29 settembre 2015

Accoglienza: tra pregiudizio e realtà, ossia perchè non ci sono (ancora) famiglie di profughi in ogni parrocchia?

L'appello di Papa Francesco ad accogliere in ogni parrocchia una Famiglia di Profughi sta gettando un sano scompiglio nelle Parrocchie, nelle Curie e anche nella Società Laica.
Eppure non c'è niente di straordinario nelle sue parole.
E' solo un po' di Vangelo applicato.
Immaginate di avere un appartamento vuoto e sfitto.
Beh, se siete di Matera questa non è una circostanza poi così rara.
Immaginate di voler raccogliere anche voi l'appello del Papa.
Magari vi avanzano anche un po' di soldi per poter fare la spesa per un'altra famiglia e pagare le relative bollette.
Quindi, dopo aver verificato che nell'appartamento è tutto in ordine, magari dopo aver riempito il frigo ed acceso il riscaldamento, ve ne scendete in strada con le chiavi di casa in tasca convinti di essere sul punto di essere sul punto di ospitare una famiglia di Siriani in fuga dall'Isis o da Assad o da Putin o vedete voi.
Ecco, qui casca l'asino.
Prima di tutto dovrete guardarvi dai vicini di casa che, probabilmente, vi faranno causa.
Poi scoprite che un appartamento è una cosa, un albergo un'altra:
in termini semplici, il vostro appartamento rispetta tutte le norme del caso? La vostra cucina ha le tende ignifughe? A quando risale il certificato di verifica periodica dell'impianto di terra?
E la cappa della cucina?
Beh, ecco, iniziate a pensarci perchè probabilmente alcune di queste cosucce potrebbero essere davvero indispensabili per dichiarare l'agibilità del vostro appartamento
Avete messo tutto a norma?
Bravi, ora iniziate a cercarvi i profughi che volete accogliere.
Vi sembra la parte più facile, dopotutto gli extracomunitari vi pare che abbondino, no?
Ma a chi vi rivolgete?
In questura? In Comune?
Beh, sappiate che, almeno da queste parti, dovreste andare in Prefettura.
Che, ad oggi, non vi affiderà nessuno.
Le Prefetture appaltano i migranti a blocchi di 30, 50.
Preciso subito che non c'è nessun intento dispregiativo verso i privati che si occupano di questo modello di accoglienza. 
Funziona così, nella maggior parte dei casi si fa al meglio possibile, il resto è cronaca nera.
E voi?
Voi aspettate.
Già, perchè l'Italia è un Paese di transito.
La vostra famiglia ideale di profughi siriani in fuga dalla guerra, ben bianchi, magari lauerati, di cui già sognavate di mandare i figli a scuola, poi agli scout, magari di invitarli a cena a casa vostra discorrendo un po' in inglese o in francese, ecco, questa famiglia ideale di gente che non vi farà far causa dai vicini, scoprirete, semplicemente grattando sotto i luoghi comuni, che non esiste.
Abbondano ragazzoni di vent'anni,  praticamente tutti maschi, col difetto di essere fin troppo numerosi e alieni, che affollano i centri di accoglienza e ciondolano nei viali di periferia.
Sì, proprio quelli che hanno una diaria di 2,5€ che diventano 35 sulle bacheche più bufalare del web.
Ah, dimenticavo: dopo essere passati da ASL, Vigili del Fuoco, Vigili Urbani, Comune e Prefettura... 
Vi tocca la Questura.
Già, perchè da queste parti, senza documenti, bolli e affini non si va da nessuna parte.
E anche quando tutto è in ordine, quando per davvero i tuoi sforzi hanno portato ad un tetto per gente che scappa, devo ricordartelo, dalla tua vigliaccheria quadriennale che ha contribuito a seppellire le vite di queste persone nelle devastazioni siriane, dovrai gestire la quotidianetà.
Non puoi mica limitarti a pagare le bollette e a portare la spesa (a proposito; non penserai che la gestione contabile dei tuoi soldi che vuoi regalare ai profughi sarà cosa semplice, spero);
Dovrai stare accanto ai tuoi ospiti per le incombenze quotidiane e, in più, donare loro una cosa semplice che anche il migliore dei centri di accoglienza non può offrire:
L'Amore.
L'Accoglienza di un completo estraneo nelle nostre vite non può essere tale se non come offerta d'Amore disinteressato.
Ed è questa la sfida del Papa: aiutare i fedeli, non imporgli pesi.
Aiutare le Comunità a riscoprirsi cristiane.
Non è un messaggio teologicamente complesso.
E' un'occasione d'oro che il Papa regala ai Cattolici per fargli evitare, almeno una volta nella Vita, negli spiacevoli casi descritti, ad esempio, in Matteo 25,31-46.
E' un ultimo invito alla Conversione proprio a quella massa di Italiani in bilico tra le domeniche mattina in Chiesa ed il resto della Settimana con Mammona.
E' un'idea geniale per aiutare tutti a guardarsi in faccia, guardarsi dentro e a decidere di rinunciare ad un po' della necessaria ipocrisia per sopravvivere ai tempi per far sopravvivere, almeno a stento, la propria anima.
Ecco, io non sono sicuro che la missione sarà compiuta con successo.
La risposta dei Consigli Pastorali, al momento, non è valutabile: mancano ancora troppi dati
Ma il mondo laico sta dando dimostrazione di estremo pregiudizio nei confronti di quello cattolico.
E' vero, la Chiesa ha un enorme patrimonio immobiliare.
Possiede palazzi e conventi.
E, lo so, alcuni passaggi delle problematiche pratiche dell'Accoglienza qui riportati possono sembrare caricaturali, ma sono, purtroppo per l'Italia, quasi tutti reali.
Ma, con un po' di onestà intellettuale, ci vuole poco ad arrivare che l'Offerta del Papa ha ben poco a vedere con il Tesoro di San Pietro.
Non è questione di rubare lavoro alle Cooperative (Si veda il secondo link più in fondo) e aleggerire a spese del Vaticano i compiti dello Stato
E' un'Offerta che, accettata, non richiede di donare beni materiali, ma tempo e fiducia.
Solo che tra i tanti che si potrebbero accollare l'onere e l'onore di fare la spesa, insegnare l'Italiano, invitare a cena, in una parola: di Accogliere, c'è tutto il peso di una Realtà Burocratica dietro cui, tuttavia, si deve aver la forza di non nascondersi.

