28 febbraio 2010

Perchè ci può essere una Città Differente


E' stata la sfida di un vecchio amico ad interessarmi alla cosa.
Sono stati i tentativi di dissuasione a convincermi definitivamente.
E' il sostegno dei Compagni di Strada a mantenermi determinato.
L'intraprendere una campagna elettorale non è mai stato tra i miei desideri, né tra le cose che ritenevo mi sarebbero mai capitate.
Ma, evidentemente, siamo davvero chiamati ad assumerci la piena responsabilità delle nostre azioni e di chi ci sta attorno.
Siamo pienamente consapevoli ( ed uso il plurale a ragione ) dei rischi a cui andiamo incontro:
la strumentalizzazione dietro l'angolo, i sacrifici da sommare alla stanchezza del lavoro, le incerte probabilità di successo ed i pericoli del successo, il discredito a cui esponiamo le nostre facce e le responsabilità per cui ci candidiamo. Perché non è un singolo candidato che scrive queste parole, ma un gruppo di persone che scelgono di mettersi in gioco e formare una Comunità Politica con l'obiettivo di realizzare dal basso un mutamento culturale e sociale per contribuire ognuno in prima persona al bene comune.

23 febbraio 2010

L'Estate della Paura

L'orrore dell'infanzia che transmuta in adolescenza, compromessi, tradimento.
Ecco, cosa sono, per me, questi romanzi.
Un cielo azzurro in pomeriggi senza fine ed un mostro in agguato nel buio.
IT, La Guerra dei Bottoni, L'Estate della Paura, Il Corpo.
Tutti racconti di bambini che vincono il male, racconti narrati da adulti che il male hanno attraversato. Lo scrittore sopravvive alla morte dell'infanzia. Un'infanzia che non è un tempo dorato, ma un tempo netto. In cui amicizia, passione, gioia, sono parole univoche e disambigue. E il male che tanti scrittori incarnano in mostri, demoni e vampiri, non è forse la banale resa di fronte alla Vita che implica l'allentamento e la dissoluzione dei legami d'infanzia?
Dove una volta arrostivo salsicciotti in un forno scavato nel terreno ora c'è un parcheggio.
Il Diserbante ha trasformato in una distesa brulla il boschetto di acacie spinose che ci terrorizzava.
Niente più lucciole nei cieli d'estate.
Forse, la stanchezza mi gioca brutti scherzi. Ma, mentre le ultime pagine del libro di Dan Simmons scorrevano via, mi sento nelle orecchie questa canzone dei Baustelle che mi fa tornare indietro ai primi anni '80 del Secolo Scorso, quando non ero ancora mai stato tradito da nessuno che avessi mai chiamato Amico

L'Aeroplano, Baustelle:

Che cosa resta di noi che scopiamo nel parcheggio
Cosa resta di noi: un rottame di Volksvagen
Il ricordo, si sa, trasfigura la realtà
La verità se ne sta sulle stelle più lontane
Ci rimane una città, un lavoro sempre uguale
Una canzone che fa sottofondo all’Indecifrabile.
Cosa rimane di noi, ragazzini e ragazzine
La domenica dentro le chiese
ad ascoltare la parola di Dio.
Il futuro era una nave tutta d’oro
che noi pregavamo ci portasse via lontano
Cosa rimane di noi
Ora che ci siamo amati ed odiati e traditi
E non c’è più limite

Sfreccia in cielo un aeroplano
Io ti amo e non ti penso mai
Penso a quello che ci resta
Vola l’aeroplano, Va lontano
Vola su Baghdad
Noi voliamo invano

Che cosa resta degli anni passati ad adorarti
Cosa resta di me
delle bocche che ho baciato in discoteca
Che cosa ne è della nostra relazione
Stupidi noi che piangiamo disperati
Che cosa resta dei sogni che avevamo nella testa
La nostra esperienza a che cosa servirà

Sfreccia in cielo un aeroplano
Io ti amo e non ti penso mai
Penso a quello che ci resta
Vola l’aeroplano, Va lontano
Vola su Baghdad
Noi voliamo invano

18 febbraio 2010

overflash

Certe cose non andrebbero fatte in debito d'ossigeno.
Se la giornata, iniziata all'alba, ha comportato 160 Km di strada, una 'normale' mattinata da System Administrator, un importante incontro lavorativo, altre ore di preparazione per importanti eventi futuri ( stay tuned ), lavoro ed ancora lavoro, presentarsi alle 20 a riunione di Clan invece di infilarsi nel letto non è tanto un bel gesto di abnegazione, ma un rischio.
Il rischio di galleggiare, esserci fisicamente mentre gran parte dei miei neuroni, invece di partecipare, aspetta il carroattrezzi per ritornare a casa.
Appunto: attendo che rientrino tutti e me ne vado a nanna...

