15 settembre 2025

Capitolo 3: l'incontro, parte 2

 

Marta si prova il vestito per l'incontro


«Comunque vieni vestita da femmina. Non da troia, da femmina, mi affido al tuo buon gusto. Non mi interessano lingerie o altre sofisticatezze: niente trucco niente inganno».

Questo era un problema mica da poco.

Il mio vestiario era costituito per lo più da jeans, magliette di mezza taglia più grande, camicette e golfini.

Avevo una longuette di lino rosso e il mio minuscolo guardaroba trasgressivo, ma non avevo nulla che avrei etichettato ‘da femmina ma non da troia’.

La famosa minigonna era  in valigia ma, da un lato mi sembrava eccessiva, dall’altro non conoscevo la città e non avevo idea di quali fossero i posti in cui non era il caso di andare in giro in canotta e supermini.

«Mi hai scritto che il test ti sembra andato bene, non avevo dubbi. Se ti annoi inizia a girare la città, è molto bella. Per unire l’utile al dilettevole, vai in Corso Siccardi, ci sono delle bancarelle di libri usati e con diecimila lire, te ne porti a casa tre. Ci vediamo sabato mattina alle 9 proprio alle bancarelle, mi raccomando sii puntuale e se hai ripensamenti scrivimi, ti dico già che se mi avvisi per tempo ne riparliamo, ma se mi dai buca non provare più a contattarmi».

Ovviamente ci andai subito, quello stesso mercoledì mattina.

Con la borsa di studio non c’era certo da scialare, di sicuro non in anticipo.

Ma avevo il mio gruzzoletto: diecimila lire per tre libri si potevano trovare.

E poi i soldi mi servivano per altro.

All’epoca consideravo un sacrilegio entrare in un Bar per dissetarmi con un succo di frutta e affrontai la calura protetta dalla mia vecchia borraccia scout che avevo infilato in borsa prima di uscire.

Sandali, jeans e maglietta, ero pronta per esplorare Torino.

Dal Collegio, nei pressi di Largo Orbassano, a Corso Siccardi è una bella scarpinata, ma la affrontai col cuor contento della lettrice che va in libreria, con la leggera sensazione che mi sarebbe diventata familiare entro pochi mesi: quella di un esame superato.

Torino era pulita e maestosa, piena di verde e di ordine.


Marta passeggia per Torino

Forse fu proprio durante quella passeggiata in cui assaporavo il mio primo successo universitario che mi innamorai della Città.

Arrivai davanti al Politecnico. 





Solo a guardare l’imponente facciata mi veniva il cuore in gola. 

Lì dentro c’era la Scienza, la Tecnica, il mio futuro. 

Il Sapere.

Lì dentro c’era uno stipendio sicuro, la possibilità di tornare a vivere a Matera.

Lì dentro c’ero io.

Non ci pensavo proprio a cambiare idea e a dare buca. 

Ma era solo mercoledì e sabato mi sembrava lontanissimo.

Ogni tanto mi fermavo a guardare le vetrine dei negozi di vestiti, ma i prezzi erano da divieto di accesso.

Mi sarei spostata a cercare qualcosa in periferia o in un grande magazzino.

Abituata agli asfittici alberi di Via dei Peucezi, i larghi viali di Torino sembravano una vera foresta.

つづく

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