panther  è stato un jet di prima generazione usato dalla Marina USA durante la guerra di Corea.

I futuri astronauti Neil Armstrong e John Glenn combatterono in Corea su questo aereo.

I progressi tecnologici l'avrebbero trascinato nell'oblio se non fosse stato per il cinema di quegli anni.

Ma torniamo a William Holden, protagonista del film  "I Ponti di Toko-Ri", tratto dal romanzo omonimo di  James A. Michener.

Un pilota dell'US Navy, un civile richiamato in servizio, si trova nel bel mezzo della Guerra di Corea costretto suo malgrado a missioni di guerra rischiose e senza scopo.

L'uomo, sposato e padre di due bambine, sente che la prossima missione sarà l'ultima.

Il film, più che a narrare l'eroismo dei piloti della marina (dato per scontato, by the way) descrive l'angoscia dell'uomo mandato a morte certa. Uno dei miei primi film in cui il coraggio non è la spavalderia alla Custer ma la capacità di andare avanti nonostante il terrore.

Ecco, io penso che William Holden sia stata una delle più grandi star di Hollywood e non per il suo ruolo in Sabrina.

Penso alla mlinconia di Breezy, alla disperazione di Stalag 17, alla paura de i Ponti di Toko-ri, al rimorso in Squali d'acciaio e alla compassione in la ragazza di campagna

Che cosa c'è di hollywoodiano in queste interpretazioni di William Holden?

La nostra intellighenzia non perde mai l'occasione di ricordarci che gli americani sono barbari (ma passati direttamente alla decadenza).

E che il machismo, nato con John Wayne e cresciuto con Rambo II la vendetta, è tutto quello che viene dagli States.

E, invece, una delle più grandi star di Hollywood degli anni d'oro ha interpretato un mucchio di ruoli in cui la spavalderia, la forza bruta, il 'prima spara poi dici mani in alto', non hanno cittadinanza.

Anche nell'America degli anni '50 e '60 c'era evidentemente spazio per l'empatia, la debolezza, la paura, la disperazione: l'umanità più profonda.

Ed ecco qua, un modellino di aereo degli anni '50 e un attore semidimenticato.

Ma non dall'arte.


5 agosto 2024

Perché assumere subito Akela ed Arcanda



Un po' di pubblicità progresso ogni tanto non fa male: perché assumere Akela e Arcanda?

Secondo me, un Capo Scout disoccupato dovrebbe essere un ossimoro.

I Capi giovani adulti non sono certo rappresentativi degli italiani della loro età.

In realtà sono esattamente come tutti gli altri, ma, tralasciando completamente tutte le faccende legate al Servizio, al Cattolicesimo ed al volontariato, hanno un paio di cosucce in più: la competenza e la capacità di prendersi la relativa responsabilità.

Lo so, lo so: "Ma gli scout sono capaci di relazionarsi, di lavorare in gruppo". In genere sugli articoli di stampa che parlano di scout si enfatizza questo aspetto e qualche recruiter potrebbe puntare sulle comprovate capacità relazionali.

Tutto vero eh.

Ma non è tutto.

I capi scout hanno delle competenze gestionali, logistiche e di pianificazione di un certo spessore.

Visto dall'esterno, un campo scout è completamente trasparente rispetto a tutto il lavoro preparatorio che c'è dietro.

Ossia:

Alloggiare 50 persone.

Pensateci: voi sapreste farlo? Sapreste far alloggiare 50 persone spendendo tipo 10 euro a notte?

Sapreste organizzare il loro trasporto?

Per non parlare dell'equipaggiamento: cancelleria, attrezzi, costumi e scenografie.

Sapreste dargli da mangiare?

Sapreste pianificare un menu sano, includendo anche intolleranze ed allergie, spendendo per di più massimo cinque euro al giorno?

Sapreste gestire i dati sanitari e le terapie di tutta 'sta gente?

Sapete come si puliscono ed igienizzano i gabinetti e le docce per 50 persone tutti i giorni?

Sapete organizzare la Cucina, l'apparecchio/sparecchio, la distribuzione dei pasti, il lavaggio dei piatti?