Vi lascio con qualche Link, di interesse generale il primo mentre è più mirato a Bologna il secondo (e conferma lo status di 'stasi burocratica' di questi giorni).

27 settembre 2015

How to Install the Brother MFC-L2700DW printer/scanner in Debian/Ubuntu/Mint/Fedora


The Brother MFC-L2700DW is a very nice piece of hardware
Is a 26 ppm A4 B/W Laser Multifunction Printer, with automatic duplex, fax and scanner.
USB, LAN and WiFi connections.
Today, you can buy it on Amazon (Italy) at about € 120,00
Here there is the Borther product page.
Drum and toner are separate, an useful bonus in this class of printers.
The 2600 pages TN-2320 Toner Cartridge costs abut € 65,00.

Unfortunately, it is not possible to combine the wireless interface with the wired one, or does one or the other works. Not a big problem, but it could be useful in some scenarios.

The installation is not particularly difficult, but it's all from the command line so may be useful a little step by step procedure.

I am assuming that you have entered the IP address and the correct network parameters via LCD panel of the printer, for this operation the manual included in Documentation CD-ROM is very clear

Brother allows separate download for all the drivers components, but it is more practical to use the script provided which will download the updated deb / rpm and install the software prerequisites and dipendencies.

First, let's download the driver installer tool from the product download page which installs printer and scanner drivers

  1. Unzip the script: gunzip linux-brprinter-installer-2.0.0-1.gz
  2. make it executable: chmod a+x linux-brprinter-installer-2.0.0-1
  3. become root: sudo -s  or su if you use Fedora
  4. launch the script appending the Printer Product Name: bash linux-brprinter-installer-2.0.0-1 MFC-L2700DW
  5. the first output of the command is:
You are going to install following packages.
   mfcl2700dwlpr-3.2.0-1.i386.deb
   mfcl2700dwcupswrapper-3.2.0-1.i386.deb
   brscan4-0.4.3-1.amd64.deb
   brscan-skey-0.2.4-1.amd64.deb
OK? [y/N] ->


Press y and the installation will start. For purists, you must know that some of the drivers are not open source and you'll must  accept proprietary licenses.


The next steps of the installation require the acceptance of licenses and allowing the drivers download until you will be asked:

Will You Specify the Device URI? (Y/n)

to which, for network installations, you must press Y ( and N if you use the USB connection).

You will be offered a wide choice of options: press 9 and enter the IP address of the printer.

The installation will continue for the scanner and you must only accept licenses and downloads if you use Debian and derived, while if you use Fedora you'll have to re-enter the printer's IP.

The install will end soon after and a reboot is not strictly required.

What you can do now:

of course, print. Use Simple Scan Tool for scanning also via ADF.

What you will not be able to do:


  • send faxes from your PC;
  • Scan directly from scanner to PC by pressing using the printer buttons. (But I'm working on it ...)

Related Post for Brother MFC-7360N:

http://invernoerosa.blogspot.it/2012/06/installare-lo-scanner-della-brother-mfc.html

20 settembre 2015

Japan for dummies alla materana

E ora a grande richiesta la nostra raccolta di tips'nd tricks per un felice soggiorno in Giappone.

Man mano che le cose ci vengono in mente aggiornerò il post


Per prima cosa:
non state andando in un universo parallelo.
Niente paura.
Dovete solo ricordarvi di un fatto semplice:
siete in una delle nazioni più sicure del Pianeta in cui i trasporti e di servizi funzionano in una maniera che un Italiano può pensare funzionino solo in Paradiso.
L'unico dettaglio è che ci metterete il doppio del tempo a raccapezzarvi prima di riuscire a salire sul mezzo giusto, tutto qua.
Niente panico nella metropolitana o alla stazione ferroviaria: fate come in Italia: arrivate mezz'ora prima, ovviamente in Italia per rimediare al disordine, in Giappone anticipate per imparare l'ordine.



Trasporti

L'argomento meriterebbe una trattazione approfonditissima e dettagliata ben al di fuori della nostra portata. Vi lasciamo solo un po' di trucchi mirati:

  • prenotate i treni, in genere su un convoglio di 8 carrozze solo 3 sono riservate ai posti non prenotati;
  • leggete i marciapiedi dei binari: sopra ci sarà scritto esattamente dove si fermerà la vostra carrozza e dove, quindi, dovrete fare la coda per salire;
  • le code: sono funzionali e facili da gestire: mettetevi in coda ovunque e vi troverete benissimo. Dal ristorante alla metropolitana, dal treno all'ascensore;
  • chiedete: anche se voi non parlate inglese e il giapponese davanti a voi neanche (ma gli addetti ai trasporti in genere lo parlano) sarete sicuramente aiutati e messi sul mezzo giusto;
  • chiedete: ci sono impiegati nella metropolitana di Tokyo che se ne stanno alle macchinette che emettono i biglietti per... aiutare i passeggeri giapponesi, quindi figuriamoci se non potete chiedere voi aiuto, non ve ne vergognate.

