Mi chiusi in camera per iniziare i preparativi: fondamentalmente una lunga e
dolorosa seduta di depilazione.
Per gli abiti non c’era nulla da fare: non avevo trovato niente di economico
che potesse soppiantare la mia unica gonna rossa al ginocchio e anche a voler
disobbedire e presentarmi all’appuntamento con la mia unica minigonna
non sarei mai riuscita a passare inosservata davanti ai cerberi della Portineria:
per le suorine sarei dovuta sempre essere la brava ragazza cattolica da manuale dei boy scout.
In camera non c’era la TV e non riuscivo a concentrarmi su nessuna lettura.
Man mano che la sera avanzava e tutti i dettagli del mio piano andavano a posto,
l’ansia cresceva fino a divorarmi le viscere.
Vorrei dire che l’ansia e la determinazione si contendevano il mio corpo ma non era così.
L’ansia per quello che sarebbe accaduto l’indomani non era contrastata dalla mia determinazione
a proseguire.
Due campi di battaglia diversi.
Avrei capito solo dopo qualche tempo che la determinazione veniva da me stessa,
l’ansia da mia madre, l’avrei capito quando avrei imparato a trasformare l’ansia in eccitazione
e poi in piacere.
Provai con un po’ di musica, provai anche a vedere un film in divx sul portatile,
neppure giocare mi aiutò: il tempo si era, ormai, alleato con l’ansia e non ci fu nulla da fare
fino alle ore piccole.
![]()  | 
| Marta legge per addormentarsi | 
Mentre, sdraiata sul letto, leggevo senza capire nulla «La Strada delle Stelle»
(il giorno dopo sarei stata costretta a rileggere tutto) mi venne anche l’ansia di non riuscire
a svegliarmi in tempo.
Misi la sveglia all’orologio, al cellulare, pure alla vecchia radiosveglia che avevo trovato
in camera.
Mi addormentai verso le tre e alle sette fui strappata da due sveglie diverse al sonno
di ragazza per entrare nel giorno che mi avrebbe visto diventare donna.
つづく


Nessun commento:
Posta un commento
Che ne dici?