12 febbraio 2010

meditazioni


E' da un po' di giorni che certe fotografie, certi sguardi, certi volti, sono per me una forcella.
Guardo certi volti e mi chiedo se le mie azioni sono adeguate alla fiducia posta in me.
Mi vengono i dubbi. Poi decido.
Non mi pento, ma registro gli errori.
Per consolarmi, una tantum, al sushi bar si può anche andare al ritorno dallo SMAU.
Ma certi sapori vanno condivisi perchè abbiano lo stesso valore.
E così è anche per le scelte.
Le scelte di oggi.


31 gennaio 2010

Uscita di Clan, Vallone della Loe, la prima pagina del Capitolo


Fare le due del mattino per il concertino di una cover band di Rino Gaetano è davvero un piacere, soprattutto se la serata si conclude ballando ( ehm, comprendo che il mio concetto di ballo per molti potrebbe essere più correttamente assimilato a quello di movimenti casuali aritmici e scoordinati ).
Svegliarsi alle sette del mattino, ossia cinque ore dopo, per un'uscita di Clan è sempre un piacere. Vedere la caffettiera espresso sputar via il portacialde e versare a terra il prezioso liquido su cui contavi per sopravvivere almeno dalle 07:06 alle 07:09 è seccante. Ed è ancora più seccante stare a pulire la caffettiera per lunghi minuti mattutini e trangugiare, finalmente, il caffè, l'antidoto tanto anelato, passate le 07:30. Per fortuna sto prendendo l'abitudine di mettere in macchina il possibile in anticipo, quindi alle 8 del mattino sono tranquillamente seduto nella Chiesa di San Rocco assieme al branco ed al reparto del Matera 3 mentre il Clan si coagula a rate e lentamente attorno a me, un po' come i miei neuroni che si radunano svogliatamente per formare pensieri sconnessi.
Per fortuna ci pensa Don Angelo, mai banale, mai noioso, a ripristinare i miei pensieri. Dopo la Messa, attendiamo l'ultimo ritardatario e ci mettiamo in cammino. All'inizio per modo di dire: il punto di partenza dell'uscita è lontano e va raggiunto in macchina. Ma, ben presto, ci troviamo in marcia. Una marcia che rischia di interrompersi dopo pochi minuti. Infatti, il ponte sulla Gravina, è completamente sommerso dall'acqua. Non di molto, non troppo, ma abbastanza da assicurare una giornata a piedi bagnati anche a chi indossa scarpe da trekking. Non è il caso, in Gennaio...
Ma il Clan non si scoraggia: ed ecco una catena umana che raccatta pietre piatte e costruisce un sentiero subacqueo, più che sufficiente per non bagnarsi i piedi! E, poi, di nuovo Strada. Si sale attraverso un oliveto, poi ai margini di un campo di grano ( ma che ci coltiveranno mai tra questi sassi, non sarebbe meglio cambiare coltura?) ed un pascolo.
Finalmente, il Vallone della Loe.
Il Paesaggio cambia completamente, diventa bosco, fitto e fresco. Ed il panorama è mozzafiato. Un canyon boscoso e rigoglioso di vita, con una vegetazione più da montagna che da murgia. Ma è solo un'impressione: è la flora naturale della nostra terra, prima della nostra allegra desertificazione suicida...
Arriviamo a destinazione in tarda mattinata. Roverrò, una riflessione sullo stretto legame tra il Capitolo ed il Vangelo:

(Mt 2,)

..Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo". Giuseppe destatosi, prese con sé il bambino e sua madre e nella notte fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode..