Sicurezza


Il Papa in Vaticano è più a rischio di un turista di notte nella Metropolitana di Tokyo.

La sensazione di sicurezza nel Paese è completa.
I giapponesi si addormentano sul treno lasciando incustoditi i bagagli, non ci sono i dispositivi antitaccheggio quasi da nessuna parte. Non credo sia una buona idea camminare tra la folla sventolando mazzette di banconote da 10mila Yen, ma la sensazione generale è di essere più sicuri di notte in Giappone nella Metropolitana che a casa propria, di giorno, a Bologna.


internet e tecnologia



Procuratevi un sistema di accesso ad internet, è fondamentale in primis per google maps.
Noi ci siamo trovati benissimo con questo router wifi portatile:

https://www.econnectjapan.com/products/wifi/3g

Ha funzionato ovunque con ottime performances, anche per skype,  eccetto che sul monte Koyasan.
E' inclusa una batteria aggiuntiva, ma probabilmente vi conviene portarne un'altra più grande e usarla anche per gli smartphones
Google Maps in Giappone funziona benissimo e non mi riferisco alla funzione di visualizzazione della propria posizione su una mappa, ma a quella di navigazione a piedi e coi mezzi pubblici:
dovete andare dal punto A al punto B lontano 5 km? Google Maps vi dice quale autobus prendere, dov'è la fermata, i caratteri giapponesi della direzione e anche l'orario del passaggio dell'autobus per non parlare del numero di fermate da fare.
Insomma, secondo me per un neofita del Sol Levante una connessione ad internet sempre attiva è di una comodità estrema. Gli access point gratuiti ed aperti ci sono, eh, ma non proprio ovunque mentre a voi internet servirà proprio alla fermata dell'autobus o per usare Google Maps anche per la navigazione a piedi: in Giappone non ci sono i numeri civici, i nomi delle strade non sono praticamente mai  sui palazzi e non è facile orientarsi anche con le migliori delle mappe (che poi, una mappa di Tokyo con sufficiente dettaglio deve essere spessa quanto un elenco telefonico).
Quindi? Google Maps --> Smartphone --> Accesso ad Internet h24 --> batterie aggiuntive.
E per caricare tutta 'sta roba?
Suggerisco un adattatore che potrete riciclare praticamente ovunque, tipo questo:

http://www.amazon.it/gp/product/B00EHUI0CY?psc=1&redirect=true&ref_=oh_aui_detailpage_o04_s00

Tenete presente che in Giappone si usano i 110 V quindi scordatevi di acquistare qualsivoglia aggeggio che non vada a batteria.



Scale e Scale Mobili.


Purtroppo non c'è una regola generale o, meglio, come in Italia c'è una regola con un botto di eccezioni.

L'unica differenza è che le eccezioni valgono per tutti.

I Giapponesi tengolo la Sinistra, guidando e spesso tengono la sinistra pure camminando.

Nelle stazioni e nei luoghi naturalmente affollati troverete le indicazioni con frecce disegnate anche per terra: seguitele!

Sulle scale mobili, invece, fate quello che fanno gli altri: a Tokyo tenete la Sinistra lasciando libero lo spazio a destra per chi va di fretta.
A Kyoto? Tenete la destra! Guai a star fermi sulla sinistra!


Italianità in Giappone (work in progress):

Vabbè, il Giappone è il paradiso in terra, ci avete convinti, ma non c'è nessun ma?
Ecco, rari e tutto sommato divertenti, alcuni comportamenti tipicamente italiani li si trova anche in Giappone

i ciclisti.

I ciclisti giapponesi sembrano automobilisti italiani:
Se ne fottono delle piste ciclabili (non molto migliori delle nostre, devo dire, ma sicuramente più diffuse) e se ne vanno allegri allegri sul marciapiede pure scampanellando i pedoni.
Cosa al momento per me inspiegabile dato che per strada correrebbero sicuramente meno rischi di essere investiti dai disciplinatissimi automobilisti giapponesi che un pubblico impiegato italiano di essere licenziato.



29 agosto 2015

Hiroshima

Inizia, qui, una serie di post sul Paese del Sol Levante che ho visitato quest'Agosto.
Procederò in ordine rigorosamente sparso, pindaricamente tra le ferrovie, il cibo, il lavoro e i cessi.
Siccome 'sto blog si occupa un po' di scoutismo, materanità, cazzi miei, geopolitica e Software Libero, non cercate qua informazioni per il vostro viaggio in Giappone, ci sono fior fiore di blog sparsi per la rete scritti da italiani che in Giappone magari ci vivono e sono ben più autorevoli di me.
Solo per puro caso potreste trovare qua informazioni uniche non presenti altrove.
Vi ho avvertiti.





