L’estate, implacabile, mi soffocava.
Forse, anche per questo avevo scelto Torino: nebbia e pioggia, il posto giusto per me.
Sin dalla pubertà la mia pelle è stata un segreto gelosamente custodito da mia madre.
E alla calura estiva ha sempre aggiunto l’aggravio di stoffa mentre Giulia era libera di girare fresca e mezza nuda.
«Mi fai passare per la troia del duo» mi diceva.
«E non sei contenta? Sanno che da me non avranno niente e sono tutti ai tuoi piedi». Le rispondevo.
Temo il sole come una vampira.
Dovevo decidere come vestirmi per la pizza di Clan.
Ovviamente, dovevo per forza uscire di casa vestita da suora, non era possibile fare altrimenti.
La divisa da brava ragazza era un obbligo e sapevo bene che sarei stata ispezionata fino al numero di bottoni della camicetta.
Ma io, in jeans in pizzeria non avevo nessuna intenzione di andarci.
Da molto tempo nascondevo tra le cose scout una minigonna jeans tipo velina di Striscia la Notizia.
Me l’aveva regalata Giulia per i miei 18 anni.
L’avevo indossata solo in casa per fare le mie fotine licenziose...
Ma per quella sera, l’ultima che avremmo passato insieme chissà per quanto tempo, avevo deciso che le cose sarebbero andate diversamente.
E poi cosa volete che sia esibire un po’ di carne rispetto a quello che avrei fatto la settimana successiva?
Cercai il jeans più largo in mio possesso e feci due prove.
Ok, ad essere proprio pignoli si vedeva qualche rigonfiamento di troppo, ma avrei avuto la camicetta fuori dai pantaloni così mia madre sarebbe anche stata contenta che non mi si vedesse il culo.
L’outfit era deciso: sandali, super mini, canotta,
‘Però, dove mi cambio, ossia: dove mi sfilo i jeans? E dove li metto jeans e camicia, poi? Ci penserò dopo. Ora è meglio farsi vedere dal Sergente prima che sospenda la libera uscita’.
Nessun commento:
Posta un commento
Che ne dici?