Gesù non è stato un uomo che ha vissuto nell'opulenza, che ha potuto cambiare abito due volte al giorno, che poteva rifiutare una pietanza non appetitosa. Gesù non ha mai vissuto come noi, qui riuniti, ma ha vissuto ed è morto come i nuovi schiavi sfruttati nelle nostre campagne e nelle nostre periferie, schiavi che fuggono da guerre e squilibri troppo spesso funzionali al nostro egoistico benessere fatto più di sprechi materiali e morali che di necessità. E' stato profugo e richiedente asilo politico, è dovuto fuggire dal suo Paese perchè minacciato di morte per motivi religiosi. Ha dovuto attraversare il Deserto in fuga ancora prima di imparare a parlare. Ricordiamocelo e pensiamoci, prima di unirci anche noi ai vari e nuovi Erodi nostrani. Poi, sotto un timido sole, ne abbiamo parlato e portato avanti il Capitolo. Abbiamo deciso di iniziare il monitoraggio della stampa locale in materia di immigrazione, ci siamo dedicati all'ammirazione per una neonata vocazione stilita di Davidino e siamo andati a pranzo. Fornelletti e spiritiera (di nuovo vincente sui fornelletti eh eh eh ) in azione, ci siamo deliziati con sushi, involtini di bresaola e formaggio, braciolette di pollo ripiene di sottilette, insalate miste, tortellini, salsiccia e chi più ne ha più ne metta. E cosa c'è di meglio, dopo pranzo, che consumare un po' corde vocali e corde di chitarra? Quindi, a malincuore, un'ora dopo, ci siamo staccati da quel piccolo pianoro incastrato nel vallone della Loe. Lungo il ritorno mi ha accompagnato una sensazione di tranquillo tepore che ancora non mi lascia.

Mi sono proprio divertito.



27 gennaio 2010

Oltre il fuoco comincia l'amore

OLTRE IL PONTE

di Italo Calvino e Sergio Liberovici


O ragazza dalle guance di pesca,
O ragazza dalle guance d'aurora,
Io spero che a narrarti riesca
La mia vita all'età che tu hai ora.
Coprifuoco: la truppa tedesca
La città dominava. Siam pronti.
Chi non vuole chinare la testa
Con noi prenda la strada dei monti.

Avevamo vent'anni e oltre il ponte
Oltre il ponte che è in mano nemica
Vedevam l'altra riva, la vita,
Tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo di fronte,
Tutto il bene avevamo nel cuore,
A vent'anni la vita è oltre il ponte,
Oltre il fuoco comincia l'amore.

Silenziosi sugli aghi di pino,
Su spinosi ricci di castagna,
Una squadra nel buio mattino
Discendeva l'oscura montagna.
La speranza era nostra compagna
Ad assaltar caposaldi nemici
Conquistandoci l'armi in battaglia
Scalzi e laceri eppure felici.

Avevamo vent'anni e oltre il ponte
Oltre il ponte che è in mano nemica
Vedevam l'altra riva, la vita,
Tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo di fronte,
Tutto il bene avevamo nel cuore,
A vent'anni la vita è oltre il ponte,
Oltre il fuoco comincia l'amore.

Non è detto che fossimo santi,
L'eroismo non è sovrumano,
Corri, abbassati, dài, balza avanti,
Ogni passo che fai non è vano.
Vedevamo a portata di mano,
Dietro il tronco, il cespuglio, il canneto,
L'avvenire d'un mondo più umano
E più giusto, più libero e lieto.

Avevamo vent'anni e oltre il ponte
Oltre il ponte che è in mano nemica
Vedevam l'altra riva, la vita,
Tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo di fronte,
Tutto il bene avevamo nel cuore,
A vent'anni la vita è oltre il ponte,
Oltre il fuoco comincia l'amore.

Ormai tutti han famiglia, hanno figli,
Che non sanno la storia di ieri.
lo son solo e passeggio tra i tigli
Con te, cara, che allora non c'eri.
E vorrei che quei nostri pensieri,
Quelle nostre speranze d'allora,
Rivivessero in quel che tu speri,
O ragazza color dell'aurora.

Avevamo vent'anni e oltre il ponte
Oltre il ponte che è in mano nemica
Vedevam l'altra riva, la vita,
Tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo di fronte,
Tutto il bene avevamo nel cuore,
A vent'anni la vita è oltre il ponte,
Oltre il fuoco comincia l'amore.