Arrivare ad Hiroshima in treno significa abbandonare una stazione ferroviaria anonima ma efficientissima della linea metropolitana che la congiunge con l'Isola d Miyajima.
Significa uscire nella calura tropicale di agosto in una piazza circondata da palazzi sul marroncino su cui come rampicanti si attorcigliano cavi elettrici.
Il cielo è quello tipico dell'Agosto Giapponese, grigio opprimente in un'aria satura di umidità rovente.
So di Hiroshima dalle elementari.
Dai libri di lettura, poi da saggi specifici ma anche dal manga Gen di Hiroshima di Keiji Nakazawa o dal bel film Rapsodia in Agosto.
Nel corso del tempo ho maturato una mia opinione sui fatti basata sui dati storici disponibili.
Un'opinione piuttosto sfumata, devo ammetterlo.
E per fortuna è così.
Le opinioni su un bombardamento nucleare, quelle formatesi a diecimila km e a 40 anni di distanza dai fatti, devono superare un test.
La signora anziana seduta alla fermata dell'autobus di fianco ad una ragazza e che assieme tentano di darti una mano per decifrare le indicazioni in giapponese sulla pensilina senza conoscere una sola parola di inglese potevano essere proprio lì 70 anni fa.
Uguali, identiche, ad aspettare un tram in un mattino di un giorno di guerra.
E' un po' difficile avere un'opinione su un bombardamento nucleare con queste due donne in carne ed ossa  davanti a te.
Quando l'autobus passa su un ponte riconosci il fiume, quel fiume che non ti immaginavi così largo quando leggevi dei cadaveri che trascinava e delle persone che ci si gettavano dentro con gli abiti in fiamme.
Quante persone servono per riempire un fiume così largo di cadaveri?
Non ti puoi fare un'opinione in merito, a priori.
Ci devi venire.
Hiroshima si vergogna della bomba.
E' tutto confinato nel parco della Pace o giù di lì.
Palazzi nuovi, nuovi nel senso che non hanno mai più di dieci vent'anni.
Traffico ordinato, autobus efficienti.
Negozi di giocattoli...




Gente gente gente, sorridente, preoccupata, imbronciata.
Negozi e le tipiche luci di una grande città Giapponese.
Cala la notte e lo senti che c'è qualcosa di diverso perchè sei in un posto diverso.
Sei in un posto dove è capitato di addormentarsi e poi di essere vaporizzati.
La visita al complesso del museo della Pace ti carica di emozioni, orrore e pensieri.
Per inciso, la visita al museo della Pace è stata la primissima occasione in cui il Giappone non si è dimostrato perfetto ai miei occhi.





L'organizzazione del museo è palesemente sbagliata con le varie teche contenenti i reperti posizionate in un ordine logico ben differente da quello fisico (e con l'audioguida in italiano te ne accorgi subito) cosa strana di suo e parecchio scomoda nell'affollamento dell'agosto giapponese: il museo era affollatissimo e sarebbe stato scomodo visitarlo se il percorso fosse stato lineare, ma con la gente che veniva immessa dai custodi come nella metropolitana di Tokyo è stata davvero una bella impresa risalire più volte la corrente browsiana per poter visitare tutte le teche nell'ordine giusto.




Il museo, poi, è completamente decontestualizzato.
La Seconda Guerra Mondiale è un episodio a margine, magari questo ci può anche stare, ma della situazione dello stesso Giappone o della recente battaglia di Okinawa non c'è traccia.
I reperti e le storie narrate, invece, sono di grande interesse storico e di ancor maggiore impatto emotivo.





Quel che rimane dopo una detonazione nucleare parla da solo.
Le vite cancellate, impresse a negativo sul terreno, le vite torturate fino alla morte per giorni e quelle marchiate dalla malattia per anni.
E i sopravvissuti fin pure a tarda età, marchiati per sempre dall'orrore.
Vederle, certe cose, mette in discussione tutte le opinioni.
La cronaca dei nudi fatti è meglio che ve la leggiate su Wikipedia:

https://it.wikipedia.org/wiki/Bombardamenti_atomici_di_Hiroshima_e_Nagasaki

facendo anche una bella lettura di:

https://it.wikipedia.org/wiki/Operazione_Downfall

Le opposte tesi sul bombardamento visto come crimine inutile ed ingiustificato o come sacrificio di centinaia di migliaia di innocenti che ha risparmiato la vita di decine di milioni, ad una lettura critica non sono inconciliabili.

In sostanza, ritengo che gran parte delle argomentazioni dei campi opposti non siano mutualmente esclusive.
Gli articolo di Wikipedia sono, al solito, un ottimo sistema per avere informazioni neutrali e precise, ma, nel caso specifico, suggerisco alle menti aperte di approfondire il tema con qualche lettura pi specifica.
Il Dibattito Storico non si fa a mezzo blog, ma io a Hiroshima ci sono stato.
E, siccome ci sono stato, trovo profondamente offensiva per le vittime ogni speculazione basata sul vuoto. Purtroppo, dopo la Palestina è Hirosima l'argomento su cui l'ideologia, altro che oppio dei popoli, è il Crack degli italiani.

Problema: Dobbiamo distruggere le industrie tedesche.
gli USA: "Bombardiamo di giorno cercando di colpire solo le fabbriche, i nostri  B17 subiranno gravi perdite ma ce la faremo".
Gli Inglesi: "Ma chi ce lo fa fare? Bombardiamo di notte le città mirando esplicitamente ai civili, subiremo molte meno perdite e ammazzeremo più tedeschi, possibilmente donne e bambini così colpiamo anche il morale dei soldati al fronte".
Poi arriva un italiano e grida: "Maledetti Yankee assassini".
Fatevene una ragione: il bombardamento a tappeto delle città potranno averlo pensato i vari Dohuet e i tedeschi a Guernica, ma lo hanno inventato ed implementato i cortesissimi britannici.
"Oh, really?"
Really.
Ecco, il dibattito ideologico che trascende i fatti è uno dei mali d'Italia. 
Ne faccio volentieri a meno
Noi sappiamo cose che non si sapevano nel 1945.
Diamo per scontate cose che all'epoca non erano nemmeno state pensate.
Taglio corto: io, che so, non avrei usato la bomba su due città ma, se è per questo, nemmeno avrei bombardato Dresda.
Ma nemmeno si può ignorare che ogni mese di guerra in Asia costava la vita a circa 200mila civili e anche se il Giappone si fosse arreso senza la distruzione di Hiroshima e Nagasaki e nemmeno senza ulteriori bombardamenti convenzionali, che so, a metà Ottobre del 1945, le vittime civili e militari sarebbero state molte di più anche in assenza di particolari attività belliche.
Per non parlare di quello che sarebbe successo, senza invasione,  entro la fine del 1945 se la guerra non fosse finita: la morte per fame di milioni di giapponesi, salvati poi solo dagli aiuti americani dopo la resa.
Io avrei lanciato la bomba su un'area disabitata, cosa che fu effettivamente proposta ma scartata perchè si temeva che l'arma non avrebbe funzionato.
Ecco, l'ho scritto, ma per onestà intellettuale ricordo a tutti che  è una affermazione che non ha senso.
E, francamente, credo che quelli a doversi porre la domanda:

"Senza il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki il Giappone si sarebbe arreso prima di una invasione alleata o comunque prima che il conto del macellaio della guerra avesse superato quello degli olocausti nucleari?"

debbano essere per primi i giapponesi.

Non mi è piaciuto affatto l'atteggiamento del Giappone che sfiora il negazionismo sui propri crimini durante la Seconda Guerra Mondiale.
Lo Stupro di Nanchino, le vare marce della morte, la Corea ridotta in schiavitù e lo sterminio della propria stessa popolazione civile (si veda la Battaglia di Okinawa e poi ci si interroghi sul destino del Giappone in caso si fosse arrivati all'invasione) spacciato (ricordo una mostra di manga sulla Guerra nel Museo dei Manga di Kyoto) come 'crudele e tragico destino'.
Destino un cazzo.
Sono stati i fascisti giapponesi,non il Destino.
Anche dopo Nagasaki l'Esercito Imperiale non aspettava altro che avere l'occasione di ammazzare un mezzo milione di americani nell'imminente sbarco.
Ecco, non mi è piaciuto affatto tutto il clima di innocenza e vittimismo che si respira in Giappone in merito.
E non sto minimamente sostenendo che "se la sono voluta".
Anzi.
Ritengo che l'attacco nucleare sia stato un crimine contro l'umanità. 
Così come lo è stato bombardare Dresda, ad esempio, perchè ammazzarne la popolazione con 1000 bombardieri invece che con 1 non ha accorciato la guerra di un solo giorno.
Solo, non mi viene in mente un giudizio per Hiroshima.
Non da parte degli uomini.
Il proseguimento della guerra avrebbe avuto un prezzo di vite sicuramente superiore anche senza invasione anfibia del Giappone.
Ma quello che ho visto nel museo mi ha convinto dell'assoluto orrore dell'arma atomica.




E saperla in mano degli Ayatollah e della dinastia Kim Il Sung non è tranquillizzante.



Usciti dal museo la visita al Parco della Pace è necessaria per mettere ordine nel cuore.
I monumenti e tutto l'insieme danno un'idea di riconciliazione.
E' impressionante camminare nell'epicentro di un attacco nucleare in un mare di verde, acqua corrente, alberi e monumenti curatissimi, colmi di fiori e origami di piccole gru.
Una città intera, moderna, pulita, vitale, risorta dalle ceneri di un atroce crimine, circonda il parco.
E' facile perfino dimenticare la stessa ragione della nostra presenza lì.
Questa:




25 agosto 2015

#Coeducazione: una storia incompleta

Oggi pomeriggio ho dato una bella lettura a gran parte del numero 03/2015 di Proposta Educativa che recita, in copertina: Donne e uomini (non solo gente).
Questo numero della rivista associativa dei Capi AGESCI è dedicata alla Coeducazione.
A tutti i livelli, bambini e bambine, ragazzi e ragazze, giovani ed adulti dell'Agesci vivono la dimensione della presenza paritaria dell'altro sesso.
Non è esagerato affermare che l'AGESCI è una delle pochissime realtà italiane e non in cui il frutto della coeducazione dall'infanzia all'età adulta è una assoluta parità di genere nei fatti prima ancora che nella teoria.
La Coeducazione e la conseguente Diarchia, sono una delle cose che più mi rendono orgoglioso del mio essere socio dell'AGESCI.
Vedere realizzato in concreto quello che è, purtroppo, ancora un sogno anche in paesi ben più evoluti dell'Italia, è fonte di gioia e serenità per il mio Servizio.
Non ho critiche da avanzare a quanto ho letto.
Penso, tuttavia, che questo sistema che dovrebbe essere la normalità assoluta ovunque e che, invece, è ancora un sistema avanzato rispetto alla media mondiale e anche europea, non è nato per caso.
Deriva da scelte coraggiose fatte negli anni 60 e 70 del secolo scorso da persone coraggiose.
Leggendo Proposta Educativa mi è venuta una curiosità.
Certo, la storia del processo che ha portato ASCI ed AGI a fondersi e a forgiare l'attuale metodo dell'Agesci è nota e non è questa la sede per ricapitolarla.
Quella che non mi è nota è la storia del NO.
Quando, nel 1974, si arrivò a proporre reparti misti, Clan/fuochi misti, non era cosa di tutti i giorni.
Ragazzi e Ragazze assieme attorno al fuoco?
Bravi ragazzi/e cattolici in route in calzoncini e maglietta nella stessa radura?
Quanti si saranno opposti all'idea?
In quanti, dentro l'AGI, l'ASCI, la Chiesa, la Società Civile avranno gridato il loro veto?
Io credo che le obiezioni, le dichiarazioni di scandalo che sicuramente ci sono state 40 e passi anni fa, sarebbero, oggi, un preziosissimo documento.
Un documento storico.
Una testimonianza di... errori.
Errori che 40 e passa anni fa abbiamo avuto il coraggio e la forza di non commettere.
E che di fronte alle nuove sfide poste dalla società del XXI Secolo, più evoluta e quindi, secondo me, ancora più adatta, per certi versi, a raggiungere la completezza del complesso messaggio di Amore del Vangelo, sarebbe quanto meno singolare commettere oggi.
La Carta del Coraggio non mi ha certo entusiasmato ma certe critiche mi sembravano provenire, appunto, dal cuore degli anni 60 e 70 del secolo scorso.
Io credo che siano stati molto più coraggiosi coloro che adottarono la Coeducazione e la Diarchia nell'Italia degli anni 70 che quelli che vorrebbero ora per forza equiparare in un'unica Torre di Babele tutte le forme di affettività possibili (e lo scrivo da sostenitore delle nozze omosessuali).
Ma, d'altro canto, non posso fare a meno di notare come la naturale caduta dei pregiudizi sessuali sia ferocemente avversata ben oltre la razionalità come le cronache raccontano.
E mi chiedo: 
"Ma, quarant'anni fa, come abbiamo fatto a fare questo gigantesco balzo se oggi abbiamo paura di fare un passettino?"