In più, ovviamente, c'è il piccolo dettaglio delle attività specifiche di Lupetti e Coccinelle che includono giochi, attività manuali, qualche passo su un sentiero assieme a Gesù, espressione artistica e scouting.

'sta roba non la contiamo però: è profondamente anticapitalista...

Nell'Italietta delle PMI dubito molto che il flusso di lavoro della commessa di un'impresa media sia più complesso di un campo scout.

Quindi?

Assumete un Capo Scout.

Ma poi dategli le ferie per andarci, ai campi scout!

3 agosto 2024

L'Operazione Overlord e le Ali di Icaro







Sono piuttosto allergico alle espressioni tipo "Basterebbe Che".

Non basta mai.

La complessità può essere affrontata raramente con soluzioni facili.

Però ritengo ci sia una piccola eccezione.

Ecco, penso che una diffusa conoscenza della Storia della Seconda Guerra Mondiale (niente di specialistico, roba divulgativa del livello di Piero o Alberto Angela) ci risparmierebbe un sacco di guai.

Ad esempio (ma potrei stilare un logorroico elenco di molte pagine), dubito molto che tra i manifestanti del 25 Aprile sia presente la banale consapevolezza che l'Italia è stata liberata dai nazifascisti grazie ad una massiccia campagna aeronavale con tanto di bombardamenti sulle città (per non parlare dei combattimenti terrestri dalla Sicilia a Bologna) che hanno provocato più di centomila vittime civili.

Un pragmatico: "No alle bombe alleate? Allora Sì a Mussolini!" Sarebbe un sano dato di fatto da tener presente quando si parla di Ucraina o Medio Oriente.

Insomma, la Storia della Seconda Guerra Mondiale, se diffusa più o meno al livello di conoscenza del campionato di calcio potrebbe contribuire a risolvere un mucchio di problemi (riscaldamento globale incluso).

Ho letto con molto interesse (e soddisfazione) la monografia sull'Operazione Overlord (ossia la fonte primaria della nostra libertà e del nostro benessere) pubblicata dalla rivista "Storia Militare".

Di concezione moderna, la monografia fa luce su aspetti trattati solo superficialmente nei vari libri che ho letto nel tempo.

Infatti, c'è un altro aspetto che in Italia è sconosciuto a tutti i livelli: la preminenza della Logistica.

Al contrario di quanto potrebbe sembrare intuitivo, le forze di terra Alleate durante lo Sbarco in Normandia e almeno fino all'offensiva delle Ardenne erano numericamente inferiori a quelle naziste.

Ma godevano della superiorità aerea.

E di una assoluta superiorità logistica: le truppe alleate avevano munizioni, cibo, farmaci, carburante e pezzi di ricambio in abbondanza.

Nella monografia sono accuratamente descritti due dei cardini di questa superiorità: i porti artificiali e gli oleodotti per il trasporto di carburante attraverso la Manica: nel 1944!

E si sa com'è andata a finire.

Ecco, secondo la mia esperienza, la logistica è trattata come una cenerentola in tutti gli ambiti in questo paese.

Al lavoro, nella pubblica amministrazione, nella vita quotidiana: i desideri prevalgono sempre sulla realtà.

Attenzione: i desideri, non gli obiettivi.

Senza obiettivi non ci sarebbe progresso, i desideri messi davanti alla realtà generano solo problemi e frustrazione: dato che le risorse sono sempre limitate, la prima domanda giusta da farsi non è: "Che pentola devo usare per cuocere 5 kg di spaghetti?" Ma "Con questa pentola e quest'acqua quanti kg di spaghetti riesco a cuocere?"

Perché se la gente ha fame e la pentola permette di cuocere solo 1 kg di spaghetti, ignorarne la capienza e metterci dentro 5 kg di pasta significa buttare tutto nell'immondizia.

Però c'è un'eccezione (immagino tra tante) che conosco molto bene: chiedete ad Akela ed Arcanda: loro lo sanno bene che la logistica prevale sul Volare Alto. 

Perché loro devono far volare davvero Coccinelle e Lupetti.

E non con le ali di Icaro.

(Ma di questo parlerò meglio un'altra volta)