5 gennaio 2010

intermezzo in gennaio

La Partenza è evento raro.
Vediamo un po', oltre alla mia ho assistito a quella di Giacomino, Egidio, Imma, Luciano, Anna, Brunella e Valentina. E, ai primi del mese, a quella di Luca, la prima Partenza della mia carriera di Capo Clan. La cerimonia è stata, credo, tradizionale ai limiti dell'austerità.
Ma non è di questa Partenza che posso parlare oggi.
Ma di un filo invisibile, forse tenue ai miei stessi occhi. Quello che lega queste Partenze alla quotidianità di questi giorni terribili.
Un giovane uomo che prende la Partenza nella Matera del 2010 aggiunge speranza, speranza concreta, ai giorni di Sarno ( Evviva Totò: chi ha orecchie per intendere intenda ;-), dell'oscena operazione White Cristhmas, della desolazione in terre lontane.
Ma, questa cerimonia, è solo una voce nel coro.
Un coro che è fatto di madri, padri, fidanzati, precari, pensionati, studenti, impermeabili alla potenza di chi li vorrebbe muti, refrattari agli spacciatori di menzogne che si travestono da pastori per nascondere le zanne da lupi.
Chissà se gli altri, che sono partiti con me, torneranno mai al Servizio. Chissà...





4 gennaio 2010

La Route Non è uno spasso


Lo zaino ti spezza la schiena e pioggia e sudore ti infradiciano allo stesso modo.
Il sollievo dell'arrivo te lo ricordi per un pezzo.
La sera il sonno non tarda a venire, neppure su un pavimento freddo.
Quest'anno, Accettura.
Per motivi logistici abbiamo diviso l'autobus e la struttura dei pernottamenti col Reparto, separando, ovviamente, le due unità nelle rispettive attività. Ma non ci siamo fatti mancare la Strada...
Pur con qualche ritardo evitabile, ci siamo trovati ad abbandonare l'autobus verso le 10 del mattino del 27 Dicembre nei pressi dello svincolo di Campomaggiore per Accettura.
Il tema della Route è stato 'la Responsabilità'.
Partendo dalla Parabola delle Dieci Vergini e da quella dei Talenti abbiamo costruito un percorso ideale e fisico che ha mescolato i tornanti in salita, lo zaino, il documento di Don Peppino Diana "Per amore del mio popolo non tacerò" ed una riflessione sull'Olocausto, tutto in funzione della chiave di lettura scelta come tema della Route.



E la Strada.
Ne abbiamo fatta parecchia, compatibilmente con un Sole che tramontava alle 16. Pranzi e Cene esclusivamente su fornelletto, cartina e bussola, un azimut ed un finale di route al cardiopalma arrampicandoci tutti assieme, senza che nessuno primeggiasse, verso Accettura.
Discussioni su discussioni, finalmente organiche, piccole chiacchierate lungo la Strada rubando il fiato alle gambe ed uno spirito lieve ci hanno accompagnato per i tre giorni della Route.
Ringrazio di cuore il Gruppo AGESCI Accettura 1, le cui attività sono solo momentaneamente sospese per mancanza di capi. Lo Spirito di Servizio ed il calore con cui ci hanno ospitato ci resterà nel cuore.
E cos'altro ci resterà, di tanti chilometri, risate, parole, sudori e sforzi?
Non posso essere io a rispondere.

17 dicembre 2009

come evitare propaganda partitica in attività?

Per trasparenza, riporto qui ( rielaborandolo alle circostanze attuali ed ampliandolo ) un topic da me inserito tempo fa nel forum ufficiale dell'AGESCI:

A questo punto, non posso fare a meno di interrogarmi sulle prospettive del Servizio nell'Italia
del 2010. Da un punto di vista Politico o, più precisamente, dal punto di vista del capo che non intenda assolutamente far propaganda partitica in attività scout:
Sono abbastanza certo, ad esempio, che nessuno, tra i ragazzi del noviziato e del clan, possa affermare di sapere per quale preciso partito abbia votato, alle ultime provinciali ed europeee, lo scrivente Capo. Anzi, a ben pensarci, nessuno neppure in comunità capi potrebbe avere tali certezze. La scelta Politica dell'Agesci credo di averla ben capita e spero di aver affrontato,nel mio Servizio, gli argomenti di attualità da un punto di vista della trasmissione dei valori senza nominare neppure una delle scellerate decisioni politico-partitiche ( chiamiamole partitiche da qui in poi per semplicità ) dell'ultimo anno in materia di violazione dei diritti dell'Uomo. Purtroppo, da un lato avverto la crescente difficoltà tecnica nel parlare di Amore per l'Umanità, giustizia e accoglienza, magari organizzando il Servizo RS per persone disagiate continuando a tacere le evidenti responsabilità partitiche e, dall'altro, inizio ad avvertire scricchiolii ben più che sinistri nella socitetà in cui viviamo ed operiamo, in cui gli eventi 'senza precedenti' di violazione dei diritti umani, limitazione delle libertà personali, disgregazione nazionale, e chi più ne ha più ne metta, non possono più essere, secondo me, ignorati a livello associativo. Non fraeintendetemi: non intendo dire che l'agesci dovrebbe pronunciarsi pubblicamente, ad esempio, su atti partitici quali il trattato con la Libia, i respingimenti o le orgette dei politici, ma almeno non fingere che il pianeta partitico dell'emiciclo parlamentare sia un monoblocco unico di nefandezze da cui tener ben lontani i ragazzi. Non è mica vero che sono tutti uguali. Senza cadere nella contrapposizione partitica, ricordo che da Fini alla Bindi, passando per Casini e Bersani, esiste una concreta linea di uomini e donne della Politica, di partiti diversi accomunati dal profondo dissenso con l'operato del Governo. Anche perchè, sarà l'età che avanza, inizio a vedere sulla pelle di miei ex esploratori e rover le conseguenze pratiche della crisi di questo Paese. E' davvero la prima volta, nella mia vita di trentacinquenne squattrinato, che inizio a provare la consapevolezza non più di essere stato fregato dai nostri genitori, ma di essere quasi privilegiato rispetto ai quindicenni di oggi... Senza continuare su sentieri magari affascinanti ma senz'altro dispersivi, pongo un pugno di problemi definiti:

1 - esiste un limite in associazione? Scusate se scrivo qui un esempio pratico: ma è possibile portare l'uniforme e un distintivo tipo "Borghezio Fan Club"? E' possibile essere capi Agesci iscritti su Facebook al gruppo Padre Pio e contemporaneamente a gruppi razzisti innominabili? La domanda è retorica ma nella pratica, una pratica in cui magari la corte marziale la si forma per i capi "in situazioni eticamente problematiche " ma non per chi fa apologia di fascismo in attività, ha, purtroppo, una sua ragion d'essere.
Non ho voglia qui di fare le casistiche di possibili ( od evidenti ) incompatibilità tra la figura di socio adulto agesci e quella di pubbliche prese di posizione partitiche e sociali, non è il caso. Sto apprezzando, sugli ultimi numeri di Proposta Educativa, una maggiore attenzione a queste tematiche, ma è sufficiente?

2 - L'altro mio problema pratico è nel non essere più certo di riuscire a scindere le problematiche Politiche da quelle Partitiche e non perchè mi sia stancato di mantenere la linea associativa, ma perchè sono le sciagurate scelte partitiche ad invadere ogni spazio della quotidianità associativa, dall'ambiente (si veda la scelta nucleare nel paese del Sole o la privatizzazione dell'Acqua ), ai "comportamenti disordinati", passando per la lotta alle mafie ( sarà 'lecito' condividere in Clan le iniziative di LIBERA? ) e finendo al rispetto dei diritti umani dei migranti.
Insomma, se fino ad ora la situazione era controllabile seppure in deterioramento, oggi credo che stiamo superando la soglia di non ritorno e, se siamo, per ora, ben lontani da situazioni 'da Aquile Randagie' ( ricordiamoci tutti da dove veniamo ), inizio ad avere l'impressione di essere incoraggiato, associativamente parlando, a mettere la testa sotto la sabbia: vai a pulire un pezzo di Gravina, dai una mano ai volontari della Caritas e potrai dire di aver fatto la tua parte. Più concretamente, se 10 anni fa un Rover in Servizio presso un'associazione di assistenza ai migranti non aveva troppe probabilità di scontrarsi in coscienza con le leggi del Paese, oggi si trova di fronte il reato di "Immigrazione Clandestina": possiamo correre questo rischio?