20 luglio 2015

Geremia e Borsellino nell'Italia Mafiosa del XXI Secolo


Nelle ore in cui veniva assassinato Giovanni Falcone i miei compagni di strada del Clan Orione Matera 1 mettevano le loro firme sull'autobiografia di Baden Powell, "La mia vita come un'avventura" che mi regalarono per i miei 18 anni.
Poche settimane dopo fu la volta di Paolo Borsellino.
Ero molto sicuro delle mie idee, all'epoca.
Il Pentapartito servo delle mafie, la pubblica amministrazione corrotta, i leghisti complici ed eversori.
Poi, vent'anni.
Vent'anni in cui l'Italia è diventata berlusconiana e in cui la Politica è crollata.
Ma cosa è successo, tra noi e la Mafia, in questi ultimi venti anni?
Nel 1992 io sapevo chi erano i Corleonesi, Riina, Povenzano.
Cari lettori, voi lo sapete oggi chi è il capo della Mafia?
Chi sono i più potenti rappresentanti della Cupola?
Forse alla DIA lo sanno.
Io non lo so più.
La Mafia delle stragi, dei delitti, della contrapposizione militare dov'è?
Oggi, Luglio 2015, dov'è la Mafia?
Stamane ho partecipato alla Commemorazione della Strage di Via D'Amelio.
Qui, a Villanova.
Eravamo una decina di persone, di cui quattro Scout.
Abbiamo ascoltato, sull'attenti, il messaggio del Presidente della Repubblica.
Il caldo di questa estate Emiliana ci ha fatto compagnia in questa domenica di memoria.
Di fronte a me un vigile urbano e due Carabinieri, di cui una Donna.
Sin dal mattino, mentre mi preparavo per la Cerimonia indossando l'uniforme pulita e stirata, ho iniziato ad avvertire un sottile disagio.
Lottallamafialottallamafialottallamafia.
Cosa è rimasto della lotta alla mafia della tua giovinezza?
Manifestazioni di Libera?
Commercio Equo e Solidale?
Acquisto e diffusione dell'opera di Saviano sulla Camorra?
Quali fatti eclatanti, quali vittorie durature puoi mettere al tuo attivo?
In macchina il disagio aumenta.
Fa caldo e sono quasi a Villanova.
Parcheggio e mi avvio a piedi verso la Rotonda Falcone e Borsellino.
Quando raggiungo i due soldati in piedi sotto il sole di fronte alla targa commemorativa non mi sento il testimone di un sacrificio vittorioso.
Non sono un reduce di una guerra vinta che ricorda i commilitoni scomparsi.
Mi rendo conto, con orrore, di essere un sconfitto.
Di essere lì a ricordare il sacrificio di uomini, magistrati e membri delle scorte, sopraffatto dalla Realtà, quella degli uomini di buon senso, che sanno stare al mondo.
Dov'è la Mafia? Dove sono i suoi killer spietati?
Le sue bombe, i suoi lanciarazzi?
Dove?
Lo sgomento cresce quando ti ricordi da dove vieni.
Dalla Regione dove la Mafia NON Esiste.
Dalla Regione dove manco le prostitute (per strada) esistono.
Da quella Lucania Felix della cementificazione selvaggia e dell'occupazione della Società da parte del Potere Partitico.
Non so se la Mafia abbia completamente vinto.
Immergendosi nelle Imprese del ricco Nord e dell'ancor più ricco Nord Europa.
Scomparendo sottopelle, rassicurante, nelle imprese di trattamento rifiuti, in quelle edili e nel cemento pulito dell'Italia fatta un decimo d'asfalto.
Ed eccomi qua, a commemorare Borsellino e, al termine della Cerimonia Civile, a pregare con le Beatitudini ricordando chi è (stato) perseguitato in nome della Giustizia.
E, poi, la diga si rompe.
La Mafia è dappertutto.
Vincente.
Trionfante.
E' nel Parlamento, nei cantieri, nelle manovre economiche stravolte dalle lobbies, nella TAV, nell'EXPO', dalla Sicilia al Trentino.
E' nell'Economica Lucana bloccata, nel Piano Casa materano, nel cemento dei cavalcavia incompleti, nelle aliquote fiscali irrazionali e nelle riforme del governo, minuscolo, sempre diverso e sempre uguale, che sembrano scritte sempre da un contabile di un latifondista.
E' nell'isteria sui migranti, nell'apatia verso le crisi militari che ci circondano.
Guardo i carabinieri e mi chiedo, loro, a cosa possono pensare adesso trovandosi lì sicuramente meno per dovere d'ufficio di me.
Coi loro colleghi macellati, cosa staranno pensando di fronte a quattro boy scout come maggioranza assoluta del piccolo pubblico venuto a ricordar Borsellino e la sua scorta?
Ricambio gli sguardi, e vorrei dire, se fosse utile e non lo è:
Tu come ti senti ad essere in una città l'ultimo baluardo a difesa di una popolazione stremata e in un'altra città, per esempio in ValSusa, quasi una forza di occupazione del potere economico mafioso, anzi dello strapotere economico che ha prevalso ormai su tutto?
Come ti senti a portare soccorso all'Aquila e a minimizzare la devastazione ambientale in Val D'Agri?
Troppi pensieri, troppo poco tempo.
La piccola assemblea si scioglie e io mi ritrovo fradicio di sudore nella mia uniforme.
Penso al mio Servizio, ai miei Valori, alle mie coccinelle.





Ormai il merito è essere selezionati per Il Grande Fratello, mica tener fede a qualcosa di così retrò come la Promessa e la Legge Scout.
Il mio sistema di valori è perdente, credo sia ormai palese.
La Mafia nemmeno spara più per infrangerlo.
Non ne ha bisogno.
Perchè c'è la fila di gente che chiede solo di essere comprata.
E io, forse, dico questo perchè sono solo stato troppo pigro per mettermici, in fila.
I miei valori sono perdenti, è vero.
Ma non sono falsi.
Poco dopo, in Chiesa, ho potuto ricordare il Perchè.
Sfogliando il canzoniere, nella calura familiare del Coro, ho ritrovato questo testo:

Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre;
mi hai fatto violenza e hai prevalso.
Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno;
ognuno si beffa di me.
Quando parlo, devo gridare,
devo urlare: «Violenza! Oppressione!».
Così la parola del Signore è diventata per me
causa di vergogna e di scherno tutto il giorno.
Mi dicevo: «Non penserò più a lui,
non parlerò più nel suo nome!».
Ma nel mio cuore c'era come un fuoco ardente,
trattenuto nelle mie ossa;
mi sforzavo di contenerlo,
ma non potevo.

Geremia prima, Cristo poi, mi hanno avvertito.

Che la strada giusta è quella della sconfitta di fronte al Nemico, una sconfitta che non è definitiva e che non deve attendere il Regno dei Cieli per essere ribaltata.

Ma per prima cosa, se si vuole vincere la prossima guerra alla Mafia, si deve ammettere che l'ultima è stata perduta
Mi inchino alla memoria di quegli uomini coraggiosi.
Quando rialzo il capo, attorno a me, la Mafia prevale.
Ieri, oggi, domani.
Ma non per sempre.

12 luglio 2015

#grexit: la fine dell'UE e della NATO

I lettori di questo blog sanno quanto l'autore sia un profondo ammiratore del Nord Europa.
Dalle biciclette ai rifiuti, dall'etica del lavoro (sia di lavoratori che dei datori di lavoro) alla correttezza civile ...
Ma ve l'immaginate il traffico scarso e ordinato, una pubblica amministrazione effciente, il doppio dello stipendio, garanzie sociali, servizi degni di questo nome?
No, dall'Italia è difficile immaginarlo.
Da tempo medito di fare ben più che un salto in Germania, Scandinavia o Regno Unito...
La crisi greca sta cambiando le cose.
Sono sgomento, non tanto dal cieco egoismo, ma dall'atteggiamento suicida del Nord Europa.
E' giusto che gli sciali e i conti truccati dai greci siano pagati dagli altri? 
Da altri Pesi Poveri che hanno fatto anche maggiori sacrifici?
L'abisso greco è solo colpa dei greci?
No, non intendo rispondere a queste domanfe
La crisi greca non è solo questione di soldi.
Guardate una cartina:
Tunisia, Libia, Egitto, Siria, Turchia, Ucraina, Russia.
L'Europa è circondata da instabilità.
La Grecia fuori ha tanti possibili esiti, pochi dei quali favorevoli al benessere degli europei.
La Grecia fuori dall'Euro significa probabilmente la sua uscita dalla NATO ed il suo avvicinamento alla Russia in chiave anti turca.
La Grecia fuori dalla NATO significa una esposizione ulteriore per l'Italia, sola sul fronte sud.
Non so se sia noto al grande pubblico, ma, mentre non esistono forze navali dei baltici/scandinavi in supporto all'Italia nell'emergenza emigrazione esistono caccia Typhoon italiani a supporto dei baltici/scandinavi nel Baltico contro la minaccia russa.

Ricapitoliamo:

  • I bravi ragazzi del Nord esigono il rispetto delle regole per quanto riguarda i conti.
  • I bravi ragazzi del Nord sono corresponsabili del collasso Libico.
  • I bravi ragazzi del Nord se ne fottono delle coseguenze tanto pagano greci italiani e spagnoli l'invasione dei profughi;
  • i bravi ragazzi del Nord si cagano sotto di fronte a Putin e chiamano gli sfaticati meridionali a pagare i voli di pattugliamento nel Baltico.
Non mi tornano i conti.

Nemmeno per i parametri dei bravi ragazzi del Nord.

Non so cosa succederà, nei dettagli, se i bravi ragazzi del Nord butteranno fuori la Grecia dall'Euro.

A me piacerebbe che l'Italia ritirasse seduta stante le sanzioni alla Russia (Ah, Barak Obama, spiacente, fatti risarcire dalla Merkel), il blocco di tutte le attività di difesa dei baltici (i soldi della Grecia investiteli in Typhoon che dovrete comprare da noi) e anche qualcosina di più a livello NATO, ma un paese guidato da chi è guidato non può andare troppo oltre l'aprirsi le chiappe e aspettare le conseguenze.
Ma, anche con l'Italia a 90, c'è un solo modo in cui può finire se i bravi ragazzi del Nord ripudiano l'Unione.