3 - I ragazzi non hanno certo bisogno di un altro adulto che vuole manipolarli, solo che, in concreto, come ti muovi sbagli ed il rischio è di danneggiarli sia nell'appoggio ad una fazione che nel contrasto ad un'altra: sono molto contento quando vedo i ragazzi ( troppo raramente purtroppo ) discutere tra loro di politica anche partitica, un po' meno quando iniziative blasfeme come quella del white christmas non sono considerate gravi neppure da un punto di vista della presunta cattolicità dei suoi promotori, ma sono comunque attentissimo a non interferire in una dialettica tra ragazzi che sarei solo sicuro di inquinare. Per non parlare, poi, del campo di battaglia che è l'espressione online dei ragazzi. Ci si aspetterebbe una divisione in fazioni che di fatto non esiste: l'iscritto al gruppo No-B-day, magari, plaude ad un'iniziativa leghista ed un fan dal PDL è contro il ponte sullo stretto. Ma va bene solo così?

4 - Non è che proced(iam)o, in staff, alla cieca: riteniamo di avere strumenti più che validi: la Strada come punto di partenza, il Servizio e le relative testimonianze. Ma sono "armi Strategiche", il cui effetto è certo, concreto, ma assai distante nel Tempo. Insomma, siamo noi adulti, al solito, il problema: un Capo può essere di Destra, Centro o Sinistra, ed identificarsi partiticamente con Fini, Casini o Bersani senza allontanarsi dal Patto Associativo Agesci testimoniando i valori fondativi nel Servizio ai Ragazzi. Giusto? E quando dalla teoria si passa alla pratica?
Voi come vi regolereste, soprattutto in branca R/S, in quest'inverno che si prospetta rovente?

9 dicembre 2009

La Spiritiera, impressioni d'uso


Beh,
questo è un post tecnico.
Se non avete in programma di prepararvi un pasto caldo lontano dai fornelli domestici passate pure oltre.
Ho deciso di provare la Spiritiera quando mi sono trovato di fronte alla prospettiva di cambiare il mio glorioso fornelletto a gas, che mi accompagna dai primi anni '90 del secolo scorso...
La spiritiera non è altro che un fornello ad alcool. Ci vuole un po' per imparare ad usarla al meglio e sono appena in grado di maneggiarla, posso senz'altro migliorare.
Dunque, è composta da un piccolo barattolo in cui brucia l'alcool, un supporto e due coppe che fungono da pentola/ gavetta più un coperchio che fa da piatto piano. Il tutto si incastra alla perfezione occupando un volume di poco superiore a quello di una normale gavetta.
Per la normale Pattuglia R/S di due - tre elementi, i punti di forza rispetto ad un fornelletto sono:

Peso inferiore: una spiritiera fa contemporaneamente da fornello e DUE gavette e pesa all'incirca quanto una sola gavetta.
Sicurezza: l'alcool NON esplode e può / deve essere custodito in un'apposta tramoggia di sicurezza.
Disponibilità: l'alcool si trova dappertutto, le bombolette no.
Resistenza al vento: la spiritiera funziona anche in presenza di vento forte senza problemi.
Stabilità: è pressochè impossibile rovesciarla e resiste a piccoli urti involontari.
Velocità: l'acqua bolle davvero in fretta.


ma ci sono anche i contro:

non è possibile regolare la fiamma e la regolazione del calore può essere fatta solo alzando - abbassando la pentola.
L'alcool tende ad annerire la pentola, ( ma il trucco per evitarlo lo conosciamo tutti no? E poi fa tanto "Reparto" e un po' di nostalgia si lava via assieme al nerofumo... ).
L'accensione e lo spegnimento richiedono una certa pratica: nei climi freddi l'alcool è meno infiammabile e conviene usare fiammiferi invece dell'accendino. Per lo spegnimento anticipato serve un minimo di competenza per spegnere il fornello tappandolo.
Usare alcool profumato o di cattiva qualità appuzzonisce il cucinato, siete avvisati!

Tirando le somme, per usi 'statici' al chiuso, il fornelletto è preferibile. in assenza di vento e con un piano fisso e stabile il fornelletto è un po' più pratico, soprattutto se è stato trasportato a destinazione da un'auto e non dalle gambe ;-) Per una route di strada dove risparmiare peso e far bollire l'acqua in fretta è importante, credo che la spiritiera sia davvero una carta vincente soprattutto per una pattuglia di 2 persone garantendo un risparmio di peso che ora non so quantificare ma che stimo sul 60%. Il mio suggerimento è di provarla, non certo di gettar via i fornelli, ma di introdurla gradualmente in Clan.