Nel fuoco.




6 luglio 2015

How to upgrade from Mint 17.1 to Mint 17.2

This is a perfect copy of this post of the Dicember 2014

The Procedure is quite identical...

Linux Mint 17.1 is a Linux Distribution based on Ubuntu 14.04.
Linux Minti 17.2 is ... a Linux Distribution based on Ubuntu 14.04 too.
The Mint Team decided to base the developement of their fine distro on the LTS version of Ubuntu and to introduce a  graphical dist-upgrade toool allowing the update fron the 17.1 to 17.2 version without the need to format.
And here's how:

First, update the update manager and be shure that there are no other updates:




then, without reboot, in the update manager Edit Menu appears a new voice:

Upgrade to Linux Mint 17.2 Rafaela 


Then is about a Windows-like procedure 


Except for the obligation to read the release notes



and the new features list



for the rest of the update is fast (much depends on the speed of the internet connection for downloading packages)


et voilà






I tested successfully the procedure on a Cinnamon 17.1 64 bit HP 6540b Probook, on a Virtualbox machine, on a Mate 17.1 64 bit Asrock Q2900-ITX based barebone and on an HP Xw4400 17.1 workstation
The update procedure between one release to another is the icing on the cake for Mint, then...

Buon Appetito :)

2 luglio 2015

#grexit e lo sport prediletto degli europei

L'Unione Europea non serve mica per far fare l'Erasmus ai ragazzini, viaggiare senza Passaporto e travel's cheque e sentirsi sostituire il mantra Dio lo vuole con quello Ce lo chiede l'Europa.
L'Unione Europea serve per impedire il ripetersi di avvenimenti quali:
  • guerre napoleoniche
  • guerre di indipendenza di varie etnie
  • guerra austro prussiana
  • guerra franco prussiana
  • prima guerra mondiale
  • seconda guerra mondiale
eccetera, in prequel e sequel. Lascio a voi i conti

Non si sta a Bruxelles per legiferare sul latte nei formaggi o sull'uva nel vino.
Si sta a Bruxelles per evitare di stare in trincea.
Dal 476 DC al 1945 è stato lo sport di gran lunga preferito dagli europei, quello di scannarsi.

Se non si guarda alla vicenda greca con questo filtro fondamentale può sembrare solo una faccenda di creditori, debitori, strozzini e furbetti.

E' una faccenda di creditori, debitori, strozzini e furbetti.
Anche.

Principalmente è una faccenda di vita o di morte.

Con la Russia che non ne vuole proprio sapere di considerare gli Europei come, ad esempio, gli Italiani considerano i danesi o i portoghesi, ossia come tutti gli altri esseri umani eccetto per il fatto che considerano impossibile ammazzarcisi a vicenda (faccende di calcio escluse), Africa e Medio Oriente in fiamme è proprio una bella alzata di ingegno quella dei banchieri di lanciare siluri all'Unione Europea  per far valere le "regole".
Ma anche questo è secondario.

L'Unione Europea è come minimo la nostra assicurazione sulla vita.

Magari serve anche alle faccende di carta igienica e quote latte.

Ma non è questo lo scopo primario.

Se buttiamo fuori la Grecia per faccende di soldi come potremo fidarci l'uno dell'altro per faccende di sangue?
Ci rendiamo conto che se lasciamo cadere Atene cadrà la NATO?


A noi italiani, soprattutto, con il voltafaccia europeo sull'immigrazione, conviene davvero che passi il principio  che le basi e lo scopo fondamentali dell'Unione Europea (salvarsi la pelle) vengano messi in terz'ordine?




28 giugno 2015

#grexit, dal Sonno alla Morte: l'Europa Ignava

L'Europa incredula, l'Europa avida, l'Europa ignava.
L'Europa ingrassata da settant'anni di Pax Americana.
L'Europa degli individui, singoli, unici, monadi della Terra.
L'Europa che desidera veder morir di fame quattro pensionati greci per la salvezza dei conti.
L'Europa dei diritti dei singoli e a

cui i doveri collettivi non interessano più.
Eccola, l'Europa potentissima, mezzo miliardo di abitanti più grassi che vivi.
L'Europa che non ha abbastanza schiene da mostrare a tutti i popoli che tradisce.
L'Europa miope e vigliacca che vive di social network e indifferenza.
E' vero, i greci hanno truccato i conti.
E li cacciamo.
Mentre la Russia preme ai confini, mentre le apocalissi africane figlie della nostra avidità riempiono il Mediterraneo di cadaveri e le frontiere di poveri cristi.
Ma i presidenti degli europei che ieri mandavano i bombardieri ora mandano la polizia per respingere chi scappa dalle bombe
E i loro banchieri, come avvoltoi, aspettano le carcasse della Grecia.

Ma la Grecia non è zavorra, è chiglia.

L'Europa si illude di abbandonare la Grecia ma apre solo una falla nella propria fragile imbarcazione.
A Est la Russia, a Sud il Jihad e le classi dirigenti europee si affannano per farsi ridare del denaro che non c'è da un Paese fratello stremato.
Denaro che non coprirebbe nemmeno un mese dei danni geopolitici e sociali che l'espulsione della Grecia comporterà.

Miope, incredula, stupida.

Eccola l'Europa del 2015. Mezzo miliardo di IO e pochissimi NOI.

Un'Europa desiderosa di passare direttamente dal sonno alla morte.